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"Un'idea che non sia pericolosa non merita affatto di essere chiamata idea."

Oscar Wilde
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 16/04/2008 @ 19:59:26, in Commentario 2008, linkato 1445 volte)

Il vertice NATO di Bucarest, conclusosi appena due settimane fa, ha sancito ufficialmente ciò che era stato già deciso dal presidente Bush nel 2002, cioè l'ingresso nella stessa NATO di Paesi come la Croazia, la Slovenia, l'Albania, la Lettonia, l'Estonia e la Lituania, che si aggiungono alla Bulgaria, alla Repubblica Ceca, alla Slovacchia, alla Polonia. Rimane per il momento in sospeso la questione dell'ingresso nella NATO della Georgia e dell'Ucraina, ma Bush ha fatto capire che anche in questo caso si tratterà di formalizzare di qui a poco ciò che è già stato acquisito nei fatti, nonostante che, ad esempio, la popolazione ucraina abbia dimostrato in numerose manifestazioni di non essere affatto favorevole a questo ingresso.

Per i prossimi anni è già pronta una lista di altri soci NATO, come Kosovo, Montenegro, Macedonia, e chi più ne ha più ne metta. Nonostante la contemporaneità della campagna elettorale in Italia, di tutto ciò nessun candidato ha fatto cenno, a dimostrazione che l'elettoralismo funziona come un'ideologia, che si crea una sorta di sua realtà virtuale, con poco o nulla a che vedere con ciò che effettivamente accade intorno.

Gli esperti di alcune agenzie di analisi strategica hanno commentato con sarcasmo questo ulteriore allargamento della NATO, che dal punto vista strettamente militare appare come un nonsenso. Nonostante il loro numero - a cui è diventato impossibile tener dietro -, questi nuovi "soci" non dispongono di una forza militare da aggiungere alla cosiddetta "alleanza", tanto che il governo russo guarda a questa sorta di "accerchiamento" più con ironia che con preoccupazione. Inoltre alcuni di questi "soci" sono talmente poveri da non potere nemmeno acquistare dagli Stati Uniti le armi di cui ogni membro NATO deve dotarsi.

Questi nuovi Paesi - che da un punto di vista strettamente militare rappresentano un peso morto -, dovranno inoltre essere disseminati di basi USA e NATO, per le quali il governo statunitense non dispone neppure del personale militare sufficiente, per cui dovrà coprirle soprattutto con personale civile, come del resto sta già avvenendo anche in Italia, dove per il personale civile italiano le basi NATO stanno diventando off limits.

Ma questo divieto di accesso alle basi militari USA e NATO riguarda esclusivamente il personale civile legalmente inquadrato, non certo le bande criminali locali.

Infatti ciò che costituisce un nonsenso dal punto di vista strettamente militare, acquista invece un significato preciso se si analizza il tutto dal punto di vista affaristico-criminale. Il governo statunitense, tramite il segreto e le servitù assicurati dalla presenza delle basi militari, si è creato in tutta Europa una sorta di corridoio extraterritoriale, fuori della giurisdizione dei governi nazionali. In Italia non si può più nemmeno parlare di corridoio, perché dato il numero di basi, non c'è più angolo del territorio che non sia di fatto sotto la giurisdizione statunitense.

Il colonialismo NATO ha quindi creato in Europa un grande territorio sovra-nazionale e super-statale che non è sotto il controllo dei vari governi, bensì sotto la diretta gestione delle Corporation statunitensi e della loro manovalanza costituita dalle organizzazioni criminali dei vari Paesi. In questo territorio ogni tipo di merce può già circolare senza nessuna ispezione da parte dei rispettivi organi governativi e giudiziari.

Insomma, sembra di essere tornati all'Asia del XVIII e del XIX secolo, quando il colonialismo britannico aveva creato un super-Stato del genere ad uso della Compagnia delle Indie. La maggior parte dei Paesi di questo super-Stato, Cina compresa, erano formalmente indipendenti, però con dei governi che non disponevano del materiale controllo del territorio. Il territorio asiatico era infatti sotto il dominio della Compagnia e dei suoi dipendenti locali, i cosiddetti "signori della guerra", cioè quei capibanda che oggi vengono denominati dalla propaganda ufficiale come "boss mafiosi" o "camorristi".

Che gran parte della sedicente "sinistra" cerchi di contrastare tutto questo con la cosiddetta "cultura della legalità", non è semplicemente un caso o una svista, ma il segnale che la colonizzazione territoriale viene accompagnata dalla colonizzazione mentale, cioè che l'occupazione affaristico-militare ha il supporto della guerra psicologica. Che il controllo criminale del territorio sia connesso e consequenziale al controllo militare dello stesso territorio, costituisce un'ovvietà, ma l'obiettivo della guerra psicologica consiste appunto nel non far notare ciò che è evidente.

L'autorazzismo può diventare leggenda ed epopea, può coltivare i suoi miti e i suoi eroi. Oggi ci sono libri e film come "Gomorra"; ma già negli anni '70, mentre i veri carichi di sigarette di contrabbando passavano per i porti USA e NATO, i film con Mario Merola ci distraevano con le toccanti vicende dei contrabbandieri di Santa Lucia e dei loro "motoscafi blu", sui quali circolavano molte canzoni, simili a quelle che gli attuali "neomelodici" producono sui camorristi ora in voga. L'autorazzismo, oltre ad essere guerra psicologica, è diventato anche un grande business, perciò oggi viene gestito direttamente dalle multinazionali, come la Walt Disney, che è la vera padrona della Mondadori.

17 aprile 2008

 
Di comidad (del 10/04/2008 @ 09:28:24, in Commentario 2008, linkato 1351 volte)

L’opinione pubblica è talmente abituata ad assistere a rituali di umiliazione e ridicolizzazione dei sindacati, che finisce per non fare più caso se i modi e le circostanze di questi rituali risultano fuori luogo, come appunto nel caso della trattativa tra Alitalia ed Air France. In questi giorni i media ci hanno intrattenuto con il consueto riepilogo dei luoghi comuni antisindacali: il massimalismo, la difesa dei fannulloni, ecc.; venerdì 4 aprile il “Corriere della sera” e “La Repubblica” pubblicavano in prima pagina due articoli fotocopia, in cui la figuraccia dei sindacati al tavolo delle trattative veniva sviscerata in ogni particolare: le divisioni tra le delegazioni sindacali, la presunta sconfessione da parte di gruppi di lavoratori, e così via.

Tutta questa massa di pseudo-informazioni ha costituito un modo per evitare di dirci cosa ci stessero facendo lì i sindacati. A che titolo il potenziale acquirente di un’azienda può trattare con i sindacati le condizioni per la cessione dell’azienda?

A tutt’oggi, la controparte effettiva dei sindacati è costituita da Alitalia e dal governo, non da Air France, che in Italia non ha alcun titolo giuridico per trattare con altri che non siano i vertici dell’azienda che intende acquistare. In questa vicenda si è visto invece il governo svolgere il ruolo dello spettatore, ed anche del tifoso a favore di uno dei due contendenti, cioè Air France.

Il tifo del governo è stato persino poca cosa, se confrontato con quello sperticato dei giornali, tutti intenti a raccontarci le vicissitudini del povero presidente del Consiglio di Amministrazione di Air France, Spinetta, turbato e scandalizzato da una protervia sindacale a cui non era abituato nel suo Paese. I media hanno cioè confezionato per Air France un ruolo propagandistico che è ormai diventato familiare all’opinione pubblica: il ruolo della vittima. La propaganda mediatica ci ha narrato la fiaba secondo cui Air France sarebbe venuta in Italia per cercare di salvare l’azienda e i posti di lavoro che l’irresponsabilità sindacale ha messo a rischio, ma è stata costretta a scontrarsi ancora una volta con questa irresponsabilità.

Qui siamo chiaramente di fronte ad una manipolazione dell’opinione pubblica, che inizialmente aveva guardato con ovvia diffidenza all’ingresso di Air France nella trattativa per Alitalia. Air France è un diretto concorrente di Alitalia, perciò tutti sanno che un’eventuale acquisizione significherebbe la liquidazione della stessa Alitalia e dell’aeroporto di Malpensa nell’arco di pochi mesi.

I terribili sindacati italiani hanno ridotto i tecnici e i piloti Alitalia ad essere fra i meno pagati rispetto ai colleghi delle grandi compagnie europee, li hanno indotti a farsi pagare con  azioni Alitalia per sostenere il vettore, azioni che oggi valgono aria fritta, ecc. Ma il vero "mistero" resta la vicenda KLM. La fusione Alitalia-KLM sarebbe stata perfetta, le due compagnie erano complementari come vettori e copertura tratte; KLM copriva i percorsi lunghi e Alitalia aveva un grande hub (Malpensa) da offrire agli olandesi; insieme sarebbero stati la prima compagnia europea per numero di aerei e tratte; chi sarebbe stata ridotta al lumicino dalla fusione era proprio Air France.

A quel punto, con la fusione già avvenuta, misteriosamente tutto si blocca. KLM, pur pagando una penale, si sgancia da Alitalia. Air France non vuole più correre il rischio di essere schiacciata e, poco tempo dopo, corre a comprare KLM. Così oggi si presenta a "salvare" generosamente ciò che resta di Alitalia, ed è chiaro che il destino di un ex-concorrente in mano a Spinetta non sarà roseo. 

Come si poteva allora rendere simpatico un personaggio sospetto come Spinetta?

Per rendere attraente Spinetta è bastato contrapporgli un antagonista talmente odiato e odioso da far cambiare immediatamente di umore alla pubblica opinione. È stato sufficiente dire: “sindacati”, perché l’opinione pubblica avesse un’immediata reazione di ostilità che l’ha resa disponibile a considerare come gradita e soccorrevole questa offensiva colonialistica. In questa ostilità si confondono moventi diversi e divergenti: c’è chi prova ostilità verso queste dirigenze sindacali sempre più infiltrate e collaborazioniste, ma c’è anche - e soprattutto - chi ritiene il sindacalismo in genere come una sacrilega turbativa nei confronti della “creatività” imprenditoriale. Spesso infatti l’antisindacalismo pregiudiziale si serve demagogicamente anche di argomenti veri, come quando il presidente di Confindustria ha accusato i sindacati di non difendere i lavoratori.
Il ruolo dei media è di fare confusione sempre e comunque, con ogni tipo di pretesti, anche contraddittori; ciò in base al principio della Psychological War esposto dal Presidente USA Harry Truman: “se non puoi convincerli, confondili”.

Ma, in questo caso, il troppo massiccio intervento mediatico a favore di Air France ha finito involontariamente per contribuire a fare chiarezza nell’intera vicenda. I media ed il governo non si sarebbero esposti in modo così eccessivo a favore di Spinetta, se dietro l’operazione coloniale vi fosse soltanto Air France. Solo la NATO, o meglio, solo gli USA, possono muovere una guerra psicologica di questa portata, il che conferma che la  liquidazione di Malpensa ed Alitalia è un destino dovuto al fatto di trovarsi sul percorso di espansione previsto per le basi militari del Nord-Italia.
 
10 aprile 2008


UNA LETTERA DELL’ASSEMBLEA PERMANENTE NO F-35
PERVENUTA AL COMIDAD IL 5/4/08

Abbiamo letto con interesse il vostro articolo "I CATTIVI PENSIERI SU MALPENSA" e non possiamo che concordare su quanto scritto. Ci spiace solo che nell'articolo non sia stata citata la Base Aeroportuale di Cameri, anch'essa come la Base NATO di Solbiate Olona vicinissima
all'Aeroporto di Malpensa, li divide solo un fiume: il Ticino.
Bene in questa italianissima base dell'aeronautica militare tra poco (speriamo di no) dovrebbero iniziare i lavori di costruzione dello stabilimento per l'assemblaggio dei nuovi cacciabombardieri
Statunitensi: "F-35 Lightning II" per conto della Lockheed Martin, progetto dove l'Italia partecipa come partner di secondo livello con L'Olanda.
In Italia verranno grosso modo assemblati circa 1.300 aerei dei 3.500 che verranno costruiti, il restante sarà prodotto a Fort Worth in Texas.
Chiaramente una volta assemblati gli aerei dovranno essere collaudati e in futuro sempre nel medesimo aeroporto manutenuti e dove voleranno se non sui cieli limitrofi di Malpensa?
Per l'Aeroporto milanese non c'è via di scampo un gigante coi piedi d'argilla, accerchiato da una sempre maggiore militarizzazione del territorio.
Saluti

Per l'Assemblea Permanente NO F-35
Valter

 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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