Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
"Poniamo nuovamente in evidenza un nostro articolo dell'11 novembre scorso per contribuire a chiarire quanto è avvenuto nell'elezione del Presidente della Repubblica."
L'emergenza è il doping del potere, ma anche l’emergenzialismo permanente ha i suoi inconvenienti. I “costituzionalisti” come Cassese e Zagrebelsky ci hanno fatto sapere che tutte le garanzie legali possono essere azzerate in base ad espedienti retorici come il richiamo alla “solidarietà” o al “giuridico indifferenziato”, perciò non ci sono più regole a cui riferirsi, solo arbitrio dispotico. Ma se si dichiara che non ci sono più regole da violare caso per caso, allora quello che chiamiamo “Stato” non può neanche più barare: è infatti la legalità a determinare la possibilità di quella rendita di posizione che è l’illegalità, principalmente l’illegalità di Stato. Se scompare il miraggio della legalità, il baro per antonomasia, lo Stato, non può più ingannare nessuno.
Con candore estremo la commissione parlamentare antimafia ci ha comunicato che i lockdown hanno determinato una concentrazione forzosa di capitali a favore del crimine organizzato; e quindi anche della finanza globale, dato che i proventi della criminalità mafiosa, per potersi “lavare”, devono rientrare nei circuiti finanziari internazionali. Lo Stato ha quindi usato le forze dell'ordine (?) per impedire alle persone per bene di lavorare e produrre reddito, consegnandole ai ricatti del crimine organizzato. Adesso con il Green Pass migliaia di piccole imprese sono costrette per sopravvivere a stare fuori della legge, e persino i vecchietti che non controllano la certificazione verde alle loro badanti, diventano dei criminali. Oggi risulta difficile per lo Stato evitare di essere percepito da gran parte della popolazione come un'astrazione giuridica che fa da alibi e paravento ad un'associazione a delinquere.
Per confondere le acque, i media dovrebbero propinarci la solita solfa sui governi incompetenti e incapaci; invece sono ancora impegnati a narrarci del migliore dei governi possibili. Ma fino a quando la narrazione entusiastica ed il culto della personalità potranno reggere, e Draghi sfuggire alla graticola del ludibrio? Nel frattempo ci hanno raccontato che Mario Draghi avrebbe scoperto l'acqua calda, e cioè che quello di Presidente del Consiglio è un mestiere da sfigato, perciò nel caso che non fosse eletto Presidente della Repubblica, pianterebbe baracca e burattini.
In realtà Draghi già lo sapeva, solo che Mattarella lo ha incastrato assegnandogli l'incarico di formare il governo: se Draghi avesse rifiutato o avesse fallito nel formare il governo, si sarebbe screditato per la corsa al Quirinale, dove risiede il vero monarca assoluto. Analizzare la questione della corsa al Quirinale secondo i canoni di venti o trent'anni fa, è pura finzione, poiché oggi in Italia il Presidente della Repubblica domina il governo e il parlamento.
Ora Draghi rischia di rimanere prigioniero a Palazzo Chigi, dove, ci narrano ancora i media, sarebbe insostituibile. La prospettiva della rielezione di Mattarella è favorita da candidature terroristiche come quella del Buffone di Arcore. Di fronte al timore di vedere il Quirinale trasformato in un puttanaio, sarebbe non solo ragionevole, ma doveroso, affidarsi di nuovo alla morigerata e sperimentata “saggezza” di Mattarella; e questi, secondo la narrazione, non potrebbe negarsi alla rielezione nonostante la sua naturale ritrosia agli onori.
La sovraesposizione mediatica di Draghi è finora servita a dissimulare i veri traffici che hanno dato vita all'attuale governo. La Lega è entrata nel governo, ma non perché soggiogata dalla personalità magnetica dell'ex presidente della BCE. I media accusano la Lega di strizzare l'occhio ai no-vax, mentre in realtà la Lega sta fornendo la sua omertà alla narrazione ufficiale, avallando le fiabe dell’emergenza pandemica e della presunta pioggia di miliardi del Recovery Fund. Lo fa però in cambio dell’autonomia differenziata, che infatti il governo Draghi ha rilanciato con l'ultima manovra finanziaria. Tradotta in termini accessibili, la locuzione “autonomia differenziata” significa più soldi ai Presidenti delle Regioni del Nord per gestire i propri affari.
Abbiamo assistito al gioco delle parti tra l’eurofilo Giorgetti e il “sovranista” Salvini, ma il finale della commedia ha dimostrato che era una messinscena. I sonni dell'opinione pubblica politicorretta sono agitati dall'asse del male tra Salvini, Bolsonaro e Orban. Ma, se si segue il filo dei soldi e degli affari, anche la mitologia dello scontro epico tra “europeisti” e “sovranisti” si dilegua. Infatti il PD è totalmente schierato a favore dell'autonomia differenziata, come dimostra il feeling tra il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, con i presidenti leghisti Fontana e Zaia. Bonaccini è parecchio irritato dal rischio che lo scontro per il Quirinale faccia cadere il governo e blocchi la legge di bilancio, che contiene l’agognata autonomia differenziata.
Le Regioni già controllano il business della Sanità, ma ora c’è in vista anche quello della Scuola. La regionalizzazione dell’istruzione pubblica rappresenta il grande oggetto del desiderio; un desiderio trasversale alla Lega ed al PD.
Nel novembre del 2020 i media ci ammonirono di non credere alle fake news diffuse da Guido Bertolaso sui 2000 euro in più che fruttava a ogni ospedale la degenza di un malato di Covid. Si trattava effettivamente di una bufala, dato che, in base a ciò che dice la Gazzetta Ufficiale, l’incremento tariffario stanziato dal governo è di 3713 euro se il ricovero del paziente Covid avviene esclusivamente in area medica, mentre è addirittura di 9697 euro se il paziente risultato positivo al tampone transita in terapia intensiva. Non c’è quindi da sorprendersi se diventano pazienti Covid anche i ricoverati per un’unghia incarnita. Chi parla di teorie del complotto evidentemente non sa che il denaro modifica la percezione della realtà e ti fa vedere le cose come vuole lui, lasciandoti in premio una tranquilla coscienza.
La droga Covid riduce tutti a mendicanti in attesa dei “ristori” del governo. I soldi promessi non sono neppure tanti ma l’emergenza ha “educato” migliaia di piccole imprese prostrate dalle chiusure forzate, dagli ostacoli frapposti da Green Pass e dagli aumenti delle bollette a subire tutto stendendo la mano in attesa della mancia salvifica. Le organizzazioni di categoria dei baristi e dei ristoratori non si accorgono neppure che il Green Pass è un’app che favorisce sfacciatamente l’economia delle app. Una comitiva di amici preferirà ordinare la cena a casa con una delle tante app della ristorazione con consegna a domicilio, piuttosto che rischiare che qualcuno rimanga fuori dal ristorante perché non ha il Green Pass, oppure perché proprio quella sera il suo cellulare si è scaricato. Ma denunciare la sfacciata operazione di lobbying del governo potrebbe comportare il rischio di farsi escludere dall’elemosina.
La “distruzione creatrice” predicata da Draghi e dalla sua lobby del Gruppo dei Trenta spalanca la strada alle multinazionali delle app, ma i nuovi soggetti economici col loro fatturato non potranno compensare le perdite del PIL e dei posti di lavoro e, di conseguenza, del gettito fiscale. In un Paese impoverito chi dispone di liquidità monetaria sposta i rapporti di forza tutti a proprio favore. Grazie agli acquisti di titoli pubblici che la Banca Centrale Europea opera con vari programmi di immissione di liquidità, il governo italiano nel solo 2021 ha ricevuto 159 miliardi di euro. Il mitizzatissimo Recovery Fund invece ci spalmerebbe in tempi geologici 201 miliardi, in gran parte però versati preventivamente dal governo italiano al fondo gestito dalla Commissione Europea, perciò, tra dare e avere, si tratta di molto meno.
Il Recovery Fund rientra quindi nelle fake news, nell’intrattenimento fantastico, mentre a drogare davvero il senso di onnipotenza del nostro governo è la BCE con i suoi faraonici programmi di acquisto di titoli pubblici. Il 31 marzo prossimo il principale di questi programmi di acquisto, il PEPP, dovrebbe cessare, ma il nostro governo fa di tutto per accreditare l’idea che l’emergenza non sia finita, anzi, che non deve finire mai. Chissà perché.
I flussi finanziari possono destabilizzare un Paese e cambiare di colpo la psicologia delle persone. All’inizio degli anni ’90 in Bosnia arrivarono i capitali dell’Arabia Saudita indirizzati ai leader mussulmani, o per meglio dire, arrivarono capitali che fabbricarono dal nulla quei leader. Il denaro risveglia le coscienze, le identità e la memoria, così tanti bosniaci si ricordarono d’improvviso di essere mussulmani. Altro che terapie dell’Alzheimer! Il risultato fu comunque una guerra civile che spaccò persino le famiglie. Nel frattempo tutti i commentatori parlarono di “risveglio etnico”. Il denaro ti fa vedere le cose come vuole lui, ma per sé mantiene il dono dell’invisibilità.
Senza il Quantitative Easing, il Pandemic Emergency Purchase Programme e gli altri consimili programmi di acquisto della BCE, le lobby multinazionali si sarebbero potute solo sognare la loro “distruzione creatrice”. L’attuale svolta tirannica del governo italiano viene paragonata al nazismo da molti commentatori, ed in effetti il nazismo è stato il primo regime ad applicare su vasta scala le tecniche di biopolitica, anche se non le ha inventate. Ma il nazismo, pur nella sua follia criminale, considerava il popolo come una risorsa. Hitler non avrebbe mai esposto la sua diletta gioventù ariana ai rischi a lungo termine dell’inoculazione di sieri sperimentali, perché i malati di cancro non possono produrre ed impugnare armi. La suddivisione tra ariani e non ariani, non prevedeva gli ariani a scadenza, come invece impone il Green Pass, per cui oggi un bi-vaccinato viene considerato alla stregua di un paria no-vax.
L’idea che la tecnologia informatica possa trasportare le masse verso un trans-umanesimo appare come una trans-cazzata, dettata dall’euforia dovuta al denaro a pioggia riversato dalle Banche Centrali. L’oligarchia nostrana coltiva i suoi sogni di primato mondiale nell’imposizione del Green Pass, ma li poggia sui debiti e sulle bolle finanziarie. L’impressione è che non si sia di fronte ad un nuovo modello di società, bensì in un sistema drogato dalla finanziarizzazione dell’emergenza.
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