\\ Home Page : Articolo : Stampa
L’OLIGARCHIA NOSTRANA TRA MEGALOMANIA E AVARIZIA
Di comidad (del 25/11/2021 @ 00:26:16, in Commentario 2021, linkato 6972 volte)
L’Italietta è troppo angusta per le ambizioni esagerate dell’oligarchia nostrana, di qui il suo europeismo sfrenato, la sua aspirazione di spingere e di condizionare la sorte dell’UE, a volte nascondendosi all’ombra della Germania, a volte agendo allo scoperto. Il governo italiano è stato il primo del Sacro Occidente a puntare sull’emergenza pandemica come occasione di grandeur, secondo la tesi dello stesso Romano Prodi. Il risultato è stato un altro tassello nell’edificio dei vincoli europei, cioè la nascita di un altro super-MES, il Recovery Fund. Non importa se, a dispetto della propaganda ufficiale, i soldi del Recovery sono pochi, perché i vincoli sono invece illimitati.
Il governo Conte bis è stato il primo al mondo ad imporre il lockdown, ed anche nella vicenda del Green Pass, si è visto come l’Italia sia stata ancora una volta la prima a voler imporre ai propri cittadini il certificato sanitario, quindi la prima a stringere ferrei rapporti d’affari con le multinazionali del digitale. Solo che non lo ha fatto “alla tedesca”, distribuendo tamponi gratuiti a tutti, senza discriminare tra vaccinati e non vaccinati, in modo da imporre il controllo (ora sanitario, domani fiscale) rassicurando la popolazione. Lo ha fatto invece con la tipica avarizia italica, risparmiando sui tamponi e cercando di imporre la disciplina con il “divide et impera” del conflitto tra vaccinati e non vaccinati. Ma le nozze con i fichi secchi non sempre riescono bene. Il fronte dei vaccinati si è spaccato, perdendo per strada anche intellettuali prestigiosi che sino a poco tempo fa avevano fatto muro con l’establishment. La propaganda ufficiale continua a catalogare le resistenze popolari sotto l’etichetta “no-vax”, ma la narrazione fa acqua da tutte le parti. La “sinistra” che ha aderito alla narrativa emergenziale si trova oggi costretta a bollare come fascisti e terrapiattisti i renitenti al vaccino ed al Green Pass, poiché soltanto un’emergenza fascismo/oscurantismo può giustificare la collaborazione di questa “sinistra” con l’establishment. Per giustificarsi l’emergenzialismo ha bisogno dell’alibi di altre emergenze, perciò anche il dissenso deve essere spacciato come una nuova emergenza. Oltre la “reductio ad Hitlerum”, anche la “reductio ad complottismum” è una strada obbligata per chi non vuole prendere atto che l’emergenzialismo è una vera e propria istituzionalizzazione del conflitto di interessi, poiché a proclamare l’eventuale fine dell’emergenza dovrebbero essere proprio coloro che dall’emergenza traggono i maggiori vantaggi.

Il governo continua ad avere dalla sua gran parte dell’opinione pubblica forcaiola, ma manipolare l’opinione pubblica non è la stessa cosa che manipolare una società. L’ondata dei licenziamenti, l’arrivo delle cartelle esattoriali e delle bollette, come anche il crollo delle prenotazioni turistiche, pone in contraddizione con se stesso anche il più acceso tifoso delle più punitive misure di controllo. Ottenere disciplina senza distribuire reddito, anzi comprimendolo, non è facile dato che non si può sbarcare il lunario con l’odio. Tanto più che i media annunciano restrizioni a danno dei no-vax, salvo poi scoprire che la principale restrizione è proprio a carico dei vaccinati, con la scadenza anticipata della validità del Green Pass, ridotta da dodici a nove mesi. Si formalizza la “spinta gentile” alla terza dose e milioni di vaccinati rischiano di sprofondare nell’inferno no-vax.
In più il governo Draghi, con la sua versione avara del Green Pass, ha ottenuto l’effetto di mettere in serio imbarazzo i partner europei, sputtanando il certificato sanitario davanti a tutto il mondo come misura oppressiva, e quindi rendendone ora impossibile altrove un’introduzione soft. L’Austria, l’Olanda e il Belgio già danno problemi di resistenza popolare, perciò anche governi che volevano utilizzare molta più vasellina, sono costretti a ricorrere alle maniere forti. Si può scommettere che adesso Draghi sia molto meno apprezzato in Europa, ammesso che lo sia mai stato.
Del resto non è il caso di farsi fuorviare dalla sovraesposizione mediatica di Draghi e di sopravvalutarne l’importanza. L’emergenzialismo, analizzato nel suo complesso, non si configura come una cospirazione di un unico centro di potere, bensì come una competizione di vari centri di potere, che cercano di strapparsi l’un altro lo scettro dell’emergenza. Questo carattere competitivo e intrinsecamente conflittuale è ciò che rende l’emergenzialismo particolarmente insidioso, poiché si rischia di non vedere mai la fine dell’emergenza. Oggi vediamo Draghi incalzato dai presidenti di Regione, che fanno a gara nel radicalizzare l’emergenza ed escogitare espedienti per incrementare il sadismo sulla popolazione. All’interno della gara possono esserci anche cospirazioni, associazioni a delinquere per barare nella corsa agli affari, come può avvenire in qualsiasi altra competizione.
La maggiore concorrenza nei confronti di Draghi proviene oggi proprio dal Quirinale, che è diventato il maggiore centro di spinta emergenziale e di conseguente criminalizzazione del dissenso sociale. Alla Prima del Teatro di San Carlo di Napoli, a Mattarella è stata tributata un’altra “standing ovation” di alcuni minuti, l’ennesima; roba che nemmeno Xi Jinping può permettersi. Messinscene come queste indicano che è molto improbabile che Mattarella sia davvero disposto a lasciare a qualcun altro la presidenza della Repubblica.