Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
MALATESTA (Film completo con sottotitoli in italiano).
Il blog http://italianimbecilli.blogspot.com/, che lo ha recuperato, lo presenta così:
"Voglio farvi un bel regalo, una specie di rarità. Oggi, 31 ottobre 2018, ho caricato questo film, premiato col German Film Award 1970, che conservavo in un cassetto e non lo tiravo fuori chissà per quale motivo.
Parla di Errico Malatesta, del suo periodo in Inghilterra, a Londra. Lo dico subito: la figura di Malatesta qui raccontata e interpretata dall'attore Eddie Constantin, non è quella più aderente a quel che siamo abituati a 'vedere' e a capire dai suoi scritti, ma è piuttosto l'interpretazione del regista, Peter Lilienthal, nel 1970, anno della pubblicazione del film, come lui stesso ha spiegato in un'intervista. E tuttavia nel film si possono apprezzare episodi realmente accaduti, alcuni filmati dell'epoca, nonché un imperdibile comizio di Emma Goldman. Perciò ha un valore anche storico. Il regista ha voluto tracciare, fin da subito, una caratteristica che in realtà Malatesta non aveva, e cioè quella della non violenza; è stata una scelta interpretativa e del tutto arbitraria, dice il regista in quell'intervista, dovuta alla sua esperienza di bambino emigrato in Uruguay, nazione autoritaria e dittatoriale, e ritornato successivamente in una Germania democratica, dove i ragazzi si ribellavano violentemente anche contro la democrazia (un atteggiamento che non capiva, almeno all'epoca).
La traduzione nei sottotitoli e la cura sono state garantite dal gruppo anarchico malatesta di Roma. Buona visione".
Scheda tecnica del film
La “sinistra” è oggi in predicato di arruolarsi nella campagna contro il presunto pericolo fascista costituito dal cosiddetto populismo. Il problema è che si andrebbe alla guerra con armi spuntate, poiché la stessa “sinistra” ha subito passivamente nel recente passato delle campagne tese a screditare proprio l’antifascismo. Nel 2003 la pubblicazione del libro di Giampaolo Pansa “Il Sangue dei Vinti”, con la relativa campagna mediatica a supporto, ha fatto sì che si passasse direttamente dalla mitizzazione acritica della Resistenza (il “Secondo Risorgimento”) ad una altrettanto acritica, quanto pretestuosa, criminalizzazione. Non si tratterebbe di una questione di incoerenza, in quanto purtroppo una coerenza della “sinistra” ci sarebbe, poiché ora, come quindici anni fa, la costante è sempre quella della dipendenza dalla comunicazione mainstream.
Molti hanno notato che queste campagne tese a screditare l’antifascismo coincidevano con le tesi, esplicitamente enunciate da documenti di JP Morgan, secondo cui i problemi economici dell’Europa deriverebbero dalle “Costituzioni antifasciste”. Dagli stessi ambiti della finanza globale erano provenute quaranta anni prima le lamentele di marca Trilateral circa presunti “eccessi di democrazia”, cioè l’eccesso di una cosa che non esiste. Il documento commissionato nel 1975 dalla
Trilateral sulla crisi delle democrazie ripercorreva i soliti schemi del lamento dei ricchi per il presunto assalto dei poveri alla cassa. Il punto è che qualsiasi mediazione sociale, o semplice gestione sociale, ha comunque un costo. Anche se si decidesse di eliminare i poverissimi ed i pensionati nei campi di concentramento o in forni crematori condominiali, ciò comporterebbe inevitabilmente una spesa che, nel loro eterno vittimismo, i ricchi interpreterebbero come assistenzialismo per poveri.
Il documento di JP Morgan era del 2013 e segnalava che dal 1975 la linea della finanza globale non è cambiata. Nel 2007 infatti era stato lanciato un altro best-seller, “La Casta”, dei giornalisti Stella e Rizzo. In questo caso il bersaglio era costituito dai costi e dai privilegi del ceto politico, in altri termini dai costi della “democrazia reale”. Manco a dirlo, la “sinistra” non reagì anche in quel caso, andando completamente in braccio alla retorica dei “vincoli esterni” necessari per tenere a freno un ceto politico spendaccione. La delegittimazione si completava così in un’auto-delegittimazione. A far le spese di questo clima ostile alla politica fu il secondo governo Prodi, quotidianamente attaccato dai media e dalla Confindustria.
Ma negli attacchi alla “sinistra” ed alle amministrazioni locali da essa gestite, si era distinto già all’epoca della prima esperienza di governo di centrosinistra degli anni ‘90 anche il quotidiano “La Repubblica”, pur considerato il massimo referente mediatico della stessa “sinistra”. L’alibi invocato per questa incongruenza era quello dell’imparzialità, ma gli sviluppi successivi dimostrarono che si trattava d’altro.
Nel febbraio 2001, a ridosso della campagna elettorale per il rinnovo del parlamento, “la Repubblica” avviò lo scandalo Telekom Serbia, con un’inchiesta di Giuseppe D’Avanzo e Carlo Bonini che riguardava presunte tangenti versate nel 1997 durante il primo governo Prodi. Si trattava di un mega-affare tra la italiana Telecom e l’omologa azienda di Stato serba. L’affare aveva disturbato potentati economici sia statunitensi che europei. Il successivo governo D’Alema rientrò all’ovile, non solo partecipando al bombardamento della Serbia, ma anche privatizzando la Telecom che sino ad allora era stata al 60% di proprietà del Tesoro. Rientrare all’ovile però non servì a nulla, poiché nel 2001 lo scandalo scoppiò lo stesso ad opera del quotidiano “amico”; uno scandalo che fu usato dalla propaganda di destra finché non si sgonfiò sul piano giudiziario, quando però ormai i danni erano fatti. In parlamento l’allora ministro degli Esteri, Lamberto Dini, osservò che il dossier presentato da D’Avanzo e Bonini non era alla portata di due semplici giornalisti, perciò ipotizzò un’imbeccata da parte della CIA; cosa che comportò anche un contenzioso giudiziario tra i giornalisti e Dini. Il procedimento si concluse con una più che prevedibile
non autorizzazione a procedere da parte del Senato.
Strano che la “sinistra” non si sia mai accorta di questa subdola ostilità dei quotidiani “amici”. Nelle elezioni del 2006 il “Corriere della Sera” diretto da Paolo Mieli prese esplicitamente posizione a favore della coalizione di centrosinistra diretta da Prodi, che poi vinse di misura. Ma nel 2007 fu proprio la casa editrice Rizzoli-Corriere della Sera a pubblicare “La Casta”.
Ci si è sorpresi poi della nascita e della crescita improvvisa della “antipolitica”, cioè del Movimento 5 Stelle (avrebbe dovuto chiamarsi “5 Stelle e 5 Rizzi”, visto che i veri teorici erano stati loro e non Grillo). I 5 Stelle si sono ampiamente giovati del fatto di non avere un passato che potesse essere loro rinfacciato, come accade invece alla “sinistra”. Il passato senza consapevolezza non diventa Storia ma mera coazione a ripetere, così una “sinistra” che non ha superato il trauma della destalinizzazione è caduta in una sorta di smania del parricidio: prima D’Alema ha fatto fuori Occhetto, poi D’Alema è stato criminalizzato da Renzi, poi il PD in parlamento ha ammazzato il padre fondatore Prodi non votandolo per la Presidenza della Repubblica.
Il moralismo/onestismo dei 5 Stelle aveva trovato ulteriore spinta in altre operazioni mediatiche, come quella del docu-romanzo “Gomorra”, del 2006. Nel 2013 è arrivato anche il romanzo “Suburra”, un best seller, con annessa campagna mediatica, funzionale alla criminalizzazione/meridionalizzazione di Roma. Il coautore di “Suburra” è quello stesso Bonini dello scandalo Telekom-Serbia.
A conferma dell’aforisma di Oscar Wilde, secondo cui è la vita ad imitare l’arte, nel 2014 arrivava l’inchiesta giudiziaria su Mafia Capitale, di cui faceva le spese l’ignaro e ingenuo sindaco del PD, Ignazio Marino, brutalmente spodestato da Renzi. Il procedere della campagna di meridionalizzazione/criminalizzazione di Roma ha comportato che la tempesta giudiziaria colpisse anche il sindaco 5 Stelle Raggi, ma le sue peripezie sono nulla al confronto dell’entità delle accuse che avevano travolto Marino.
La “sinistra” è un bersaglio delle agenzie di disinformazione ma non sa di esserlo, poiché non ne capirebbe giustamente il motivo. Il punto è che questi attacchi non partono da centrali europee, ben consapevoli che la sinistra non esiste più, bensì da centrali statunitensi che non conoscono la realtà europea e che agiscono ancora in base a schemi di guerra fredda. Gli esecutori europei di queste operazioni di psicoguerra non sono probabilmente nelle condizioni di avvisare i propri mandanti della cantonata che prendono, poiché ciò comporterebbe il rischio di perderne la fiducia e quindi i finanziamenti.
Eppure i segnali concreti per la sinistra che
la guerra fredda per gli USA non era mai finita non sono mancati. Agli iscritti alla CGIL ancora dieci anni fa era infatti precluso di poter lavorare nella costruzione di basi NATO o di svolgervi attività di rappresentanza sindacale.