Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
In questi ultimi decenni è cresciuta, anche negli ambienti più insospettabili, l’insofferenza verso la cosiddetta “sinistra”, ritenuta foriera di pulsioni totalitarie. Sebbene le motivazioni di tanta insofferenza siano perfettamente comprensibili e condivisibili, l’approccio al problema appare invece completamente fuorviante. Per quanto l’astio tra “destra” e “sinistra” sia autentico e sincero, addirittura parossistico, ciò non toglie che le due sponde opposte facciano insieme sistema, o gioco delle parti, poiché si avviano dalle stesse premesse, cioè dalle stesse gerarchie antropologiche. La mitologia di destra si basa sul culto della forza, magari ribattezzata eufemisticamente “merito”, che andrebbe lasciata libera di esprimersi anche a scapito dei deboli, ma in definitiva a loro vantaggio, poiché ne verrebbero indirizzati e disciplinati. La “sinistra” pretenderebbe invece di porre alla “forza” dei limiti morali, da imporre attraverso la legge o l’educazione, o entrambe. La diatriba tra liberismo e socialismo si appunta su questo schema, che comunque non scalfisce il mito della “forza”.
Il successo delle fiabe pseudo-economiche “neoliberiste” di Milton Friedman è stato dovuto alla loro completa aderenza a questo schema mitologico. Stranamente (ma neanche tanto) i più accaniti “bevitori” delle dottrine neoliberiste stanno proprio a “sinistra”, dove si prende sul serio ogni sillaba di Friedman, in modo da potersene scandalizzare. A “sinistra” è bersaglio di particolare indignazione morale la tesi di Friedman secondo la quale l’impresa è responsabile solo verso i suoi azionisti e quindi non verso la società. Il problema di questa affermazione non consiste nel suo irresponsabile egoismo e nella sua immoralità, ma semplicemente nel fatto che non ha nessuna attinenza con la pratica effettiva delle imprese quotate in Borsa. Nessuna bolla azionaria crea valore di per sé, bisogna riempirla con qualcosa; tanto per cominciare si diminuiscono le tasse per le imprese, e il vuoto nel bilancio lo si copre aumentando le tasse sui consumi.
Anche Reagan, come già la Thatcher, era andato al potere promettendo una diminuzione delle tasse; in realtà le ha diminuite solo ai ricchi, mentre anche lui, come già la Thatcher, ai poveri ha regalato un aumento delle tasse sulla benzina. La mitologia di Friedman afferma che l’inflazione sarebbe dovuta alla troppa moneta che si appunta su troppo pochi beni, e si dimentica dell’effetto inflazionistico delle tasse sui consumi; così quando l’inflazione sale i governi hanno il pretesto per tagliare i salari. A “sinistra” che si fa? Si smaschera la falsa retorica anti-fiscale della destra? Per niente; al contrario, si fa l’elogio delle tasse. Gioco delle parti.
Ronald Reagan ce l’aveva a morte con quei poveri che egli chiamava gli scrocconi del welfare, ma non ha mai detto niente contro il welfare a favore delle aziende, cioè
l’assistenzialismo per ricchi. Negli Stati Uniti poco meno di mille aziende avevano ricevuto nel 2014 oltre cento miliardi in sussidi. Un miliardo era andato ad un’azienda di Warren Buffet, che è diventato un idolo della sinistra perché ha chiesto un aumento delle tasse. Intanto avrebbe dovuto cominciare a restituire quel miliardo.
La Meloni si adegua al trend: dice che toglie il reddito di cittadinanza perché non vuole buttare i soldi dalla finestra, ma decide di darli alle imprese “perché così assumono”. Vabbè.
La sudditanza psicologica nei confronti della “forza” si riscontra persino in molti di quelli che si considerano oppositori all’establishment ed all’imperialismo. Si condanna il bombardamento israeliano su Beirut (peraltro con bombe americane) che ha ucciso un migliaio di persone, tra cui anche il leader politico di Hezbollah, ma poi si ammirano le presunte capacità di “intelligence” di Israele e la sua potenza. Nasrallah non era un capo militare ma il leader di un partito politico rappresentato in parlamento, che non aveva come unica priorità quella di combattere l’occupazione israeliana del Libano (una parte del territorio libanese è ancora occupata da Israele), ma anche quella di prevenire una guerra civile nel proprio paese. Per tenere i contatti con gli altri partiti libanesi, Nasrallah era quindi costretto a rimanere nella capitale già sotto bombardamento e ad esporsi al rischio che i suoi movimenti venissero tracciati; e infatti aveva già designato il suo successore in caso di “martirio”. Dove sarebbe la capacità di “intelligence” da parte di Israele? C’è solo la certezza storica della propria impunità. Nel 1948 i terroristi sionisti della banda Stern uccisero l’inviato dell’ONU,
lo svedese Folke Bernadotte; e non solo i sionisti la fecero franca, ma uno degli assassini, Shamir, divenne primo ministro di Israele qualche decennio dopo.
Lo stesso delirio celebrativo ha invaso i più insospettabili antisionisti nel caso dei cercapersone esplosivi, che erano semplici oggetti truccati con esplosivo e telecomandati, come fa Cosa Nostra con le auto-bomba. L’operazione quindi non consisteva nel mettere in campo capacità tecnologiche, bensì nel ricorrere al consueto espediente dei servizi segreti, cioè creare ditte fantasma per intermediare la vendita dei cercapersone. Nessun servizio segreto può agire all’estero esponendo la propria insegna e quindi si creano queste società fittizie di import-export. Ogni servizio segreto che abbia i mezzi finanziari per agire all’estero crea di queste ditte; ma, al tempo stesso, opera una ricognizione su quelle che nascono, in modo da capire cosa fanno gli altri servizi. Se davvero l’operazione del Mossad durava da più di un anno, è difficile credere che gli altri servizi non lo sapessero e non abbiano garantito la propria connivenza. Il Regno Unito, gli Stati Uniti, ma anche altri paesi europei e, per un certo tempo, persino l’Unione Sovietica, hanno concepito Israele come una zona franca di impunità in cui concentrare gli affari sporchi. Se non ci fossero stati a disposizione gli ebrei, si sarebbero inventati qualche altra etnia. L’impunità non è un accessorio ma è il senso stesso della nascita di Israele. Il rapporto organico tra imperialismo britannico e sionismo era cominciato molto prima della Dichiarazione di Balfour del 1917.
Chaim Weizmann era un chimico, fu fondatore della Commissione Sionista, poi diventata Agenzia Ebraica. Weizmann fu il primo presidente dello Stato di Israele e nel corso della sua vita aveva sempre intrattenuto rapporti politici strettissimi con Winston Churchill.
Il sionismo fu allevato e protetto dall’imperialismo britannico, ma tra il 1938 ed il 1945 il timore che la Palestina potesse essere occupata dall’Italia e dalla Germania, spinse il Regno Unito a sospendere il processo di costruzione dell’entità sionista autonoma. Ciò irritò la destra sionista ed in particolare Shamir che nel 1944 fece uccidere da due suoi sicari il Segretario di Stato per le Colonie, lord Moyne, che era sostenitore politico e amico personale di Churchill. La responsabilità dell’omicidio fu confermata e rivendicata dallo stesso Shamir in
un’intervista a “Times of Israel”, con motivazioni fumose che denotano non solo una personalità da criminale psicopatico (il che sarebbe ovvio), ma soprattutto una vena di quell’inesauribile cialtroneria che è alla base della comunicazione sionista (vedi l'appello di Netanyahu al popolo iraniano). Nonostante l’affronto dell’uccisione di un proprio ministro, il Regno Unito ha chiuso un occhio su questo ed altri omicidi eccellenti. Si sbaglia chi pensa che la licenza di uccidere di Israele sia limitata agli arabi, perché gli interessi in gioco sono troppo alti per non passare sopra a certe trasgressioni.
Il dottor Jekyll ha creato il suo mister Hyde, un alter ego delegato a delinquere impunemente; un “doppio” non del tutto gestibile ma sempre prezioso. Israele è un posto in cui non c’è nemmeno una vera e propria legge, non ha una Costituzione o una gerarchia delle fonti giuridiche; ma c’è una gerarchia antropologica. Così tutte le imprese del mondo possono aprire una propria filiale in Israele, che, ad onta delle continue guerre, è un posto “tranquillo” per gli affaristi, dove puoi riciclare soldi senza essere intercettato e dover pagare la tangente ad una miriade di poliziotti, giudici e costituzionalisti.
Secondo i dati dell’ambasciata USA, Israele ospita ben duemilacinquecento imprese americane, e inoltre si registra un viavai di politici e amministratori locali statunitensi per ogni genere di giro di soldi. Un paradiso dei cleptocrati.
Ognuno ha il sacrosanto diritto di considerarsi indispensabile; anzi, di ritenersi il compimento della Creazione. Allo stesso modo ogni civiltà tenderà a concepire se stessa come il fine della Storia e come il senso del destino umano. Il ridicolo comincia semmai quando ti aspetti che gli altri te lo riconoscano e magari recrimini pure sull’altrui ingratitudine. Ciò spiega l’ involontario effetto comico dell’ultima fatica letteraria del giornalista statunitense Federico Rampini, il quale rimprovera il mondo di essere troppo restio a precipitarsi a baciare la terra dove cammina
il Sacro Occidente.
D’altra parte occorre diffidare di ogni tentativo di trascinarci a discutere dei massimi sistemi o a trattare di soggetti generici, privi di indirizzo e di numero di telefono, come appunto il mitico “Occidente”. Finisce altrimenti come
ai tempi della signora Thatcher, la quale distraeva e abbindolava l’opinione pubblica con sortite da filosofastra come il suo famoso motto secondo cui “la società non esiste”. Da un primo ministro non bisogna accettare che ci faccia la lezione di metafisica ma che ci dica dove andrà a prendere i soldi. Se non ci si fosse fatti fuorviare dagli slogan vuoti, si sarebbe appuntata l’attenzione sul fatto che la Thatcher rinnegava le promesse elettorali e, mentre riduceva le tasse ai ricchi, le aumentava a dismisura ai poveri spostando la leva del fisco su tutti i consumi di prima necessità ed in particolare sui carburanti.
Esiste un genere letterario del falso proverbio cinese, e ce n’è uno che fa al caso nostro: quando indichi la Luna l’uomo sciocco guarda il dito, mentre l’uomo saggio guarda cosa stai facendo con l’altra mano. In ogni caso la Luna, ovvero l’Occidente, non c’entra niente. E cos’è che c’entra? Ce lo spiegava nel 2013 un certo Federico Rampini in un articolo su “la Repubblica”, nel quale contestava all’allora ministro della Difesa italiano, Mario Mauro, di aver fatto da
testimonial in uno spot della Lockheed Martin per promuovere il caccia F-35. Lo slogan pubblicitario recitato da Mauro era “se vuoi amare la pace, devi armare la pace, l’F-35 lo fa”. In realtà, secondo quanto riferito da Rampini, dal punto di vista tecnologico il nuovo caccia di Lockheed Martin aveva presentato numerosi problemi, mentre i costi di produzione e di gestione erano cresciuti già del 70%. Rampini rilevava anche che i soli clienti di Lockheed Martin sono i governi, i quali si fanno coinvolgere nella promozione mediatica del business della super-arma di turno enfatizzandone le presunte ricadute tecnologiche. L’anno successivo nella trasmissione “Servizio Pubblico” Rampini rincarava la dose e, partendo proprio dalla vicenda degli F-35, spiegava come
la lobby delle armi cercasse di condizionare la politica e il giornalismo.
Se quel Rampini del 2013/2014 diceva il vero, l’attuale perdita di appeal da parte degli USA, della NATO e dell’Unione Europea potrebbe spiegarsi appunto con il loro declino tecnologico, a cui corrisponde un’incontrollata lievitazione dei costi degli armamenti. Per dissimulare questi due fenomeni negativi, occorre spingere sull’aspetto pubblicitario, trasformando la politica e la rappresentazione della realtà in uno spot delle armi: il feticismo delle armi surroga l’assenza di strategia. Vediamo la NATO e l’UE diventare sempre più deboli, sempre più corrotte e sempre più piantagrane, alla continua ricerca di nemici per giustificare la spesa militare e gli affari delle armi. Per soddisfare le esigenze della cleptocrazia militare si ricorre ad una narrativa che esageri non solo le minacce ma anche la capacità di porvi rimedio con una mitizzata superiorità tecnologica da alimentare con sempre nuovi finanziamenti governativi.
Un caso esemplare è la BIRD (Binational Industrial Research Development) Foundation, che dal 1977 succhia denaro pubblico negli Usa e in Israele. Quando i sionisti nostrani ci dicono che “Israele siamo noi” affermano il vero, dato che la commistione di affari delle armi tra noi e loro è ormai inestricabile, cioè siamo un’unica cleptocrazia militare transnazionale che fa credere all’opinione pubblica che sia il costo stratosferico di un’arma a garantire per la sua efficacia. L’Italia fa parte a pieno titolo del club cleptocratico militare israelo-americano,
infatti la Leonardo, oltre a collaborare con centri di ricerca tecnologica israeliani, possiede anche una sua società controllata negli Stati Uniti che ha attuato la fusione con un’industria israeliana delle armi, la Rada.
Non è quindi un caso che i media abbiano spacciato la vicenda dei cercapersone esplosivi in Libano come un attacco “high-tech” e “cyber” da parte di Israele. Alla fine si è visto che si trattava di dispositivi manomessi artigianalmente con cariche esplosive, quindi niente che non fosse alla portata di un qualsiasi tecnico di medie capacità. Trattandosi poi di dispositivi piuttosto obsoleti e a buon mercato, è molto improbabile che fossero in uso da parte del personale militare di Hezbollah, un partito politico che gestisce anche l’assistenza sanitaria e la protezione civile in Libano. Si è trattato quindi di attentati terroristici low-tech, privi di effetto sul piano militare, compiuti in funzione esclusiva dei media euro-americani, in modo che possano continuare la loro ingannevole narrativa pubblicitaria sulla supremazia tecnologica delle armi israelo-americane. In realtà Hezbollah ha spinto i suoi
attacchi missilistici su Israele molto più a sud, fino ad Haifa e alle porte di Tel Aviv. Nonostante i tre costosissimi sistemi antiaerei (Iron Dome, Patriot, e Arrow) i missili passano lo stesso, andando a colpire non bersagli civili ma basi militari e le grandi fabbriche di armi come la Rafael Advanced Defense Systems.
In nome dell’unità della cleptocrazia militare mondiale, la Rafael ADS e la Lockheed Martin si sono associate per produrre
un nuovo sistema antimissile a tecnologia laser, visto che l’Iron Dome non funziona e serve solo a divorare soldi. Il nuovo sistema si chiama Iron Beam e, come già l’Iron Dome, promette di essere la nuova super-arma che risolverà finalmente tutti i problemi. Sull’operatività e sull’efficacia dell’Iron Beam non c’è ancora nulla di concreto; in compenso ogni tanto si sa quanto sta venendo a costare.
L’ultimo finanziamento da parte USA per l’Iron Beam è stato di un miliardo e duecento milioni.