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"Politically correct" è l'etichetta sarcastica che la destra americana riserva a coloro che evitano gli eccessi del razzismo verbale. "Politicamente corretto" è diventata la locuzione spregiativa preferita ovunque dalla destra. In un periodo in cui non c'è più differenza pratica tra destra e "sinistra", la destra rivendica almeno la sguaiataggine come proprio tratto distintivo."

Comidad
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 05/09/2013 @ 00:47:59, in Commentario 2013, linkato 2132 volte)
Vai a sottovalutare l'intelligenza delle persone. Il segretario di Stato USA, John Kerry, ha detto che Assad è come Hitler. Ma come gli sarà mai venuto in mente un paragone così originale?
Però, anche senza un Hitler, nel Sacro Occidente sappiamo farci rispettare. Che bisogno abbiamo noi di tiranni e dittatori? Si sa che da noi comanda l'Elettore, il Santo Elettore, e che la cancelliera Angela Merkel non muove un passo senza prima sondare gli umori degli elettori della Vestfalia e del Brandeburgo. Eppure la Leggenda del Santo Elettore non tiene conto del fatto che costui non ha mai sentito neppure nominare il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), il nuovo mercato comune che unirà le due sponde dell'Atlantico nel 2015. Non se ne è discusso in nessuna campagna elettorale europea, sebbene sarebbe stato interessante sapere cosa ne avrebbero pensato, ad esempio, gli agricoltori tedeschi; ma in questi anni sono stati intrattenuti a baloccarsi su questioni futili o inesistenti, come pagare o meno i debiti dei "PIIGS". La propaganda ufficiale è riuscita a diffondere anche in Germania, Olanda e Finlandia la fiaba leghista del Nord che mantiene il Sud, e gli elettori vengono ridotti davvero come bambini che vogliono riascoltare sempre la stessa fiaba. Intanto, nel giugno scorso, la Merkel riceveva a Berlino, in pompa magna, il presidente Obama per dare l'annuncio dell'avvento del mercato transatlantico, cantando come al solito le lodi della "concorrenza" (nome in codice delle multinazionali), foriera di milioni di posti di lavoro e di benessere per tutti. In realtà si tratta di un'integrazione dell'economia europea in quella statunitense, ed al livello degli standard sociali e produttivi degli Stati Uniti.
Neanche in Germania la notizia del TTIP è stata molto rilanciata, ed anche lì la maggior parte della gente continua a non saperne nulla. Forse perché la supina accettazione del TTIP contrasta con l'immagine rampante ed aggressiva che oggi i media vorrebbero imporre della Germania. Fu infatti la stessa Merkel, nel 2007, nella sua veste di presidente del Consiglio Europeo, a firmare il primo accordo con l'allora presidente USA, Bush. Il TTIP venne spacciato per un "accordo bilaterale", ma in effetti si poneva nella stessa linea dettata dall'Organizzazione Mondiale per il Commercio/WTO dal 1995, e ne costituiva una diretta e logica conseguenza. Infatti non c'è mai stata una vera discussione a riguardo e, solo per aver proposto di escludere dall'accordo TTIP il settore degli audiovisivi, il presidente francese Hollande si è beccato l'epiteto di "reazionario" dal presidente della Commissione Europea, Barroso. Come sorprendersi se adesso il povero Hollande vuole andare a bombardare la Siria per potersi sentire di nuovo qualcuno?
Ma la Francia non la prende sul serio nessuno, mentre è la Germania, secondo molti commentatori, a tenere per le palle l'Europa tenendo stretti i cordoni della borsa. Non c'è dubbio che la Germania abbia tratto sinora enormi vantaggi dall'euro, sino ad instaurare un vero e proprio fenomeno di sub-colonialismo sui Paesi del Sud Europa. Come è ormai arcinoto, la Germania può permettersi di pagare interessi più bassi sui propri titoli di Stato, poiché sono i Paesi con titoli "rischiosi" come l'Italia, la Spagna o la Grecia a pagare i maggiori interessi agli investitori. Allo stesso modo, l'eccessivo valore dell'euro ha penalizzato le esportazioni di concorrenti tradizionali della Germania, come l'Italia. La Bundesbank ha saputo certamente fare i propri interessi presentando l'ammissione degli altri Paesi europei al club dell'euro come un onore ed una concessione; e, probabilmente, era persino convinta che così fosse.
Sull'altare dell'Europa, un ceto politico italiano in preda alla libidine di servilismo ed all'autorazzismo, ha perciò sacrificato anche industrie in grado di infastidire i giganti tedeschi. Ciò dimostra ancora una volta che le cosiddette "borghesie nazionali" sono un mito, e che esistono solo ceti affaristici locali incapaci di concepirsi al di fuori della servitù coloniale. L'Alfa Romeo era una delle poche case automobilistiche che potevano insidiare il mercato di Mercedes e BMW, e la privatizzazione/"fiattizzazione" operata da Romano Prodi, l'ha ridotta ad un semplice marchio. Anche parte della siderurgia pubblica italiana è stata svenduta alla multinazionale tedesca ThyssenKrupp, che ci ha ringraziato ammazzando un po' di operai italiani, adesso persino con l'avallo dei nostri giudici di Appello.
Sta di fatto però che anche il debito pubblico tedesco sta toccando sempre nuovi record. Nell'aprile scorso il debito tedesco ha sfiorato il livello dell'82% del PIL. Il motivo? Ci sono da pagare le quote dell'ESM, il Meccanismo Europeo di Stabilità, quel fondo salva-banchieri che ha appena elargito sessanta miliardi di euro alle banche europee in crisi. Nonostante la diceria che la Germania tenga stretti i cordoni della borsa, in realtà sta versando all'ESM oltre centonovanta miliardi di euro.
L'ESM impegna anche l'Italia a versare qualcosa come centoventicinque miliardi di euro, e ciò nell'ipotesi che la stessa Italia un giorno abbia bisogno di farsi prestare quei soldi (sic!). L'ESM è un Fondo Monetario Internazionale in versione europea, che sinora ha riservato le sue piogge dorate ai banchieri. Anche nel suo statuto l'ESM confessa questa sua complementarietà e dipendenza nei confronti del FMI, il quale, come si sa, ha sede a Washington. A gestire direttamente la crisi finanziaria in Europa infatti è lo stesso FMI, che appena una settimana fa ha intimato alla Grecia di trasferire definitivamente la gestione dei suoi beni immobiliari ad una holding europea con sede in Lussemburgo, che porti a compimento quel programma di privatizzazioni che ridurrà i Greci alla stregua di immigrati clandestini nel proprio Paese.
Non contento, il FMI - dissimulato sotto la voce di "Troika", come se fosse un'invasione sovietica -, ora impone alla Grecia anche di disfarsi delle sue agenzie militari con tutti i dipendenti, senza indennizzi. In tal modo il FMI si rivela come il braccio finanziario della NATO, che diventerebbe l'unico controllore del territorio greco. Pare proprio difficile pensare che il caso greco non c'entri nulla con l'aggressione contro la Siria, ed ancora più difficile escludere che quest'aggressione rientri nel quadro di un'ulteriore stretta della sottomissione coloniale dell'intero Mediterraneo.
Se la Germania non comanda neppure in Grecia, tanto più risulta improbabile un dominio della Merkel sulla politica italiana. Non si capisce infatti su quale potere di pressione potrebbe contare la Germania, dato che le sue banche non sono neppure i principali detentori del debito italiano. Anzi, dal 2011 il debito pubblico italiano si è andato sempre più "italianizzando".
Ma per tanti commentatori, e persino "oppositori", fare l'antidesco oggi è sicuramente più "igienico" che fare l'antiamericano. Non è la Germania infatti non il Paese che ci occupa militarmente. Anzi, tra i suoi attuali privilegi sub-coloniali, la Germania può vantare anche la possibilità di non partecipare ad avventure militari. Bisognerà vedere però cosa rimarrà di questi privilegi quando il mercato transatlantico sarà stato avviato.
 
Di comidad (del 28/08/2013 @ 00:05:30, in Commentario 2013, linkato 2805 volte)
Una delle maggiori obiezioni nei confronti dell'umanesimo riguarda la posizione di incolmabile vantaggio che ha la menzogna nei confronti di ogni tentativo di ristabilire la verità dei fatti. Quel dispendioso apparato di intrattenimento e pubbliche relazioni che va sotto l'etichetta di "democrazia", abitua un po' tutti alla menzogna fondamentale, cioè quella dell'esistenza di una "libertà", per quanto relativa; ed il confine tra il crederci ed il far finta di crederci, è sempre più labile di quanto ci si aspetterebbe.
Un altro dei grandi supporti della menzogna è la cattiva memoria, che consente alla menzogna stessa di ripresentarsi e perpetuarsi ad onta delle smentite. Ma anche quando una menzogna sia stata smascherata, ciò non ristabilisce la verità, poiché è possibile sterilizzare il dato acquisito con un'ulteriore rete di falsità. Lo scorso anno una delle fonti di informazione considerate più autorevoli, la britannica BBC, presentò come immagine inedita di una strage attribuita al governo siriano una vecchia foto del 2003, scattata in Iraq. Una volta scoperto il falso, volenterosi commentatori accorsero in soccorso della BBC, ipotizzando che questa fosse caduta in una trappola tesa dallo stesso governo siriano per screditare l'informazione che lo riguardava.
L'argomento era chiaramente autocontraddittorio, poiché un organo d'informazione dotato dei mezzi della BBC, avrebbe potuto cadere in una trappola del genere soltanto se irrimediabilmente prevenuto e privo di intenzione di verificare i fatti. In questi giorni la propaganda occidentale ritorna all'attacco accreditando la versione fornita dai sedicenti "ribelli" siriani e dall' organizzazione "Medici senza Frontiere" su un presunto attacco chimico al gas nervino compiuto dalle truppe di Assad. "Medici senza Frontiere" ammette di non poter provare scientificamente l'uso di armi chimiche, ma "lo suggerisce con forza". Un bellissimo ossimoro, roba da poeti senza frontiere.
In un altro commento, proveniente proprio dalla "autorevole" BBC, si mettono le mani avanti rilevando la stranezza di un attacco del genere nel momento in cui Assad apre la porta agli ispettori ONU; ma poi tutti i dubbi vengono annegati sotto la presunta evidenza delle presunte prove. In effetti di evidente c'è soltanto l'ostilità dei media ed il loro zelo nel confezionare un casus belli.
Fortunatamente si può mentire solo sino ad un certo punto, dato che la verità riesce ad aprirsi un varco persino tra le righe delle dichiarazioni più mendaci, perciò le intenzioni nascoste tendono a scoprirsi. Purtroppo bisogna fare lo sforzo di cercare questi barlumi di autenticità. Il segretario di Stato USA, John Kerry, si dichiara sicuro che le armi chimiche siano state usate in Siria, e che gli ispettori ONU non potranno che accertarlo. Ma da dove gli deriverebbe tanta sicurezza, se lui non ci avesse niente a che fare con l'uso di quelle armi chimiche?
Attualmente sulla questione siriana è in atto uno scontro diplomatico tra gli Stati Uniti ed una Russia che sembrerebbe proiettata verso un nuovo protagonismo; sebbene occorra ancora aspettare per essere sicuri che anche Assad non finisca nella lunga lista di quelli mollati da Putin, insieme con Milosevic, Saddam Hussein e Gheddafi. L'attuale fermezza russa non appare sufficiente per scoraggiare le pose aggressive dell'amministrazione statunitense, la quale però tiene a precisare che comunque non agirebbe da sola. Ancora una volta si scopre che sono gli "alleati" il perno di ogni operazione colonialistica.
Che non si riesca mai a mentire del tutto, ce lo ha dimostrato anche il Presidente del Consiglio Enrico Letta nella sua visita della settimana scorsa ai militari italiani in Afghanistan. La sua prosa è degna di un'estesa citazione: "... noi siamo parte di un sistema in cui ognuno fa la sua parte. Nessun paese libero può sottrarsi agli impegni di stabilizzazione per la pace. Solo con la NATO, l'ONU e l'Unione Europea possiamo risolvere insieme i problemi che il terrorismo e l'assenza di pace comportano. "
Quindi, secondo Enrico Letta, l'essere un Paese "libero" consiste nel far parte di un sistema dai cui obblighi non si scappa, e quando la NATO, l'ONU e la UE ordinano, si obbedisce e basta. Allora, chi è il Paese militarmente occupato? L'Afghanistan, o noi? Uno dei punti di forza della propaganda imperialistica consiste in una sorta di aspetto ludico, cioè nell'entrare a far parte di un'opinione pubblica "occidentale" che può giocare ad interpretare il ruolo del giudice, condannando e perseguitando il "dittatore pazzo" di turno. Si tratta di un gioco che coinvolge emotivamente come un videogame, ma che ti consente anche di coltivare l'illusione di un'inesistente distanza dai guai. In realtà ogni volta che un Paese viene indotto a partecipare ad una di queste aggressioni, poi l'aggressione si risolve in un maggiore controllo coloniale della potenza dominante sui suoi "alleati". La collaborazione militare tra i Paesi NATO diventa non solo occupazione militare di un territorio come quello italiano, ma anche crescente integrazione delle forze armate del Paese occupato con quelle dell'occupante. Non soltanto il territorio italiano non è più italiano, ma nemmeno le sue forze armate. La perdita della moneta nazionale è la diretta conseguenza della perdita delle forze armate. L'apparato tradizionale dello Stato nazionale è stato riconvertito dall'imperialismo in una macchina funzionale alla colonizzazione.
Giocare a fare l'Occidente per un Paese come l'Italia quindi è nocivo, eccome. La coincidenza delle date può essere indicativa. Nel 2011 l'Italia partecipò all'aggressione della NATO contro un Paese amico ed economicamente complementare, la Libia, il cui leader era stato opportunamente criminalizzato da una campagna mediatica. A poche settimane dalla conclusione della guerra libica, anche l'Italia ne fece le spese al vertice G20 di Cannes del novembre 2011, nel quale il Buffone di Arcore, ancora nella carica di Presidente del Consiglio, acconsentì ad aprire i libri contabili dell'Italia a cicliche ispezioni del Fondo Monetario Internazionale, cioè il braccio finanziario della NATO. L'ultima ispezione del FMI si è conclusa poco più di un mese fa. La condizione coloniale dell'Italia è stata quindi esplicitamente formalizzata dall'atto di sottomissione al FMI da parte di un Presidente del Consiglio che molti commentatori si ostinano ancora a presentare come un avversario dei "poteri forti" sovranazionali.
L'imperialismo viene spesso ridotto ad una categoria astratta, come se si trattasse di una semplice gerarchia dei rapporti internazionali, senza tener conto che la gerarchizzazione comporta privilegi da una parte e servitù dall'altra; perciò la condizione di subordinazione comporta il passare per il tritacarne della colonizzazione economica e finanziaria: disoccupazione, precarizzazione, delocalizzazione, indebitamento, crescente prelievo fiscale, distruzione della previdenza, dell'istruzione e della sanità pubbliche. Si tratta di quelle che, nel gergo FMI, si chiamano "riforme strutturali". A fare il lavoro più sporco delle "riforme strutturali" per conto del FMI, è stato però Mario Monti, quindi il Buffone è riuscito ancora una volta a rigenerare la sua immagine "antagonistica" da povero perseguitato, giocando sulla distrazione e sulla cattiva memoria dei suoi irriducibili fans, sempre pronti a dare la colpa alle donne o ai meridionali. A proposito di bugie dalle gambe lunghe.
L'unico argomento a favore di Monti è sempre stato quello che "almeno ci ha liberato dal Buffone". Oggi scopriamo che Monti invece era lì per porre le basi del riciclaggio e della eternizzazione del Buffone, cioè del burattino del FMI. Un'eventuale aggressione diretta della NATO contro la Siria vedrebbe come scontata la partecipazione italiana, ed a sancirne il risultato sarebbe ovviamente un'ulteriore stretta coloniale a base di "riforme strutturali" di marca FMI.
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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