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""Napoli" è una di quelle parole chiave della comunicazione, in grado di attivare nel pubblico un'attenzione talmente malevola da congedare ogni senso critico, per cui tutto risulta credibile."

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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 17/10/2024 @ 00:02:58, in Commentario 2024, linkato 6271 volte)
Sembra passato un secolo, eppure era solo a marzo di quest’anno che la Meloni giocava a calcio balilla con i soldati della missione ONU in Libano siglata Unifil; e, tra una partita e l’altra, Giorgia ci ammoniva severamente, sentenziando che la pace non si fa dal divano, bensì si costruisce con la “deterrenza”. Qualcuno forse si ricorderà degli accesi dibattiti su pace e deterrenza che quella esibizione meloniana scatenò. Ogni volta che si cerca di trascinarci in queste discussioni astratte, occorre sempre ricordarsi di quel proverbio “alla cinese”: quando indichi la Luna, l’uomo sciocco guarda il dito, mentre l’uomo saggio guarda cosa stai facendo con l’altra mano. Che abbia ragione l’uomo saggio, oppure l’uomo sciocco, la cosa certa è che la Luna non ti deve distrarre.
Si può infatti discutere all’infinito sulla domanda se l’Unifil abbia costruito o meno la pace e la deterrenza; c’è invece una cosa che l’Unifil ha sicuramente costruito, cioè una linea di basi militari, composta da varie fortificazioni e bunker a protezione delle truppe ONU, tutto ciò occupando una discreta porzione di territorio libanese, di cui di fatto gli “indigeni” sono stati espropriati. Da quando è iniziata l’invasione israeliana del Libano le truppe ONU passano gran parte del tempo in quei bunker che, oltre che ben corazzati, hanno (a quanto si spettegola) interni sfarzosi da far invidia ad un albergo a cinque stelle.
I nostri commentatori ora ci dicono che Israele è stato un po’ birichino a sparare sulle basi Unifil, tra cui quella italiana; però bisogna capirlo. L’Israeli Defence Force ha infatti esibito prove schiaccianti, che inchiodano l’Unifil alle sue responsabilità: le foto e i video indicano senza ombra di dubbio che accanto alle basi ONU allignavano i tunnel di Hezbollah, chiaramente colpevole di nascondersi sotto terra per non farsi massacrare dalle bombe israeliane. Chi oserebbe mai dubitare della parola dell’IDF? Si sa che non mente mai. La missione Unifil si è quindi rivelata inutile; anzi, i nostri soldati stanno facendo da scudi umani ai terroristi. I patrioti con doppio passaporto (americano e israeliano), cioè i vari Capezzone, Sechi e Porro che nel marzo scorso inneggiavano alla deterrenza della Meloni, ora reclamano a gran voce il ritiro delle truppe Unifil. E il costoso sistema di fortificazioni messo su dall’Unifil nel corso di decenni? Quei bunker Unifil sono diventati una preda in sé, dei preziosi punti d’appoggio per qualsiasi azione militare da ambo le parti del fronte. Se la missione Unifil si fosse ritirata qualche mese fa, ora quei bunker sarebbero oggetto di disputa armata tra l’esercito libanese, Hezbollah e Israele. Oggi invece quei bunker se li erediterebbe gratis Israele: una bella linea di fortificazioni in confezione regalo, il tutto impacchettato e pronto per passare di mano; uno dei tanti casi di parassitismo israeliano nei confronti dell’ONU. E poi l’ONU sarebbe “inutile”?
L’inutilità dell’ONU è uno di quei mantra ingannevoli di cui nessuna discussione può fare più a meno. Non c’è “occidentalista” puro e duro che non ostenti il massimo disprezzo per questa istituzione che, a detta dei media mainstream, sarebbe compromessa con terroristi e dittatori. Sta di fatto che già in passato l’ONU si è rivelata funzionale alle aggressioni da parte delle “Democrazie”. Nel marzo del 2011 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con l’astensione della Russia, adottò una risoluzione su una “no fly zone” in Libia contro presunti attacchi del regime nei confronti della sua popolazione civile. Tra una “no fly zone” ed un attacco vero e proprio, il passetto è davvero breve, ed infatti di lì a poco Francia e Regno Unito cominciarono abusivamente i bombardamenti, presto seguiti dagli USA e persino dall’Italietta. Il Consiglio di Sicurezza fece finta che fosse tutto regolare; del resto tre dei paesi aggressori sono membri permanenti del Consiglio.
Si dice spesso, e giustamente, che i paragoni storici sono da evitare, perché le variabili sono tante ed ogni caso va trattato a sé. D’altra parte molti schemi di potere rappresentano relazioni sociali ricorrenti e ripetitive. Il bullismo si configura infatti non come una patologia individuale ma come una patologia di gruppo, nel quale le figure più insidiose sono proprio coloro che si pongono come falsi mediatori. I teppisti da strada si organizzano spontaneamente in aggressori palesi ed in finti pacieri, che si interpongono impedendo ad uno di colpire ma all’altro no. Non c’entrano la buona fede o la mala fede dei singoli attori, poiché l’ONU svolge oggettivamente, per sua struttura, questa funzione di finto paciere, persino a spese di chi è in prima linea. A questo riguardo, l’ONU ha sacrificato la vita di molti dei suoi funzionari, ovviamente dimenticati, come Folke Bernadotte e André Serot, uccisi nel 1948 dai terroristi israeliani del gruppo Lehi (meglio conosciuto come Stern Gang) mentre stavano negoziando un cessate il fuoco ed un ritorno dei palestinesi che erano stati oggetto di pulizia etnica nei mesi precedenti. Anche Bernadotte e Serot evidentemente facevano da scudi umani, come oggi i soldati e paramedici dell’Unifil. Nonostante l’assassinio di Bernadotte e Serot, Israele fu tranquillamente ammesso all’ONU, strabica come sempre. Un’interposizione quella dell’ONU che, storicamente, funziona solo da un lato, infatti non ha mai fermato i proiettili e le bombe delle “Democrazie”.
Ne sa qualcosa l’Iraq, che nel 2003 venne invaso dagli USA nonostante da anni si sottoponesse ad ispezioni dell’ONU per essere disarmato. Gli USA poterono agire grazie a quel disarmo negoziato dall’ONU, e non subirono dall’ONU alcuna sanzione per la loro invasione illegale. A proposito di falsa interposizione. L’effetto pratico della legge non è imporre legalità, bensì creare uno spazio di privilegio e vantaggio per quei pochi a cui è concesso in esclusiva di violarla.
I trucchi del bullismo da strada purtroppo non bastano più, perché il colonialismo della NATO e di Israele si basa sulla finzione narrativa di vivere ancora ai bei tempi in cui le “Democrazie” detenevano la superiorità industriale e tecnologica sui barbari assetati di dittatura. Domenica scorsa i droni di Hezbollah hanno aggirato le difese israeliane e colpito una base militare dell’IDF ad Haifa, in risposta ai bombardamenti contro i civili libanesi. Gli USA invieranno un altro sistema di difesa antiaereo in Israele, il Thaad, ed anche un centinaio di militari per gestirlo; ma ovviamente per fare pure da “scudi umani” contro attacchi dell’Iran. Forse anche il nuovo sistema antiaereo si rivelerà inefficace, ma certamente è costato moltissimo, ed infatti è costruito dalla voracissima Lockheed Martin. La “Democrazia” è ancora in pericolo, ma fortunatamente la cleptocrazia è salva.
 
Di comidad (del 24/10/2024 @ 00:08:43, in Commentario 2024, linkato 6176 volte)
La magistratura è venuta ancora una volta in soccorso del governo Meloni, riproponendo al pubblico dei follower il consueto psicodramma delle “toghe rosse” che boicotterebbero la presunta “difesa dei confini”. In realtà la politica migratoria non è nelle effettive disponibilità di un governo, di qualsiasi colore esso sia; ed a provarlo c’è lo stesso oggetto del contendere in questa circostanza, dato che il trasferimento di migranti al mitico “hub” in Albania riguardava una dozzina di persone. Il governo Meloni può comunque rivestire i panni della vittima nella pantomima dello scontro tra “destra” e “sinistra”. Il vittimismo è la vera ideologia del potere, per cui anche dei potenti di infimo grado come Meloni e soci si adeguano.
Purtroppo anche nei rituali della fintocrazia ogni tanto s’infila qualche guaio vero da cui districarsi, ed allora tocca di discernere nello scemenzaio quelli che sono gli slogan del puro intrattenimento da quelli che servono invece a distrarre e prender tempo in attesa di capire cosa fare. Sul sito web dell’aedo governativo Nicola Porro c’è la plastica rappresentazione della dicotomia tra il riposo mentale all’ombra del tutto finto (come il copione annoso dello scontro tra politici e magistrati), ed un caso in cui invece la finzione copre scenari di reale incertezza, neppure prospettati alla pubblica opinione. In due articoli, uno accanto all’altro, il governo Meloni viene difeso ed elogiato nella fittizia vicenda dello scontro con le “toghe rosse”, ed invece rampognato per non aver ancora obbedito agli ordini di Israele e sgomberato le truppe italiane dal Libano.
La questione della fuoriuscita o meno delle truppe UNIFIL dal Libano non riguarda la credibilità dell’ONU, poiché quest’organizzazione non vive assolutamente di credibilità, bensì esclusivamente di se stessa, in quanto è una macchina burocratica di prebende e stipendi, che ha ormai ramificato e sedimentato una rete di privilegi. Per questo motivo l’ONU può essere chiamata a fare ogni tanto il lavoro sporco a favore di USA e Israele, per poi ritirarsi dalle responsabilità con l’alibi della propria impotenza. Il fatto però che l’ONU come struttura passi indenne ogni figuraccia, non vuol dire affatto che se la passino sempre liscia i funzionari ONU lasciati sul campo. I sionisti che scrivono sul sito di Nicola Porro guardano esclusivamente agli interessi di Israele, sono pronti ad infangare l’UNIFIL accusandola di complicità con Hezbollah e se ne fregano del problema dell’incolumità dei soldati italiani in Libano; anzi, fingono spudoratamente che quell’incolumità sarebbe tutelata se i nostri soldati si ritirassero alla svelta, prima di trovarsi “tra due fuochi”. La cosa sconcertante è che altrettanta subdola superficialità la si riscontri nelle posizioni di un giornale online come “Analisi Difesa”, di solito considerato una fonte equilibrata. Certo, “Analisi Difesa” riconosce che le spiegazioni israeliane sugli spari contro le basi UNIFIL, spacciati come “incidenti”, sono tutte balle; ma poi si rimprovera all’UNIFIL di non aver adempiuto al suo mandato di disarmare le milizie come Hezbollah e quindi si avalla il vittimismo israeliano, come se non fossero state manifestate più volte le pretese sioniste sul fiume libanese Litani.
L’aspetto più grave è però che anche “Analisi Difesa” lascia credere che l’eventuale fuoriuscita dei militari italiani dal Libano costituisca una decisione puramente amministrativa, come aprire la porta e andarsene. In realtà, “estrarre” incolumi le truppe UNIFIL dal Libano non è affatto facile dal punto di vista tecnico-militare, poiché si tratta di evacuare delle basi con dei bunker, cioè pezzi di territorio libanese che, in base al diritto internazionale, dovrebbero essere riconsegnati al governo libanese, ma che invece l’esercito israeliano cercherebbe immediatamente di occupare dalla sua attuale posizione di vantaggio, dato che già circonda e bersaglia le basi UNIFIL, persino con proiettili al fosforo. A questo punto subentrerebbero tutte le incognite, poiché non c’è nessuna garanzia che i militari israeliani aspettino che la smobilitazione delle truppe UNIFIL si compia pacificamente; anzi, è scontato che gli israeliani entrerebbero a smobilitazione in corso col solito alibi degli scudi umani. Non c’è inoltre nessuna garanzia neanche del fatto che Hezbollah non cerchi di contrastare con lanci di razzi e droni la presa delle basi UNIFIL da parte degli israeliani. Il rischio di trovarsi tra due fuochi per l’UNIFIL sarebbe perciò molto più concreto durante una smobilitazione dalle proprie basi che a rimanerci dentro, al riparo nei bunker, come adesso. C’è di mezzo Israele ed i suoi precedenti storici parlano chiaro. Nel giugno del 1967, durante la Guerra dei Sei Giorni, trentaquattro marinai della nave della Marina statunitense USS Liberty furono uccisi dalle forze armate israeliane con ripetuti attacchi aerei e navali. Gli israeliani la fecero franca anche allora, e gli USA, grazie al controllo dei media, sottraggono al grande pubblico questa imbarazzante notizia da quasi sessant’anni. Come un adolescente psicopatico, Israele mette continuamente alla prova il proprio grado di impunità e, visto che ha potuto ammazzare senza problemi trentaquattro militari americani, figuriamoci che scrupoli si farebbe con i nostri soldati. Comunque a quei trentaquattro marinai americani è andata di lusso, perché gli sono toccati la morte e l’oblio ma non il disonore; infatti nel 1967 Nicola Porro e Claudio Cerasa non erano ancora in attività e quindi non hanno potuto accusarli di fare da complici e scudi umani al terrorismo.
Il governo Meloni può rimanere tranquillamente indifferente al genocidio di centinaia di migliaia di arabi, ma non reggerebbe politicamente alla perdita di soldati italiani. Il povero Crosetto deve quindi prendere tempo. Bisogna dare atto a Crosetto di non aver voluto scadere nel sadomaso come Tajani, che è andato a chiedere “rassicurazioni” a Netanyahu di non spararci più addosso; e purtroppo le ha ottenute, il che rappresenta una garanzia che l’UNIFIL è un bersaglio peggio di prima.
Sarebbe stato però molto più conveniente per Crosetto dire direttamente la verità, spiegando ai faciloni che smobilitare delle truppe di interposizione durante una guerra guerreggiata non è affatto una formalità, perché si rischia di prendere mazzate da ogni lato. Non era neppure necessario dire tutta la verità, e cioè che le speranze di salvezza dell’UNIFIL sono affidate alla prospettiva che Hezbollah riesca a spingere l’esercito israeliano fuori dal Libano. Crosetto ha invece preferito rendersi ridicolo propinando all’opinione pubblica la gradassata del cambiare le “regole d’ingaggio” consentendo ai nostri soldati di rispondere al fuoco; pur sapendo che l’armamento dell’UNIFIL è troppo “leggerino” per rendere praticabile una scelta simile. D’altra parte bisogna scusare Crosetto, perché, a furia di frequentare cattive compagnie nel suo governo, nella NATO, nel G7 e nell’Unione Europea, si è convinto che parlare equivalga a vendere fumo.
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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