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"La distruzione di ogni potere politico è il primo dovere del proletariato. Ogni organizzazione di un potere politico cosiddetto provvisorio e rivoluzionario per portare questa distruzione non può essere che un inganno ulteriore e sarebbe per il proletariato altrettanto pericoloso quanto tutti i governi esistenti oggi."

Congresso Antiautoritario Internazionale di Saint Imier, 1872
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 26/02/2020 @ 00:49:08, in Commentario 2020, linkato 6350 volte)
L’allarmismo sul Corona virus ha un po’ distratto dal dibattito politico ed è un peccato perché, una volta tanto, c’era di che discutere. L’intervista del 13 febbraio al ”Corriere della Sera” del responsabile agli Esteri della Lega, Giancarlo Giorgetti, ha avuto il merito di porre le questioni con chiarezza, cosa che, forse, avrebbe comunque contribuito al tentativo di far parlare d’altro, anche se non ci fossero state di mezzo emergenze sanitarie, vere o presunte che siano.
Nell’intervista Giorgetti ha praticamente rivendicato di essere lui il vero capo della Lega e di decidere lui quale sia la linea del partito nei confronti dell’Unione Europea e dell’euro; un fatto di cui, peraltro, chi voleva accorgersi, si era già accorto almeno dall’estate scorsa, quando c’era stata la crisi del primo governo Conte. Ancora un anno fa la discussione verteva sul pericolo di un nuovo fascismo di cui Matteo Salvini sarebbe stato il Duce. Oggi invece è alla portata di chiunque la smaccata evidenza che Salvini non è in grado di comandare nemmeno a casa sua.
Un altro elemento di chiarimento delle vere questioni in campo all’interno dell’intervista, ha riguardato il nesso che Giorgetti stabilisce tra europeismo e atlantismo, che sono entrambi aspetti complementari dell’obbedienza al cosiddetto “alleato” USA. Per la Lega di Giorgetti la Russia e la Cina sono solo interlocutori tattici, dei partner commerciali, ma la prospettiva strategica rimane quella atlantica. Salvini aveva per anni giocato sull’equivoco di fare il filoamericano e l’antieuropeista, mentre con Giorgetti l’equivoco è dissipato: l’uno è inscindibile dall’altro. Le polemiche del cialtrone Trump contro l’Unione Europea sono solo funzionali ad umiliare la Germania ed a ridimensionarne il ruolo a livello mondiale. È palese però che gli USA non hanno nessuna intenzione di far saltare il ruolo sub-imperialistico della Germania all’interno dell’Europa, quindi l’UE deve rimanere com’è, poiché è parte integrante dello schieramento della NATO.
L’europeismo è nato in applicazione dell’articolo 2 del Trattato Nord-Atlantico, che prevede l’integrazione anche economica degli Stati che fanno parte dell’alleanza militare. Il fatto che Bruxelles sia la capitale dell’Unione Europea ma anche quella della NATO non è proprio un caso. I documenti NATO ribadiscono senza mezze misure che l’Unione Europea è funzionale alla NATO, anzi, ne è un vero e proprio strumento per isolare e accerchiare la Russia.
Del resto la Germania non ha, e non ha mai avuto, gli strumenti di coercizione per indurre gli altri “partner” europei ad obbedire alle sue direttive ed a inchinarsi ai suoi interessi. La Lega Nord è nata con i soldi bavaresi ed in effetti è un clone del separatismo bavarese. La stessa Lega però oggi ha assoluto bisogno dell’interlocuzione col PD per portare avanti il suo separatismo strisciante sotto l’etichetta dell’autonomia differenziata. Non è che il PD assecondi e promuova il separatismo della Lega per un’intima vocazione, ma solo perché il separatismo è sotto la protezione dell’Unione Europea e i piddini obbediscono ciecamente agli ordini che arrivano dall’estero, poiché sono pienamente ligi alla gerarchia coloniale. “Ce lo chiede l’Europa”, trova però la sua autentica traduzione nel “Ce lo ordinano gli USA”.

Le assurdità economiche dell’edificio europeo si reggono sulla fedeltà atlantica, cioè sulla paura che incute il cosiddetto “alleato” americano. Semmai definire “economia” tutto questo, è una bella forzatura, così come lo sarebbe accettare la definizione di “transazione economica” per il cedere il portafogli di fronte ad una pistola puntata alla testa.
L’assassinio di Soleimani da parte degli USA aveva un diretto movente commerciale: rilanciare la convenienza del costoso petrolio di scisto prodotto negli USA. Visto che non ci sono le condizioni economiche a livello mondiale per far risalire il prezzo del petrolio, la soluzione per gli USA è quella di rendere incerti i traffici nel Golfo Persico. L’effetto dell’assassinio è stato infatti di far lievitare i costi del trasporto in quell’area poiché sono aumentate le tariffe assicurative a causa del maggiore rischio. Gli Usa però avrebbero forse potuto ottenere quel risultato anche con metodi meno truculenti e plateali. Il vero messaggio degli USA era quindi rivolto non ai nemici, che già ne sono consapevoli, ma ai cosiddetti “alleati” che tendono ad innamorarsi un po’ troppo dei loro padroni americani ed a dimenticarsi che quelli ammazzano chi gli pare e quando gli pare. Non si può quindi negare che l’edificio della UE sia fondato su una base più che solida: il terrore.

Pare che nelle oligarchie europee vi sia molto sconcerto e preoccupazione per gli attuali eccessi di aggressività americana, di cui non ci si spiega il motivo. Il lobbying europeo è infatti strettamente integrato con quello americano attraverso cordate affaristiche ormai consolidate. La presenza militare USA è non solo accettata dalle oligarchie europee ma persino desiderata, poiché è giustamente percepita come un supporto indispensabile per poter comprimere sempre di più i diritti e i redditi del lavoro. L’imperialismo infatti non è il semplice effetto del divario di forze e della prevaricazione di una potenza sulle altre, bensì è una strada a due sensi, dato che tutti i ceti privilegiati tendono a cercare appoggi esterni per poter regolare i conti con le proprie classi subalterne.
D’altra parte ogni rapporto gerarchico tende continuamente a ridefinirsi abbassando all’infinito i diritti dei subordinati. L’identificazione della gerarchia con l’ordine e la stabilità rappresenta uno di quegli errori logici che sono alla base della mistificazione sociale. In questo senso l’oligarchia USA non si comporta diversamente da come fanno le oligarchie europee nei confronti dei propri popoli. Oggi gli USA destabilizzano gli equilibri coloniali in modo da ridistribuire le carte a proprio favore. I conflitti imperialistici si esprimono anche contro gli “alleati” e, come quasi tutti i conflitti, tendono a direzionarsi soprattutto, o esclusivamente, dall’alto verso il basso. A questo punto è persino ovvio aspettarsi che le oligarchie europee cerchino di scaricare al proprio interno i costi della ristrutturazione coloniale, inasprendo il conflitto contro il lavoro.
 
Di comidad (del 05/03/2020 @ 00:10:23, in Commentario 2020, linkato 7804 volte)
I discorsi astratti sulla “sovranità” fanno perdere di vista il fatto che il potere si costituisce sulle emergenze e si riproduce per emergenze. Ciò senza bisogno di alcuna cospirazione ma per riflesso condizionato: allo stesso modo in cui i poveri cani di Pavlov salivavano al suono della campanella che annunciava il cibo, così al potere viene l’acquolina in bocca non appena intravede la possibilità di cavalcare un’emergenza.
L’emergenza Corona Virus ha rappresentato per le Regioni separatiste del Nord una ghiotta occasione, da cogliere al volo, per mettere in atto una sorta di colpo di Stato, scavalcando il governo e mettendolo di fronte al fatto compiuto. Alla fine di gennaio, prima che il Governo avesse assunto una linea riguardo alla questione del virus, la Regione Lombardia aveva già allestito una “task force” per fronteggiare un ‘emergenza che non c’era, di cui anzi si negava l’esistenza.
Lo stile comunicativo della Regione Lombardia ha continuato a rivendicare questa “primazia”, tanto che nei comunicati ufficiali la dizione è diventata “La Regione Lombardia e il Governo”. L’istituzione governativa è stata posposta a quella regionale, rovesciando le gerarchie istituzionali.
Che non si trattasse di mero stile comunicativo, è diventato chiaro quando il Governo, stanco di essere scavalcato e di trovarsi sempre messo di fronte al fatto compiuto, ha minacciato le Regioni di varare un provvedimento per irreggimentarle ad un unico protocollo. Il Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha colto ancora una volta al volo l’occasione per rivendicare la propria autonomia d’azione, definendo “irricevibile” l’ammonimento del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
L’insolenza di Fontana non è velleitaria, poiché può approfittare del fatto che sulla questione dell’autonomia differenziata per le Regioni del Nord, il Governo ha la coda di paglia, ha il polpo nella manica, insomma ha la coscienza sporca. È stato infatti proprio il Governo Conte bis a concedere alla Lega tutto il concedibile in termini di autonomia differenziata, anche perché si trovava incalzato dagli autonomisti dello stesso PD, come il Presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Per tacitare le Regioni del Sud, da sempre psicologicamente prone, al ministro piddino Francesco Boccia è bastato cavarsela con qualche vaga promessa di garanzie.

Nella giornata di ieri il Governo, messo ormai con le spalle al muro, ha dovuto decidersi ad avallare pienamente l’emergenza virus ed a farsene carico in prima persona, decidendo di sospendere le lezioni scolastiche in tutta Italia, in modo da evitare che provvedimenti del genere venissero presi autonomamente dalle Regioni. Per mostrare di contare ancora qualcosa, il Governo ha dovuto far propria la linea della Regione Lombardia, cioè del nucleo puro e duro del gruppo dirigente della Lega.
Nei decenni i media hanno costruito attorno alla Lega una sorta di mitologia leninista, come se si trattasse di una specie di partito bolscevico dei ceti medi del Nord. In realtà l’organizzazione è troppo spesso il paravento, l’apparato illusionistico, di qualcosa di più cogente e invadente: il denaro. Ciò che appare all’esterno come disciplina di partito è in effetti un flusso di finanziamento che si rivolge sempre ai soggetti da preservare come capi. Il modo in cui a suo tempo Umberto Bossi liquidò il gruppo dirigente di quello che appariva il gruppo più forte e strutturato della aggregazione leghista, la Liga Veneta, può rappresentare un esempio paradigmatico. L’autonomismo veneto e l’autonomismo lombardo non sono complementari ma concorrenziali. Se il conflitto latente non è esploso, è perché i finanziatori hanno fatto sinora scelte univoche.

La sicumera del gruppo dirigente della Lega (il gruppo dirigente vero, non Matteo Salvini) ha quindi il suo fondamento nella certezza di storici e saldi agganci internazionali. Si tratta di rapporti con l’autonomismo bavarese ma anche con le destre autonomiste austriache, come quella della Carinzia.
Il dato curioso è che le notizie a riguardo sono soprattutto di diretta fonte leghista, dato che i media continuano a perpetuare la finzione salviniana della Lega partito “nazionale”. Un esempio per tutti, la celebrazione leghista dello scomparso leader austriaco Joerg Haider, ovviamente grande “amico della Padania”.
Sia Haider che la Lega hanno però avuto a disposizione un benefattore comune, l’Intereg di Monaco di Baviera. È da questo “centro studi” internazionale sulle autonomie regionali che partono i finanziamenti per le formazioni politiche autonomiste di tutta Europa. Stranamente, pur da posizioni radicalmente (o apparentemente?) opposte a quelle della Open Society Foundation di George Soros, l’Intereg di Monaco di Baviera rappresenta un modello del tutto analogo di manipolazione e destabilizzazione interna ai vari Stati.

Ringraziamo “Cassandre” per la collaborazione e le segnalazioni.
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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