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LA BISTRATTATA ITALIETTA HA LA VOCAZIONE ALLO SPERIMENTALISMO SOCIALE
Di comidad (del 22/07/2021 @ 00:22:22, in Commentario 2021, linkato 6284 volte)
A Clark Kent basta mettersi gli occhiali perché nessuno si accorga che è lui Superman, così come a don Diego de La Vega è sufficiente una mascherina sugli occhi per non essere riconosciuto come Zorro. Ci si spiega queste incongruenze dicendosi che in fondo si tratta di fiction; salvo poi rendersi conto che, quanto a doppie identità, nella realtà avvengono cose molto più strane.
Il presidente della Regione Veneto, il leghista Luca Zaia, va a Roma a parlare con Mattarella di “autonomia differenziata” e si compiace del fatto che il tema che gli interessa sia al centro dell'attenzione istituzionale. L’autonomia differenziata è un separatismo virtuale (e neanche tanto virtuale), e si avvale dell’ombrello, garantito dall'Unione Europea delle macroregioni transnazionali, come l’Eusalp, la macroregione alpina a guida bavarese.
Nel frattempo il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha firmato un patto, definito dai media come “sovranista”, con altri partiti europei per un’Europa non federale ma confederale, che salvi le specificità nazionali dei vari Paesi. Alla firma del patto ci sono anche i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, la quale non si accorge della doppia identità della Lega, separatista e ultra-europeista oppure nazionalista a seconda delle occasioni.
I media coltivano la nuova immagine “sovranista” della Lega e dedicano molta meno enfasi quando si tratta di riferire sulla “identità segreta” e storica della stessa Lega, quella del separatismo a sponda europeista. I media non sottolineano neppure il fatto che PD e Lega, sebbene insieme al governo all'ombra di Draghi, recitino la parte dei partiti su posizioni opposte, salvo poi collaborare quando si tratta di autonomia differenziata. La tecnica dei media di aumentare o diminuire il volume della comunicazione a seconda dei casi, spiega in parte il fatto che l'opinione pubblica digerisca certi paradossi senza protestare. Ma anche se i media svolgono un ruolo decisivo nella mistificazione, bisogna pure notare che c’è una parte consistente della pubblica opinione che sembra prestarsi con molta disponibilità a questi spericolati sperimentalismi politico-sociali.

Trent'anni fa, nel periodo del crollo dell'URSS, anche da sinistra si contestava al comunismo sovietico di aver fallito per aver concepito la società come un laboratorio e gli esseri umani come cavie per sperimentazioni di utopie. Magari la contestazione era pure fondata, però pochi notavano che in quello stesso periodo il senso comune del Sacro Occidente assumeva su di sé senza alcuna obiezione l’etica della cavia, e questo vari decenni prima che la campagna vaccinale imponesse a tutti il dovere di rischiare in nome di un ipotetico interesse generale. Tutto ciò che si presentava come “nuovo” non poteva essere rifiutato. Il “risveglio etnico” in Jugoslavia fu accolto dall'opinione pubblica italiana con atteggiamento corrivo, persino con giubilo, come se una dichiarazione di indipendenza unilaterale, senza aver negoziato prima i confini, non corrispondesse di fatto ad una dichiarazione di guerra. A metà degli anni ’90, sebbene il massacro in Jugoslavia fosse già iniziato, tutta l'opinione pubblica italiana, compresa quella di “sinistra” era in piena febbre autonomista.
Gli OGM della politica si inseriscono in una società, quella italiana, che si percepisce storicamente come un laboratorio. L'Italia ha inventato il fascismo e, sempre in Italia, con il governo Conte bis, è sorto questo nuovo esperimento politico-sociale del golpismo sanitario permanente. Che l’Italia sia stata il primo Paese occidentale a lanciare l’emergenzialismo Covid, lo si è dimenticato troppo presto. L'Italietta è sempre molto brava a bistrattarsi, a presentarsi come frivola, corrotta, indisciplinata e spendacciona, nascondendosi all'ombra di Paesi più “virtuosi” e vistosi come la Germania; ma, quando si tratta di avventurarsi in territori inesplorati, l’Italietta risponde all’appello senza alcuna esitazione.

Il colpo di Stato del 1992 presenta molti aspetti paradigmatici a riguardo, poiché lo strumento golpistico inedito delle inchieste giudiziarie, passate alla Storia come Tangentopoli o “Mani pulite”, si combinò con la tecnica classica, “rinascimentale”, del putsch, cioè l’assassinio politico, fatto passare alternativamente come suicidio o attentato di mafia.
Nel 1992 un ceto medio ancora benestante e fortemente integrato ed intrecciato con il ceto politico di allora, aderì al linciaggio ed alla liquidazione del sistema dei partiti con un entusiasmo frenetico, che non corrispondeva affatto alla difesa degli interessi materiali dello stesso ceto medio. Negli anni ’80 la classe lavoratrice aveva avuto di che recriminare sulle scelte del sistema dei partiti, mentre il ceto medio, al contrario, aveva visto allargarsi il proprio benessere ed i propri privilegi, anche attraverso lo strumento dell’acquisto dei titoli del debito pubblico, che a quel tempo davano rendimenti elevati. All’epoca l’unico politico a rilevare questo paradosso fu Ugo Intini, vicesegretario del PSI. Il “premio” che il ceto medio riscosse per la sua adesione al colpo di Stato, fu l’istituzione da parte del governo Amato della tassa sugli immobili, l’ICI, poi denominata IMU.
Anche l’esperimento politico successivo, quello del berlusconismo, raccolse l’adesione entusiastica di gran parte del ceto medio e persino di ceti popolari. In quel caso il “premio” per essersi tuffati nell'avventura di seguire un avventuriero, fu l’istituzione nel 2005, da parte del secondo governo del Buffone di Arcore, della famigerata Equitalia. Sarebbe quindi ragionevole aspettarsi che il ceto medio del Nord Italia riceva qualche altro “premio” del genere per il suo appoggio all’esperimento dell’autonomia differenziata.