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""Napoli" è una di quelle parole chiave della comunicazione, in grado di attivare nel pubblico un'attenzione talmente malevola da congedare ogni senso critico, per cui tutto risulta credibile."

Comidad
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 31/01/2008 @ 11:51:41, in Commentario 2008, linkato 1313 volte)

La settimana scorsa ha suscitato grande commozione l'episodio della "libera uscita" dei Palestinesi di Gaza verso l'Egitto, in cerca dei generi di prima necessità che l'assedio israeliano aveva ormai reso introvabili. Di fronte all'evidenza della malvagità con cui questo assedio viene operato, la propaganda ufficiale si è subito rimessa in moto per giustificare il governo israeliano in nome della sicurezza minacciata dai presunti lanci di missili da Gaza. La discussione mediatica si è perciò accentrata sulla questione se sia giusto o meno punire un intero popolo per le azioni di alcuni.

È certamente una grande questione, ma assolutamente fuori luogo nella circostanza, poiché qui si tratta anzitutto di capire se ci sia qualche attendibilità nelle minacce che il governo israeliano denuncia. Come è noto, in Israele per legge ogni notizia di carattere militare è monopolio del governo, quindi non c'è alcuna possibilità per chiunque di controllarne la fondatezza. Dato che Israele è sempre in guerra ed ogni notizia ha un risvolto di interesse militare, risulta di conseguenza che in quella che la propaganda ufficiale chiama "l'unica democrazia del Medio Oriente", tutta l'informazione è al di fuori del mitico "controllo democratico".

Il problema della democrazia è che al controllo democratico sfugge praticamente tutto, dato che ovunque può esserci una sicurezza minacciata ed in ogni momento può scatenarsi un'emergenza.

Persino l'economia israeliana è inseparabile dal contesto del segreto militare e non c'è operazione affaristica che non avvenga in un ambito militarizzato. È nel contesto del segreto militare, che oggi gli Israeliani stanno rapinando l'acqua del sud del Libano, esattamente come è avvenuto nel 1967 con l'acqua del Golan siriano e nel 1948 con i fiumi della Giordania. In quell'area geografica, l'acqua è preziosa quanto l'oro e si può quindi comprendere di che affare si tratti.

Democrazia e capitalismo diventano astrazioni metafisiche ad uso della propaganda, se non si tiene conto degli intrecci dell'affarismo con la spesa pubblica, con l'occupazione militare del territorio e con la criminalità comune. I famigerati coloni israeliani che arrivano sempre a seguito delle truppe, si comportano come criminali comuni perché è in quell'ambito che vengono reclutati.

Ma anche la NATO sta fondando oggi un suo Stato in Kossovo in collaborazione con la criminalità comune del luogo. Affarismo e criminalità non si trovano soltanto sotto l'ombrello della NATO, ma sono la NATO: non si può capire nulla di questa organizzazione sorta dai trattati internazionali, se non la si inquadra nelle sue funzioni di traffico illegale consentito dalla extraterritorialità delle basi e dei porti militari.

Non c'è praticamente settimana che sugli scaffali delle librerie non compaia qualche libro che si incarichi di screditare le tesi "complottistiche", come se chi denuncia il crimine affaristico/governativo dovesse per forza pensare ad una mente o una centrale unica che diriga tutte le operazioni.

In realtà l'affarismo criminale funziona con il sistema della cordata: ad un business altri se ne agganciano e, una volta che un territorio è stato occupato e coperto dal segreto militare, le occasioni affaristiche si formano giorno per giorno, ed un affare può tirarsene dietro un altro, ciò all'infinito. La base NATO di Bagnoli a Napoli non è destinata ad un unico e specifico traffico, ma c'è di tutto: in passato le sigarette, oggi la droga e i rifiuti tossici; e persino la propaganda necessaria a coprire il tutto con il mito camorristico,  può diventare business a sua volta, come ha fatto la Mondadori con il best-seller "Gomorra". Qui non c'è nulla da immaginare o da scoprire, dato che si tratta esattamente dei sistemi con cui il colonialismo britannico nel XIX secolo ha spolpato la Cina, che pure formalmente è sempre rimasta indipendente.

Quando Giulietto Chiesa ci informa sugli abusi commessi dalla CIA con i famosi "voli", fa un'opera meritoria, ma anch' egli rischia di farsi tramite della disinformazione nel momento in cui accetta di credere che agli agenti della CIA - e di tutti gli altri servizi segreti  agganciati a loro -, gliene freghi davvero qualcosa di catturare i "terroristi". Quello che interessa alla CIA è l'extraterritorialità delle basi, e tutti i possibili traffici illegali collegati a questa occupazione del territorio di Paesi europei. Quindi oggi anche la CIA cerca di plasmarsi sul modello della NATO, poiché tutto il potenziale operativo dei servizi segreti rimane sotto-utilizzato se non ha a disposizione il controllo materiale del territorio.  

31 gennaio 2008

 
Di comidad (del 24/01/2008 @ 11:49:10, in Commentario 2008, linkato 1434 volte)

La vicenda giudiziaria della famiglia Mastella ha spinto alcuni commentatori ad evocare il ricordo di quanto accadeva quindici anni fa, quando si verificò il grande scontro tra magistratura e ceto politico provocato dalle inchieste della Procura di Milano. A questo riguardo potrebbe essere istruttivo ricordare quanto accadde effettivamente in quel periodo, mentre l'opinione pubblica si baloccava con le immagini dei politici messi alla berlina. La Jugoslavia si dissolveva, privando così l'industria italiana di uno dei suoi principali sbocchi commerciali. Chiunque abbia viaggiato per la Jugoslavia nel corso degli anni '70 e '80, si è potuto rendere conto della quantità di merci italiane che vi circolava. La Jugoslavia era praticamente una colonia commerciale dell'Italia, che agli inizi degli anni '90 non solo perdeva la sua colonia, ma lo diventava a sua volta.

La classe politica che sopravviveva alla catarsi dell'inchiesta "Mani pulite" prese una decisione storica, a cui i giornali accennarono appena nelle pagine interne: l'abolizione delle bolle di accompagnamento, quei piccoli documenti che seguivano il trasporto delle merci, e che avevano permesso di scoprire nel 1980 il grande contrabbando di petrolio che avveniva nel Nord Italia. In pratica si liberalizzava il contrabbando.

Leggendo un manuale di scienza delle finanze degli inizi del ‘900, ci si rende conto che, ancora un secolo fa, il principale gettito fiscale per lo Stato era costituito dai dazi sulle merci in entrata nel territorio nazionale. Il contrabbando libero - così libero che ormai chiamarlo contrabbando è un nonsenso -, riduce la sovranità nazionale ad una espressione vuota e astratta, poiché non si concretizza più in nessuna entrata finanziaria per lo Stato.

Cafone, bovino, con gli improbabili occhi a slot-machine, Clemente Mastella è l'icona oscena di un ceto politico che ormai sa che le decisioni che riguardano l'Italia non si prendono più in Italia, e quindi si concentra nella caccia al privilegio nella gestione del potere locale. Esattamente un anno fa si discuteva della questione dell'allargamento della base NATO di Vicenza, e Mastella fu l'unico uomo politico che nella circostanza disse una cosa sensata, e cioè che ogni discussione era inutile, poiché gli Stati Uniti non avrebbero mai accettato un rifiuto.

Mentre un politico come Veltroni vive in una sorta di delirio di identificazione con i suoi padroni americani, illudendosi di diventare uno di loro, Mastella invece risulta privo di falsa coscienza, e ciò lo rende irritante, un capro espiatorio ideale su cui la rappresentazione mediatica può dirottare la rabbia di un Veneto che deve dimenticare alla svelta la ferita subita appena un anno fa, che non deve vedere gli oleodotti diretti alla base NATO che passano per i suoi terreni agricoli, che deve ignorare insomma di essere l'area principale del traffico illegale del petrolio rapinato dagli Stati Uniti all'Iraq.

Le rappresentazioni mediatiche sono il luogo di scontro di simboli astratti, che suggeriscono false identificazioni e false alternative. Diceva Oscar Wilde che "troppo tardi nella vita si capisce che il denaro è tutto", e ogni qual volta si perde di vista il percorso del denaro, si smarrisce anche il senso reale delle questioni.

Sulla questione della visita all'Università "La Sapienza" di Roma, Ratzinger ha giocato astutamente ad atteggiarsi a vittima, ma è anche vero che i docenti che si opponevano alla sua visita hanno giocato a loro volta su una identificazione con Galileo che non aveva alcun fondamento storico. Nel processo di Galileo la questione dell'eliocentrismo e del geocentrismo fu marginale, poiché è ormai dimostrato che anche la teoria eliocentrica era ritenuta accettabile nell'ambito delle gerarchie ecclesiastiche, ed era stata persino utilizzata per risolvere alcuni problemi tecnici nella riforma del calendario operata dal papa Gregorio XIII nel 1582 (è lo stesso calendario che vige ancora adesso).

Lo scontro con Galileo fu determinato dal fatto che questi reclamava la sua autonomia come scienziato, cioè non accettava più una subordinazione gerarchica in cui ogni ricerca doveva essere condizionata dalla paternalistica accondiscendenza delle autorità ecclesiastiche. D'altra parte questa autonomia reclamata da Galileo si basava su un tipo di ricerca scientifica che poteva esercitarsi con risorse estremamente limitate. Negli ultimi anni di vita, Galileo poté attuare importantissime ricerche di fisica con pochissimi soldi, cosa inconcepibile attualmente, dato che la ricerca dipende dai fondi che le vengono concessi e non certo dai permessi ecclesiastici.

Oggi la ricerca è finanziata da denaro pubblico, ma risponde ad interessi privati. Questo intreccio tra denaro pubblico ed affarismo privato costituisce attualmente la vera forca caudina dello scienziato, perciò far finta di vivere ancora nel XVII secolo è un modo per non vedere ciò che accade oggi, ed anche per chiudere gli occhi di fronte al vero ruolo di un Ratzinger.

Quando a Stalin obiettarono che una sua decisione sarebbe dispiaciuta al papa, egli rispose con una domanda sarcastica : "Quante divisioni ha il papa?"

La frase di Stalin era concreta, ma incompleta, in quanto avrebbe dovuto anche chiedere: "Quante banche ha il papa?"

Ai tempi di Stalin la Chiesa Romana era ancora una potenza finanziaria in proprio, come lo era stata da sempre. Ancora prima che la Chiesa Cattolica diventasse la religione di Stato dell'Impero Romano, questa identificazione tra Chiesa e Banca era essenziale, organica. Callisto I - da cui hanno preso il nome le famose catacombe e che fu papa dal 217 al 222 - era lo schiavo di un potente liberto imperiale, Carpoforo, anch'egli cristiano. Sebbene fosse giuridicamente uno schiavo, Callisto era a capo di una banca e fu protagonista di uno scandalo finanziario, per il quale venne anche arrestato, ma poi liberato proprio su pressione dei suoi creditori che speravano di riavere i loro soldi.

Papa Callisto I, banchiere e bancarottiere dei tempi eroici e pionieristici del cattolicesimo, oggi si rivolterebbe nella tomba se potesse vedere la sua creatura ridotta a potenza finanziaria subordinata, ad appendice e colonia della finanza tedesca. Fatti fuori Sindona, papa Luciani e Calvi, la "finanza cattolica" non esiste praticamente più, ed il segno di questo tramonto è appunto la scomparsa dei papi italiani.

Ratzinger recita ad uso dei media la parte dell'intellettuale e del teologo, ma i suoi scritti sono dei collage di citazioni, tenute insieme da luoghi comuni e frasi fatte. Ratzinger non è lì in quanto "tradizionalista", ma in quanto rappresentante dei poteri finanziari che oggi controllano la Chiesa Cattolica.

Per un ricorso storico, la Germania espresse già agli inizi del XVI secolo una grave sfida finanziaria nei confronti del potere papale, quando Lutero, per conto dei Principi tedeschi, guidò la rivolta contro i tributi da versare a Roma sotto forma di indulgenze. Grazie a quei soldi sottratti al papa, i Principi tedeschi lanciarono una terribile offensiva di classe contro le loro popolazioni contadine, stroncandone ogni tentativo di resistenza, fatto che lo stesso Lutero si incaricò di santificare, scrivendo che massacrare i contadini corrispondeva alla volontà divina. Anche la storia della Riforma Protestante, è storia di denaro più che di idee religiose.

24 gennaio 2008

 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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