LA CONFINDUSTRIA E IL BUSINESS DEL PARASSITISMO
Non è un caso che l'emergenza lavavetri sia scoppiata pochi giorni dopo l'allarme sul terrorismo islamico a Perugia, rivelatosi poi l'ennesima montatura poliziesco-mediatica.
Per intensificare lo sfruttamento della manodopera immigrata, occorre spaventarla, farla sentire accerchiata da un'opinione pubblica ostile. In tal modo gli immigrati sono sempre più costretti a chiedere protezione alle organizzazioni che si occupano del traffico di esseri umani. La dipendenza di milioni di persone dalle organizzazioni criminali è conseguenza del loro isolamento sociale, un isolamento che non potrebbe sussistere senza queste cicliche operazioni di guerra psicologica.
Non è neppure un caso che a gestire la campagna forcaiola sui lavavetri sia stato chiamato il "buonista" Walter Veltroni. In questi anni il buonismo è stato infatti il principale veicolo di disinformazione circa la vera natura dell'immigrazione, fatta passare per un fenomeno tutto sommato spontaneo e fisiologico. La retorica dell'accoglienza è servita a mascherare la realtà di un nuovo schiavismo, di una moderna tratta degli schiavi.
Uno dei paradossi dell'attuale situazione è che le aziende che sfruttano direttamente il lavoro immigrato, sono poi quelle che meno beneficiano di questo sfruttamento. Le ditte che si servono di manodopera immigrata sono infatti aziende che hanno ricevuto dei subappalti a condizioni sfavorevolissime, e possono quindi cercare di guadagnare solo riducendo al minimo il costo del lavoro.
Oggi esistono moltissime aziende che non hanno nessuna struttura produttiva, la cui unica risorsa è quella di trovarsi nella posizione favorevole per ricevere appalti, per poi smistare il lavoro in subappalto ad aziende minori, che sono quelle che devono assumersi il ruolo sporco e rischioso dello schiavista.
Questa forma di parassitismo è diventata oggi uno dei maggiori business, e l'attuale Confindustria è in gran parte composta di questo tipo di "imprenditori" che non svolgono alcuna attività produttiva, ma che si limitano a lucrare sull'intermediazione. Questi imprenditori rimarranno "puliti", poiché nessun lavoratore immigrato morirà mai nei loro cantieri per assenza di misure di sicurezza, appunto perché cantieri non ne hanno.
La faccia tosta dei vertici confindustriali è arrivata nei giorni scorsi al punto di minacciare di espulsione tutti quegli imprenditori che pagassero il "pizzo" ai vari racket, con ciò chiarendo che il solo "pizzo" ed il solo racket legittimi sono quelli gestiti dalla Confindustria.
In questi giorni i sindacati confederali si avviano alle trattative sui contratti collettivi di lavoro. Tutta la contrattazione risulterà ancora una volta falsata, perché i vertici confindustriali potranno gestirla dall'alto del loro piedistallo di falsa superiorità morale.
6 settembre 2007
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