Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Luigi Zingales, editorialista de "Il Sole 24ore", è uno degli economisti più fantasiosi e inventivi; non a caso su "l'Espresso" cura una rubrica che è un vero libro di fiabe a puntate, nel cui titolo si evoca una mitica figura, una sorta di Elfo o di Folletto (qualcuno dice di Orco), che si fa chiamare "Libero Mercato". Zingales è anche Ph. D. al Massachussetts Institute of Technology, titolo che in Italia corrisponde a Dottore di Ricerca, ma che, tradotto alla lettera, sta per "Dottore in Filosofia". Zingales ha infatti la tempra del filosofo e non solo dell'economista.
Invitato in una trasmissione di Santoro, Servizio Pubblico, Zingales ci ha spiegato perché il governo Monti si ostina a tartassare i pensionati, a spremere i precari, a ridurre allo stato servile gli operai e, allo stesso tempo, a proteggere la rendita parassitaria, le banche, le grandi imprese, insomma i ricchi. Zingales ha argomentato con molto acume che i ricchi in realtà sono davvero pochi, quindi tassandoli si ricaverebbero delle briciole, mentre bisogna cercare i soldi dove ci sono. Insomma, tassare i ricchi sarebbe solo un esercizio di sterile sadismo populista; tassare i poveri, cioè i veri detentori della ricchezza, oltre a corroborare le casse vuote dello Stato, farebbe sentire ai ricchi quel calore umano della solidarietà di cui tanto hanno bisogno per partorire, nella loro magnanimità, qualche iniziativa d'impresa.
Sembra proprio che Zingales si sia costruito le sue dottrine economico-filosofiche plagiando l'aforisma di Ettore Petrolini: "Bisogna prendere il denaro dove si trova: presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti." Scopriamo così che il nome autentico dell'Orco di Zingales non è "Libero Mercato", ma "Assistenzialismo per Ricchi", oppure "Elemosina dei Poveri per i Ricchi".
A proposito del fallito (fallito?) tentativo di liberazione dei due cooperanti in Nigeria, il corrispondente di "La Repubblica" fornisce indicazioni rassicuranti.
Da indiscrezioni trapelate da Londra, sembra ormai certo che l'attacco è stato lanciato perché i sequestratori avevano comunque deciso di uccidere gli ostaggi.
Primo sospiro di sollievo: l'attacco non è stato lanciato dalle teste di...cuoio avventatamente, ma solo dopo aver studiato a fondo il profilo psicologico dei sequestratori, così da capire quando avevano deciso davvero, ma davvero, di uccidere i due cooperanti.
"Siamo stati noi a uccidere gli ostaggi, quando ci siamo visti circondati." Lo dicono i terroristi arrestati in Nigeria, interrogati dalle forze di sicurezza locali, smentendo l'ipotesi che i due prigionieri siano caduti sotto il "fuoco amico" dei commando britannici mandati a liberarli.
Secondo sospiro di sollievo: niente fuoco amico, se a dirlo sono persone affidabili come i sequestratori, interrogati con il garbo che tutti riconoscono alle forze di sicurezza nigeriane ed ai loro amici britannici dell'SBS.
Il nostro ministro Terzi - uno che riesce a far sembrare un tipo sveglio persino Frattini - poi fornisce al senato l'ultima rassicurazione: il ritardo della comunicazione britannica non è stato intenzionale. Si vede che avevano solo smarrito il numero telefonico di Monti.
Il "fallimento" del tentativo di liberazione è dunque dovuto solo alla confusione ed alle informazioni inadeguate fornite dai servizi nigeriani.
Meno male, temevamo che la figura di merda fosse tutta inglese, invece...
Solo figura di merda?
A giudicare dai comportamenti delle autorità competenti: visita di Monti alla famiglia, prima del funerale; compostezza dei familiari con accettazione del funerale di Stato; incazzatura esagerata di Napolitano, seguita da quella ridicola di D'Alema; ripercussioni sui vertici dei servizi segreti operanti all'estero; ecc. ecc. Lamolinara quindi era una spia. Anche lui eliminato, come Calipari, dai cari "alleati"?
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