Negli Stati Uniti, date le distanze, il flusso di benzina è come la circolazione sanguigna della società. Il fatto che negli USA, che pure sono uno dei maggiori produttori di petrolio,
il prezzo della benzina sia raddoppiato in meno di un anno, mette in crisi la tenuta sociale del Paese. I nostri servizi segreti dovrebbero tenere d’occhio anche l’insospettabile agenzia ANSA, che dà conto dei malumori del popolo americano, sottolineando che esso non crede a Biden quando questi cerca di scaricare la colpa degli aumenti su Putin.
La crisi energetica era conclamata già dallo scorso anno. Vi fu anche un Consiglio dei Ministri dell‘Energia europei che si risolse con un nulla di fatto, concludendo che gli approvvigionamenti e i contratti fossero affare dei singoli Paesi. Nello scorso mese di dicembre era chiaro a tutti che si sarebbe andati incontro ad un anno drammatico sul tema dell’energia. Nello stesso periodo in Italia fu convocato ben tre volte il Consiglio dei Ministri durante le festività natalizie, ma
non per parlare di energia, bensì per prendere provvedimenti vessatori nei confronti dei non vaccinati. Per il governo Draghi la priorità era, ed ancora è, quella di irreggimentare e controllare la popolazione.
Dopo due anni di grancassa sulle mirabilie del Recovery Fund, ci si fa sapere adesso che l’Italia è nei guai, poiché la Banca Centrale Europea, dopo la chiusura del PEPP a marzo,
dal primo di luglio cesserà anche l’ultimo programma di acquisti del debito pubblico dei Paesi europei, l’APP. La sopravvivenza dell’Italia quindi non era legata ai quattro spiccioli ed ai prestiti del Recovery Fund, ma alla creazione di moneta da parte della BCE. I soldi che l’Italia deve alla BCE sono puro esercizio contabile, dato che si tratta di denaro creato dal nulla. I prestiti del Recovery Fund invece vanno restituiti e comportano innumerevoli vincoli. E allora si dovrebbe spiegare perché il governo Draghi, a differenza degli altri Paesi europei, non ha approfittato fino in fondo della fonte miracolosa della BCE ed ha tenuto invece a far indebitare l’Italia anche col Recovery Fund. Sarebbe però un errore sopravvalutare il ruolo personale di Draghi, poiché si tratta di uno schema di potere consolidato e ricorrente, per cui qualsiasi altro Presidente del Consiglio avrebbe fatto lo stesso.
Ancora una volta i vincoli sono stati cercati e creati ad arte, a dimostrazione che la vera priorità dell’oligarchia nostrana non è affatto la tenuta dell’economia, bensì il controllo sociale in quanto tale. La capacità di esercitare il controllo sociale è il percorso di grandeur e di status internazionale che storicamente l’oligarchia italica si è delineato. Si tratta di un fenomeno di auto-colonialismo, nel quale l’oligarchia di un Paese stabilisce un “vincolo esterno” che serve da ombrello e da alibi per giustificare l’oppressione della propria popolazione. Aver ridotto l’Italia ad un laboratorio delle multinazionali consente agli oligarchi italiani di inserirsi nel giro delle lobby che contano. Si entra dalla porta di servizio, ma l’arte dei servi sta nel saper rendersi indispensabili.
Se si vuole trovare un modello di potere analogo a questo, occorre ritornare a figure legate al vecchio latifondismo: i campieri. Le confraternite dei campieri furono alla base della nascita delle organizzazioni mafiose che conosciamo. Una memoria storica falsata localizza il fenomeno solo in Sicilia, ma in realtà era molto più esteso. La storiografia ufficiale se ne è occupata pochissimo, ma se ne trovano tracce nell’ambito della letteratura realistica. Nel romanzo “Adua” di Manlio Cancogni (pubblicato con lo pseudonimo di Giuseppe Tugnoli) si narra delle bande criminali al servizio dei latifondisti in Emilia-Romagna, la cui influenza arrivava sino alla Liguria. Dal romanzo fu tratto anche
uno sceneggiato televisivo RAI, fedele al romanzo e piuttosto pregevole nella realizzazione, a cura del regista Dante Guardamagna.
I campieri non erano semplici guardiani del latifondo al servizio dei baroni, poiché perseguivano un proprio schema di potere, per cui il servo era in grado di intimorire e spaventare anche il padrone mostrandogli la propria capacità di esercitare un controllo capillare e spietato sui braccianti. La condizione servile diventava così un trampolino di lancio per un percorso di potere criminale, in grado di scalzare alla lunga anche i baroni. Emigrati in America, molti ex campieri misero le loro “competenze” al servizio degli industriali per la repressione antioperaia. Anche in quel caso la dinamica servo-padrone consentì alle organizzazioni mafiose di acquisire il controllo di strutture economiche strategiche come i porti.
I nostri oligarchi esibiscono all’estero la loro capacità di trasformare gli Italiani in animali addestrati, in animali da circo, a cui imporre qualsiasi umiliazione: “riforme strutturali”, lockdown, mascherine, Green Pass, obbligatorietà di un vaccino non approvato in via definitiva, e di qui a poco anche il razionamento energetico. La propaganda ufficiale rappresenta da sempre il popolo italiano come indisciplinato e spendaccione, in modo da esaltare le doti di “domatori” dei nostri campieri, che così riscuotono la considerazione ed il timore delle oligarchie straniere, alle quali pur essi si mostrano sottomessi. La rappresentazione mitologica dei “vizi italici” consente anche ai poteri criminali nostrani di mimetizzarsi nelle pieghe della retorica “educazionista”, riscuotendo così il plauso dell’opinione pubblica moralista, quella pronta ad attribuire una funzione salvifica ai provvedimenti punitivi.
Chi pensa che il problema dei nostri oligarchi sia la loro eccessiva sottomissione alla NATO ed alla UE, magari si illude che, avendo come sponda internazionale la Russia, le cose potrebbero andare meglio. In realtà passare da una sponda imperialistica ad un’altra servirebbe soltanto a vedere i nostri oligarchi, i nostri campieri, trasformarsi da cacciatori di “putiniani” in cacciatori di “anti-putiniani”.