Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Nelle discussioni di questi ultimi giorni circa il rischio di chiusura corso dall'aeroporto di Malpensa, è mancata l'osservazione della prossimità dell'aeroporto stesso alla base NATO di Solbiate Olona. Questa base è in piena espansione, anche per la costruzione di alloggi per i militari, perciò tende ormai a sconfinare nella zona dell'aeroporto civile. Che l'operazione colonialistica di Air France sia stata in realtà preparata e favorita dal colonialismo statunitense, è un sospetto che poggia su dati concreti.
Il precedente costituito dagli ostacoli che la base di Sigonella in Sicilia sta creando da anni al traffico aereo civile e ad un aeroporto relativamente piccolo come quello di Fontanarossa, avrebbe dovuto avvisare sul fatto che la presenza nel Nord-Italia di tre basi delle dimensioni di Aviano, Vicenza e Solbiate Olona sarebbe andata inevitabilmente a chiudere lo spazio aereo al traffico civile, considerando che Malpensa ha invece il volume di traffico di un aeroporto intercontinentale.
È chiaro però che, nella cosiddetta "sinistra radicale", nessuno si è sentito di subire l'aggressione che il manifestare questi cattivi pensieri su Malpensa avrebbe comportato da parte dei sedicenti "filo-americani" - in realtà feticisti razziali delle oligarchie anglosassoni -, le cui argomentazioni sono di per sé qualificanti: intimidazione, ridicolizzazione, psichiatrizzazione, insulti personali. Eppure tra queste argomentazioni ce n'è anche una interessante: la minimizzazione. Si sottolinea spesso da parte dei "filo-americani" che delle oltre cento basi USA e NATO che sono sul territorio ex-italiano, meno della metà possiede una vera operatività sul piano militare, anzi si tratta a volte di siti in cui si trova un'antenna radar o poco più.
In effetti è vero che anche una superpotenza super-militarizzata come gli Stati Uniti, non potrebbe coprire con installazioni militari funzionanti tutto questo territorio. Ma allora perché occuparlo?
Un discorso che avrebbe dovuto ridimensionare il problema, in realtà è quello che apre il vero problema. Tutta questa presenza capillare di basi USA e NATO ottiene infatti il risultato di sottoporre l'intero territorio ex-italiano a servitù militare ed al segreto militare. I "filo-americani" si dicono convinti che, nonostante tutto questo territorio a disposizione e nonostante la garanzia di tanta impunità, gli americani siano esseri talmente superiori, sovrumani, puri ed angelici che non ne approfitterebbero mai per contrabbandare in Italia l'oppio afgano e il petrolio iracheno.
Con la sua solita impudenza, l'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, disse in un'intervista televisiva di due anni fa di aver impedito una campagna di stampa che si stava profilando contro di lui negli Stati Uniti, semplicemente minacciando di rivelare il ruolo che aveva svolto la mafia per conto degli USA nell'esproprio dei terreni agricoli utilizzati per la base di Comiso in Sicilia. Comiso costituisce un paradigma interessante dei rapporti che gli USA e la NATO intrattengono con la criminalità organizzata. Anche la base di Comiso non è più realmente operativa, eppure gli Stati Uniti si guardano bene dal mollarla.
Il paradigma-Comiso potrebbe risultare utile anche per analizzare la questione della camorra in Campania e, sino a quattro o cinque anni fa, persino un giornale come "il Manifesto" qualche articoletto sul nesso NATO-criminalità organizzata se lo lasciava ancora sfuggire. Oggi, invece, dopo il ciclone-Roberto Saviano, un argomento del genere è diventato un tabù. Ormai è proibito parlare di criminalità organizzata se non in termini strettamente autorazzistici.
Il fenomeno di divismo che è stato costruito su Roberto Saviano è indice del rilievo che la "Psycological war" gli attribuisce. Saviano è diventato un simbolo di successo da offrire alle giovani generazioni e, non a caso, viene spesso difeso dalle critiche con lo stesso argomento a cui ricorrono i vertici confindustriali, cioè l'accusa di invidia che colpisce ormai ogni manifestazione di dissenso.
Oggi c'è troppo scontento, perciò la "Psycological war" deve cercare di deviarlo su bersagli fittizi, meglio ancora se il colpevole viene individuato fra le stesse vittime. Che "la colpa è nostra" è uno di quegli argomenti che funzionano sempre, dato che non possono essere mai del tutto smentiti per quanto sono generici.
Spostare dissensi e discussioni su un piano astratto è quanto di meglio possa ottenere la "Psycological War", perciò non è un caso che lo stesso editore di Saviano - Mondadori -, abbia pubblicato anche il libro in cui Giulio Tremonti esponeva le sue tesi di "no global" di destra. Sono risultate già indicative alcune delle critiche che sono state rivolte a Tremonti, critiche secondo cui l'attuale crisi economico-finanziaria non sarebbe dovuta, come invece sostiene Tremonti, ad eccesso di "mercatismo", ma, al contrario, al fatto che vi è troppo poco Mercato.
In realtà, si può affermare con altrettanta attendibilità che la crisi sia dovuta ad eccesso di Mercato oppure a mancanza di Mercato, poiché il "Mercato" non esiste: nel migliore dei casi è un'astrazione funzionale alle ipotesi economiche; nel caso peggiore - e più frequente - è un mito della propaganda che serve a mascherare le vere responsabilità, creando l'illusione di un'entità superiore e impersonale che sovrintende alle umane vicende.
Anche la "globalizzazione" costituisce un'astrazione ed uno slogan, perciò si può anche essere "no global" senza accorgersi che il colonialismo e l'affarismo passano per cose concrete come l'occupazione militare di un territorio.
3 aprile 2008
Poco più di due settimane fa, nell'oleodotto che rifornisce le
basi di Aviano e Vicenza si è verificata una perdita che ha
inquinato i fiumi Astichello e Bacchiglione, con le falde acquifere ed
i terreni agricoli connessi a questi fiumi. Sul fatto è stata
anche aperta un'inchiesta dalla Procura di Vicenza, che però
ha immediatamente precisato che non ci sono indagati. L'anno
scorso lo stesso oleodotto era stato oggetto di lavori di ampliamento
che ne hanno rafforzato la portata, e nessuna spiegazione è
stata fornita ai sindaci dei Comuni interessati, in quanto il tutto
è coperto dal segreto militare.
Appena un mese fa, il comando USA aveva comunicato che non sarebbero
più stati assunti lavoratori italiani nella base aerea di
Aviano. Di fronte alle proteste delle autorità regionali e
comunali, il comando Usa ha detto che il comunicato in questione non
era stato sufficientemente chiaro, ma ad oggi non risultano altre
disposizioni che smentiscano in concreto quella discriminazione.
È da notare che lo scorso anno vi erano state proteste da
parte della CGIL per la discriminazione di cui erano fatti oggetto i
suoi iscritti nell'assunzione nelle basi USA e NATO. Quanto siano state
efficaci quelle proteste è indicato dal fatto che, a distanza di
meno di un anno, la discriminazione nelle assunzioni si è estesa
a tutti i lavoratori italiani.
L'unica iniziativa concreta contro queste decisioni discriminatorie
è quella del sindaco di Pordenone, che ha annunciato che non
parteciperà più a cerimonie ufficiali che riguardino la
base di Aviano. L'entità della ritorsione annunciata dal sindaco
può far sorridere, ma le cose stanno esattamente così:
non c'è null'altro che egli possa fare.
Le basi militari USA e NATO sono del tutto extraterritoriali,
sfuggono alla legislazione civile e penale del Paese che deve subirne
la presenza, non sono tenute inoltre a dare nessuna informazione o
spiegazione sulle loro attività.
I trattati internazionali creano quindi una zona di
extraterritorialità e di extralegalità, che non riguarda
soltanto l'area delle basi militari, ma l'intero territorio nazionale
nel momento in cui sia attraversato da infrastrutture o da operazioni
che riguardino le basi stesse. l'oleodotto dislocato dal molo militare
di Livorno sino alle basi di Vicenza e di Aviano, attraversa varie
Regioni e innumerevoli Comuni, non solo terreni demaniali, ma anche
terreni privati di aziende agricole. Tutti i territori limitrofi
all'oleodotto possono quindi considerarsi fuori della giurisdizione
italiana.
Se si tiene conto del fatto che le basi NATO e USA in Italia sono
centotredici e che ognuna di esse è servita da una rete di
infrastrutture, si può capire che in pratica non esiste
più in Italia un solo territorio che si possa dire
italiano.
Dato che questa occupazione militare riguarda l'italia e non un Paese
straniero, la stampa italiana non ce ne dà nessuna notizia.
Nel dopoguerra divenne famosa una vignetta dello scrittore Giovannino
Guareschi, in cui due comunisti facevano questo scambio di battute: uno
diceva "Piove.", e l'altro rispondeva: "No, compagno, l'Unità
non lo dice". Quindi Guareschi attribuiva ai comunisti quella che
è invece un'attitudine al conformismo tipica di ogni opinione
pubblica. A causa dell'anticomunismo mediatico, l'opinione pubblica ha
finito per attribuire solo al comunismo quelli che sono i crimini e i
disastri riconoscibili in ogni forma di potere. Anzi, nell'attitudine
mistificatoria, la democrazia ha dimostrato di eccellere anche nei
confronti del comunismo.
Se la perdita dalle condutture ed il relativo inquinamento, avessero
avuto origini diverse da quelle dell'oleodotto statunitense, a
quest'ora i giornali e telegiornali sarebbero pieni di titoli sul
disastro ecologico, ma, visto che i responsabili sono gli USA, allora
si può far finta di nulla, anche considerando che la Procura di
Vicenza non ha nulla su cui indagare, a causa del segreto militare.
Il problema è che le già incredibili dimensioni
dell'oleodotto, e gli ulteriori ampliamenti di cui viene fatto oggetto,
non sono spiegabili con esigenze di carattere puramente militare. La
versione ufficiale secondo cui l'oleodotto trasporterebbe il cherosene
che servirebbe da carburante per gli aerei militari è
perciò diventata insostenibile, ecco perché ufficialmente
il fatto non può esistere.
L'importazione ed il traffico in Italia della merce più
strategica di tutte - il petrolio -, sono affari gestiti direttamente
dagli Stati Uniti, che aggirano qualsiasi normativa commerciale e
fiscale tramite l'extraterritorialità ed il segreto loro
garantiti dai trattati di "alleanza" militare. Espulsa dai media,
questa verità non potrà diffondersi neanche per voce di
popolo, dato che non vi saranno nemmeno più lavoratori italiani
che possano in qualche modo farla trapelare dalle basi USA.
27 marzo 2008
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