Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Di solito, al delirio di onnipotenza degli affaristi corrisponde un delirio di servilismo da parte di una certa stampa. La stampa cosiddetta di "sinistra" appare la più solerte nell'alimentare il senso di sudditanza psicologica nei confronti dell'affarismo.
Il settimanale "l’Espresso" conferma questa tendenza, e in un articolo di questo mese ci propone un’inchiesta su quello che viene considerato il più grande fondo di investimento globale: il mitico Blackrock. Il settimanale definisce i padroni del fondo semplicemente: “i padroni del mondo”, “i panzer della finanza globale”.
La giornalista de "l’Espresso" continua con un crescendo di entusiasmo, infatti gli undicimila dipendenti: “invidiatissimi nella tribù finanziaria, sono assai ricercati anche da chi è in caccia di un buon partito da sposare”.
Apprendiamo inoltre che a guidare Blackrock è Larry Fink, ”uno dei consiglieri più ascoltati da Obama”. Ora, come ci spiega autorevolmente anche il film “The Wolf of Wall Street” - nel quale ad una patina di finta critica corrisponde una sostanziale apologia del crimine finanziario -, per arrivare a certe posizioni, non basta essere solo un farabutto cocainomane; ci vuole una preparazione adeguata. E Larry Fink infatti ha cominciato con un Master in Business Administration dell’University of California.
Naturalmente tutti vorrebbero entrare a far parte della élite di dipendenti della Blackrock, ma Fink, insieme con l’attuale presidente Kapito “plurimedagliato in quanto a prestigio universitario, avendo frequentato Harvard e Wharton”, ha strutturato, sempre secondo "l’Espresso", una serie di colloqui d’accesso raffinati e difficilissimi (ogni anno la società Glassdoor stila una classifica delle venticinque società americane con i colloqui più difficili da superare: nel 2013 Blackrock si è piazzata al diciassettesimo posto). Grazie a "l’Espresso" ci sono state rivelate alcune delle terribili domande rivolte ai candidati:
“Come investiresti un miliardo di dollari?”, e soprattutto:
“Quanti diamanti da un carato servono per riempire questa stanza?”.
Anni fa, Raffaella Carrà proponeva una serie di quiz che hanno fatto la storia della TV demenziale, ad esempio: quanti fagioli ci sono in questo boccale? Ventimila…di più, di più... ecc.
Per concepirli avrà frequentato Harvard o Wharton? O forse ci ha insegnato?
Alcuni network continuano a fornirci dettagli realistici sulla biografia di Abubakar Shekau, leader indiscusso della organizzazione integralista islamica Boko Haram. Dovrebbe avere una quarantina di anni ed un addestramento paramilitare. Le autorità politiche e religiose nigeriane si sono rivolte alla madre per convincerlo ad arrendersi, ma pare che (il discolo!) da più di un anno non la chiami. Persino la madre, dicono gli americani (che hanno messo una taglia su di lui), pensa che Shekau sia “fuori di testa”.
Gli abitanti di Maiduguri hanno raccontato che, quando ancora viveva in città, Shekau aveva l’abitudine di andare sulla sua motocicletta leggendo il Corano (magari senza casco!). Il "Washington Post" però ci fa sapere che Boko Haram ha un notevole seguito nel nord-est, e ciò perché un paese potenzialmente ricco come la Nigeria rimane poverissimo a causa della "corruzione del governo".
Il "Washington Post" dà atto al bistrattato leader di Boko Haram di dimostrarsi, almeno in questo caso, lucidissimo. Invece di attribuire le ruberie e l'inquinamento alla brutale colonizzazione della Nigeria da parte delle multinazionali, della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, Abubakar Shekau dà la colpa di tutto alla "educazione laica". La Exxon, la Shell, la Bp (ed anche l'ENI), grazie a Boko Haram, potranno perciò dormire sonni tranquilli.
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