Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Il vaccino Pfizer non ha suscitato nelle Borse l’entusiasmo che ci si poteva attendere, per cui, persino sul piano finanziario, pare che non ispiri fiducia. L’interesse degli investitori è andato invece ai titoli del Tesoro USA, che ha piazzato ventisette miliardi di buoni trentennali in un colpo solo. Come a dire che il Tesoro USA promette a chi compra i suoi titoli che questi non si svaluteranno nei prossimi decenni, quindi non ci sarà nessuna inflazione, semmai deflazione secolare.
I vaccini funzionano invece nell’ambito comunicativo. Per preservare il pubblico da notizie pericolose sui leader, gli “spin doctor” non censurano la notizia, bensì la anticipano, fornendola in una forma indebolita e contraffatta che screditi preventivamente le informazioni quando verranno comunicate nel modo corretto. In questo modo si può persino vaccinare le masse contro la malattia del dubbio. Il mainstream celebra in astratto il dubbio come virtù intellettuale suprema, ma in concreto lo ridicolizza se il dubbio si applica alle ideologie vincenti come l’emergenzialismo. Di fronte alle palesi incongruenze della narrazione ufficiale che giustifica l’emergenzialismo messo su per il Covid, c’è il rischio che si diffonda il contagio dell’incredulità, perciò si affida la narrazione anti-emergenziale a Radio Maria, che ci mette dentro Satana ed altri personaggi improbabili, così le masse, immunizzate dal dubbio, tornano all’ovile della narrazione ufficiale.
Comunque non è il caso di farsi venire troppi sensi di superiorità nei confronti delle fiabe religiose tradizionali, perché oggi si fa di molto peggio. Una volta le divinità nascevano nella stalla col bue e l’asinello, mentre ora nascono nei garage, come Steve Jobs e Jeff Bezos. I miliardari sono le nuove divinità da cui ci si aspetta la salvezza del genere umano. Molti si sono bevuti la fiaba secondo cui un esponente dell’oligarchia affaristica come Donald Trump sarebbe diventato il condottiero della lotta contro l’establishment. Lo stesso Trump ha svolto anche lui il ruolo di vaccino comunicativo. Trump ha illuso i suoi sostenitori di liberarli dalla gabbia mentale del politicamente corretto. La falsa critica trumpiana del politicorretto ha ricondotto la polemica politica nell’alveo rassicurante del gioco delle parti tra la destra sguaiata e quell’altra destra dall’atteggiamento “responsabile”, che si fa chiamare “sinistra”.
Molti supporter di Trump non demordono di fronte alle smentite dell’evidenza e fanno notare che egli sarebbe il primo presidente da molti decenni che non ha avviato nuove guerre ma si è limitato ad ereditare quelle vecchie. In realtà non è che gli USA non ci abbiano provato a fare altre guerre nel periodo trumpiano, visto quello che è accaduto col Venezuela. Gli USA hanno cercato di coinvolgere nell’aggressione al Venezuela anche il Brasile di Bolsonaro, che però si è tirato indietro non appena ha visto che il regime di Maduro aveva dalla sua l’attivo appoggio militare della Russia.
Ciò che ha bloccato lo scoppio di nuovi conflitti negli ultimi sette anni (quindi già dall’epoca dell’ultimo Obama), è stato il ripreso attivismo militare della Russia, che ha riscoperto quel ruolo di contenimento dell’imperialismo statunitense che era già stato dell’Unione Sovietica. Spesso i movimenti di capitale contano molto di più delle decisioni dei leader politici, perché i capitali spostano i rapporti di forza. La multinazionale russa Gazprom continua a fare un po’ di profitti, ma i bei tempi sembrano finiti per sempre, sia a causa della depressione economica, sia a causa delle persistenti sanzioni USA per impedire il completamento del nuovo gasdotto che dovrebbe collegare la Russia alla Germania ed all’Europa. I soldi per corrompere i generali e tenerli buoni, quindi Gazprom non li ha più.
Nel frattempo sono cresciute le vendite di armi russe, tanto che la Russia ha scavalcato il Regno Unito nella classifica dei maggiori venditori di armi, piazzandosi seconda, ovviamente dopo gli USA. Per smascherare l’ipocrisia della sedicente “comunità internazionale”, è sufficiente rilevare che i primi cinque venditori mondiali di armi sono i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. I maggiori piazzisti di armi sono le forze armate e perciò i rapporti di forza in Russia si sono spostati a favore dei militari.
L’economista austriaco Joseph Schumpeter diceva che l’imperialismo è anti-economico. Era la classica mezza verità messa lì per confondere le idee. Il fatto che l’economia dei Paesi imperialisti sia quasi sempre in sofferenza, non vuol dire che le loro oligarchie non incrementino i propri affari. L’imperialismo è anti-economico e porta alla miseria la popolazione del Paese imperialista, ma l’imperialismo arricchisce le oligarchie.
L’economia mondiale sprofonda a causa dell’emergenza Covid, che è una guerra imperialistica ibrida, “a bassa intensità”. Ma persino l’affossamento dell’economia può diventare business. Crescono infatti i profitti delle multinazionali del digitale e soprattutto delle multinazionali finanziarie. I lockdown creano miseria e indebitamento esponenziale degli Stati, delle famiglie e delle imprese, mentre la deflazione secolare garantisce la stabilità del valore dei crediti nel tempo.
L’uovo di Colombo che ha consentito di infischiarsene del PIL è stato il “quantitative easing”, le iniezioni illimitate di liquidità da parte della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea. Qualche mese fa gli ingenui si preoccupavano che i finti scrupoli legali della Corte Costituzionale tedesca potessero bloccare gli acquisti di titoli di Stato e di obbligazioni di imprese private da parte della BCE, mentre ora il governo tedesco getta la maschera ed impugna sfacciatamente la bandiera del “quantitative easing”, che ha sempre fatto comodo soprattutto alla Germania.
Come nel film di Luis Buñuel “L’Angelo Sterminatore”, il deficit di bilancio sembrava una soglia insormontabile, salvo poi scoprire che era soltanto un rituale che aveva ipnotizzato tutti. Oggi ci si accorge che un deficit di bilancio del 10% non è un problema e che gli economisti ci hanno preso per i fondelli. Del resto è il loro lavoro.
Ringraziamo Cassandre e Claudio Mazzolani per la collaborazione.
Il risultato delle partite di calcio è irrilevante, però il pathos dei tifosi attorno all’evento sportivo è autentico. Allo stesso modo, in un sistema oligarchico lo spettacolo della “democrazia” serve a “dinamizzare” e movimentare un quadro di potere che apparirebbe altrimenti per quello che è, cioè statico. Con la sua sguaiataggine, Trump è il personaggio più adatto allo schema rituale del falso movimento, suscitando antipatie viscerali oppure innamoramenti puerili. Per aumentare la suspense elettorale, negli USA ipertecnologici si è proceduto al conteggio dei voti col pallottoliere, in modo che ci fossero gli strascichi legali che consentissero alla partita di trascinarsi sino ai tempi supplementari e magari ai rigori. Questa esibizione penosa, che sarebbe stata rinfacciata a qualsiasi altro Paese, non ha impedito invece ai media mondiali di inneggiare all’ennesima vittoria della democrazia americana. L’alba del nuovo giorno per la rigenerata democrazia, è stata salutata con la buona novella della scoperta del vaccino anti-Covid da parte delle multinazionali Pfizer e BioNTech.
Un personaggio scomposto come Trump può rappresentare un ottimo diversivo polemico in tanti altri contesti nei quali non è possibile citare i veri scheletri nell’armadio. Il capo di Amazon, Jeff Bezos, ha avviato una causa legale per contestare l’assegnazione di un contratto da dieci miliardi del Pentagono a Microsoft, affermando di aver offerto condizioni più vantaggiose. Secondo Bezos a motivare l’esclusione di Amazon sarebbe stata l’ostilità di Trump, intenzionato a vendicarsi dai maltrattamenti ricevuti dal quotidiano “Washington Post”, di proprietà dello stesso Bezos.
In realtà un apparato come il Pentagono maneggia fiumi di denaro nei quali la Presidenza non ha alcun ruolo, per cui il Pentagono conta molto più del presidente di turno. La spiegazione più ovvia del favoritismo dimostrato nei confronti di Microsoft è che questa azienda è nata come diretta emanazione del Pentagono e perciò non vi è nulla di strano che si cerchi di preservare le proprie creature. Nel 2016 Microsoft aveva ottenuto un altro contratto miliardario dal Pentagono per l’aggiornamento del sistema Windows, dal quale dipendono tutti i computer della Difesa. L’organicità di Microsoft al Pentagono è quindi un dato storico e scontato che prescinde da chi abita in quel momento nella Casa Bianca.
Amazon non è invece una creatura del Pentagono, bensì di quell’altro grande collettore di denaro che è la National Security Agency. L’ex capo della NSA, il generale Keith Alexander, è stato infatti recentemente accolto nell’official board di Amazon, in base al consueto schema della porta girevole tra incarichi pubblici e privati. Solo un complottista potrebbe attribuire qualche significato a questa pura coincidenza; del resto uno con tanti incarichi come Alexander, per organizzare un complotto sarebbe costretto a parlare da solo.
Il potere non ha bisogno di complottare perché non improvvisa e si muove su schemi ripetitivi e consolidati, come la trasversalità del lobbying tra pubblico e privato. Amazon è infatti da sempre in stretti rapporti di affari e di collaborazione anche con la CIA. Nel 2014 la stessa stampa mainstream si interrogò con molta serietà sulle conseguenze in termini di immagine che avrebbe comportato questa collaborazione organica di Amazon con i servizi segreti USA.
Invece non è successo nulla: la “ggente” ha dimenticato e, in base al mantra del “non credo ai complotti”, la gran parte della sinistra si astiene dal collegare la gestione emergenzialistica del Covid ai profitti che stanno realizzando le multinazionali del digitale. L’emergenzialismo è anch’esso uno schema ricorrente e il lobbying multinazionale preme in quella direzione per riflesso automatico. Per i lobbisti non c’è neppure bisogno di consultarsi per capire dove stia il business, specialmente quando i business si intrecciano con le vicende dello scontro imperialistico.
Come era già successo nel 2011 con la guerra a Gheddafi, la narrazione ufficiale è riuscita a spacciare il lockdown come una misura di “sinistra”, in quanto avrebbe castigato le velleità liberiste che avrebbero voluto lasciare tutto aperto. Cosa c’entrino poi Amazon e le altre multinazionali col “libero mercato” (ammesso e non concesso che sia mai esistito un libero mercato), lo si è visto.
Secondo indiscrezioni di stampa sarebbe stato il capo della polizia, Franco Gabrielli, ad opporsi ai furori governativi che avrebbero voluto estendere i controlli sul rispetto delle norme anti-Covid nelle case private. Forse Gabrielli si è opposto non per scrupoli costituzionali ma perché ormai con le attuali tecnologie è molto più comodo il controllo da remoto. Sta di fatto che le limitazioni nei confronti del “privato” sono circoscritte ai comuni cittadini e non toccano i privilegi delle oligarchie.
Ci si potrebbe chiedere che sinistra sia mai quella che plaude all’attuale massacro del ceto medio (composto tutto da evasori fiscali, ovviamente), mentre non ha nulla da obiettare sulla digitalizzazione forzata e sulla spinta monopolistica innescate dal lockdown. Sarebbe però una domanda fuori luogo, poiché solo in base agli schemi del vittimismo padronale si può pensare che eventi rari come il dissenso e l’opposizione debbano rappresentare la normalità. Non è sempre questione di tradimento o di opportunismo: molti aspiranti oppositori sono realmente ipnotizzati dal continuo lamento dei ricchi, al punto da credere davvero che i lockdown siano stati una deroga dalle leggi del mitico "libero mercato" invece che il solito assistenzialismo per ricchi.
Il vittimismo padronale ha molteplici rituali che vanno rispettati, perciò la Commissione Europea avvia regolarmente le sue procedure contro le multinazionali del digitale per elusione fiscale o per abuso di posizione dominante. Ora sotto inchiesta, da parte della Commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, c’è Amazon. Tra le accuse c’è quella di utilizzare i dati degli altri rivenditori per acquisire vantaggi di mercato. Un comportamento ovvio per un’azienda organica alla NSA ed alla CIA.
Il punto è che queste procedure lasciano il tempo che trovano, non solo perché le multe sono di lieve entità rispetto ai profitti di queste multinazionali, ma soprattutto perché gli annosi contenziosi legali per i ricorsi consentono poi di conciliare per cifre persino minori. Il tutto alla fine non scalfisce la posizione dominante di questi colossi del digitale. L’unico risultato è di alimentare un po’ di effimera euforia giustizialista sui media e di consentire agli aedi del sedicente liberismo di piangere calde lacrime sull’amara sorte delle povere multinazionali. La Commissaria Vestager può essere perciò considerata una vestale addetta ai rituali del falso movimento e del vittimismo padronale.
Ringraziamo Mario C.”Passatempo” e Claudio Mazzolani per la collaborazione.
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