Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
La democrazia è un po' come la Scuola, che non fa crescere i ragazzi, ma in compenso infantilizza gli insegnanti. La "crescita democratica" consiste infatti in un percorso di regressione all'infanzia, nel quale non si distingue più tra la realtà ed il "reality show", e il "dibattito democratico" si risolve in puro allenamento alla credulità. Ma la chiave del successo della propaganda ufficiale consiste appunto nel suo aspetto ludico, nella sua capacità di creare intrattenimento e divertimento.
Persino la guerra all'ISIS diventa un giocare a fare gli "Occidentali" (pensavi di essere un fesso qualsiasi, e invece sei un "occidentale"); ed anche un giocare a fare le vittime e gli "attaccati", sebbene per ora a bombardare sia sempre e solo il Sacro Occidente. Il Buffone di Arcore non ha voluto mancare neppure lui alla kermesse bellicistica allestita dal fiero condottiero Renzi. E lo spasso per l'opinione pubblica continuerà, almeno finché non dovesse tornare il servizio militare obbligatorio.
Le "notizie" sull'ultimo attentato in Danimarca hanno riconfermato lo stile allusivo ed evocativo della propaganda ufficiale, che preferisce spesso alle menzogne dirette le narrazioni al condizionale, ed i più suggestivi "forse", che lasciano immaginare e fantasticare, ingigantendo ancora di più le ipotesi. Sinora nulla dimostra che il recente attentato danese abbia qualcosa a che fare con l'estremismo di etichetta islamica, ma bastano i "forse" per giustificare l'allarmismo dei titoli dei giornali.
L'altro ipotetico attentato alla sinagoga danese, secondo i media, avrebbe avuto, "forse", come obiettivo un vignettista. Che i vignettisti diventino i nuovi eroi della libertà occidentale, risulta coerente con questo contesto ludico. La satira, per definizione, dovrebbe appuntarsi sui potenti; se colpisce invece bersagli deboli, privi di una vera possibilità di replica, come nel caso dell'Islam, allora non è più satira, ma diventa mero dileggio. Non a caso il "Je suis Charlie" ha riscosso tanto successo fra gli under 18. I vignettisti di "Charlie Hebdo" diventano icone e martiri, poiché il dileggio costituisce un valore aggregativo fondamentale per il gruppo adolescenziale; tanto che tutte le sere molti ragazzi si dimostrano pronti a rischiare una coltellata pur di condurre sino in fondo uno sfottò.
Se non si tratta più di "forse", ma di fatti accertati, invece ci si può tranquillamente sorvolare. La ministra della Difesa Pinotti è volata in Qatar a concertare con l'emirato la collaborazione per la prossima impresa militare in Libia. L'emirato del Qatar può vantare lo status internazionale di collaboratore esterno della NATO, ma ci sarebbe anche da considerare il trascurabile dettaglio che è proprio il Qatar il maggior finanziatore dell'ISIS.
Al Congresso USA è stato presentato persino un rapporto circostanziato sulle attività di finanziamento del Qatar, ed anche della Turchia, a favore dell'ISIS. Ormai non c'è più nulla di riservato o di ipotetico a riguardo, ma ai media è sufficiente non parlarne.
Le cose non vanno meglio neppure quando si tratti di "alleati" ancora più sacri. Non vi sono sinora prove di appoggi diretti di Israele all'ISIS, ma la formazione Al Nusra, che agisce in Siria nell'area del Golan, appartiene pur sempre alla rete jihadista, e non è più un segreto che Israele fornisca sfacciatamente a quei jihadisti appoggio logistico ed aereo.
Intanto in Libia cresce l'esasperazione per la malafede occidentale, ed in una manifestazione a Tobruk i sostenitori del "laico" generale Khalifa Haftar hanno chiesto la cacciata dell'ambasciatore statunitense ed un rapporto più diretto con la Russia. Haftar è oggi l'unico in Libia a tenere testa all'ISIS, e dietro di lui si sta aggregando un fronte trasversale interessato alla stabilizzazione del Paese. Questo fronte "laico" dimostra, "stranamente", molta più insofferenza anti-occidentale di quanta ne manifesti l'ISIS.
Non c'è nulla di strano però se si considera che sono l'Occidente ed i suoi alleati ad aver creato e finanziato l'ISIS. Con la mediazione del presidente egiziano Al-Sisi, il generale Haftar vorrebbe rifornirsi di armi russe visto che le armi occidentali vanno all'ISIS. Al-Sisi è riuscito sinora a non cadere nelle trappole occidentali, ha dosato il suo intervento militare in Libia, ed ha favorito il riciclaggio del personale gheddafiano in supporto ad Haftar. Sebbene Al-Sisi continui a barcamenarsi, facendo l'amico di tutti, a questo punto il "rischio" è che in Libia, anche sotto la pressione egiziana, si formi un regime "laico" che ritorni alla politica estera filo-russa che già fu di Gheddafi.
Pare proprio che il Sacro Occidente (cioè la NATO) sia più sensibile a questo rischio che al presunto pericolo dell'ISIS, perciò la spedizione in Libia ha chiaramente l'obiettivo di impedire alla Russia di installarsi in Nord-Africa. Russia significherebbe anche Gazprom, con l'eventualità che l'ENI sposti nuovamente il suo asse d'affari verso Est, resuscitando i vecchi accordi con la multinazionale russa.
Gli USA erano allertati contro questa eventualità già dal settembre 2011, quando l'ENI venne ammonita a non avviare accordi sul gas libico con Gazprom. Secondo gli USA, in gioco era la "indipendenza energetica dell'Europa", mentre gli affari delle multinazionali angloamericane non erano assolutamente nei loro integerrimi pensieri.
La propaganda di Renzi è basata su espedienti piuttosto elementari, tra cui il dire ad ognuno ciò che vorrebbe sentire. Per compiacere un po' gli insegnanti prima di rifilargli il bidone, Renzi ha anche dichiarato che bisogna smetterla di dare sempre la colpa agli insegnanti e mai ai ragazzi che non studiano. Con questo generico appello al rigore degli studi, Renzi può rifilare la fregatura, attraverso il solito slogan della "meritocrazia". Basta con l'ugualitarismo fra gli insegnanti, occorre premiare il "merito". Sapere cosa sia il "merito" non è affatto importante. Anzi, l'ineffabilità del concetto favorisce ancora di più la competizione fra i docenti, i quali imparano alla svelta che possono emergere soltanto cercando di mettere nei guai i loro colleghi, magari strumentalizzando allo scopo anche gli studenti, sempre entusiasti di accedere alla sensazione di potere offerta dall'opportunità di inserirsi nelle beghe degli adulti. La metafisica del merito riconduce quindi ad una pratica molto concreta: il mobbing reciproco.
Dalla Scuola pseudo-idillio di venti anni fa, si è passati all'attuale Scuola/inferno, inaugurata dal ministro Luigi Berlinguer con le leggi sulla autonomia scolastica e sullo "Statuto degli Studenti". Gli insegnanti si scannano fra di loro nella speranza di accedere allo staff dirigenziale, al quale si prospetta il futuro privilegio non solo di maggiori guadagni, ma soprattutto di non entrare in classe; oppure si scannano nella vana illusione di essere cooptati nell'Olimpo dell'istruzione para-universitaria.
Gli scopi di Renzi sono infatti chiaramente lobbistici. Si tratta di distruggere l'istruzione superiore pubblica e gratuita, per sostituirla con quei doppioni dei licei che sono i college all'americana, in modo che la vera istruzione di preparazione all'Università sia a pagamento o, meglio, a credito, per far sì che anche gli studenti italiani si riducano indebitati come quelli americani. Secondo la Federal Reserve, l'indebitamento studentesco negli USA ha raggiunto vette stratosferiche.
Se poi il business dell'istruzione finanziarizzata all'americana in Italia, te lo viene a gestire direttamente il Dipartimento di Stato USA, ancora meglio. Sarà rassicurante per molti sapere che l'ambasciata americana non sta lì solo per organizzare colpi di Stato, ma anche per venderci istruzione.
Un altro facile espediente per turlupinare gli insegnanti, è di alimentare la loro mitomania, facendo appello alle loro mirabolanti capacità di educatori. Renzi ha detto infatti che se tanti giovani europei si fanno attrarre dal terrorismo, è perché la Scuola non ha saputo integrarli ed educarli. Ecco una nobile missione su cui impegnare la "Buona Scuola": salvare i ragazzi dalla perfida influenza dell'ISIS, plasmando degli ideali cittadini "occidentali".
Da un anno i grandi quotidiani ci stanno raccontando che in Italia sono ormai tanti i giovani che si fanno attrarre dall'ISIS. Un organo governativo come il "Corriere della Sera" ce lo spiegava nell'agosto scorso.
Ma anche un organo di "opposizione" come "Il Fatto Quotidiano" nello scorso agosto ci narrava le stesse balle, a conferma che, quando si tratta degli interessi della NATO, l'opposizione non esiste. I giovani si convertirebbero all'Islam su Internet (sic!). In più ci veniva propinato un elenco delle subdole tecniche psicologiche con cui questi giovani verrebbero irretiti dall'ISIS. L'immaturità, la solitudine, il vuoto di valori, il bisogno di amore di questi ragazzi tra i venti e i venticinque anni, li renderebbe vulnerabili alle arti manipolatorie dei jihadisti. Tra questi motivi molto commoventi, non ci sarebbe mai il bisogno di soldi. Questa storia dei jihadisti europei rappresenta un significativo esempio di come la propaganda ufficiale, con puerili ingredienti narrativi, riesca a trasformare un'evidenza chiaramente contraria addirittura in un argomento a proprio favore.
La presenza di tanti giovani europei - peraltro neanche figli di immigrati - tra le file del jihadismo, costituisce un indizio certo del fatto che si tratti non di fanatici religiosi, bensì di mercenari, o "contractor", come si dice oggi. Nel 2012 la stampa turca diffondeva la notizia che, sullo stesso territorio turco, l'agenzia privata americana Blackwater addestrava i "ribelli" al regime siriano di Assad. La notizia, circostanziata, era stata ripresa da vari organi di stampa, e non è mai stata smentita. "Ribelli siriani" era il nome che allora la stampa occidentale attribuiva ai combattenti del sedicente califfato. Ma solo una minima parte di loro era siriana.
Oggi la Blackwater rivolge le sue accorate preghiere al governo USA perché i loro "contractor" vengano maggiormente utilizzati nella guerra contro l'ISIS. Possiamo quindi già immaginarci la messinscena di epiche battaglie campali, con gli eroici "contractor" schierati dall'una e dall'altra parte.
L'invenzione dello spauracchio-ISIS appare alquanto estemporanea, ed è probabilmente l'effetto del ripiego riguardo a bersagli più ambiti, come il regime siriano di Assad. La battuta d'arresto subita nell'aggressione contro Assad ed i rischi di un ritorno al gheddafismo in Libia, hanno comportato la ricerca di nuovi pretesti da parte della NATO per dispiegare truppe ed aviazione in Medio Oriente e nel Nord Africa. Eppure l'ISIS rappresenta un fantasma davvero congeniale ai pregiudizi ed al senso di superiorità morale ed intellettuale del "progressista" medio del sedicente Occidente. Mentre il "Sogno Occidentale" si rivela il mattatoio sociale del dispotismo dei banchieri, delle multinazionali e delle organizzazioni sovranazionali, lo spauracchio-ISIS offre un'altra, imperdibile, occasione di compiacersi della propria falsa coscienza di "occidentali".
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