Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Le ultime elezioni tedesche hanno riconfermato il tracollo del quadro politico tradizionale in Europa. Č l’esito scontato della “politica unica” imposta dal Trattato di Maastricht, che delegittima preventivamente ogni mediazione sociale in nome della “libera concorrenza” e della “stabilità dei prezzi”, cioè privatizzazioni da un lato e deflazione, disoccupazione e pauperismo dall’altro.
In Francia la dissoluzione di un Partito Socialista percepito come nemico del lavoro, ha addirittura anticipato la scadenza elettorale, consentendo all’oligarchia bancaria francese di confezionare un candidato come Macron, al quale probabilmente è stata aperta la strada anche intimidendo e ricattando la principale avversaria, Marine Le Pen, costretta con qualche scheletro nell’armadio ad annacquare il suo messaggio antieuropeista a ridosso delle elezioni.
L’Europa che faceva la voce grossa e assumeva toni sprezzanti nei confronti del transfuga Regno Unito sembra ritornare a tremare di fronte al pericolo dei “populismi”. D’altra parte bisogna domandarsi se questi “populismi” non costituiscano il terreno principale di una manipolazione di consensi e dissensi forse non gestita direttamente dall’oligarchia UE ma dall’azione di forze esterne. L’Eurocrazia ha creato in Europa un laboratorio social-lobbistico-finanziario che può rappresentare un terreno di sperimentazione anche per altri soggetti gestori di obiettivi del tutto propri.
In Spagna il conflitto tra potere centrale e Catalogna ha assunto toni drammatici che hanno suscitato nei soliti commentatori le rituali litanie razzistiche. Si è fatto finta di chiedersi, ad esempio, perché Madrid non abbia consentito in Catalogna un referendum analogo a quello svoltosi in Scozia. La domanda era finta poiché la risposta era implicita nella domanda stessa e riguardava il luogo comune razzistico del diverso grado di civiltà politica tra Spagna e Regno Unito. Tutto ciò avviene anche in base alla mistificazione storiografica che fa passare
il conflitto del 1936-1939 come “Guerra Civile Spagnola”, come se Mussolini non avesse “inventato” Francisco Franco finanziandolo con quaranta miliardi di lire dell’epoca, appoggiandolo con la sua flotta e con le sue truppe; le stesse truppe che costrinsero la Repubblica Spagnola a svenarsi in quella grande Vittoria di Pirro che fu la battaglia di Guadalajara. Gli Spagnoli sanno che la loro “guerra civile” non fu esclusivamente un affare interno, ma altrove si fa finta di dimenticarselo.
La Lega Nord ha infatti risposto prontamente al
“richiamo della foresta” del secessionismo, schierandosi acriticamente con le “istanze” della Catalogna. Magari si spera persino che l’esempio dia man forte alle istanze simili da parte del Lombardo-Veneto. Matteo Salvini sembra non essersi neppure reso conto della contraddizione di questa posizione con le rivendicazioni “sovraniste” agitate sino a poco tempo fa.
La manipolazione passa proprio per i “richiami della foresta” e l’antidoto alla manipolazione consiste nel non rinunciare ad analizzare caso per caso. Se la simpatia va istintivamente all’indipendentismo catalano, va anche riconosciuto che dall’altra parte non vi è solo centralismo o autoritarismo, ma anche la preoccupazione di trovarsi nuovamente nel pieno di un processo di destabilizzazione manovrato dall’esterno.
Al presidente della Regione Catalana, Carles Puigdemont, è stato, ad esempio, chiesto più volte di dar conto dei
finanziamenti ricevuti da una ONG americana, Independent Diplomat; una ONG che può vantare un curriculum di tutto rispetto. Si tratta infatti della stessa ONG al centro di altre secessioni, come quella del Sudan del Sud.
Nell’epoca della trasparenza invece Independent Diplomat ci dà volentieri conto sul proprio sito dei supporti finanziari ricevuti. Si viene così a sapere che tra
i finanziatori di Independent Diplomat ci sono non solo governi minori come quello svizzero, norvegese e finlandese, ma anche quello britannico (destabilizzare la Spagna per tenersi Gibilterra?). Vi sono inoltre fondazioni private come quella dei fratelli Rockefeller e della Open Society di George Soros (e poteva mai mancare?).
Nella vicenda catalana Matteo Salvini si viene così a trovare dalla stessa parte delle sue bestie nere, il finanziere americano ungherese Soros e le sue ONG.