Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
A Clark Kent basta mettersi gli occhiali perché nessuno si accorga che è lui Superman, così come a don Diego de La Vega è sufficiente una mascherina sugli occhi per non essere riconosciuto come Zorro. Ci si spiega queste incongruenze dicendosi che in fondo si tratta di fiction; salvo poi rendersi conto che, quanto a doppie identità, nella realtà avvengono cose molto più strane.
Il presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia, va a Roma a parlare con Mattarella di “autonomia differenziata” e si compiace del fatto che il tema che gli interessa sia al centro dell'attenzione istituzionale. L’autonomia differenziata è un separatismo virtuale (e neanche tanto virtuale), e si avvale dell’ombrello, garantito dall'Unione Europea delle macroregioni transnazionali, come l’Eusalp, la macroregione alpina a guida bavarese.
Nel frattempo il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha firmato un patto, definito dai media come “sovranista”, con altri partiti europei per un’Europa non federale ma confederale, che salvi le specificità nazionali dei vari Paesi. Alla firma del patto ci sono anche i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, la quale non si accorge della doppia identità della Lega, separatista e ultra-europeista oppure nazionalista a seconda delle occasioni.
I media coltivano la nuova immagine “sovranista” della Lega e dedicano molta meno enfasi quando si tratta di riferire sulla “identità segreta” e storica della stessa Lega, quella del separatismo a sponda europeista. I media non sottolineano neppure il fatto che PD e Lega, sebbene insieme al governo all'ombra di Draghi, recitino la parte dei partiti su posizioni opposte, salvo poi collaborare quando si tratta di autonomia differenziata. La tecnica dei media di aumentare o diminuire il volume della comunicazione a seconda dei casi, spiega in parte il fatto che l'opinione pubblica digerisca certi paradossi senza protestare. Ma anche se i media svolgono un ruolo decisivo nella mistificazione, bisogna pure notare che c’è una parte consistente della pubblica opinione che sembra prestarsi con molta disponibilità a questi spericolati sperimentalismi politico-sociali.
Trent'anni fa, nel periodo del crollo dell'URSS, anche da sinistra si contestava al comunismo sovietico di aver fallito per aver concepito la società come un laboratorio e gli esseri umani come cavie per sperimentazioni di utopie. Magari la contestazione era pure fondata, però pochi notavano che in quello stesso periodo il senso comune del Sacro Occidente assumeva su di sé senza alcuna obiezione l’etica della cavia, e questo vari decenni prima che la campagna vaccinale imponesse a tutti il dovere di rischiare in nome di un ipotetico interesse generale. Tutto ciò che si presentava come “nuovo” non poteva essere rifiutato. Il “risveglio etnico” in Jugoslavia fu accolto dall'opinione pubblica italiana con atteggiamento corrivo, persino con giubilo, come se una dichiarazione di indipendenza unilaterale, senza aver negoziato prima i confini, non corrispondesse di fatto ad una dichiarazione di guerra. A metà degli anni ’90, sebbene il massacro in Jugoslavia fosse già iniziato, tutta l'opinione pubblica italiana, compresa quella di “sinistra” era in piena febbre autonomista.
Gli OGM della politica si inseriscono in una società, quella italiana, che si percepisce storicamente come un laboratorio. L'Italia ha inventato il fascismo e, sempre in Italia, con il governo Conte bis, è sorto questo nuovo esperimento politico-sociale del golpismo sanitario permanente. Che l’Italia sia stata il primo Paese occidentale a lanciare l’emergenzialismo Covid, lo si è dimenticato troppo presto. L'Italietta è sempre molto brava a bistrattarsi, a presentarsi come frivola, corrotta, indisciplinata e spendacciona, nascondendosi all'ombra di Paesi più “virtuosi” e vistosi come la Germania; ma, quando si tratta di avventurarsi in territori inesplorati, l’Italietta risponde all’appello senza alcuna esitazione.
Il colpo di Stato del 1992 presenta molti aspetti paradigmatici a riguardo, poiché lo strumento golpistico inedito delle inchieste giudiziarie, passate alla Storia come Tangentopoli o “Mani pulite”, si combinò con la tecnica classica, “rinascimentale”, del putsch, cioè l’assassinio politico, fatto passare alternativamente come suicidio o attentato di mafia.
Nel 1992 un ceto medio ancora benestante e fortemente integrato ed intrecciato con il ceto politico di allora, aderì al linciaggio ed alla liquidazione del sistema dei partiti con un entusiasmo frenetico, che non corrispondeva affatto alla difesa degli interessi materiali dello stesso ceto medio. Negli anni ’80 la classe lavoratrice aveva avuto di che recriminare sulle scelte del sistema dei partiti, mentre il ceto medio, al contrario, aveva visto allargarsi il proprio benessere ed i propri privilegi, anche attraverso lo strumento dell’acquisto dei titoli del debito pubblico, che a quel tempo davano rendimenti elevati. All’epoca l’unico politico a rilevare questo paradosso fu Ugo Intini, vicesegretario del PSI. Il “premio” che il ceto medio riscosse per la sua adesione al colpo di Stato, fu l’istituzione da parte del governo Amato della tassa sugli immobili, l’ICI, poi denominata IMU.
Anche l’esperimento politico successivo, quello del berlusconismo, raccolse l’adesione entusiastica di gran parte del ceto medio e persino di ceti popolari. In quel caso il “premio” per essersi tuffati nell'avventura di seguire un avventuriero, fu l’istituzione nel 2005, da parte del secondo governo del Buffone di Arcore, della famigerata Equitalia. Sarebbe quindi ragionevole aspettarsi che il ceto medio del Nord Italia riceva qualche altro “premio” del genere per il suo appoggio all’esperimento dell’autonomia differenziata.
In uno Stato di Diritto un cittadino che rispetta la legge dovrebbe essere lasciato in pace. La vaccinazione anti-Covid non è obbligatoria, quindi non hanno un senso giuridico le vessazioni contro i non vaccinati e, tantomeno, le vessazioni analoghe contro i vaccinati, costretti a girare con un pass. Purtroppo lo Stato di Diritto non esiste, non è mai esistito, è rimasto allo stadio di astrazione e chimera giuridica.
Nel periodo in cui si è cominciato a parlare di green pass, già si annunciava una carenza delle forniture delle dosi di vaccino nei mesi estivi. Molti hub vaccinali sono deserti solo perché mancano i vaccini, come confermato dalle attuali lamentele di più presidenti di Regione nei confronti del super-generale Figliuolo. Draghi invita gli Italiani a vaccinarsi subito, ma questa possibilità di vaccinarsi subito non c’è. L'accanimento contro i non vaccinati per indurli a vaccinarsi non può avere alcun effetto rispetto allo scopo dichiarato, perciò si è inventata pretestuosamente un’emergenza no-vax che non esiste.
Nelle farmacie non arrivano i vaccini Johnson & Johnson, quelli “una botta e via”, su cui facevano affidamento coloro che vorrebbero vaccinarsi evitando le ansiogene forche caudine del ciclo vaccinale e dell'iscrizione alla piattaforma. Proprio perché il vaccino a dose unica vincerebbe tantissime remore alla vaccinazione, i media stanno già cominciando a metterne in dubbio l'efficacia, in modo da cronicizzare i cicli vaccinali e quindi la finta emergenza no-vax.
Occorre stare attenti a non cadere nella trappola emergenziale della comunicazione ufficiale e immaginarsi una grande resistenza no-vax. Il vero scopo della ennesima finta emergenza no-vax è un altro, e riguarda più i già vaccinati che i non vaccinati; è stata infatti la presenza di molti vaccinati a dare una consistenza di massa alle manifestazioni contro il green pass. La contrapposizione ideologica tra vaccinati e non vaccinati è un mito mediatico, come pure è una convenzione da talk show il credere alla corrispondenza tra opinioni e comportamenti. Molte persone che avrebbero preferito di gran lunga non vaccinarsi, sono state tra le prime a farlo in base al classico “togliamoci il pensiero”; ed ora si ritrovano non solo con la paura degli effetti collaterali, ma anche con la prospettiva che la loro vita dipenda da un pass, per cui si sentono particolarmente bidonate.
I vaccinati sono i più “bullizzati”, infatti dovranno esibire un pass costituito da un'app di controllo, un vero e proprio permesso di esistere. L'essere umano diventa l’appendice biologica di un’app. La beffa sta nel fatto che questa vessazione verso chi si è vaccinato, viene spacciata come un “premio”. L'efficacia di questa app deve essere ancora sperimentata su larga scala, proprio come i vaccini, perciò è probabile che i vaccinati vengano a trovarsi nella imbarazzante condizione di non riuscire sempre a dimostrare di aver compiuto il proprio “dovere”, anche perché il ciclo di vaccinazione potrebbe diventare infinito e sarà un problema tenere aggiornata l'app.
Il governo gestisce l'app in collaborazione con la SOGEI, la società di gestione dei servizi informatici, interamente di proprietà del Ministero dell’Economia. Sembrerebbe che tutto rimanga in famiglia, nell'ambito pubblico; sennonché si scopre che il fornitore di tecnologia della SOGEI è la multinazionale IBM. Anche ciò che si presenta come “pubblico” si dimostra un’articolazione del lobbying del privato.
Quando si va a vedere chi sono i maggiori azionisti di IBM, si scopre che si tratta dei soliti noti, società di investimenti come Capital Group, Vanguard Group, Blackrock, cioè gli stessi maggiori azionisti di multinazionali come Pfizer e Google. Il solito Pierino commenterà che non c’è complotto, dato che è normale che le più grandi società di investimenti detengano i pacchetti azionari delle maggiori multinazionali. Insomma, basta che non ci sia complotto e questo livello di concentrazione dei capitali, e quindi del potere reale, cessa di essere preoccupante. Tutta l'attenzione, le velleità di persecuzione e di controllo, possono quindi tornare ad indirizzarsi contro i soggetti deboli della società, che sono il vero bersaglio dei “moralisti”.
Ciò che rende da sempre l’Italia un laboratorio ideale per le lobby degli affari, è la storica presenza in questo Paese di un agguerrito settore di opinione pubblica forcaiolo, del tutto trasversale alle ideologie dichiarate, e pronto a fare da sponda alle sperimentazioni sociali per puro spirito di guerra civile. L'Italia è l’unico Paese dove esiste, e persiste, una corrente di pubblica opinione particolarmente attiva che, indifferente al dilagare della povertà e della disoccupazione, fa sfacciatamente il tifo per una perpetuazione all'infinito dell’emergenza Covid. Sebbene la mascherina all'aperto non sia più obbligatoria, ci sono quelli che continuano ad ostentarla come un segno di fedeltà all’emergenza, ed ottengono un effetto intimidatorio anche su coloro che vorrebbero togliersela.
Il business di turno (le privatizzazioni, la finanziarizzazione, la digitalizzazione) può essere veicolato presentandolo a questa parte di opinione pubblica come un regolamento di conti interno, trovando immancabilmente la sponda del facile moralismo, che si concretizza di fatto in sadismo sociale, perpetrato anche a costo dell’autolesionismo. L'imposizione dei business della campagna vaccinale, e delle relative app di controllo, sfida qualsiasi buonsenso, eppure trova tifosi entusiasti, “gasati” dall’odio contro i no-vax e, soprattutto, contro i ”boh!-vax”, questi esseri ripugnanti che, invece di ringraziare ogni giorno il dio-vaccino di essere vivi, lo ripagano con l’ingratitudine di un ignobile agnosticismo. La vaccinolatria si spaccia per religione di amore, mentre in effetti si nutre di odio verso gli infedeli. Il bullismo delle lobby va in sinergia col bullismo di una parte di opinione pubblica drogata di linciaggio e beatamente inconsapevole del suo ruolo decisivo di sponda nei processi di concentrazione dei capitali.
In quasi tutti i Paesi occidentali la corruzione dei sindacalisti rappresenta un “costo vivo” per le lobby. La Volkswagen ha dovuto comprarsi la collaborazione dei dirigenti sindacali con mazzette, posti di lavoro prestigiosi per mogli e altri parenti, e persino con turismo sessuale. In Italia per irreggimentare i sindacati basta invece la minaccia dell’esposizione al pubblico linciaggio. Il segretario della CGIL, Maurizio Landini, ha inizialmente liquidato come un’assurdità la proposta di Confindustria di applicare il green pass anche sui luoghi di lavoro. Ad un caffè o ad uno svago si può sempre rinunciare, ma il malfunzionamento di un’app diventa un dramma quando ti impedisce l'accesso al luogo di lavoro, con le possibili conseguenze disciplinari. Ma Landini ha già dovuto ammorbidire la sua posizione. Il quotidiano “Il Foglio” lo minaccia con un’ipocrita blandizie, dicendogli: hai fatto il bravo fino adesso, e vuoi rischiare di rovinarti facendoti la nomea di amico dei no-vax?
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