Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
La finta opposizione della Lega al Green Pass non è stata affatto irrilevante; anzi, ha svolto l’importante funzione di aggregare una gran parte dell'opinione di “sinistra” attorno alla formula “stai col green pass, così fai dispetto a Salvini”. Anche nell’epoca dei cosiddetti “tecnici”, la politica, pur nei suoi aspetti più spettacolari e faziosi, ha continuato a svolgere un ruolo determinante.
La stessa penetrazione della lobby del digitale nella Pubblica Amministrazione è stata storicamente favorita e sostenuta da governi politici. Sul suo sito la multinazionale IBM esibisce con orgoglio l'elenco delle iniziative che le hanno consentito sin dagli anni ’90 di “formare” i pubblici dirigenti, compresi i dirigenti scolastici. Gli insegnanti che avevano avuto la vaga impressione che i loro presidi si fossero improvvisamente “nazistizzati”, non si sbagliavano affatto.
Nel 2009 il ministro della Pubblica Amministrazione era lo stesso di adesso: Renato Brunetta. In quell’anno Brunetta firmò con IBM un protocollo di intesa che era una porta spalancata alla multinazionale per continuare ad allevare i suoi lobbisti all’interno delle istituzioni pubbliche.
IBM sta comunque introducendo i suoi passaporti vaccinali digitali in tutto il mondo, compresa New York. La nuova tecnologia ha il vantaggio di integrare i database di diversi enti in modo “orizzontale”, senza che vi sia una centralizzazione del sistema. Si tratta di un sistema di tracciamento universale a costi e rischi molto più bassi rispetto ad un modello centralizzato. Al di là della ovvia retorica sulla tutela della privacy, il sistema consentirebbe di accumulare dati personali che potranno poi essere venduti ad altri soggetti.
La Sanità rappresenta il terreno in cui il business del tracciamento ha più possibilità di sviluppo, sia per saccheggiare denaro pubblico, sia per commercializzare dati personali. La retorica sulla tutela della Salute pubblica e personale travolge qualsiasi argine legalitario alla digitalizzazione di massa. La diagnostica a distanza appariva come un progresso nel senso del benessere personale, senza considerarne gli effetti di tracciamento. Anche il green pass era stato presentato all’inizio come un semplice passaporto sanitario da esibire in caso di passaggio da Stato a Stato. Ora invece, in Italia e Francia, diventa un passaporto interno.
Tutto il business delle app sanitarie è basato su un’idea semplice: trasformare ciascun cittadino in un sospetto malato che deve dimostrare la sua non pericolosità, e per questo viene messo in condizione di fornire i propri dati personali per “discolparsi”. Come messo in evidenza dagli spot dell’IBM, il business conferisce anche una certa gratificazione ai cittadini. Vincolarsi ad un’app che certifica la propria non pericolosità sul piano sanitario, riempie il vuoto esistenziale, dà senso alla vita e soddisfa il bisogno di identità. Ciò spiega perché la presunta pandemia, ed i suoi certissimi business, riscuotano ancora tanta popolarità. Per molti la pandemia è il grande “evento” della vita, a cui non si vuole rinunciare a partecipare.
Sarebbe quindi un errore considerare la pandemia un semplice inganno con finalità affaristiche. Sopravvalutare la stupidità e la credulità di coloro che hanno aderito alla narrazione sulla pandemia, rappresenta l’atteggiamento speculare a quello di chi considera “terrapiattisti” gli oppositori alla vaccinolatria e all’apartheid sanitario. Le lobby degli affari hanno sempre bisogno dell’intreccio, o degli effetti di rimbalzo, con velleità imperialistiche, sub-imperialistiche o di regolamento di conti interno. Gli affari non marciano se non coltivano queste velleità, perciò il denaro diventa narrazione e affabulazione.
La presunta pandemia ha rappresentato un’occasione di protagonismo dapprima per la Regione Lombardia, poi per l’Italietta tutta intera. Un governo tutto politico come il Conte bis ha allestito con la pandemia un’operazione sub-imperialistica in funzione della modificazione delle gerarchie interne all'Unione Europea. L’Italietta ha così sacrificato il proprio PIL allo status internazionale. Macron è invidioso e perciò impone ai suoi cittadini un “Green Pass” molto più draconiano di quello italiano, per dimostrare di essere lui il migliore. Le lobby finanziarie e della digitalizzazione gongolano, ma non avrebbero mai potuto fare a meno della collaborazione dei politici fanatici o ambiziosi e delle pubbliche opinioni facinorose. Negli anni ’30 l’IBM aveva trovato la sponda del nazismo, oggi invece ha trovato sponde insospettabili.
Il ministro della Sanità Roberto Speranza (un “grandissimo figlio del popolo”, a detta di Marco Travaglio) ha avuto addirittura l’occasione di “fare la Storia”. Da leader della “sinistra pura e dura” di Articolo 1, non ha trovato alcuna contraddizione nel diventare un lobbista della digitalizzazione di massa allestendo il lockdown ed il Green Pass. Nelle sue dichiarazioni Speranza non riesce a dissimulare la propria euforia per aver svolto un ruolo di primo piano nel “grande evento” della digitalizzazione di massa. Il moralista diffida del potere corruttivo del denaro, ma poi rimane vittima del suo potenziale suggestivo.
Il politicamente corretto impone che non si facciano paragoni tra le limitazioni del green pass e lo sterminio degli Ebrei. E infatti il paragone è una pretestuosa forzatura mediatica rispetto alla vera questione storica, e cioè che già il regime nazista aveva trasformato la sanità pubblica in un instrumentum regni onnicomprensivo con effetti intrusivi e “selettivi” estremi. Ad esempio, la biopolitica nazista nella sua propaganda additava i disabili come un peso, un costo, che gravava sulle spalle dei soggetti sani o, quantomeno, curabili. Le attuali misure di apartheid verso i non vaccinati hanno ricevuto la spinta mediatica delle dichiarazioni dei soliti “virologi”, i quali hanno “denunciato” l’insostenibilità per il sistema sanitario della spesa causata dai non vaccinati che contraessero il Covid. Nei confronti dei disabili il regime nazista attuò dapprima pratiche di sterilizzazione (cosa che veniva attuata anche in tanti altri Paesi, addirittura sino agli anni ‘70); poi, a partire dal 1939 vi fu il primo genocidio di massa, operato nei confronti dei malati di mente: circa duecentomila assassinati per mano di medici. Si trattò di uno sterminio perpetrato non in base a motivazioni razziali, bensì sanitarie.
Quotidiano Sanità è una testata online impegnatissima nell’attuale vulgata Covid e nella propaganda vaccinale. Circa quattro anni fa la stessa testata dedicò spazio all’informazione su una mostra sullo sterminio dei disabili perpetrato dal nazismo, mettendo in evidenza il ruolo svolto nel genocidio dai medici e dalla scienza ufficiale. Come a dire: la Storia insegna, ma solo ai malintenzionati.
Negli anni ’30 le oligarchie di tutto il mondo hanno simpatizzato per il nazismo, anche se nello scontro imperialistico le affinità ideologiche non sono mai il fattore decisivo. Pur di impedire la nascita di un impero tedesco in Europa, le potenze anglosassoni non esitarono ad allearsi con la Russia sovietica; ma il nazismo continuò ad essere considerato un modello “performante” dalle oligarchie (il termine “performante” è specificamente di origine nazista). Si può obiettare che in realtà non sia il nazismo ad ispirare le multinazionali ma che, al contrario, i metodi di management delle grandi corporation siano stati copiati dai nazisti. Sta di fatto che la nostalgia delle multinazionali nei confronti del nazismo persiste, come dimostra l'attuale fobia di JP Morgan per le “Costituzioni antifasciste”. JP Morgan può rassicurarsi, dato che oggi non esistono più le Costituzioni, ci sono i “costituzionalisti”, i quali giustificano qualsiasi abuso.
I “costituzionalisti” accreditati dai media esprimono invariabilmente una concezione edonistica della libertà, come se si trattasse di un’espansione ludica dell’io, da comprimere in base alle esigenze della collettività. In realtà i Costituenti avevano una concezione del tutto diversa della libertà, vista come principio prudenziale, come garanzia sociale; cioè si rinunciava a sacrificare l'individuo alla collettività, poiché, quando si supera una certa soglia, si sa dove si comincia e purtroppo si sa benissimo dove si va a finire. L’ingenuità stava nel credere che la Carta Costituzionale possa di per sé rappresentare un argine agli abusi; si è riscontrato invece che in Italia lo sperimentalismo politico-sociale in chiave dispotica ha trovato sempre la sponda di intellettuali, giornalisti e di una fascia di opinione pubblica trasversale, pregiudizialmente favorevole ad ogni misura punitiva in nome della funzione salvifica del castigo. In questo senso non è proprio vero che la politica ci riservi una “nuda vita”; anzi, per molti è l’occasione della vita per tuffarsi nell’euforia di trasformarsi in sbirri e boia. La società del “sorvegliare e punire” può vantare un risvolto ludico tutt'altro che trascurabile.
Le tecniche biopolitiche sperimentate su grande scala dal nazismo sono state recepite negli attuali modelli di “governance” e di management, cercando di adattarle a diversi contesti storici. Il nazismo aveva una finalizzazione bellica ed attuava una militarizzazione di massa perché negli anni ‘30 gli eserciti erano di massa. Oggi si cerca di reintrodurre quello schema imponendo metafore guerresche nel contrasto al virus e si opera una digitalizzazione di massa con la copertura del “Green Pass”, ricorrendo alle app di quella stessa IBM che a suo tempo forniva le macchine tabulatrici che servivano al nazismo per la schedatura di massa. I veri custodi dell’ideologia nazista e delle sue tecniche di dominio non sono stati i gruppetti neonazisti e naziskin, bensì le multinazionali.
L'Italia è il laboratorio preferito dalle multinazionali, quindi è sempre all’avanguardia in queste schifezze, però le app Covid dell’IBM sono ora in sperimentazione anche negli USA. Sarà da vedere se le metafore belliche saranno sufficienti e se la digitalizzazione attuata dalle nuove app offrirà un tale controllo sui corpi da rendere superfluo il militarismo tradizionale.
Un'altra importante differenza di contesto storico è che il nazismo, al di là dei “risparmi” sulla Sanità, attuava una politica di industrializzazione e di occupazione, senza porsi limiti di spesa e cercando consenso anche attraverso una relativa espansione del reddito delle masse. Oggi siamo in piena deflazione e deindustrializzazione, e i settori del turismo e della ristorazione vengono scientemente distrutti per farli acquisire dalle multinazionali. La spinta oligopolistica alla concentrazione dei capitali crea sempre più disoccupazione, mentre lo Stato deve attingere le sue risorse comprimendo i redditi più bassi. Non ci sono più le condizioni storiche per un “ritorno” al nazismo del ‘900, ma comunque molte tecniche di controllo e di manipolazione elaborate dal nazismo continuano ad essere utilizzate nella pratica di dominio.
Lo schema nazista dell’identificazione di politica e biologia viene comunque ostentato, esibito spudoratamente dal potere, sebbene ufficialmente negato con ipocrita indignazione, in base allo schema comunicativo del potere già descritto da fra Cristoforo: “Le parole dell'iniquo che è forte penetrano e sfuggono. Può adirarsi che tu mostri sospetto di lui, e, nello stesso tempo, farti sentire che quello di che tu sospetti è certo: può insultare e chiamarsi offeso, schernire e chieder ragione, atterrire e lagnarsi, essere sfacciato e irreprensibile”.
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