Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Poco più di una settimana fa il ministro della Difesa Crosetto aveva proclamato che le armi consegnate dall’Italia all’Ucraina non dovevano essere usate in territorio russo; sennonché anche stavolta sta cambiando idea. Come si diceva anni fa, non è colpa sua, è colpa della società; per la precisione, è colpa della società per azioni, la Leonardo SPA. Da consulente della Leonardo, il ministro Crosetto deve prendere atto che la nostra super-azienda degli armamenti è troppo integrata con le omologhe multinazionali americane perché il nostro governicchio possa permettersi atteggiamenti autonomi. La Leonardo non si limita a produrre F-35 per conto della Lockheed Martin, ma è intrecciata anche con la Boeing, con la quale fabbrica
gli elicotteri Grey Wolf. Si tratta in effetti di un modello di un precedente elicottero della Leonardo, che Boeing avrebbe “aggiornato”, tanto da strappare un contratto di fornitura miliardario al Pentagono.
Leonardo collabora con la Boeing anche per il settore dell’aviazione civile, infatti produce nello stabilimento di Grottaglie
parti in carbonio per la fusoliera del 787. Lo stabilimento è rimasto chiuso alcuni mesi a causa dei problemi di Boeing. Di questi problemi la Leonardo aveva avuto un’avvisaglia, dato che
nel 2022 un Boeing 747 in partenza da Taranto Grottaglie, che trasportava le parti di fusoliera prodotte in loco, perse una ruota in fase di decollo. Tutto ciò che riguarda la Boeing è un po’ surreale e iperbolico, una di quelle storie che, come diceva Pirandello, non hanno bisogno di essere verosimili perché sono vere.
Poco più di un mese fa un Boeing 757-200 ha perso a sua volta una ruota in fase di decollo da Los Angeles. Cinque mesi fa un incidente analogo era accaduto ad
un Boeing 777 in partenza da San Francisco. Visto che siamo nel surreale non poteva mancare il gioco di parole alla Bergonzoni, infatti
nel gennaio scorso un Boeing 737 Max ha perso un portello mentre era in volo e ha dovuto fare un atterraggio di emergenza a Portland.
Ma Boeing non si fa mancare niente quando si tratta di far fuori i passeggeri; infatti nel luglio scorso la Federal Aviation Administration ha effettuato
un’ispezione urgente alle maschere d’ossigeno dei Boeing 737 in seguito a numerose segnalazioni di malfunzionamento. Meno male che qualche volta Boeing viene pescata con le mani nel sacco insieme con altre multinazionali del settore. Boeing ed Airbus sono entrambe
sotto indagine per aver falsificato la documentazione in modo da far passare come titanio ciò che non lo era. Di recente alcuni dipendenti della Boeing hanno testimoniato in pubbliche inchieste affermando che chiunque segnali alla direzione aziendale dei
problemi di sicurezza viene ignorato nel migliore dei casi ma più spesso minacciato. Il risvolto inquietante non poteva mancare, infatti
due dipendenti che avevano testimoniato contro la Boeing sono morti in circostanze tragiche.
Nel luglio scorso Boeing si è dichiarata colpevole di “criminal fraud conspiracy”, cioè di associazione a delinquere a fini di frode per non aver ottemperato ad un accordo volto a riformarla dopo due incidenti a dei 737 Max che avevano causato la morte di 346 persone tra passeggeri ed equipaggi.
La Boeing è sfuggita al processo penale accettando di pagare una multa di poco più di 243 milioni di dollari. La Boeing ha quindi ammesso di aver violato un altro accordo giudiziario analogo già raggiunto nel 2021, che prevedeva il pagamento di una multa di due miliardi e mezzo. La disinvoltura con cui questi accordi vengono violati fa sorgere
dubbi sul fatto che le multe siano effettivamente pagate e che non si risolva tutto con dilazioni su tempi biblici.
L’aspetto interessante in questi provvedimenti giudiziari non è tanto l’ovvia e scontata impunità accordata ai potenti, quanto invece la trappola ideologica (e mitologica) di questi progetti di riforma e redenzione, come se la Boeing avesse derogato dal capitalismo “sano” e quindi dovesse essere “guarita” e ricondotta sulla retta via. Si tratta di una trappola ideologica in cui spesso le opposizioni si infilano da sole, poiché c’è una remora a riconoscere che nel cosiddetto capitalismo fisiologia e patologia coincidono, perciò qualsiasi multinazionale rappresenta un caso di delinquenza comune. La Boeing può essere considerata un caso limite ma non un caso atipico. Le leggi federali statunitensi prevedono che le aziende che perseguono comportamenti criminali non possano accedere agli appalti per la Difesa. Se fosse davvero così non si potrebbe appaltare a nessuno; invece Boeing ha ottenuto il contratto per la vendita degli elicotteri Grey Wolf prodotti con Leonardo. Inoltre la Boeing non si limita a fornire le bombe che stanno distruggendo Gaza e la sua popolazione, ma, in base agli ultimi contratti,
sta rifornendo l’Ucraina di bombe plananti.
Nel 2019 risultava che Boeing era soltanto al decimo posto come contributore alle campagne elettorali dei parlamentari statunitensi, anche se superava in classifica l’azienda concorrente Lockheed Martin. Tra i molti milioni di dollari distribuiti da Boeing ai vari candidati, ci sono quelli per la campagna elettorale di Hillary Clinton.
Dopo la vittoria di Trump nel 2016 la Boeing ha pensato bene di contribuire a posteriori alla sua campagna elettorale con un milione di dollari. Barack Obama, che aveva fatto lo schizzinoso nel 2008, accettò invece il finanziamento della Boeing nel 2012.
Un settore nel quale invece la Boeing vanta il primato assoluto è quello della porta girevole tra le carriere nelle istituzioni pubbliche e le carriere nelle aziende private. Un rapporto della senatrice Warren ha mostrato che vi sono stati almeno ottantacinque casi di porta girevole tra il Pentagono e la Boeing. Nella porta girevole la multinazionale Raytheon si piazza solo seconda, anche se come pluri-portagirevolista ha addirittura il Segretario alla Difesa Lloyd Austin.
Finora la senatrice Warren l’ha passata liscia, mentre in Italia se un politico o un giornalista si azzardassero a segnalare il sistema di porta girevole tra servizi segreti e Leonardo SPA, si ritroverebbero immediatamente indagati per complicità col terrorismo. Boeing si è appena dichiarata nuovamente colpevole di “criminal conspiracy”, ma potrebbe sempre invocare la scusa di vivere in un sistema nel quale la legalità e l’illegalità, così come il pubblico e il privato, sono assolutamente indistinguibili.
Ogni azione che Israele compie non fa altro che riaffermare la sua dipendenza dalla tutela e dal denaro degli Stati Uniti. Israele ricorda un tipo di personaggio da soap opera, cioè il figlio di papà, viziato, scapestrato e tossicodipendente, spesso arrogante col genitore, ma che viene costantemente tirato fuori dai guai grazie al portafogli ed alle conoscenze di papà.
L’ultimo regalo di Biden è un assegno di tre miliardi e mezzo di dollari, con cui Israele dovrebbe rifornirsi di armi americane nei prossimi anni. Ovviamente gran parte di quei soldi farà come Lassie e tornerà a casa in forma di contratti per le multinazionali delle armi e di tangenti per i parlamentari; ma le cleptocrazie funzionano appunto con questi meccanismi di sponda.
La tossicodipendenza non c’è soltanto nei confronti del giro di denaro ma anche dei miti che giustificano quel giro di denaro. Già Israele è fondato sul falso storico della sua nascita come conseguenza dell’Olocausto. In realtà la lettera del ministro degli Esteri inglese Balfour al banchier-barone Rothschild, con la quale il Regno Unito riconosceva una patria ebraica in Palestina, porta la data del 1917; quindi si trattava di creare un avamposto coloniale occidentale nei territori strappati all’impero ottomano. Una delle ultime balle in ordine di tempo è quella del
“pogrom” del 7 ottobre, che nei nostri media è diventato un mantra intoccabile, ad onta del fatto che la stampa israeliana ha documentato il ruolo determinante del “fuoco amico” nelle dimensioni della strage. “Fuoco amico” per modo di dire, poiché, secondo le testimonianze, la priorità è stata volutamente data al colpire i “terroristi” e impedirgli di prendere ostaggi, anche a costo dell’eliminazione di cittadini israeliani.
A Moshe Dayan viene attribuita
la dottrina del “cane pazzo”, secondo la quale Israele deve sempre avere reazioni sproporzionate ed esageratamente brutali. Simulare l’irrazionalità servirebbe infatti a terrorizzare il nemico ed indurlo a non compiere mosse avventate. Sembra “Enrico IV” di Pirandello: il personaggio protagonista sta fingendo di essere pazzo, oppure la sua pazzia consiste nell’illudersi di fingerla? Ma l’epopea del “cane pazzo” può anche rientrare nello schema emergenzialismo-assistenzialismo per ricchi. Tanto per fare un esempio: le pazzie di Israele hanno letteralmente salvato la multinazionale Boeing, che si regge ormai soltanto sul
business delle bombe, come quelle che Israele sta lanciando su Gaza, che sono appunto di marca Boeing. Da anni infatti Boeing non riesce più a produrre un aereo che stia in volo, o con sportelli in grado di chiudersi o ruote che non si stacchino al decollo. Dal punto di vista produttivo le corporation si sono dimostrate dei
mostri di inefficienza: prosperano inizialmente sulla commercializzazione di qualche tecnologia elaborata in ambito militare e pagata dal denaro pubblico; dopo di che, per presentare bilanci in attivo agli azionisti, devono tagliare sugli investimenti e sul personale. Meno male che ci sono Israele e la NATO sempre lì a provocare e destabilizzare, sennò le bombe non le vendi. Israele cane pazzo sì, ma col guinzaglio.
Un altro mito fondante di Israele, collaterale al “cane pazzo”, è quello della “vendetta”, col mito annesso dell’abilità del Mossad negli omicidi mirati. Un buffo articolo di Gianluca Di Feo su “Repubblica” ci parla di
sei gradi di separazione tra il Mossad e le sue ignare fonti di informazione. In realtà l’articolo dovrebbe intitolarsi “sei gradi di puttanate”, poiché si tratta di una serie di illazioni sconnesse basate su una premessa arbitraria. Non c’è infatti nessuna prova che il “dirigente di Hamas” ucciso a Teheran fosse di per sé il bersaglio pianificato in anticipo, o che invece non sia stato ucciso semplicemente perché in quel momento fosse il più disponibile e facile da colpire, in quanto costretto ad esporsi per partecipare ad una cerimonia ufficiale.
In particolare manca qualsiasi prova documentale, e neppure qualche riferimento concreto, a supporto di
uno dei miti più diffusi sul Mossad, cioè la storia secondo cui i suoi agenti sarebbero stati in grado di colpire tutti, o quasi tutti, i responsabili dell’organizzazione dell’attentato di Monaco del 1972. Al contrario, è documentato
il caso di Ahmed Bouchiki, assassinato dal Mossad nel 1973 per un banale scambio di persona. Ci sono anche
esempi in cui i bersagli sono stati agenti del Mossad, come nel caso dell’imbarcazione colpita nel maggio dell’anno scorso sul Lago Maggiore. Pare che agenti italiani ed israeliani fossero a caccia di “oligarchi russi” in contatto con degli iraniani per l’acquisto di droni.
Uno dei fiaschi più famosi non riguarda proprio il Mossad ma una sua “emanazione”, il Lakam, diretto nientemeno che da Rafi Eitan, uno degli agenti del Mossad che nel 1960 riuscirono a rapire Adolf Eichmann in Argentina. Rafi Eitan del Mossad non va confuso con l’omonimo generale dell’esercito israeliano che fu uno dei responsabili della guerra israelo-libanese degli anni ’80. Mentre il suo omonimo faceva fiasco in Libano, il Rafi del Mossad non riusciva ad evitare che nel 1985 venisse beccato dal FBI un agente dei servizi segreti della Marina statunitense che spiava per conto di Israele, Jonathan J. Pollard. In Israele
l’operazione Pollard fu molto criticata, e non perché Israele stesse fregando il suo finanziatore statunitense, ma per il modo cialtronesco in cui il doppio agente Pollard era stato mandato allo sbaraglio da Eitan.
Costretto a dimettersi per lo scandalo e poi costretto anche ad accettare un mega-stipendio per dirigere una grande azienda chimica, Rafi Eitan negli anni ’80 si segnalò anche per i suoi contatti con il presidente colombiano Virgilio Barco, dal quale ebbe un contratto per svolgere il ruolo di “consulente”. Non si sa per certo se vi sia un nesso diretto tra le due cose, ma nello stesso periodo
militari israeliani erano in Colombia per addestrare componenti dei cartelli della droga.
La presenza di Eitan in Colombia coincise con l’esecuzione di circa seimila omicidi ai danni di esponenti del partito di sinistra Unione Patriottica. Non vi sono documenti scritti che lo confermino, ma, secondo testimonianze, il “consiglio” di ricorrere a quella eliminazione di massa fu elargito a Barco proprio da Eitan. Immaginiamoci la delusione del povero Virgilio Barco, che aveva ingaggiato l’uomo che aveva catturato Eichmann, illudendosi di poter ricevere dal quel super agente del Mossad chissà quali “dritte” sul modo di neutralizzare gli avversari politici; invece si ritrovò la solita tecnica di farli fuori tutti. Secondo le testimonianze Eitan sollecitò a Barco anche un secondo contratto per eseguire lui gli omicidi, ma i militari colombiani si opposero, perché, dato che si trattava soltanto di sequestrare ed ammazzare delle persone, loro erano capacissimi di farlo da soli. Ma guarda che irriconoscenza.