L’allarmismo sul Corona virus ha un po’ distratto dal dibattito politico ed è un peccato perché, una volta tanto, c’era di che discutere.
L’intervista del 13 febbraio al ”Corriere della Sera” del responsabile agli Esteri della Lega, Giancarlo Giorgetti, ha avuto il merito di porre le questioni con chiarezza, cosa che, forse, avrebbe comunque contribuito al tentativo di far parlare d’altro, anche se non ci fossero state di mezzo emergenze sanitarie, vere o presunte che siano.
Nell’intervista Giorgetti ha praticamente rivendicato di essere lui il vero capo della Lega e di decidere lui quale sia la linea del partito nei confronti dell’Unione Europea e dell’euro; un fatto di cui, peraltro, chi voleva accorgersi, si era già accorto almeno dall’estate scorsa, quando c’era stata la crisi del primo governo Conte. Ancora un anno fa la discussione verteva sul pericolo di un nuovo fascismo di cui Matteo Salvini sarebbe stato il Duce. Oggi invece è alla portata di chiunque la smaccata evidenza che Salvini non è in grado di comandare nemmeno a casa sua.
Un altro elemento di chiarimento delle vere questioni in campo all’interno dell’intervista, ha riguardato il nesso che Giorgetti stabilisce tra europeismo e atlantismo, che sono entrambi aspetti complementari dell’obbedienza al cosiddetto “alleato” USA. Per la Lega di Giorgetti la Russia e la Cina sono solo interlocutori tattici, dei partner commerciali, ma la prospettiva strategica rimane quella atlantica. Salvini aveva per anni giocato sull’equivoco di fare il filoamericano e l’antieuropeista, mentre con Giorgetti l’equivoco è dissipato: l’uno è inscindibile dall’altro. Le polemiche del cialtrone Trump contro l’Unione Europea sono solo funzionali ad umiliare la Germania ed a ridimensionarne il ruolo a livello mondiale. È palese però che gli USA non hanno nessuna intenzione di far saltare il ruolo sub-imperialistico della Germania all’interno dell’Europa, quindi l’UE deve rimanere com’è, poiché è parte integrante dello schieramento della NATO.
L’europeismo è nato in applicazione dell’articolo 2 del Trattato Nord-Atlantico, che prevede l’integrazione anche economica degli Stati che fanno parte dell’alleanza militare. Il fatto che Bruxelles sia la capitale dell’Unione Europea ma anche quella della NATO non è proprio un caso.
I documenti NATO ribadiscono senza mezze misure che l’Unione Europea è funzionale alla NATO, anzi, ne è un vero e proprio strumento per isolare e accerchiare la Russia.
Del resto la Germania non ha, e non ha mai avuto, gli strumenti di coercizione per indurre gli altri “partner” europei ad obbedire alle sue direttive ed a inchinarsi ai suoi interessi. La Lega Nord è nata con i soldi bavaresi ed in effetti è un clone del separatismo bavarese. La stessa Lega però oggi ha assoluto bisogno dell’interlocuzione col PD per portare avanti il suo separatismo strisciante sotto l’etichetta dell’autonomia differenziata. Non è che il PD assecondi e promuova il separatismo della Lega per un’intima vocazione, ma solo perché il separatismo è sotto la protezione dell’Unione Europea e i piddini obbediscono ciecamente agli ordini che arrivano dall’estero, poiché sono pienamente ligi alla gerarchia coloniale. “Ce lo chiede l’Europa”, trova però la sua autentica traduzione nel “Ce lo ordinano gli USA”.
Le assurdità economiche dell’edificio europeo si reggono sulla fedeltà atlantica, cioè sulla paura che incute il cosiddetto “alleato” americano. Semmai definire “economia” tutto questo, è una bella forzatura, così come lo sarebbe accettare la definizione di “transazione economica” per il cedere il portafogli di fronte ad una pistola puntata alla testa.
L’assassinio di Soleimani da parte degli USA aveva un diretto movente commerciale: rilanciare la convenienza del costoso petrolio di scisto prodotto negli USA. Visto che non ci sono le condizioni economiche a livello mondiale per far risalire il prezzo del petrolio, la soluzione per gli USA è quella di rendere incerti i traffici nel Golfo Persico. L’effetto dell’assassinio è stato infatti di far lievitare i costi del trasporto in quell’area poiché sono aumentate le tariffe assicurative a causa del maggiore rischio. Gli Usa però avrebbero forse potuto ottenere quel risultato anche con metodi meno truculenti e plateali. Il vero messaggio degli USA era quindi rivolto non ai nemici, che già ne sono consapevoli, ma ai cosiddetti “alleati” che tendono ad innamorarsi un po’ troppo dei loro padroni americani ed a dimenticarsi che quelli ammazzano chi gli pare e quando gli pare. Non si può quindi negare che l’edificio della UE sia fondato su una base più che solida: il terrore.
Pare che nelle oligarchie europee vi sia molto sconcerto e preoccupazione per gli attuali eccessi di aggressività americana, di cui non ci si spiega il motivo. Il lobbying europeo è infatti strettamente integrato con quello americano attraverso cordate affaristiche ormai consolidate. La presenza militare USA è non solo accettata dalle oligarchie europee ma persino desiderata, poiché è giustamente percepita come un supporto indispensabile per poter comprimere sempre di più i diritti e i redditi del lavoro. L’imperialismo infatti non è il semplice effetto del divario di forze e della prevaricazione di una potenza sulle altre, bensì è una strada a due sensi, dato che tutti i ceti privilegiati tendono a cercare appoggi esterni per poter regolare i conti con le proprie classi subalterne.
D’altra parte ogni rapporto gerarchico tende continuamente a ridefinirsi abbassando all’infinito i diritti dei subordinati. L’identificazione della gerarchia con l’ordine e la stabilità rappresenta uno di quegli errori logici che sono alla base della mistificazione sociale. In questo senso l’oligarchia USA non si comporta diversamente da come fanno le oligarchie europee nei confronti dei propri popoli. Oggi gli USA destabilizzano gli equilibri coloniali in modo da ridistribuire le carte a proprio favore. I conflitti imperialistici si esprimono anche contro gli “alleati” e, come quasi tutti i conflitti, tendono a direzionarsi soprattutto, o esclusivamente, dall’alto verso il basso. A questo punto è persino ovvio aspettarsi che le oligarchie europee cerchino di scaricare al proprio interno i costi della ristrutturazione coloniale, inasprendo il conflitto contro il lavoro.