Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Chi, in questi giorni, si dovesse trovare a fare acquisti in uno dei negozi FNAC di Parigi, ne uscirebbe con una busta di plastica su cui campeggia un pugno chiuso dal significato inequivocabile. In effetti la FNAC, la catena multinazionale francese che distribuisce libri, cd, dvd e altri ninnoli tecnologici, si è davvero scatenata in occasione del quarantennale del Maggio. Un putiferio di libri sul '68, a favore e contro, per chi c'era e per chi se l'è perso (sic), ristampe di dischi dell'epoca, video e dibattiti in quantità industriali. L'anno del Maggio francese è diventato un vero e proprio contenitore mediatico in cui ognuno mette ciò che vuole. I fastosi depliant illustrativi della rassegna titolano: "68 court toujours", oppure "L'esprit de Mai est à la FNAC". Quindi lo spirito del Maggio sarebbe andato a finire alla FNAC. Il direttore della catena spiega che la FNAC stessa non sfuggì all'ondata di lotte e scioperi dell'epoca, e infatti venne più volte occupata dai lavoratori; quindi il direttore ritiene che la FNAC non possa esimersi dal commemorare ciò che ha vissuto direttamente. Visto che dopo quaranta anni i lavoratori della FNAC sono sempre più sfruttati e precarizzati, è qui evidente il tentativo di trasformare il '68 in un evento puramente mitologico, una narrazione funzionale ad un intrattenimento fine a se stesso, priva di qualsiasi aggancio con la realtà storica e sociale.
Il fatto che, negli Stati Uniti, Cosa Nostra abbia avuto da sempre sotto controllo il business dei rifiuti, non ha mai suscitato particolari ondate di indignazione. Negli USA l’affare è assai lucrativo, vista la quantità enorme di rifiuti prodotti in quel Paese, e quindi, fino a pochi anni fa, la mafia controllava sia la raccolta che lo smaltimento. Ad esempio: Salvatore Avellino, boss della famiglia Lucchese, controllava Long Island grazie alla “Private Sanitation Industry Association”; James Failla, boss della famiglia Gambino, era il padrone dei rifiuti di New York con la sua “Association of Trade Waste Removers”. In realtà la mafia, la camorra et similia sono forme di illegalità e di controllo del territorio che le moderne forme di dominio hanno sempre allevato amorevolmente, proprio perché perfettamente controllabili e neppure lontanamente pericolose per il Potere. Quando si assiste ad una campagna istituzionale di denuncia e di attacco alla criminalità mafiosa, è piuttosto logico pensare che lo Stato, o le potenze colonizzatrici, provino a riorganizzare il controllo criminale del territorio, o che l’affare sia diventato troppo appetitoso per lasciarlo in mano a mafiosi e camorristi. Così qualche anno fa negli Stati Uniti, alle famiglie mafiose “sconfitte” subentravano le “aziende sane”, colossi legati alle varie cosche politiche, con un volume d’affari notevole: Allied Waste Industries e Republic Service – da poco fuse in una sola società – con 9,3 miliardi di dollari l’anno e l’attuale numero uno, Waste Management con 13,3 miliardi di dollari. L’aspetto colonialistico dell’affare rifiuti è comunque sempre rilevante, visto che i rifiuti tossici USA vengono spediti all’estero (illegalmente in Messico e altri Paesi). Le spedizioni legali in Canada assorbono circa 700mila tonnellate all’anno di rifiuti tossici e nocivi, di cui solo una minima parte riciclati e tutto il resto va a finire nelle discariche del Quebec e dell’Ontario. L’accordo di “libero scambio” NAFTA trova quindi la sua applicazione per Messico e Canada. La stessa logica funziona anche per regioni interne allo stesso paese. Mentre la propaganda ci racconta che l’efficienza tedesca riesce a rendere redditizio l’invio dei rifiuti dalla Campania, proprio in Germania i land occidentali scaricano i rifiuti tossici in quelli orientali, per esempio nelle cave d’argilla di Vehlitz e Möckern, a est di Magdeburgo.
|