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"Politically correct" è l'etichetta sarcastica che la destra americana riserva a coloro che evitano gli eccessi del razzismo verbale. "Politicamente corretto" è diventata la locuzione spregiativa preferita ovunque dalla destra. In un periodo in cui non c'è più differenza pratica tra destra e "sinistra", la destra rivendica almeno la sguaiataggine come proprio tratto distintivo."

Comidad
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 11/11/2018 @ 00:17:49, in Storia, linkato 2963 volte)
MALATESTA (Film completo con sottotitoli in italiano).

Il blog http://italianimbecilli.blogspot.com/, che lo ha recuperato, lo presenta così:
"Voglio farvi un bel regalo, una specie di rarità. Oggi, 31 ottobre 2018, ho caricato questo film, premiato col German Film Award 1970, che conservavo in un cassetto e non lo tiravo fuori chissà per quale motivo.
Parla di Errico Malatesta, del suo periodo in Inghilterra, a Londra. Lo dico subito: la figura di Malatesta qui raccontata e interpretata dall'attore Eddie Constantin, non è quella più aderente a quel che siamo abituati a 'vedere' e a capire dai suoi scritti, ma è piuttosto l'interpretazione del regista, Peter Lilienthal, nel 1970, anno della pubblicazione del film, come lui stesso ha spiegato in un'intervista. E tuttavia nel film si possono apprezzare episodi realmente accaduti, alcuni filmati dell'epoca, nonché un imperdibile comizio di Emma Goldman. Perciò ha un valore anche storico. Il regista ha voluto tracciare, fin da subito, una caratteristica che in realtà Malatesta non aveva, e cioè quella della non violenza; è stata una scelta interpretativa e del tutto arbitraria, dice il regista in quell'intervista, dovuta alla sua esperienza di bambino emigrato in Uruguay, nazione autoritaria e dittatoriale, e ritornato successivamente in una Germania democratica, dove i ragazzi si ribellavano violentemente anche contro la democrazia (un atteggiamento che non capiva, almeno all'epoca).
La traduzione nei sottotitoli e la cura sono state garantite dal gruppo anarchico malatesta di Roma. Buona visione".

Scheda tecnica del film
 
E' uscito postumo per sole poche ore, lo scorso 24 novembre 2015, l'ultimo libro di Guido Barroero, “Cento anni di storia operaia: la Camera del Lavoro di Sestri Ponente e l'Unione Sindacale Italiana”. Il libro era stato pensato per il centenario dell'Unione Sindacale del 2012, ma per una serie di circostanze e di eventi, come è spiegato e documentato nella prefazione, i tempi si sono allungati, e il libro uscirà ben tre anni dopo il previsto, a poche ore dalla sua morte. Guido Barroero, proprio per un soffio, non farà in tempo a vederlo.
Perchè Sestri Ponente? Come spiega lo stesso autore: “Questa storia è dunque storia della presenza dell'Unione Sindacale a Sestri, ma è anche storia della sua Camera del Lavoro, è storia del movimento operaio sestrese (e genovese) e delle sue lotte...” Sestri è stata una roccaforte del sindacalismo rivoluzionario, con un'importanza fondamentale non solo nell'ambito genovese, ma anche in quello nazionale. Quindi storia dell'Unione Sindacale, e della sua espressione nel Genovesato, soprattutto Sestri Ponente, dove notevole e proficua era la presenza dell'USI. Ricordiamo brevemente la nascita dell'Unione Sindacale: nel novembre del 2012 si tiene a Modena il congresso dell'Azione Diretta (così si chiamava il coordinamento dei gruppi sindacalisti-rivoluzionari all'interno della Confederazione Generale del Lavoro, costituita nel 1906, nella quale la parte rivoluzionaria del movimento operaio, dopo una prima scelta di non aderirvi per la sua tendenza riformista e la sua dipendenza dal partito socialista, era successivamente confluita), e in quella circostanza viene decisa la costituzione dell'Unione Sindacale Italiana.
A Sestri Ponente la Camera del Lavoro nasce nel 1896, e cresce nonostante le difficoltà iniziali (venne sciolta d'autorità per ben due volte, e altre volte accadrà negli anni a venire). I suoi appartenenti, tra i quali era prevalsa la componente rivoluzionaria, diedero un fondamentale contributo alla costituzione e alla crescita dell'USI.
Il libro racconta quegli anni, intensi e duri, le lotte dei lavoratori per migliorare le proprie condizioni di lavoro e di salario, ad esempio molto importante e strenuamente combattuta la lotta per le otto ore, contro un padronato altrettanto agguerrito, ma spesso perdente di fronte alla forza e alla combattività degli operai, il periodo bellico, il dopoguerra, l'occupazione delle fabbriche del 1920, dove fondamentale fu l'apporto dell'USI fino al “tradimento” della CgdL e del partito socialista, gli anni della clandestinità e dell'esilio con l'avvento del fascismo, le dure persecuzioni, quindi, nella seconda parte, il dopoguerra, il ritorno dell'USI e il suo successivo declino. Il libro si chiude con l'ultimo Convegno nazionale di Carrara del 1970. Il testo è arricchito da una grande quantità di tabelle, documenti e testimonianze, che permettono al lettore di immergersi il più possibile dentro quegli anni gloriosi e difficili, dentro una storia rimasta per troppo tempo nell'oblio, storia che questo lavoro ci riporta, in tutta la sua vitalità.
E' arricchito inoltre dall'ottima introduzione di Mario Spagnoletti, che ripercorre con attenzione gli argomenti trattati nel libro, la “documentata e appassionata “resa dei conti” con l'esperienza e la storia dell'Unione Sindacale” che Barroero ha inteso realizzare, e così conclude: “Il volume, che è corredato ed impreziosito da una cospicua Appendice di tabelle, documenti e schede biografiche dei principali protagonisti della storia dell'Unione Sindacale e della Camera del Lavoro sestrese, merita ogni attenzione e positivo apprezzamento per il grande equilibrio con cui intreccia le analisi rigorosamente scientifiche -proprie della ricerca storica e della sistemazione storiografica- e la robusta “passione militante”, che ne attraversa tutte le pagine e lo immunizza contro i virus di uno storicismo o di un biografismo esangui e falsamente neutrali.”
Il libro inizia con un breve ricordo personale. Barroero entrò in contatto con l'Unione Sindacale Italiana alla fine degli anni Sessanta, poco prima del suo scioglimento. (Verrà poi ricostituita agli inizi degli anno Ottanta, come sappiamo). Così racconta: “Unione Sindacale Italiana. Sestri Ponente. Primo piano, una targa: Unione Sindacale Italiana. Un locale piccolissimo, non più di 6-8 mq, occupato quasi interamente da un armadio, un casellario, una scrivania su cui troneggia una vecchia Olivetti, un ciclostile ancora più vecchio, qualche seggiola, nient'altro. (…) In questo “loculo” due anziani compagni: Dall'Olio, ex-impiegato dell'Ansaldo Meccanico e Piana, falegname in pensione, attivo sindacalmente fin dai tempi del Biennio rosso; poi uno della generazione di “mezzo”, Carlo Boccardo (sulla quarantina), operaio tubista ai Cantieri Navali di Sesti, eletto delegato di reparto nel primo Consiglio di fabbrica. In questo contesto “caliamo” io e un gruppo di giovani compagni (…..) Di lì a poco più di un anno, Dall'Olio e Piana, gli unici rimasti, chiudono la Segreteria nazionale USI e la sede di Sestri. Nessuno li sostituisce nell'incarico e l'Unione Sindacale sparisce praticamente di scena fino al 1978, anno in cui si terranno alcuni attivi nazionali per la sua ricostituzione. La piccola sede di Sestri Ponente la “ereditiamo” noi che nel frattempo ci siamo costituiti in OdCL (Organizzazione dei Comunisti Libertari) di forte ispirazione arscinovista. Rientrando in quel locale, trovo in un armadio un piccolo mazzo di tessere di operai dell'Italcantieri e penso al lavoro sindacale umile e silenzioso che i vecchi compagni avevano continuato a fare per tanti anni, senza mezzi, tentando di ridare consistenza all'Unione Sindacale. Mi sembra che ci sia un debito da saldare. Oggi penso che sia venuto il momento di saldare quel debito, ripercorrendo la storia dell'Unione Sindacale a Sesti, fuori da ogni retorica, ma col preciso intento di riportare alla luce un'esperienza che il tempo e il prevalere di altre culture politiche, non certo libertarie, hanno oscurato”.
Barroero presenta un quadro completo di Sestri Ponente, ripercorrendo la storia di Sestri e del ponente cittadino fin dai tempi più antichi.”Sestri Ponente è Sestri e basta. E' l'altra, l'omonima del Tigullio, che ha bisogno dell'aggettivazione: Sestri Levante. Sestri è Sestri e non è Genova, come non sono Genova le altre delegazioni ponentine e valpolceverasche e a rimarcare queste specificità rimangono i modi di dire comuni: ancora oggi non si dice “andare in centro”, ma “andare a Genova”. Parte quindi dall'epoca antica e medievale, dall'origine del nome di quel piccolo borgo che tanto muterà, ripercorrendone brevemente l'evoluzione fino alla massiccia industrializzazione dei tempi moderni. E l'intensa vita sindacale con le coraggiose lotte degli operai.
Guido Barroero si era già dedicato a questi argomenti, collaborando a un libro su Maurizio Garino, Il sogno nelle mani – Torino 1909-1922 e ad un altro sul sindacalismo rivoluzionario e Alibrando Giovannetti.
Per quanto riguarda la storia del libro, come abbiamo detto all'inizio, l'idea nasce per il centenario dell'Unione Sindacale. Guido Barroero nel 2010 era stato eletto segretario dell'attuale Unione Sindacale Italiana, e si era gettato subito con impegno in questo compito, per lui particolarmente importante, proprio per la sua conoscenza di una storia tanto gloriosa, e per il suo desiderio, oltre alla “resa dei conti” e al “debito da saldare” cui si accennava in precedenza, di contribuire il più possibile a una rivitalizzazione dell'USI odierna. Purtroppo il suo impegno venne fermato. Ancora oggi questa vicenda è tenuta nascosta, confinata anch'essa nell'oblio. Dovrà tornare alla luce, raccontata nel dettaglio e documentata, perché anche questa è storia, per quanto assai poco lusinghiera, e perché lo dobbiamo all'autore del libro. La prefazione che Guido Barroero chiese al compagno Gino Ancona fu una delle cause che ritardarono l'uscita del libro.
Guido Barroero fu irremovibile su questo punto. La prefazione rimase e la raccolta dei fondi si allungò nel tempo. Solo grazie all'impegno di pochi compagni determinati a portare a termine questo compito e rispettare quindi la volontà dell'autore, si è giunti infine, pur in mezzo a mille difficoltà, alla pubblicazione.
Oggi comunque riteniamo sia prima di tutto importante conoscere e far conoscere questo lavoro, per il suo grande spessore e per la sua rilevanza storica, al di là delle vicende suaccennate. Questo libro è qualcosa di notevole e prezioso, che non merita di venire sprecato. E' anche un monito e un insegnamento, per tutti noi, perché la lotta per la nostra emancipazione dalla schiavitù del lavoro, dallo sfruttamento e dal capitale è tutt'altro che conclusa.
Silvia Ferbri

Chi desidera ordinare il libro, può farlo inviando una mail a rivoltalibera@libero.it con i propri dati, ed effettuare il versamento (il prezzo è 15 euro), su Poste Pay n.4023600623382308 intestata a Roberto Dammicco, via Bissolati 15 F Bari, C.F. DMMRRT56B28A662R
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


21/11/2024 @ 15:54:26
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