Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
L'indicatore magico, strumento di comando per aprire o chiudere la nostra libertà di movimento (non quella delle merci), che le autorità hanno adottato e continuano ad adottare é il parametro R0, basato su un modello probabilistico. Semplificando la definizione: numero di persone che sono state contagiate da un soggetto positivo al coronavirus. Il calcolo viene effettuato prendendo come campione la cosiddetta “popolazione totalmente suscettibile”, quindi gli individui che non sono protetti, perché non sono immuni e possono ammalarsi. L’indice R0 viene, quindi, utilizzato per calcolare l’andamento dell’epidemia, seguendo uno schema di base molto semplice:
Se R0 > 1, allora l’epidemia si diffonde;
Se R0 < 1, allora l’epidemia si interrompe, fino a svanire.
Nulla sul fatto che dipenda da almeno tre elementi nessuno dei quali conoscibile in modo davvero oggettivo: a) la probabilità di trasmissione per singolo contatto tra una persona infetta e una suscettibile, b) il numero dei contatti della persona infetta, c) la durata dell'infettività.
Ma il punto ancora più ambiguo di questo parametro é che il suo valore può essere modificato, in pratica, per come é congegnato, esclusivamente attraverso la riduzione dei contatti interpersonali, ovvero sociali degli individui. Insomma sulla scia di un virus cosi anti-democratico, questo R0 é “assai di parte” spingendo a prendere in considerazione una sola medicina contro i nuovi virus: il lockdown più o meno totale ... meglio se totale !!
Ma come sono andate le cose? Prendiamo due indicatori: numero di positivi al coronavirus ogni 100 tamponi effettuati e numero di guariti per ogni deceduto positivo al coronavirus. Che cosa descrivono?
Il primo ci dice semplicemente quale é la capacità del virus di infettare. Il secondo quale é la capacità dei contagiati, unitamente al sistema delle cure, di reagire positivamente all'infezione.
Nella realtà se una pandemia (e questa é una curiosa pandemia, o meglio
sindemia, quando in Australia come nel Regno Unito, in Italia o in America Latina
i più colpiti sono le persone più svantaggiate; le residenze per anziani che hanno fatto registrare il maggior numero di decessi sono quelle dei quartieri più poveri e i cittadini più colpiti sono quelli con impieghi precari, obbligati a recarsi al lavoro con i mezzi pubblici [2] ) si ritenga tale, è al numero di morti che si deve prioritariamente guardare e non ai contagiati (consideriamo che i contagiati nelle influenze stagionali sono, solamente in Italia, tra i 4 e gli 8 milioni ma la cosa non preoccupa più di tanto).
Chiediamoci: il lockdown ha fatto lievitare il numero di morti ?
Usiamo i dati che sia Istat che Istituto Superiore di Sanità hanno pubblicato rimarcando correttamente un numero di morti superiore a quello delle fonti ufficiali della prevenzione civile e del ministero della Salute.
L'Italia entra in quarantena il 10 marzo 2020 ed entra nella Fase 2 il 4 maggio.
I dati Istat al 10 Marzo sono i seguenti : ricoverati 5.038, terapia intensiva 877, curati a domicilio 2.599, positivi 8.514, guariti 1.004, morti 631, contagiati 10.149.
Al 4 di maggio leggiamo: ricoverati 17.242, terapia intensiva 1.501, curati a domicilio 81.436, positivi 100.179, guariti 81.654, morti 28.884, contagiati 210.717, ovvero sulla base di 2.153.772 tamponi effettuati a quella data ci troviamo con circa 10 trovati positivi al coronavirus ogni 100 tamponi e appena 2,8 guariti per ogni deceduto positivo al coronavirus.
Sintetizziamo: nel periodo 10 Marzo – 4 maggio 2020 i contagiati sono aumentati di 20,8 volte, i guariti di 81,30 volte, i morti di 45,8 volte e, dato molto importante, l'aumento dei morti é stato proporzionalmente superiore di 2,2 volte all'aumento dei contagiati.
Ed ora veniamo alle due settimane dal 4 al 17 maggio, in piena Fase 2.
Dati pubblicati: contagiati 14.718, guariti 43.522, morti 3.024, tamponi eseguiti 851.188.
Abbiamo 1,7 trovati positivi al coronavirus ogni 100 tamponi e 14,4 guariti per ogni positivo al coronavirus deceduto.
Conclusione: i positivi al tampone sono crollati di quasi 6 volte, passando dal 9,8% della fase lockdown all' 1,7% delle prime due settimane della Fase 2. Il rapporto guariti/morti é più che quintuplicato passando da 2,8 guariti per 1 morto nella fase del lockdown a 14,4 guariti per 1 morto nelle prime due settimane della Fase 2 .
Insomma ritornati alla luce delle strade delle città e delle campagne, gli "umani" della quarantena non sono stati sopraffatti dal coronavirus, né hanno allargato le maglie attraverso le quali passa il contagio. Apertura e libertà non hanno significato un passo indietro, ma alcuni decisi passi in avanti per uscire da questa strana pandemia.
Sorge la domanda: perché ci hanno rinchiusi in casa ?
Perchè il governo con il suo solito puntiglio ci ha continuato a dire che se le cose andavano bene era grazie alla quarantena, se andavano meno bene era perchè alla quarantena avevamo rinunciato troppo in fretta ?
In base al racconto dei media viviamo nel migliore dei mondi possibili: un mondo in cui i miliardari sono filantropi, i governi si accorano per la nostra salute, le multinazionali farmaceutiche ci amano, i Presidenti della Repubblica rinunciano a vaccinarsi per primi in modo da lasciare la precedenza a noi; e, infine, un mondo dove le istituzioni europee ci inondano di miliardi per curare le ferite della nostra economia.
Questa era la notizia buona. La notizia cattiva è che, a fronte di tanta illuminata benevolenza, vi sono masse ingrate e oscurantiste, composte da complottisti, negazionisti, terrapiattisti, no-vax, populisti, nazionalisti, sovranisti, ed anche da incapaci/corrotti già pronti a sprecare i preziosissimi fondi europei.
Ci si potrebbe domandare chi mai possa credere ad una rappresentazione così demenziale. In realtà il credere o meno non c’entra, poiché qui siamo nell'ambito del pre-ideologico, cioè dello schema relazionale, che prescinde dal pensiero cosciente e dal discorso. Lo schema relazionale di dipendenza può risultare euforizzante anche per chi lo subisce, in quanto conferisce l'illusione di entrare a far parte di un insieme più potente e votato a luminosi destini. L’euforia però si scontra ben presto con l'esperienza della frustrazione crescente.
Si tratta della stessa relazione di dipendenza rintracciabile nell’ambito religioso: la buona novella è che il Figlio di Dio è morto in sacrificio per i nostri peccati e quindi saremmo tutti salvi; la cattiva novella è che tanta grazia divina noi esseri indegni la sprechiamo e quindi all’inferno rischiamo di andarci ugualmente. Euforia e frustrazione.
L'informazione scientifica del prestigioso Istituto Mario Negri riproduce uno schema analogo: i vaccini sono sperimentati e supersicuri, perciò solo un superstizioso come te può rinunciare a tanta fortuna; certo, potrebbero non funzionare, puoi beccarti uno shock anafilattico, puoi ammalarti lo stesso, ma, se vuoi i vantaggi, devi accettare i rischi. La relazione sacrificale insita in questo tipo di comunicazione è stata ben messa in evidenza da papa Bergoglio, che ci esorta a vaccinarci se non vogliamo passare da egoisti e irresponsabili. L'obbligo di vaccinarsi che, per il momento, la legge non può ancora imporci, passa per la via surrettizia del timore dell'isolamento sociale e dell’esposizione alla gogna. La Medicina sarebbe il potere “benevolo” per definizione, eppure nella relazione di dipendenza nei suoi confronti, il ruolo di paziente ed il ruolo di cavia si confondono.
Abbiamo qui un altro tipico caso di potere che ti “rassicura” terrorizzandoti, un potere schizofrenico che però è pronto ad accusarti di essere paranoico se non gli dai retta. La comunicazione ufficiale rincara la dose: state tranquilli,
l’immunità assicurata dai vaccini dura almeno otto mesi (sic!), quindi tra un anno tutti di nuovo a vaccinarvi.
A scanso di equivoci, il nostro governo, provvido e benevolo, stanzia settantuno milioni all’anno per
risarcire i danni da vaccini, dando quindi per scontato che quei danni ci saranno. Alla fine è il contribuente a dover pagare per i prevedibili, e previsti, errori delle multinazionali.
Lo stesso schema relazionale, basato su promesse paradisiache e prospettive infernali, può essere riconosciuto nei rapporti che vengono qualificati come “economici”: il “Mercato” con la sua competizione produce ricchezza e assicura benessere, ma nella competizione c’è chi vince e chi perde. Ovviamente è già previsto chi siano quelli “bravi” che vincono sempre, perciò ai perdenti spetta di accettare con rassegnazione, e senza protezioni, quella
“durezza del vivere” invocata e auspicata nel 2003 da Tommaso Padoa Schioppa, che sarebbe poi diventato ministro dell'Economia nel secondo governo Prodi, oltre che dirigente del Fondo Monetario Internazionale. Padoa Schioppa fu anche consulente del governo greco all'inizio della grande crisi finanziaria che investì la Grecia, e non c’è dubbio che i suoi consigli siano stati preziosi. Padoa Schioppa considerava “sinistra” tutto ciò che castiga gli egoismi individuali e nazionali, cioè rafforza la relazione gerarchica di dipendenza e di sacrificio. Mettersi in guai come l'euro e come il lockdown, per farsi poi salvare dall'Europa, è una cosa bella perché esalta la nostra dipendenza. Che poi non vengano realmente a salvarti, che i sacrifici portino solo altri sacrifici, sono dettagli irrilevanti. Sottolineare l'assurdità di questa concezione, non ha molto senso, poiché qui siamo nel pre-logico, nel comportamentismo puro.
Secondo la concezione marxiana, esiste un capitale reale, investito nella produzione e nelle infrastrutture, e c’è anche
un capitale fittizio, composto di meri crediti. Il tema è ritornato all'attenzione nell'attuale epoca di strapotere della finanza. Può però sorgere il dubbio che “fittizia” non sia soltanto la finanza, ma anche l'intera costruzione della sedicente economia di mercato.
Sulla linea della critica del potere dei “saperi”, avviata dal filosofo francese Michel Foucault, l’economista Thomas Piketty, anche lui francese, comincia a porre il
dubbio che l'intera costruzione del “Mercato”, sia in realtà fittizia, cioè un discorso ideologico che non ha altro scopo che giustificare e coltivare la disuguaglianza. La comunicazione mainstream non ha ignorato Piketty, che è un economista accademico, ma non mette abbastanza in evidenza un aspetto particolarmente interessante della sua ricerca. Secondo Piketty infatti la rendita, sia fondiaria che finanziaria, tende storicamente a prevalere sul profitto industriale e sui redditi da lavoro. Si tratta di un dettaglio che mette in crisi l'immagine “produttivistica” del capitalismo e spiega come, al di là di qualche parentesi storica, la pauperizzazione delle masse sia la tendenza fondamentale del capitalismo.
Una demistificazione ideologica dovrebbe però arrivare al nocciolo pre-ideologico dei rapporti di potere. Non a caso il lavoro di Piketty ha ricevuto
l'apprezzamento da parte del miliardario “filantropo” Bill Gates, che da sempre combatte contro la povertà e le disuguaglianze. Il problema è che quando ti affidi alla benevolenza dei potenti, sei già nella condizione della cavia sacrificabile.
Ringraziamo Mario C. “Passatempo” e Claudio Mazzolani per la collaborazione.