Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Niente di strano che ad occuparsi degli "Incontrolados" spagnoli del '36 e degli attuali "No control" greci, su "La Repubblica" di domenica 4 gennaio sia stato chiamato un supercontrollato come Guido Rampoldi, che, per narrare dei fatti del '36, ricorre a qualche smaccata mistificazione della
propaganda stalinista e franchista dell'epoca; mentre, per parlare di oggi, saccheggia il solito repertorio dei luoghi comuni pseudo-sociologici che imperversano sulle riviste pubblicate dalle varie polizie. Anche per informarci sugli Indios dell'Amazzonia, Rampoldi si rivolge a quella fonte imparziale che sono i fazenderos impegnati nel loro sterminio.
A coronare il tutto, c'è anche una citazione fuori contesto dell'anarchico Camillo Berneri, fatto passare per un guerrafondaio; così Rampoldi pensa di aver dato il suo contributo alla strategia della confusione attuata dai media.
Ma la cosa più curiosa dell'articolo, è la pretesa di Rampoldi di essere l'unico a sapere e capire di anarchismo; quindi gli anarchici, se vogliono poter esercitare, dovrebbero andare a prendere la patente da lui. Rampoldi non si accontenta di essere un controllato - come tutti i giornalisti -, ma
si sente una vocazione di controllore. Auguri!
Pierluigi Celli, già dirigente RAI, è il direttore generale della prestigiosa “Luiss”, la libera università internazionale degli studi sociali, un’università privata molto selettiva, come dimostra il fatto che a presiederla vi sia Luca Cordero di Montezemolo e che nella sua direzione annoveri intellettuali del calibro di Francesco Gaetano Caltagirone.
Questo ateneo è in stretto contatto con molte imprese di rango e si propone, come dichiara nella sua presentazione, di “preparare i giovani alla flessibilità” e “di formare professionisti in grado di governare la complessità”.
In questi giorni, Celli è in giro in vari salotti televisivi a presentare la sua ultima fatica editoriale: “Comandare è fottere”. Dobbiamo confessare che, nonostante il titolo un po’ esoterico e sebbene privi dei raffinati strumenti d’analisi di Celli, anche noi eravamo stati sfiorati dal sospetto che comandare volesse dire fottere, ma non eravamo stati in grado di esprimere il concetto con una sintesi così efficace ed elegante.
In realtà, sono anni che l’aspirante Machiavelli ci intrattiene appena possibile con l’esaltazione delle virtù del privato: “nel privato quello che conta è il mercato”, “il mercato non fa sconti”, “nel privato chi sbaglia paga”, “nel privato contano le capacità individuali, conta il merito”.
Eppure qualche giorno fa abbiamo visto un’ombra di tristezza sfiorare il suo volto, quando il perfido giornalista gli ha fatto notare che qualche responsabilità per il disastro economico negli Stati Uniti ce l’avevano anche i privati. Il povero Celli non è riuscito che a farfugliare qualche altra idiozia : negli Stati Uniti è diverso, lì chi sbaglia paga, hanno già messo in galera dei manager… e altre amenità. Insomma Celli si è fatto fottere da un giornalista qualsiasi. Vuoi vedere che a comandare siano proprio i giornalisti?
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