Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Meno di un anno fa, Matteo Renzi lanciava l'ipotesi dell'abolizione degli scontrini fiscali in nome della "tracciabilità assoluta"; uno slogan che, tradotto, indicava addirittura la prospettiva dell'abolizione del denaro contante per adottare un denaro elettronico, o "digitale", che dir si voglia. Lo slogan fu lanciato da Renzi pochi giorni dopo aver ricevuto la visita a Palazzo Chigi di Melinda Gates, la numero due della maggiore lobby internazionale del denaro digitale, la Bill&Melinda Gates Foundation. Renzi si dimostra infatti un essere incapace di intendere e di volere, che si comporta come una banderuola al vento del lobbying.
Pochi giorni fa è diventato definitivo un provvedimento governativo di segno opposto, cioè l'innalzamento a tremila euro della soglia per i pagamenti in contanti. La notizia ha immediatamente suscitato critiche. La maggiore preoccupazione è che l'innalzamento della soglia possa favorire sia l'evasione dell'IVA, sia il riciclaggio di denaro da parte delle organizzazioni malavitose.
Nell'attuale parodia del "politicamente corretto" adottata dalla sedicente "sinistra", il contante sarebbe di "destra", mentre il denaro digitale dovrebbe consentire una maggiore equità fiscale. Questa mitologia non trova riscontri nella realtà. Le organizzazioni malavitose hanno tutte basi d'appoggio in Germania, dove non esistono limiti all'uso del contante (come del resto non esistono negli USA), quindi, quando devono riciclare grosse partite di banconote, possono farlo comodamente lì.
Le limitazioni all'uso del contante sono invece tipiche dei Paesi più poveri, dove vengono imposte in funzione di una colonizzazione finanziaria. Limitare il contante incentiva infatti la fuga dei capitali "illegali" (ammesso che ne esistano di legali) verso i Paesi meglio piazzati nella gerarchia imperialistica, i quali si concedono regole meno restrittive. L'altro scopo delle limitazioni al contante è di costringere le popolazioni dei Paesi più poveri ad accedere forzosamente ai "servizi" bancari. Si tratta perciò di restringere, con vari accorgimenti e pretesti, sempre più il numero dei cosiddetti "unbanked".
Non ha fondamento neanche l'altro mito, secondo cui la "tracciabilità" del denaro elettronico renderebbe impossibile l'evasione fiscale. La mitica "tracciabilità" si è dimostrata appunto un mito, e ciò che dovrebbe essere chiaro, diventa invece oscuro nei meandri della tecnica bancaria. Tutte le speranze (vere o simulate) riposte nella tracciabilità si basano sul puerile presupposto della buonafede del sistema bancario. In realtà la tracciabilità non fa altro che trasformare l'evasione fiscale delle imprese in un servizio bancario, poiché, tanto per cominciare, occorre disporre di molti conti correnti che consentano di stornare fondi da una parte all'altra.
Dato che il denaro digitale trasforma l'evasione fiscale dei commercianti in un business bancario, non è un caso che la misura dell'innalzamento della soglia dei pagamenti in contanti abbia riscosso l'approvazione delle associazioni del commercio. Il commerciante è infatti, anche lui, un evasore "strutturale", e non può vedere che di buon occhio una misura che gli consenta di limitare i costi bancari della propria evasione.
Una "sinistra seria" (ormai quest'espressione suona come un ossimoro, una contraddizione in termini) non inseguirebbe il fantasma dell'equità fiscale, ma si concentrerebbe sull'aumento dei salari e delle garanzie del lavoro, in modo da determinare un riequilibrio dei rapporti di forza nella società. Il mito secondo cui il fisco sarebbe di "sinistra" è infatti un prodotto della propaganda vittimistica della destra, che può deviare così la responsabilità di provvedimenti che vanno a vantaggio del sistema bancario.
Lo scorso anno il governo aveva introdotto addirittura il reato di autoriciclaggio. Se i soldi che hai evaso te li spendi in dissolutezze, allora sei solo un evasore, ma se li reinvesti nella tua attività, diventi un "riciclatore", quindi incorri in un reato più grave, con il rischio di condanne molto più pesanti. Questa norma favorisce le banche, poiché costringe una massa di evasori/riciclatori ad aprire ciascuno una miriade di conti correnti, spesso intestati a più persone.
Le banche peraltro non si limitano a fornire i servizi poi utilizzabili per l'evasione/riciclaggio, ma anche consulenze specifiche. Nel 2009, nel Regno Unito, scoppiò uno dei tanti scandali poi finiti sostanzialmente a tarallucci e vino. La Barclays, uno dei maggiori istituti finanziari del mondo, fu scoperta a vendere tecniche che consentivano l'evasione ed elusione fiscale non solo da parte di altre banche, ma anche di altri tipi di aziende.
A distanza di un anno una lobby minore come quella del commercio, è riuscita a riprendersi una piccola rivincita sulla lobby oggi più potente, quella delle banche, in quanto l'innalzamento della soglia del contante ridurrà di un po' la dipendenza dai servizi bancari. La maggiore accondiscendenza del governo verso una lobby minore potrebbe essere dovuta ad un clima pre-elettorale, ma forse anche al contesto internazionale, in quanto la maggiore aggressività della Russia ha leggermente indebolito la gerarchia imperialistica e quindi l'influenza della lobby sovranazionale più forte, quella bancaria.
Come quasi tutti avevano previsto, Renzi si è rapidamente rimangiato l'annuncio sulla possibilità di una "flessibilità in uscita" per le pensioni dei lavoratori con più di sessantadue anni. Tutto è rimandato al prossimo anno in attesa di "chiarire i dati". Anche nelle menzogne appare quindi un barlume di verità, e cioè Renzi ammette di parlare senza sapere di cosa parla.
In compenso il governo stanzia cento milioni di euro all'anno per la cosiddetta "alternanza Scuola-lavoro". La CGIL ha commentato la "guida operativa" che il Ministero dell'Istruzione ha messo a disposizione delle scuole e delle imprese, riscontrando una notevole confusione: il Ministero infatti non esplicita la portata giuridica del documento (un'ordinanza o una circolare?), che appare persino incongruente rispetto a quanto annunciato nell'ultima pseudo-riforma della Scuola. Ma c'è anche un "colpo di scena" finale, dato che il tanto strombazzato registro delle imprese abilitate a collaborare con le Scuole, viene liquidato dal documento ministeriale come non vincolante.
La CGIL cerca disperatamente un ordine nel caos, e crede di trovarlo nelle esigenze del "mercato del lavoro", cioè nel costringere tanti studenti a lavorare gratuitamente per le imprese. Può darsi che vi sia anche questo, ma bisognerebbe capire quale possa essere la qualità della prestazione lavorativa di uno studente immesso per qualche mese in un contesto di cui sa poco o nulla, dato che l'istruzione tecnica è stata abolita già dalla riforma Gelmini.
Un modo di dire abbastanza comune riguarda coloro che invece di guardare la Luna si concentrano sul dito che la indica. Certamente a volte è così, ma capita anche che la Luna venga indicata solo per distrarre dal dito. In questo caso il dito è costituito dai cento milioni annui, l'unico aspetto concreto dello slogan sull'alternanza Scuola-lavoro. La formazione dei giovani si dimostra un pretesto per elargire fondi alle imprese private, senza indicare nessuna seria contropartita. Cento milioni non sono tanti, ma, come dice Renzi, anche qui bisognerà "chiarire i dati", cioè vedere quanti altri soldi verranno elargiti alla chetichella nei vari decreti attuativi della pseudo-riforma scolastica. Del resto l'alibi è già pronto, poiché tutto, si sa, si fa per il bene dei giovani. I governi hanno sempre i giovani al centro dei loro pensieri. Quando non sono gli studenti, sono i "giovani imprenditori".
Nel 1999 il governo D'Alema istituì un'apposita agenzia dal nome accattivante, "Invitalia", incaricata di distribuire fondi alle imprese di "nuova costituzione". Molto commovente, sennonché nei suoi sedici anni di storia Invitalia si è rivelata come un ente assistenziale per multinazionali. Rolls Royce, ad esempio, ha potuto mettere su uno stabilimento in provincia di Avellino a spese di Invitalia, cioè dei contribuenti italiani.
Sempre ad Avellino, e sempre a spese di Invitalia (o Invitamultinazionali), si è insediata un'altra multinazionale, Denso Thermal Systems. Il bello è che Invitalia se ne vanta, e si vanta soprattutto di aver coperto la metà dell'investimento. Il rischio che l'altra metà sia solo nominale non ci viene accennato. Anche qui occorrerà "chiarire i dati".
Un altro dato che regolarmente non ci viene illustrato, è quanti posti di lavoro "creati" da Invitalia siano realmente sopravvissuti in questi sedici anni. In un altro documento governativo ci si fa però sapere che Invitalia può garantire sino al 75% dell'investimento della multinazionale "invitata", senza che venga richiesta alcuna garanzia di continuità dell'insediamento industriale e del livello occupazionale.
L'anno scorso Renzi ha presentato in pompa magna ventiquattro "contratti di sviluppo" del governo, contratti in cui sono coinvolte multinazionali sia italiane che straniere. Il governo ha stanziato un miliardo e quattrocento milioni, coprendo il solito 75% degli investimenti, cioè quasi tutto, tanto da far supporre che il restante 25% rimanga sulla carta.
Di fronte ad una copertura governativa di tale entità, qualcuno si potrebbe chiedere che senso abbia "invitare" le multinazionali e non fare invece direttamente da soli. Un alibi di solito invocato per invitare le multinazionali, è far pervenire in un Paese i know-how a cui altrimenti non si potrebbe accedere; ma, in un Paese come l'Italia, con un miliardo e quattrocento milioni si potrebbero produrre tutti i nuovi brevetti che servirebbero.
Simili obiezioni indicherebbero però che non si è compresa la logica profonda dell'assistenzialismo per ricchi, quel grande fenomeno storico meglio conosciuto con i nomi d'arte di "Mercato" e "Capitalismo". La potenza delle multinazionali non deriva infatti da loro mirabolanti capacità imprenditoriali o affaristiche, ma proprio dall'intreccio di relazioni e di favori che stabiliscono con la politica e con l'alta burocrazia degli Stati.
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