Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Non sapendo più chi insultare, Marchionne se l'è presa persino con gli animali dello zoo, dimostrando ormai di dare dei punti anche a Brunetta in fatto di ingiurie. Nel frattempo però l'AD della FIAT ha continuato a svolgere la sua missione di agente coloniale, alienando quel po' che rimane della stessa FIAT alle multinazionali straniere.
Non ci voleva molto a prevedere che la separazione della FIAT in due settori, uno delle automobili e l’altro di camion e trattori, preludesse ad una cessione di quest’ultimo, secondo un consolidato schema coloniale. Qualche giorno fa “La Repubblica” affermava che la sorte delle società scorporate è segnata. Le uniche incognite sono il prezzo e l’acquirente. In realtà le ipotesi più attendibili darebbero la tedesca Daimler come possibile acquirente e il prezzo di svendita intorno ai 10 miliardi. Nel momento in cui ha annunciato lo spin off, Marchionne ha detto “l’auto è libera”; e infatti dopo essersi liberata di Termini Imerese, l’auto potrebbe liberarsi anche dei soldi provenienti da Fiat Industrial. Lo scorporo avrebbe proprio come effetto che i soldi della vendita di Iveco e CNH non andrebbero più a ripianare i debiti di FIAT, ma finirebbero direttamente nelle casse degli Agnelli. La Fiat perderebbe una rete internazionale efficiente e la Daimler si rafforzerebbe sul settore camion, eliminando un serio concorrente.
A chi gli contestava di guadagnare in un giorno più di quanto un operaio guadagni in un anno, Marchionne ha risposto irritato che vorrebbe vedere se chi si lamenta sarebbe disposto a fare quello che fa lui. Marchionne ha ragione: effettivamente non tutti sarebbero disposti, come lui, a fare l'agente coloniale.
1-Ne “il manifesto” del 14 agosto, nella pagina dedicata al “Capitale e Lavoro” si legge:
…i cosiddetti “Pigs” tornano a far preoccupare i mercati. (…)
e poi più avanti:
A farne le spese sono stati soprattutto quei paesi che vengono chiamati in economia “Pigs”, ovvero Irlanda, Portogallo, Spagna e Grecia (…).
Non vi sono altre spiegazioni per il termine Pigs, che secondo” il manifesto" farebbe parte del lessico economico tout court e non del linguaggio sprezzante ed umiliante che i colonialisti riservano alle loro colonie.
Non ci si spiega neppure chi sarebbero i mercati che "si preoccupano", o meglio, non ci si dice chi si nasconde dietro lo pseudonimo mitologico di "mercati", cioè le agenzie di rating americane che cercano di ricattare e spremere gli Stati che esse stesse hanno messo in difficoltà.
Meno male che "il manifesto" si autodefinisce quotidiano comunista. Se così non fosse, magari rischieremmo di leggerci le stesse cose.
2- Paul Krugman, premio Nobel statunitense per l’economia nel 2008, con le sue analisi getta una nuova luce sulle cause della "crisi" economica:
“(…)Il capitale non è stato incanalato verso l’innovazione e la creazione di posti di lavoro, ma verso una bolla immobiliare insostenibile.”
E ancora:
“(…) Allora come mai le banche facevano un sacco di soldi? Secondo me, e secondo gli economisti finanziari che hanno cercato di spiegare la catastrofe, le banche guadagnavano soprattutto perché scommettevano con i soldi degli altri(...).”
Per un economista con simili lampi di genio, un secondo Nobel non sarebbe affatto immeritato, e farebbero bene a sbrigarsi a darglielo, prima che un altro sforzo mentale del genere rischi di ucciderlo.
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