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RENZI E PINOTTI IN LIBIA, MA PER COMBATTERE LA RUSSIA
Di comidad (del 18/02/2015 @ 01:07:31, in Commentario 2015, linkato 3055 volte)
La democrazia è un po' come la Scuola, che non fa crescere i ragazzi, ma in compenso infantilizza gli insegnanti. La "crescita democratica" consiste infatti in un percorso di regressione all'infanzia, nel quale non si distingue più tra la realtà ed il "reality show", e il "dibattito democratico" si risolve in puro allenamento alla credulità. Ma la chiave del successo della propaganda ufficiale consiste appunto nel suo aspetto ludico, nella sua capacità di creare intrattenimento e divertimento.
Persino la guerra all'ISIS diventa un giocare a fare gli "Occidentali" (pensavi di essere un fesso qualsiasi, e invece sei un "occidentale"); ed anche un giocare a fare le vittime e gli "attaccati", sebbene per ora a bombardare sia sempre e solo il Sacro Occidente. Il Buffone di Arcore non ha voluto mancare neppure lui alla kermesse bellicistica allestita dal fiero condottiero Renzi. E lo spasso per l'opinione pubblica continuerà, almeno finché non dovesse tornare il servizio militare obbligatorio.
Le "notizie" sull'ultimo attentato in Danimarca hanno riconfermato lo stile allusivo ed evocativo della propaganda ufficiale, che preferisce spesso alle menzogne dirette le narrazioni al condizionale, ed i più suggestivi "forse", che lasciano immaginare e fantasticare, ingigantendo ancora di più le ipotesi. Sinora nulla dimostra che il recente attentato danese abbia qualcosa a che fare con l'estremismo di etichetta islamica, ma bastano i "forse" per giustificare l'allarmismo dei titoli dei giornali.
L'altro ipotetico attentato alla sinagoga danese, secondo i media, avrebbe avuto, "forse", come obiettivo un vignettista. Che i vignettisti diventino i nuovi eroi della libertà occidentale, risulta coerente con questo contesto ludico. La satira, per definizione, dovrebbe appuntarsi sui potenti; se colpisce invece bersagli deboli, privi di una vera possibilità di replica, come nel caso dell'Islam, allora non è più satira, ma diventa mero dileggio. Non a caso il "Je suis Charlie" ha riscosso tanto successo fra gli under 18. I vignettisti di "Charlie Hebdo" diventano icone e martiri, poiché il dileggio costituisce un valore aggregativo fondamentale per il gruppo adolescenziale; tanto che tutte le sere molti ragazzi si dimostrano pronti a rischiare una coltellata pur di condurre sino in fondo uno sfottò.
Se non si tratta più di "forse", ma di fatti accertati, invece ci si può tranquillamente sorvolare. La ministra della Difesa Pinotti è volata in Qatar a concertare con l'emirato la collaborazione per la prossima impresa militare in Libia. L'emirato del Qatar può vantare lo status internazionale di collaboratore esterno della NATO, ma ci sarebbe anche da considerare il trascurabile dettaglio che è proprio il Qatar il maggior finanziatore dell'ISIS.
Al Congresso USA è stato presentato persino un rapporto circostanziato sulle attività di finanziamento del Qatar, ed anche della Turchia, a favore dell'ISIS. Ormai non c'è più nulla di riservato o di ipotetico a riguardo, ma ai media è sufficiente non parlarne.
Le cose non vanno meglio neppure quando si tratti di "alleati" ancora più sacri. Non vi sono sinora prove di appoggi diretti di Israele all'ISIS, ma la formazione Al Nusra, che agisce in Siria nell'area del Golan, appartiene pur sempre alla rete jihadista, e non è più un segreto che Israele fornisca sfacciatamente a quei jihadisti appoggio logistico ed aereo.
Intanto in Libia cresce l'esasperazione per la malafede occidentale, ed in una manifestazione a Tobruk i sostenitori del "laico" generale Khalifa Haftar hanno chiesto la cacciata dell'ambasciatore statunitense ed un rapporto più diretto con la Russia. Haftar è oggi l'unico in Libia a tenere testa all'ISIS, e dietro di lui si sta aggregando un fronte trasversale interessato alla stabilizzazione del Paese. Questo fronte "laico" dimostra, "stranamente", molta più insofferenza anti-occidentale di quanta ne manifesti l'ISIS.
Non c'è nulla di strano però se si considera che sono l'Occidente ed i suoi alleati ad aver creato e finanziato l'ISIS. Con la mediazione del presidente egiziano Al-Sisi, il generale Haftar vorrebbe rifornirsi di armi russe visto che le armi occidentali vanno all'ISIS. Al-Sisi è riuscito sinora a non cadere nelle trappole occidentali, ha dosato il suo intervento militare in Libia, ed ha favorito il riciclaggio del personale gheddafiano in supporto ad Haftar. Sebbene Al-Sisi continui a barcamenarsi, facendo l'amico di tutti, a questo punto il "rischio" è che in Libia, anche sotto la pressione egiziana, si formi un regime "laico" che ritorni alla politica estera filo-russa che già fu di Gheddafi.
Pare proprio che il Sacro Occidente (cioè la NATO) sia più sensibile a questo rischio che al presunto pericolo dell'ISIS, perciò la spedizione in Libia ha chiaramente l'obiettivo di impedire alla Russia di installarsi in Nord-Africa. Russia significherebbe anche Gazprom, con l'eventualità che l'ENI sposti nuovamente il suo asse d'affari verso Est, resuscitando i vecchi accordi con la multinazionale russa.
Gli USA erano allertati contro questa eventualità già dal settembre 2011, quando l'ENI venne ammonita a non avviare accordi sul gas libico con Gazprom. Secondo gli USA, in gioco era la "indipendenza energetica dell'Europa", mentre gli affari delle multinazionali angloamericane non erano assolutamente nei loro integerrimi pensieri.