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"Un'idea che non sia pericolosa non merita affatto di essere chiamata idea."

Oscar Wilde
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 14/02/2008 @ 19:46:03, in Commentario 2008, linkato 1495 volte)

È significativo che sia la Slovenia a presiedere l'unione Europea nel periodo in cui occorrerà discutere dell'indipendenza del Kosovo, poiché risulta del tutto logico e coerente che sia la presidenza di uno Stato- fantoccio ad occuparsi della nascita di un altro Stato-fantoccio.

Per la precisione, la Slovenia possiede almeno una sua base etnica e linguistica per fare da pezza d'appoggio alla sua cosiddetta indipendenza, mentre il Kosovo nasce in tutto e per tutto come una creatura  artificiale della NATO. Il Kosovo è infatti un territorio tradizionale della Serbia che nel 1999 è stato strappato dalla NATO ai suoi originari abitanti in nome di una minoranza di immigrati che peraltro non è mai stata interpellata in quanto tale, ma solo tramite una rappresentanza composta da criminali comuni, a sua volta organizzata dalla stessa NATO. Dal punto di vista etnico, l'attuale Kosovo si configura dunque come un inutile doppione dell'Albania, cosa che ridicolizza le posizioni di coloro che quindici anni fa parlarono di "risveglio etnico" a proposito della destabilizzazione della Jugoslavia; una destabilizzazione operata in realtà dal colonialismo della Germania  e poi, soprattutto, degli Stati Uniti. Il nuovo Kosovo sarà inoltre uno Stato a maggioranza islamica, il che non preoccupa affatto la NATO, ciò ad ulteriore dimostrazione della inconsistenza e pretestuosità della propaganda sullo "scontro di civiltà" e sul "pericolo islamico".

La pletora di staterelli-fantoccio nati dalla ex Jugoslavia - Slovenia, Croazia, Bosnia, Montenegro, Macedonia, ora il Kosovo - non ha altra risorsa economica che fare da base d'appoggio per le operazioni illegali delle multinazionali, di cui la NATO non è solo il braccio armato, ma anche una attiva e diretta centrale affaristica. Del Kosovo si tende oggi a parlare il meno possibile, poiché la sua stessa esistenza pone ormai domande e dubbi imbarazzanti che si preferisce rimuovere.

Il problema è che quella che Bush chiamava con disprezzo la "vecchia Europa", oggi deve confrontarsi con Stati nuovi membri  dell'Unione Europea che non sono dei semplici subordinati degli Stati Uniti- come del resto è anche la "vecchia Europa" - ma delle finzioni giuridiche che coprono veri e propri territori d'oltremare degli USA, come Portorico.

Non si tratta solo dei Paesi della ex Jugoslavia, ma anche di Stati una volta satelliti della Russia, come l'Ucraina, la Polonia, l'Ungheria, ecc. È inevitabile che una tale situazione di accerchiamento da parte degli Stati Uniti abbia anche riflessi interni per Paesi come la Francia, la Germania o l'Italia, particolarmente per questi ultimi due, che sono quelli che al loro interno hanno più basi NATO. L'unico Paese che non ha basi americane  sul suo territorio ed anche una sufficiente potenza militare per opporsi, la Francia, ha espresso come leadership il personaggio di Sarkozy, che sembra uscito da una farsa di Georges Feydeau.

Mentre negli  Stati Uniti si svolgono le cosiddette elezioni primarie, in Europa molti commentatori sembrano in attesa di un successore di Bush che possa mettere da parte gli aspetti più aggressivi ed "unilaterali" della politica di quest'ultimo. In realtà proprio la vicenda della Jugoslavia dimostra che l'attuale politica di Bush non è altro che la continuazione di quella di Clinton, che è stato colui che ha avviato una vera e propria espugnazione militare  del territorio europeo. C'è un'oggettiva continuità fra Clinton e Bush, che tutte le polemiche sul presunto "unilateralismo" di Bush non riescono a smentire.

Quella dell'unilateralismo è stata infatti un'apparenza che è rimasta circoscritta alla questione dell'aggressione all'Iraq, in cui gli USA hanno sì agito da soli, ma solo dopo che la Francia e la Germania avevano convinto Saddam Hussein a disarmare con la promessa di una revoca delle sanzioni economiche. A quel punto Francia e Germania non avevano altra scelta che dichiararsi ufficialmente in dissenso nei confronti di Bush, per non dichiarare sfacciatamente di avergli spianato la strada per l'occupazione dell'Iraq.

Quindi il colonialismo statunitense si è sempre avvalso, e continua ad avvalersi, della attiva collaborazione dei suoi colonizzati, in particolare di quelli europei. 

14 febbraio 2008

 
Di comidad (del 07/02/2008 @ 14:21:56, in Commentario 2008, linkato 1295 volte)

I giornali ci hanno informato della soddisfazione dei governi europei per il fatto che nelle ultime elezioni in Serbia, la vittoria sia andata al partito filo-occidentale favorevole all'ingresso nella UE. In realtà c'è da credere che dietro questa soddisfazione ufficiale, in gran parte del ceto politico europeo stia crescendo la preoccupazione per l'ambiguo atteggiamento della Russia in tutta la vicenda serba. Il presidente russo Putin da un lato ha trasformato in questi anni la Serbia in una colonia commerciale della Gazprom - la compagnia commerciale russa -, dall'altro lato non ha mosso un dito perché alle elezioni serbe si affermassero i nazionalisti filo-russi. Per Putin quindi la Serbia deve essere una colonia commerciale, ma non un satellite politico, ed il motivo lo ha spiegato ampiamente proprio lui a proposito dell'Ucraina, dicendo che se questa fosse un Paese meno ostile il governo russo sarebbe costretto anche a farle pagare di meno il gas.

In questa banale frase di Putin vi è tutta la verità storica sulla cosiddetta "fine del comunismo" e sulla "caduta del Muro di Berlino". Ci è stato narrato che il comunismo è crollato a causa della sua inefficienza economica e dello scontento popolare. Oggi scopriamo che dopo quindici anni di capitalismo, tutti i Paesi dell'ex blocco sovietico hanno meno produttività, meno infrastrutture e più miseria rispetto all'epoca del vituperato "socialismo reale", cioè dell'economia di Stato, che, nonostante i suoi disastri, non era per niente peggiore in termini di efficienza e benessere rispetto alla organizzazione privatistica dell'economia. Anche il mito dell'arretratezza tecnologica dell'Unione Sovietica - su cui John Le Carré aveva fondato il suo romanzo "La Casa Russia" - si è rivelato un falso, perché aerei e sommergili russi erano, e sono ancora, molto più sofisticati di quelli americani.

Cosa è cambiato realmente rispetto a quindici o venti anni fa? È cambiato che oggi il gruppo dirigente russo - la cosiddetta Nomenklatura - da semplice ceto privilegiato, si è trasformato in una classe di super-ricchi. Ecco il vero movente, la vera causa scatenante della crisi del "socialismo reale": non era la pressione delle masse, ma l'insoddisfazione del gruppo al potere, che vedeva sfuggirsi dalle mani tutti i possibili guadagni della vendita del petrolio e del gas.

Quindi le minacce alla proprietà pubblica non derivano dalla sua inefficienza, ma dal problema posto in molte occasioni da Bakunin, e cioè che il privilegio è un corruttore insaziabile, perciò ogni condizione di privilegio parziale tende a cercare di diventare assoluta.

Dal 1973, anno in cui il prezzo del petrolio ha cominciato a salire senza posa, per i nomenklaturisti deve essere stata una vera tortura pensare a tutto il petrolio ed il gas  che la Russia cedeva quasi gratis ai Paesi satelliti. Ciò spiega anche perché negli anni '70 il KGB abbia cessato la sua guerra ideologico/propagandistica, lasciando che si affermasse il mito del paradiso capitalistico a scapito del paradiso sovietico. In realtà gli agenti del KGB, convertitisi alla religione dell'affarismo, il paradiso capitalistico avevano già cominciato a prepararselo per sé stessi.

Il "socialismo reale" è caduto per motivi interni alla classe dirigente e non per la pressione popolare, ed anche il tentativo di Michail Gorbaciov di contemperare l'affarismo con la continuità del socialismo reale, è fallito per lo stesso motivo. Quando nel 1991, durante la prima Guerra del Golfo, il prezzo del petrolio è schizzato nuovamente alle stelle, i nomenklaturisti russi non ne hanno potuto più di aspettare e sono corsi ad arricchirsi, liquidando Gorbaciov e l'impalcatura del comunismo.

Per i suoi interessi affaristici, il gruppo dirigente sovietico non ha oggi più nessun interesse a contrastare  il colonialismo statunitense sull'Europa, perché un'Europa ostile è costretta a pagare di più il gas russo. L'Europa si è giovata per mezzo secolo del contrappeso sovietico, mentre ora deve subire contemporaneamente lo schiacciamento tra due colonialismi, ostili tra loro, ma convergenti nello spremere l'Europa il più possibile. Per la destra europea che sperava di trovare in Putin la sua salvezza, ciò costituisce una bella delusione.

7 febbraio 2008

 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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