Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Il risultato delle partite di calcio è irrilevante, però il pathos dei tifosi attorno all’evento sportivo è autentico. Allo stesso modo, in un sistema oligarchico lo spettacolo della “democrazia” serve a “dinamizzare” e movimentare un quadro di potere che apparirebbe altrimenti per quello che è, cioè statico. Con la sua sguaiataggine, Trump è il personaggio più adatto allo schema rituale del falso movimento, suscitando antipatie viscerali oppure innamoramenti puerili. Per aumentare la suspense elettorale, negli USA ipertecnologici si è proceduto al conteggio dei voti col pallottoliere, in modo che ci fossero gli strascichi legali che consentissero alla partita di trascinarsi sino ai tempi supplementari e magari ai rigori. Questa esibizione penosa, che sarebbe stata rinfacciata a qualsiasi altro Paese, non ha impedito invece ai media mondiali di inneggiare all’ennesima vittoria della democrazia americana. L’alba del nuovo giorno per la rigenerata democrazia, è stata salutata con la buona novella della scoperta del vaccino anti-Covid da parte delle multinazionali Pfizer e BioNTech.
Un personaggio scomposto come Trump può rappresentare un ottimo diversivo polemico in tanti altri contesti nei quali non è possibile citare i veri scheletri nell’armadio. Il capo di Amazon, Jeff Bezos, ha avviato una causa legale per contestare l’assegnazione di un contratto da dieci miliardi del Pentagono a Microsoft, affermando di aver offerto condizioni più vantaggiose. Secondo Bezos a motivare l’esclusione di Amazon sarebbe stata l’ostilità di Trump, intenzionato a vendicarsi dai maltrattamenti ricevuti dal quotidiano “Washington Post”, di proprietà dello stesso Bezos.
In realtà un apparato come il Pentagono maneggia fiumi di denaro nei quali la Presidenza non ha alcun ruolo, per cui il Pentagono conta molto più del presidente di turno. La spiegazione più ovvia del favoritismo dimostrato nei confronti di Microsoft è che questa azienda è nata come diretta emanazione del Pentagono e perciò non vi è nulla di strano che si cerchi di preservare le proprie creature. Nel 2016 Microsoft aveva ottenuto un altro contratto miliardario dal Pentagono per l’aggiornamento del sistema Windows, dal quale dipendono tutti i computer della Difesa. L’organicità di Microsoft al Pentagono è quindi un dato storico e scontato che prescinde da chi abita in quel momento nella Casa Bianca.
Amazon non è invece una creatura del Pentagono, bensì di quell’altro grande collettore di denaro che è la National Security Agency. L’ex capo della NSA, il generale Keith Alexander, è stato infatti recentemente accolto nell’official board di Amazon, in base al consueto schema della porta girevole tra incarichi pubblici e privati. Solo un complottista potrebbe attribuire qualche significato a questa pura coincidenza; del resto uno con tanti incarichi come Alexander, per organizzare un complotto sarebbe costretto a parlare da solo.
Il potere non ha bisogno di complottare perché non improvvisa e si muove su schemi ripetitivi e consolidati, come la trasversalità del lobbying tra pubblico e privato. Amazon è infatti da sempre in stretti rapporti di affari e di collaborazione anche con la CIA. Nel 2014 la stessa stampa mainstream si interrogò con molta serietà sulle conseguenze in termini di immagine che avrebbe comportato questa collaborazione organica di Amazon con i servizi segreti USA.
Invece non è successo nulla: la “ggente” ha dimenticato e, in base al mantra del “non credo ai complotti”, la gran parte della sinistra si astiene dal collegare la gestione emergenzialistica del Covid ai profitti che stanno realizzando le multinazionali del digitale. L’emergenzialismo è anch’esso uno schema ricorrente e il lobbying multinazionale preme in quella direzione per riflesso automatico. Per i lobbisti non c’è neppure bisogno di consultarsi per capire dove stia il business, specialmente quando i business si intrecciano con le vicende dello scontro imperialistico.
Come era già successo nel 2011 con la guerra a Gheddafi, la narrazione ufficiale è riuscita a spacciare il lockdown come una misura di “sinistra”, in quanto avrebbe castigato le velleità liberiste che avrebbero voluto lasciare tutto aperto. Cosa c’entrino poi Amazon e le altre multinazionali col “libero mercato” (ammesso e non concesso che sia mai esistito un libero mercato), lo si è visto.
Secondo indiscrezioni di stampa sarebbe stato il capo della polizia, Franco Gabrielli, ad opporsi ai furori governativi che avrebbero voluto estendere i controlli sul rispetto delle norme anti-Covid nelle case private. Forse Gabrielli si è opposto non per scrupoli costituzionali ma perché ormai con le attuali tecnologie è molto più comodo il controllo da remoto. Sta di fatto che le limitazioni nei confronti del “privato” sono circoscritte ai comuni cittadini e non toccano i privilegi delle oligarchie.
Ci si potrebbe chiedere che sinistra sia mai quella che plaude all’attuale massacro del ceto medio (composto tutto da evasori fiscali, ovviamente), mentre non ha nulla da obiettare sulla digitalizzazione forzata e sulla spinta monopolistica innescate dal lockdown. Sarebbe però una domanda fuori luogo, poiché solo in base agli schemi del vittimismo padronale si può pensare che eventi rari come il dissenso e l’opposizione debbano rappresentare la normalità. Non è sempre questione di tradimento o di opportunismo: molti aspiranti oppositori sono realmente ipnotizzati dal continuo lamento dei ricchi, al punto da credere davvero che i lockdown siano stati una deroga dalle leggi del mitico "libero mercato" invece che il solito assistenzialismo per ricchi.
Il vittimismo padronale ha molteplici rituali che vanno rispettati, perciò la Commissione Europea avvia regolarmente le sue procedure contro le multinazionali del digitale per elusione fiscale o per abuso di posizione dominante. Ora sotto inchiesta, da parte della Commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager, c’è Amazon. Tra le accuse c’è quella di utilizzare i dati degli altri rivenditori per acquisire vantaggi di mercato. Un comportamento ovvio per un’azienda organica alla NSA ed alla CIA.
Il punto è che queste procedure lasciano il tempo che trovano, non solo perché le multe sono di lieve entità rispetto ai profitti di queste multinazionali, ma soprattutto perché gli annosi contenziosi legali per i ricorsi consentono poi di conciliare per cifre persino minori. Il tutto alla fine non scalfisce la posizione dominante di questi colossi del digitale. L’unico risultato è di alimentare un po’ di effimera euforia giustizialista sui media e di consentire agli aedi del sedicente liberismo di piangere calde lacrime sull’amara sorte delle povere multinazionali. La Commissaria Vestager può essere perciò considerata una vestale addetta ai rituali del falso movimento e del vittimismo padronale.
Ringraziamo Mario C.”Passatempo” e Claudio Mazzolani per la collaborazione.
Il nuovo presidente della Corte Costituzionale, Mario Rosario Morelli, ha dichiarato in un’intervista che non ci sono “diritti tiranni”, cioè che non esistono diritti prioritari rispetto ad altri, quindi spetta alla legislazione ed alla giurisprudenza contemperarli ed equilibrarli in base alle esigenze, ed alle emergenze, del momento. Ciò vuol dire che è possibile limitare i più elementari diritti di libertà per garantire il diritto alla salute. Si tratta di un modo elegante per dire che il cittadino è sottoposto ad una discrezionalità assoluta da parte di chi è preposto a tutelare la sua salute.
Se non c’è una gerarchia dei diritti, l’esito scontato è una gerarchia tra le persone, una gerarchia tra i tutori e i tutelati. Ma chi ci tutela poi dai tutori?
Se un potere non si fa scrupolo di smantellare la sanità pubblica e poi d’improvviso si accora tanto per la nostra salute, al punto di impedirci di circolare e imporci la mascherina, non è questione di semplice incoerenza, c’è proprio qualcosa che non torna. Ci hanno raccontato che il potere diventa totalitario per colpa dei dittatori brutti e delle ideologie cattive, ma scopriamo adesso che ogni potere ha una vocazione totalitaria ed è pronto a trattare il cittadino da minorenne non appena abbia a disposizione i mezzi tecnici e i pretesti per farlo. Due anni fa si paventava l’avvento di un nuovo fascismo, oggi si riscopre che la cara vecchia democrazia possiede il suo bravo risvolto fascista da esibire all’occorrenza.
Il discredito gettato per decenni sulle ideologie tradizionali ha aperto la strada ad una nuova ideologia che si richiamasse a valori inoppugnabili. Quale valore è più indiscutibile della salute? Chi mai può preferire l’essere malato all’essere sano?
Ecco allora che i finanziamenti del filantro-capitalismo si sono indirizzati verso le istituzioni sanitarie. Sull’OMS-WHO si sono riversati una tale quantità di finanziamenti privati da aver stabilmente e largamente superato i finanziamenti pubblici. Se si considera che i maggiori contributori pubblici dell’OMS-WHO sono dei pagatori storicamente morosi come gli USA (da molto prima di Trump) e il Regno Unito, si comprende che sono ormai interessi privati ad orientare la “tutela” della salute pubblica e soprattutto il suo uso ideologico.
È l’entità dell’ingerenza finanziaria privata a conferire alla salute uno status ideologico privilegiato, in grado di giustificare tutto e il contrario di tutto. Il denaro possiede un potere illusionistico: si crede di seguire un valore, un principio o un diritto, mentre invece si sta seguendo il denaro che gli sta dietro. Non è la salute ad essere il vero valore di riferimento, bensì è la congrega dei miliardari che dicono di averla presa a cuore: sono loro, i miliardari, il faro che orienta la navigazione delle coscienze, di quelle dei semplici cittadini, ma anche di quelle dei politici e dei giudici costituzionali. Se i miliardari dovessero cambiare la destinazione dei loro finanziamenti, allora della salute non si preoccuperebbe più nessuno.
Ora il culto dei miliardari ha un nuovo santo: Jeff Bezos, il padrone di Amazon, la multinazionale che ha fatto i maggiori profitti in epoca di Covid. Anche Bezos, come già Steve Jobs, vanta una leggenda personale di fortune iniziate in umili garage. Il denaro è la fonte delle leggende ma anche della credibilità. Il denaro non è una semplice categoria economica, è la gerarchia sociale fondamentale.
In molti hanno notato che da semplice malattia, il Covid ha assunto una dimensione religiosa e apocalittica. Il Covid è infatti visto da molti come la vendetta della Natura per le offese arrecatele dall’Uomo. Il Covid ha avuto i suoi profeti, non a caso dei miliardari come Bill Gates e come i Rockefeller. Contro le pandemie, Bill Gates ha adottato una metafora bellica, insegnandoci che le guerre tradizionali saranno soppiantate dalle guerre ai virus. Il Covid è il Nemico, l’Anticristo, contro il quale anche il nostro presidente Mattarella richiama tutti a riscoprire le ragioni dell’unità.
Ma il Covid può anche interpretare la parte del nuovo Messia che ci colma di aspettative salvifiche e palingenetiche. Sarà il Covid a liberarci dai debiti? Secondo le narrazioni mediatiche vigenti, il crollo del PIL e l’esplosione del debito pubblico in seguito all’emergenza Covid, costringeranno le autorità monetarie a decisioni drastiche che condurranno ad un reset dei debiti pubblici a livello mondiale. Persino la micragnosa Unione Europea ha imboccato la via del ravvedimento. O almeno queste sono le promesse e le illusioni che vengono sparse a piene mani in questi giorni.
Masse sterminate di lavoratori, sia dipendenti sia autonomi, sono davanti a un baratro, ma anche in questo caso non ci si fanno mancare le aspettative salvifiche. Si parla già della possibilità di un reddito di base da distribuire a tappeto ai più poveri. L'esperienza dimostra però che l'unico assistenzialismo che funziona è quello a favore dei ricchi.
Dove vai se il miliardario non ce l’hai? Non vi stanno bene Rockefeller, Bill Gates e Soros? Allora potete rivolgere le vostre speranze a Trump oppure a Bob Kennedy Jr. Basta che sia un miliardario, altrimenti non sarebbe credibile.
Gran parte del ceto medio sta comprendendo di essere il vero bersaglio dell’emergenza Covid e dei lockdown. Lo stesso ceto medio però non riesce ancora a ritagliarsi una propria autonomia ideologica e continua a subire il fascino del miliardario, perciò ha riposto le proprie speranze nel cialtrone Trump, così come in passato le aveva riposte nel Buffone di Arcore.
Ringraziamo Mario C. “Passatempo” e Claudio Mazzolani per la collaborazione.
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