La presidenza Biden è ancora nella fase dell’idillio con gli apparati e con i media. Non ci sarebbe però da stupirsi se, di qui a poco, i conflitti istituzionali si riaccendessero e Joe Biden venisse chiamato a rendere conto di ogni soldo rubato e di ogni fondoschiena palpeggiato, magari anche per fatti di trenta o cinquanta anni fa.
Al contrario di ciò che ci propina il mainstream,
le narrazioni cospirative alla Qanon nascono come strumento di comunicazione per i conflitti interni al potere, ed hanno un effetto propagandistico a doppio taglio, cioè efficace per due diverse categorie di pubblico. Le menti “rozze e primitive”, anche se non danno retta ai dettagli più caricaturali della narrazione, sono comunque indotte a pensare che lassù si stia svolgendo un’epica lotta tra un potere trasparente e “buono” (Trump) ed un altro potere subdolo e cattivo (il “Deep State”). Si tratta di una rappresentazione a parti invertite rispetto a quella dei media mainstream, nella quale Trump è il “cattivo” e la cospirazione la fanno i “troll” russi.
Purtroppo però sono le menti “colte e raffinate” quelle più esposte al pericolo, poiché, pur di screditare le narrazioni complottistiche, arrivano a liquidare qualsiasi teoria del conflitto. L'atteggiamento di superiorità intellettuale gioca brutti scherzi e comporta forme di ingenuità anche peggiori di quelle attribuite ai “rozzi”. Si è arrivati infatti a considerare le teorie cospirative come una vera e propria emergenza politico-sociale; tutto ciò ovviamente partendo dalla falsa premessa mainstream secondo cui il complottismo sarebbe un fenomeno irrazionale in cui si esprimerebbe lo scontento popolare. In un colpo solo si vanno perciò ad avallare due mantra della dogmatica oligarchica: l’emergenzialismo, che giustifica qualsiasi abuso di potere; ed il fantasma del “populismo”, questa presunta pretesa del popolaccio ignorante di non lasciar fare alle sedicenti élite.
Il fondatore della scienza delle pubbliche relazioni, l'austriaco Edward Bernays, sosteneva che la base di una propaganda efficace sta nel rendere incerta la fonte di un certo messaggio, in modo da creare un'illusione di spontaneità.
Il libro di Bernays “Propaganda”, del 1928, è il testo di riferimento degli attuali “spin doctor”. Bernays ebbe l’astuzia di presentare le sue teorie sulla manipolazione dell’opinione pubblica anch’esse in chiave manipolativa, quindi le avvolse in un’atmosfera di cospirazione. In realtà il “false flag”, l’attribuire ad un altro una cosa che stai facendo tu, è un trucco elementare che usano persino i ragazzini per farsi gli scherzi. L’efficacia del “false flag” quindi sta tutta nei pregiudizi di chi riceve il messaggio. Sono i tuoi pregiudizi elitari (in definitiva, razziali) che ti portano a credere che QAnon sia davvero un fenomeno popolare. Non c’è da stupirsi del fatto che anche gli animabellisti siano affetti da pregiudizi elitari e razziali, poiché il razzismo è un corollario dello stesso umanesimo, cioè dell’idealizzazione dell’Uomo: dato che l’umanità reale con cui abbiamo a che fare, non è mai questo granché, tendiamo allora a favoleggiare di un “altrove” in cui abitino esseri umani all’altezza dell’ideale.
Non si tratta di mitizzare il popolo, semmai di farsi venire qualche piccolo dubbio sulla effettiva lucidità e razionalità delle sedicenti élite. A rendere del tutto superflui i complotti c’è il fatto che i poteri sono come ingranaggi automatici che funzionano sempre allo stesso modo, perciò le vere variabili dipendono solo dai rapporti di forza. Sono appunto i rapporti di forza ad essersi gravemente squilibrati negli ultimi decenni.
Nel corso del ’900 lo spazio istituzionale statunitense è stato occupato da nuovi soggetti: prima la Federal Reserve, poi il FBI, la CIA, la NSA e il Pentagono. Negli anni ’60 il Segretario alla Difesa, Robert McNamara, trasformò il Pentagono in un vero e proprio ministero delle Partecipazioni Statali, il più grande erogatore di appalti pubblici del mondo, non solo per la costruzione di armamenti ma anche per i progetti di ricerca tecnologica. Dagli anni ’70 la National Security Agency ha avuto un'evoluzione analoga e, insieme col Pentagono, è la padrona di Silicon Valley. La trasversalità tra pubblico e privato viene rappresentata plasticamente dal fenomeno della ”porta girevole”, per cui i funzionari pubblici vanno a occupare posti ben remunerati nelle aziende,
come Amazon, che essi stessi hanno contribuito a creare o a valorizzare. Il mito secondo cui le multinazionali sarebbero società private in grado di dominare gli Stati, non tiene conto del fatto che “pubblico” e “privato” sono etichette di comodo per le stesse identiche lobby. Forse c’è stato un tempo in cui il ”pubblico” ha rappresentato un fattore di moderazione dell'oppressione di classe. Oggi certamente non è più così, perciò è il caso di cominciare a demolire la falsa alternativa pubblico/privato.
Dal 2009 la Federal Reserve, la banca centrale statunitense, ha avviato
il Quantitative Easing, un'inondazione di denaro creato dal nulla che va ad alimentare l’acquisto di titoli pubblici e privati. Le forme estreme raggiunte dall’emergenza Covid sarebbero state inconcepibili in epoche precedenti, quando non c’erano la digitalizzazione ed il Quantitative Easing; quest’ultimo sta consentendo una crescita esponenziale dell’indebitamento degli Stati, ed anche spettacolari performance di Borsa in un periodo di forte caduta della domanda e del PIL.
Nel sistema tradizionale statunitense il Congresso teneva in mano la cassa e il Presidente gestiva la politica estera; mentre oggi sono entrambi nelle condizioni del dottor Frankenstein, cioè devono fare i conti con “creature” che sono diventate molto più forti di loro. La cialtroneria e il velleitarismo inconcludente del personaggio Trump hanno reso possibile una narrazione mediatica dello scontro tra poteri molto “personalizzata”, cioè legata alle patologie individuali dell'ex presidente. Il nuovo presidente Biden si presenta ora con un basso profilo e cerca di compiacere e rassicurare gli apparati sul fatto che non cercherà uno scontro con essi. Ma le volontà personali hanno un valore molto relativo, poiché il conflitto tra poteri, l'invasione dei rispettivi territori di competenza, è intrinseca alla stessa struttura del potere. Una volta umiliato il presidente Trump, occorrerà ribadire che era proprio l’istituzione presidenziale in quanto tale ad essere bersagliata e screditata. La narrazione dell’epica lotta tra i poteri buoni e i poteri cattivi riserva probabilmente molte altre puntate ma anche poche vere sorprese.