"
"Politically correct" è l'etichetta sarcastica che la destra americana riserva a coloro che evitano gli eccessi del razzismo verbale. "Politicamente corretto" è diventata la locuzione spregiativa preferita ovunque dalla destra. In un periodo in cui non c'è più differenza pratica tra destra e "sinistra", la destra rivendica almeno la sguaiataggine come proprio tratto distintivo."

Comidad
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 15/03/2020 @ 00:43:15, in In evidenza, linkato 2367 volte)
E' sempre difficile ricordare il compagno che è stato l'amico di una vita, particolarmente dei tuoi anni giovanili, che è scomparso all'improvviso, per un tumore fulminante al pancreas, dopo che ti sei visto con lui pochi giorni prima e nulla faceva presagire quello che sarebbe successo – anzi, ti comunicava che, dopo tanti anni che era stato per lavoro in giro per il mondo, aveva ottenuto il trasferimento come Docente Ordinario di Patologia Generale dall'Università di Catanzaro a quella di Napoli, per cui si faceva immettere nella chat del Gruppo "Mastrogiovanni" per potervi partecipare. Il tutto mentre parlava dei suoi infiniti progetti per il futuro che, di lì a pochi giorni, si sarebbero infranti contro il muro della malattia che si sarebbe manifestata a brevissimo.
L'avevo conosciuto quando eravamo studenti all'università e, insieme a tanti altri compagni, scontenti della mancanza di un punto di riferimento forte dell'anarchismo sociale nella nostra città, avevamo dato vita all'esperienza dell'Organizzazione Anarco-Comunista Napoletana, che di lì a poco avrebbe aderito alla Federazione Anarchica Italiana. In quegli anni fu protagonista dell'intervento politico del gruppo, soprattutto nel campo antimilitarista, dalla lotta contro l'installazione dei missili nucleari a Comiso al contrasto delle prime guerre neoimperialistiche dopo la fine dello Stato Sociale. Vivevamo un po' come una comunità: quando non ci incontravamo per motivi legati all'attività militante, eravamo sempre insieme e facevamo la vita che potete immaginare di un gruppo di amici ventenni nel cuore degli anni ottanta.
La componente studentesca del gruppo aveva una caratteristica: eravamo un po' tutti alquanto brillanti nelle nostre discipline e molti di noi hanno seguito la strada dell'insegnamento e della ricerca. Ennio, in particolare, dopo il dottorato ed un post-dottorato all'Università di Napoli fu uno dei nostri primi "cervelli in fuga" e si trasferì in Svezia al Karolinska Institutet di Stoccolma, dove restò per vari anni, prima di riuscire a rientrare in Italia come Docente Associato prima, Ordinario poi, dell'Università di Catanzaro, per poi riuscire a tornare nella sua città. Il tutto sempre con una produzione scientifica di altissimo livello, testimoniata dalla qualità delle riviste che ospitavano le sue ricerche – oltre alla comunità di noi militanti, è pianto anche dalla comunità scientifica, particolarmente quella che si occupa dell'immunologia e, ironia della sorte, delle terapie tumorali.
Anche vivendo una vita alquanto movimentata, tra Stoccolma, Catanzaro, Salerno, Napoli per non dire del resto del mondo dove lo portava di continuo la sua attività scientifica, aveva mantenuto costante, ovunque si trovasse, la sua attività militante nell'anarchismo sociale. È pianto anche dalla comunità del Confederalismo Democratico del Rojava: negli ultimi anni si dedicava particolarmente alla Staffetta Sanitaria ed al lavoro di supporto alle strutture educative del Rojava liberato – un progetto, tra l'altro, nato in origine in una delle nostre tante discussioni.
Infine, tutti coloro che l'hanno conosciuto lo ricordano per le sue qualità umane. Allegro, solidale, vitale, qualunque fosse il motivo per cui lo si frequentasse era sempre un piacere incontrarlo e dispiaceva a tutti, per la sua vita movimentata, non poterlo frequentare di continuo. Per questo e mille altri motivi, mancherà a tantissimi. Ciao, Ennio. (Enrico)

Ennio ha fatto parte di quella "sporca dozzina" che nei primi anni '80 fondò l'Organizzazione Anarco-Comunista Napoletana (OACN). Era al primo anno di Medicina ma, nonostante la pesantezza dello studio, ha partecipato in prima persona a tutte le iniziative e non so proprio come riuscisse a trovare il tempo anche per la socialità, che in quegli anni era a base di cene improvvisate in case ospitali, concerti underground, vagabondaggi notturni e spericolati zig-zag con la sua Renault 4.
Il suo è stato un anarchismo mai dogmatico, sempre allegro, possibilista e lungimirante. Fu lui a organizzare le riunioni nelle quali un informatico, suo compagno di liceo, venne a spiegarci cos'erano i Personal Computer e come e perché avrebbero cambiato tutto.
Vacanze estive, capodanni in giro per l'Italia e iniziative politiche ci hanno tenuto in contatto lungo più di 40 anni, anche quando il suo lavoro e il mio hanno messo tra le nostre vite troppi chilometri di distanza e poco tempo per frequentarci come in passato. Molti i ricordi e troppo il dolore per raccontare le innumerevoli "storie" personali e politiche vissute insieme, l'ultima delle quali quando accompagnammo i figli a Lucca Comics, con lui travestito da Corto Maltese.
Lo scorso novembre è comparso su mastodon.bida.im e il suo ultimo messaggio è stato: "Fratello confermo anche qui pluvia non finir y tengo da mangiar hasta Catanzaro: mierda. besos". Baci, fratello. (Peppe 'o psicologo – Pepsy)
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 12/03/2020 @ 00:15:47, in Commentario 2020, linkato 6268 volte)
La gestione spregiudicata da parte del presidente turco Erdogan dell’ennesima emergenza profughi siriana, ha provocato il consueto atteggiamento vittimistico di gran parte dei media europei. Si offre infatti l’immagine di un’Unione Europea spremuta dai ricatti di Erdogan che usa cinicamente i profughi come ostaggi.
Tutto vero ma molto parziale. La guerra in Siria compie nove anni e sia il conflitto, sia la sua persistenza, sono stati l’effetto di un’attiva e instancabile opera di destabilizzazione, in cui si sono distinti la Francia e il Regno Unito, che sino al 2016 faceva ancora parte dell’Unione Europea. Nel 2013 la propaganda europea contro Assad ha raggiunto toni parossistici e non ci si è limitati alla propaganda, poiché i cosiddetti “ribelli” siriani hanno ottenuto non solo diretti aiuti militari da Francia e Regno Unito ma anche riconoscimenti diplomatici.
Dal canto suo Erdogan può recriminare sul fatto che gran parte del peso della guerra in Siria, compresa l’assistenza ai profughi, è ricaduta sulla Turchia. Certo, l’oligarchia turca ha delle sfacciate mire espansionistiche a spese del territorio siriano. Si può anche sottolineare che queste mire sono storiche, non originate solo dal conflitto scoppiato in Siria nel 2011; ma è anche vero che Erdogan è stato letteralmente spinto, spintonato, ad intervenire in modo sempre più pesante in Siria. La destabilizzazione di un Paese che non ci aveva dato nessun fastidio, implica per l’Europa anche qualche costo di ritorno; ma tanto paga il contribuente e poi oggi c’è anche il “quantitative easing”, perciò i soldini per accontentare Erdogan, magari molti di meno di quelli che chiede, si possono trovare persino in un’Europa così avara.
L’aspetto più interessante della vicenda siriana riguarda però il ruolo della Russia, la quale rappresenta oggi l’unico soggetto che agisce nel senso della stabilizzazione dell’area medio orientale. Per tutta la guerra fredda, l’Europa ha parassitato l’Unione Sovietica. Mentre la trattava come una minaccia, la stessa Europa si avvantaggiava del ruolo di stabilizzazione svolto dall’impero sovietico. Oggi il copione si ripropone con la Russia di Putin, un Paese molto più povero della già povera URSS, che però si svena per impedire che tutta l’area medio orientale salti per aria.
Dopo il colpo di Stato del 1991 che ha liquidato l’URSS, sembrava che la Russia diventasse il paradiso incontrastato delle oligarchie affaristiche, originate in gran parte dal vecchio KGB. Putin, che pure proviene da quell’ambiente affaristico, si è trovato per forza di cose ad ereditare il ruolo storico della Russia, che ora è costretta a stabilizzare anche l'area medio orientale. C’è inoltre da constatare che il “Medio” Oriente è in realtà per l’Europa il Vicinissimo Oriente. È solo il prevalere del punto di vista anglosassone che porta a considerare quell’area come più lontana.

Secondo alcuni analisti la Russia c’entra poco o nulla con il cosiddetto Medio Oriente e ci si trova invischiata solo perché voleva utilizzare la carta siriana per ottenere qualcosa sull’Ucraina da parte degli Usa e dell’Europa. Sicuramente c’è anche questo, ma è un dato di fatto che il Medio Oriente è troppo vicino al Mar Nero, il mare che storicamente la Russia ha conteso con la Turchia imperiale. Se c’è qualcuno che non può permettersi un revival dell’imperialismo turco, questo è proprio la Russia.
Stranamente la Russia contribuisce a ridimensionare non solo le aspirazioni neo-imperiali della Turchia ma anche i propri attuali alleati come l’Iran. Sono stati gli USA ad “inventare” l’Iran come potenza regionale nel momento in cui hanno deciso di liquidare nel 2003 il suo contrappeso nell’area, cioè l’Iraq di Saddam Hussein a dominio sunnita. La tanto decantata e temuta “mezzaluna sciita” a guida iraniana è stata quindi un effetto dell’imperialismo americano. Nel ruolo di alleato subordinato della Russia, l’Iran è stato ricondotto ora alle sue dimensioni reali; mentre l’assassinio del generale iraniano Qasem Soleimani da parte degli USA non ha avuto alcun effetto sui rapporti di forze in campo.
La Russia non può consentirsi di ignorare la destabilizzazione a ridosso dei propri confini se non al prezzo di importarla. Gli USA invece possono avvantaggiarsi con disinvoltura della loro posizione di relativo isolamento geografico per comportarsi da scavezzacolli irresponsabili a livello planetario, tanto ci pensa la Russia a tenere un atteggiamento responsabile ed a riportare un equilibrio quando l’eccesso di caos rischierebbe di ritorcersi contro il destabilizzatore. Si tratta di un vero e proprio parassitismo occidentale nei confronti della Russia, che continua a sostenere il suo ruolo storico dell’unico Cireneo sul piano mondiale.

Persino la Cina ha potuto permettersi di esportare i propri problemi interni e di scaricarli sugli altri. Oggi la presunta emergenza sanitaria cinese ha infettato un Occidente troppo drogato di emergenzialismo per poter distinguere il grano dal loglio. L’emergenza del Corona virus è stata infatti un ottimo espediente con cui il regime cinese è riuscito a sedare la rivolta di Hong Kong. Il virus ha calmato le acque prima che la vera infezione (quella della destabilizzazione interna) si allargasse al sud-est della Cina, cioè quell’area di lingua cantonese che riconosce in Hong Kong il proprio punto di riferimento. Oggi gli abitanti di Hong Kong, e del resto del sud-est della Cina, devono vivere tutti tappati in casa e il problema è stato risolto.
Solo la Russia non può permettersi di questi lussi.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587 588 589 590 591 592 593 594 595 596 597 598 599 600 601 602 603 604 605 606

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (46)
Commenti Flash (62)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (33)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


21/11/2024 @ 14:15:31
script eseguito in 47 ms