Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
In Turchia l’elezione di un Presidente della Repubblica che proviene dal partito islamico, ha determinato in questi giorni vari atteggiamenti insofferenti e minacciosi da parte delle alte gerarchie militari. Gli alti ufficiali turchi, sin dai tempi di Ataturk, sono di osservanza massonica.
Quando l’impero turco venne distrutto con la prima guerra mondiale, fu la Gran Bretagna ad impadronirsi delle sue aree più ricche di materie prime, come la Mesopotamia e la Penisola Arabica. Anzi, il partecipare alla spartizione dell’impero ottomano è probabilmente stato il vero movente di quella grande guerra, e il governo italiano aveva già cominciato nel 1911, quando dichiarò guerra alla Turchia per annettersi quei territori nord-africani a cui avrebbe poi dato il nome di Libia (una reminiscenza dell’Impero Romano).
In quel periodo i militari turchi furono presi da una psicosi collettiva di autorazzismo, di odio verso le proprie radici culturali, che ritenevano la causa principale della loro umiliante sconfitta. Era ciò che la propaganda britannica gli aveva inculcato, e, come spesso capita, gli sconfitti furono presi dalla smania di imitare i vincitori e di identificarsi con loro.
Tutto questo fu la causa del successo di adesioni alle logge massoniche, di matrice inglese, dove gli ufficiali turchi poterono abbandonare il retrivo Islam per tuffarsi in farneticazioni esoteriche ancora più assurde, ma che avevano il vantaggio di appartenere al vincitore. La massoneria in quanto tale non è mai stata un soggetto politico, ma semplicemente uno strumento di penetrazione del colonialismo, un’arma per annientare culturalmente e politicamente le classi dirigenti dei Paesi colonizzati.
Per i militari turchi oggi è quindi un momento di comprensibile nervosismo, poiché vedono in pericolo la loro tutela secolare sulla società turca.
Oltretutto da un anno la pubblicistica dei “Neocons” statunitensi spinge per la soluzione di un colpo di Stato che salvi la Turchia dal pericolo islamico. Come al solito i “Neocons” hanno giustificato questa loro negazione delle procedure democratiche con l’argomento che giustifica tutto, quello che è stato scherzosamente battezzato “ad Hitlerum”: anche Hitler era andato al potere con elezioni democratiche, ma ciò non toglie che andasse fermato con qualsiasi mezzo, ecc., ecc.
Il fatto che gli islamici al governo in Turchia abbiano la patente di laico-moderati, eccita ancora di più i “Neocons”, che additano in questa mitezza un’astuta finzione: anche Hitler a volte si dava le arie da moderato, ecc.
In realtà tutti i governanti aggressivi assomigliano ad Hitler, il quale prese poteri assoluti dopo l’attentato incendiario che distrusse il palazzo del Parlamento, il Reichstag; la stessa cosa che ha fatto Bush con gli attentati dell’11 settembre.
Hitler e Mussolini poi inventarono insieme la dottrina secondo cui il pericolo comunista gli avrebbe dato il diritto di intervenire preventivamente in qualsiasi Paese, dottrina con cui giustificarono la loro aggressione alla Spagna repubblicana. Anche qui gli ideologi di Bush non hanno fatto altro che sostituire il comunismo col terrorismo, ma la dottrina è la stessa.
I “Neocons” sanno benissimo che un colpo di Stato in Turchia determinerebbe una guerra civile che farebbe sembrare un’inezia quella che si svolge in Algeria, dove anche lì un governo islamico regolarmente eletto è stato abbattuto dai militari in nome dell’ anti-hitlerismo preventivo. Inoltre ci sono milioni di Turchi che vivono in Germania, perciò la guerra civile rischierebbe di essere esportata nel centro dell’Europa.
Č proprio questa prospettiva che fa gola agli ambienti vicini a Bush: una guerra civile diffusa, che potrebbe essere continuamente attizzata grazie alla confezione di attentati di falsa matrice islamica. Una tale guerra civile giustificherebbe l’installazione di nuove basi americane, la sospensione di qualsiasi procedura legale, la possibilità per il governo statunitense di scavalcare del tutto i governi nazionali e di prendere accordi di volta in volta con i poteri che contano. Insomma, un trionfo del colonialismo commerciale statunitense.
Dopo la guerra civile, la Jugoslavia è diventata una pletora di Stati fantoccio, che non sono altro che basi per i traffici illegali degli Stati Uniti. Persino il Montenegro ha reclamato l’indipendenza dalla Serbia, pur non disponendo di risorse per vivere in proprio, se non quella di diventare un porto di transito per merci illegali.
Una banalità che ha imperversato nei dibattiti interni alla sinistra durante la guerra civile jugoslava, è stata quella secondo cui non si potrebbe attribuire la guerra civile stessa solo alle ingerenze esterne, poiché sussistevano in Jugoslavia autentiche tensioni etniche e nazionali. Questo pseudo-argomento si fonda su una concezione idealizzata dell’umanità, che si sorprende ogni volta quando una società dimostra di covare una faida razziale interna.
In realtà ogni società ha un potenziale latente di faziosità e di violenza. Un Luca di Montezemolo è diventato il beniamino di gran parte dell’opinione pubblica vomitando in continuazione frasi di odio razziale e di odio di classe, frasi che vengono apprezzate anche da chi non avrebbe alcun interesse a recepirle.
Tutte le società attuali sono gerarchiche, e la gerarchia si estrinseca in un’ansia di sopraffazione che può diventare fine a se stessa. Ma questo potenziale di odio può rimanere latente in eterno e non esplodere mai, a meno che non arrivino gli inneschi giusti, quegli inneschi che il colonialismo ha l’interesse a fornire.
Quando nel 1776 gli Stati Uniti si costituirono in nazione indipendente, adottarono una bandiera che era la copia di quella della Compagnia delle Indie; una bandiera che era composta dalle stesse strisce rosse orizzontali, solo con l’Union Jack al posto delle tredici stelle. Per non fare confusioni, la Compagnia delle Indie fu costretta a cambiare la sua bandiera nel 1801.
L’oligarchia statunitense denotava così sin dall’inizio di vedere nel colonialismo commerciale e nei metodi della Compagnia delle Indie la sua vera vocazione. L’approccio della Compagnia delle Indie ai Paesi che andava a depredare era appunto quello di fomentare, e armare, le guerre etniche; quindi gli Stati Uniti non hanno inventato nulla, hanno solo ampliato il loro raggio d’azione sino a comprendervi persino l’Europa.
31 agosto 2007
Non è un caso che l'emergenza lavavetri sia scoppiata pochi giorni dopo l'allarme sul terrorismo islamico a Perugia, rivelatosi poi l'ennesima montatura poliziesco-mediatica.
Per intensificare lo sfruttamento della manodopera immigrata, occorre spaventarla, farla sentire accerchiata da un'opinione pubblica ostile. In tal modo gli immigrati sono sempre più costretti a chiedere protezione alle organizzazioni che si occupano del traffico di esseri umani. La dipendenza di milioni di persone dalle organizzazioni criminali è conseguenza del loro isolamento sociale, un isolamento che non potrebbe sussistere senza queste cicliche operazioni di guerra psicologica.
Non è neppure un caso che a gestire la campagna forcaiola sui lavavetri sia stato chiamato il "buonista" Walter Veltroni. In questi anni il buonismo è stato infatti il principale veicolo di disinformazione circa la vera natura dell'immigrazione, fatta passare per un fenomeno tutto sommato spontaneo e fisiologico. La retorica dell'accoglienza è servita a mascherare la realtà di un nuovo schiavismo, di una moderna tratta degli schiavi.
Uno dei paradossi dell'attuale situazione è che le aziende che sfruttano direttamente il lavoro immigrato, sono poi quelle che meno beneficiano di questo sfruttamento. Le ditte che si servono di manodopera immigrata sono infatti aziende che hanno ricevuto dei subappalti a condizioni sfavorevolissime, e possono quindi cercare di guadagnare solo riducendo al minimo il costo del lavoro.
Oggi esistono moltissime aziende che non hanno nessuna struttura produttiva, la cui unica risorsa è quella di trovarsi nella posizione favorevole per ricevere appalti, per poi smistare il lavoro in subappalto ad aziende minori, che sono quelle che devono assumersi il ruolo sporco e rischioso dello schiavista.
Questa forma di parassitismo è diventata oggi uno dei maggiori business, e l'attuale Confindustria è in gran parte composta di questo tipo di "imprenditori" che non svolgono alcuna attività produttiva, ma che si limitano a lucrare sull'intermediazione. Questi imprenditori rimarranno "puliti", poiché nessun lavoratore immigrato morirà mai nei loro cantieri per assenza di misure di sicurezza, appunto perché cantieri non ne hanno.
La faccia tosta dei vertici confindustriali è arrivata nei giorni scorsi al punto di minacciare di espulsione tutti quegli imprenditori che pagassero il "pizzo" ai vari racket, con ciò chiarendo che il solo "pizzo" ed il solo racket legittimi sono quelli gestiti dalla Confindustria.
In questi giorni i sindacati confederali si avviano alle trattative sui contratti collettivi di lavoro. Tutta la contrattazione risulterà ancora una volta falsata, perché i vertici confindustriali potranno gestirla dall'alto del loro piedistallo di falsa superiorità morale.
6 settembre 2007
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