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"Il vincolo statale funziona come un pastore che tiene unito il gregge, ma solo per metterlo a disposizione del predatore."

Comidad (2014)
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 29/03/2007 @ 23:49:48, in Commentario 2007, linkato 1424 volte)
La vicenda dei marinai della Royal Navy fattisi catturare dagli Iraniani appare contraddittoria. È chiaro che la versione dei fatti fornita dal governo britannico non sta in piedi. Attualmente il Golfo Persico è affollato dalla flotta statunitense e da quella britannica, perciò la storia dei protervi iraniani andati a "sequestrare" i poveri marinai britannici appare impossibile. Solo inoltrandosi di parecchio nelle acque territoriali iraniane, i britannici potevano mettersi in condizione di farsi bloccare e catturare.
Il tutto si delinea quindi come una provocazione che serva a fornire il pretesto per un bombardamento "preventivo" delle presunte installazioni nucleari iraniane da parte degli Stati Uniti. Qualcosa di analogo era stato imbastito l'anno scorso dal governo israeliano con la assurda storiella dei soldati israeliani "rapiti" dagli Hezbollah.
D'altro canto tutta la vicenda dei marinai inglesi è tenuta su un profilo decisamente basso, dato che da tempo non occupa le prime pagine dei giornali, dando modo all'opinione pubblica di dimenticarsene. Se si voleva giustificare un attacco, i toni dell'indignazione rituale avrebbero dovuto essere molto più alti.
Le contraddizioni non finiscono qui. Oggi gli Stati Uniti possono occupare l'Iraq solo grazie alla connivenza dell'Iran, che fa sì che gli Sciiti iracheni o collaborino decisamente con gli occupanti o si tengano su una posizione di non aperta ostilità, come nel caso delle milizie di Al Sadr. Se gli Stati Uniti attaccassero l'Iran, i loro convogli di rifornimenti dal Sud diverrebbero un facile bersaglio delle milizie sciite che controllano il territorio.
In una situazione così complicata quale può essere il senso della provocazione organizzata dai Britannici?
L'intervento di Zbigniew Brzezinski - già consigliere per la sicurezza nazionale sotto la presidenza Carter -, la cui traduzione è stata pubblicata su "La Repubblica" del 26 marzo, sembrerebbe indicare che oggi negli Stati Uniti c'è una diffusa posizione apertamente contraria ad un allargamento del conflitto mediorientale, che renderebbe eccessiva l'esposizione militare statunitense. È possibile perciò che la provocazione anglo-americana abbia dovuto bloccarsi a causa delle resistenze interne agli stessi Stati Uniti, resistenze che sembrano riguardare soprattutto settori militari.
Il paradosso della situazione è che l'attuale velleitarismo dell'Iran è il prodotto delle scelte statunitensi, in particolare dell'invasione dell'Iraq, che ha conferito potere contrattuale al governo iraniano. Dall'invasione dell'Iraq, e dal conseguente aumento del prezzo delle materie prime, è derivato anche lo slancio del colonialismo commerciale della Russia sulle ex province dell'impero sovietico. Ciò aumenta il risentimento degli ex sudditi verso l'ex padrone russo e li getta ancora di più nelle braccia degli Stati Uniti e della loro politica contraddittoria.
La costante che viene fuori dalle vicende degli ultimi anni è che gli Stati Uniti non hanno una politica imperiale, ma si muovono in base ad esigenze a breve termine del loro colonialismo commerciale. Tutte le teorie di politica internazionale dei cosiddetti "Neocons" americani si riducono a formule propagandistiche che sono servite a giustificare di volta in volta delle operazioni militari/affaristiche, come il traffico di petrolio in Iraq ed il traffico di oppio in Afghanistan.
Il fenomeno Chavez in Venezuela è anch'esso un prodotto indiretto delle mosse di Bush, che hanno finito per fornire nuove carte da giocare e nuovi protettori ai produttori di materie prime nel cosiddetto Terzo Mondo.
Dove Bush continua a non avere eccessivi problemi è in Europa. Sebbene analizzato con meticolosità da alcuni settori della sinistra comunista, e auspicato da alcuni settori della destra, l'imperialismo europeo non ha mai decollato. L'Euro è rimasto una operazione di colonialismo interno alla stessa Europa che non ha particolarmente rilanciato l'economia dei Paesi forti come la Germania e la Francia, mentre ha definitivamente ridimensionato quella dei Paesi deboli come l'Italia.
La Germania ha contribuito a destabilizzare l'impero sovietico per crearsi una serie di Stati slavi satelliti, ma poi si è vista scavalcata dagli Stati Uniti, dall'allargamento della NATO e dagli accordi bilaterali imposti da Bush ai Paesi dell'Europa Orientale, agitati propagandisticamente come "nuova Europa" proprio in funzione anti-tedesca.
La cosiddetta Europa oppone al massimo una resistenza passiva alla pressione militare degli Stati Uniti, e ciò non in nome di una strategia alternativa, ma a causa delle remore delle proprie caste militari, che sono restie a collaborare militarmente con gli Stati Uniti di cui conoscono la strutturale inaffidabilità.
Il punto è che non solo non ci sono imperialismi alternativi a quello americano, ma non c'è neppure un imperialismo americano. Quello degli Stati Uniti non è definibile come imperialismo, ma come avventurismo affaristico/criminale.
L'emergere della caotica superpotenza americana nel corso del ‘900 è stata proprio l'effetto della generale impossibilità di un imperialismo, cioè di un dominio capace di darsi un ordine e delle prospettive aldilà dell'affarismo a breve scadenza.
29 marzo 2007
 
Di comidad (del 22/03/2007 @ 23:47:14, in Commentario 2007, linkato 1306 volte)
Il sequestro di Daniele Mastrogiacomo aveva complicato le cose per il governo italiano e per la sua presenza militare in Afghanistan, ma il successo delle trattative per la liberazione del giornalista le complica ancora di più.
È evidente il timore di ritorsioni americane, analoghe a quelle che condussero all'assassinio di Nicola Calipari in Iraq. La voce degli Stati Uniti si è già fatta sentire per bocca dell'ex ministro leghista Calderoli, che ha insinuato di rapporti inconfessabili tra il governo italiano ed i cosiddetti Talebani, nome con cui la propaganda del cosiddetto Occidente etichetta tutte le formazioni della resistenza afgana.
Lo scopo prioritario del sequestro da parte dei guerriglieri afgani era chiaramente quello di aprire un canale diplomatico con uno dei governi che occupano militarmente l'Afghanistan, cosa che smentisce lo stereotipo, tutto occidentale, del fanatico terrorista islamico assetato di sangue. Il precedente di Renato Farina - giornalista di "Libero" e agente del SISMI, che ha ammesso di aver svolto attività di spionaggio per la NATO durante l'ultima guerra balcanica - dimostra che l'ipotesi che Mastrogiacomo fosse una spia non può essere liquidata come il solito delirio paranoico di menti fanatiche. Ciononostante i guerriglieri non hanno agito in base ad una mera logica di vendetta, ma hanno manifestato la volontà di ricercare una soluzione alla guerra.
Il governo italiano si è quindi incontrato con una precisa volontà di trattativa della controparte e non poteva sottrarsi a questa possibilità senza dare l'impressione di aver abbandonato Mastrogiacomo. Non si tratta, una volta tanto, di ambiguità del governo italiano, ma del fatto che la situazione afgana non corrisponde al quadro che impone la propaganda ufficiale. La rigidità e l'aggressività pregiudiziale in questa vicenda risultano essere connotati della politica statunitense e non di quella dei suoi nemici.
Una eventuale ritorsione statunitense nei confronti degli "alleati" italiani rafforzerebbe questa impressione generale, ma sarebbe un errore pensare che gli Stati Uniti si preoccuperebbero di problemi di immagine. Oggi da parte americana non c'è una politica di pubbliche relazioni nei confronti dell'Europa, ma tutto viene imposto con brutalità ed anche con menzogne plateali sino all'insolenza. È recente la decisione di Bush di installare in Polonia un sistema antimissile, giustificandolo con la necessità di difendere l'Europa da attacchi atomici … iraniani. Dato che l'Iran non potrà disporre in tempi preventivabili della bomba atomica - e soprattutto del tipo di missili in grado di lanciarla -, questa decisione americana sa, a prima vista, di atteggiamento aggressivo verso la Russia. In questo Bush sfrutta anche il rancore della Polonia verso gli ex padroni russi, i quali oggi non le forniscono più materie prime alle vecchie condizioni vantaggiose, e rifiutano anche di sostenere l'agricoltura polacca aprendosi alle esportazioni, come avveniva ai tempi dell'impero sovietico. Ma l'atteggiamento misurato, e persino ironico, che il presidente russo Putin ostenta in questa situazione, contrasta con l'imbarazzo dei governi europei, i quali dopo aver ammesso che la scelta americana costituisce una grave provocazione verso la Russia, poi si accontentano del fatto che l'installazione del sistema antimissile avvenga attraverso un accordo bilaterale tra USA e Polonia e non nel quadro della NATO. Questo però è soltanto un espediente pseudo-giuridico, dato che le implicazioni del sistema antimissile coinvolgono direttamente lo schieramento NATO.
Il punto è che oggi il controllo statunitense nei confronti dell'Europa ha assunto profondità e dimensioni che è ancora difficile quantificare. Bush può costringere senza difficoltà i governi europei a digerire l'installazione di sempre nuovi impianti militari. Tali impianti, se si considera l'atteggiamento distaccato del governo russo, suonano più come una crescente occupazione statunitense dell'Europa che come una vera minaccia alla Russia.
In questi giorni alcuni commentatori - tra cui si distingue Vittorio Zucconi - cercano di convincerci che con il congedo di Bush il peggio passerebbe. Con un nuovo presidente americano, che fosse meno stupido e aggressivo di quello attuale, vi sarebbero le condizioni per ristabilire relazioni normali tra USA ed Europa.
Ma le relazioni tra Stati Uniti ed Europa sono mai state "normali"?
Anche il velleitarismo e l'avventurismo dell'attuale governo polacco somigliano a quello della Polonia degli anni '30, anch'essa una dipendente degli Stati Uniti. Con Bush stanno venendo al pettine certi nodi della Storia europea, ma, a guardar bene, ciò era cominciato anche prima di Bush. L'aggressione militare esplicita contro l'Europa è stata avviata dal presidente democratico Clinton. Il misero crollo militare della Serbia nel 1999 - specialmente se confrontato con la resistenza attuale dell'Iraq e dell'Afghanistan - indica che in Europa gli Stati Uniti dispongono di molti più strumenti di controllo di quanto comunemente si creda.
22 marzo 2007
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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