"
"La ricerca scientifica è una attività umana, perciò merita, come ogni attività umana, tutto lo scetticismo possibile; altrimenti cesserebbe di essere ricerca per costituirsi come religione inquisitoria."

Comidad (2005)
"
 
\\ Home Page : Archivio (inverti l'ordine)
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 09/05/2021 @ 00:21:34, in In evidenza, linkato 4815 volte)
La vaccinolatria si potrebbe spiegare facilmente. Tutte le religioni si fondano sull’incertezza. Se l’esistenza di un dio fosse evidente, allora non ci sarebbe bisogno dell’apparato del culto, del clero e delle liturgie. La penicillina non è mai stata divinizzata perché era evidente che funzionava. Nel campo dei vaccini tutto è aleatorio, in base agli stessi dati ufficiali. Immunizzazione per tre mesi, otto? Boh! Due richiami, o meglio tre o quattro? Non rimangono che la fede e gli eventuali sacrifici umani.
Con l'augurio che i seguenti canali informativi (tutti di fonti istituzionali) possano far luce (piccola) su che cosa accade nell'ambito dei decessi e delle reazioni avverse a seguito della somministrazione dei vaccini, da definirsi più correttamente farmaci mRNA in fase di sperimentazione, autorizzati all'uso di emergenza non di licenza, (emergenza: merce per tutte le stagioni), si può prendere visione:

Situazione in Norvegia
Stato al 20 aprile:
Numero di persone vaccinate (prima dose): 1.089.699
Segnalate sospette reazioni avverse: 11,422
Sospette reazioni avverse valutate: 7108
23 decessi ( dato non aggiornato)

Situazione in Europa:
nella somministrazione dei tre farmaci sperimentali più usati si rilevano più di 350.000 casi di serie reazioni avverse:
COVID-19 VACCINE ASTRAZENECA
COVID-19 MRNA VACCINE MODERNA
TOZINAMERAN

  Situazione nel Regno Unito, con percentuale altissima di persone vaccinate: 627 morti a seguito di somministrazione di vaccino di AstraZeneca
334 morti a seguito di somministrazione di vaccino di Pfizer- BioNTech.

Questo è il Database per trovare i dati sugli Stati Uniti.
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Di comidad (del 06/05/2021 @ 00:36:30, in Commentario 2021, linkato 6261 volte)
Sino ad una decina di anni fa era frequente che commentatori, o anche comici, mettessero in parodia la locuzione “ma anche” che caratterizzava i discorsi dell’ex segretario del PD Walter Veltroni. In effetti nel “ma anche” non vi sarebbe nulla di sbagliato in sé; anzi è opportuno tenere conto di aspetti vari, di più punti di vista e istanze diverse. Un discorso però non può neanche diventare un affastellarsi di osservazioni, impressioni e suggestioni, magari tenute insieme dal filo dell’approssimazione o dei buoni sentimenti, oppure della mera arroganza intellettuale. Un discorso non si qualifica per quantità e qualità dei suoi ingredienti, bensì per le priorità che stabilisce. In base a quella priorità poi si analizza e si mette in ordine tutto il resto, altrimenti la complessità rischia di diventare un alibi per dire tutto e il contrario di tutto. Proprio perché la realtà è complessa, tanto più è necessario stabilire delle priorità per dare senso al discorso. In caso contrario le priorità saranno le scadenze dettate dal mainstream, dalla propaganda ufficiale.
Qualsiasi critica sociale che non stabilisca le sue priorità, si sfilaccia in una serie di velleità; per di più la critica sociale annulla se stessa diventando vulnerabile alla manipolazione propagandistica e quindi a quelle fittizie “emergenze” che finiscono per spiazzare tutti i buoni propositi. La critica sociale era nata invece sull’evidenza del divario tra ricchi e poveri, quindi sulla questione della redistribuzione del reddito. Non basta che nel discorso ci sia “anche” il riferimento al divario tra ricchi e poveri ed alla questione della redistribuzione del reddito, e non conta quanto pathos ci si mette; o il tema della redistribuzione del reddito viene individuato come la priorità, oppure il discorso si porrà sullo stesso piano delle omelie domenicali del papa, che spesso creano l'illusione che il “più a sinistra” di tutti sia lui. Tutti sono buoni a spremere la lacrimuccia sui poveri o a riconoscere che il lavoro è mal pagato, salvo poi rimandare il tutto a tempi migliori o all'avverarsi di certe condizioni, come i mitici “investimenti”.
La quota salari rappresenta perciò un preciso e concreto indicatore, una lancetta, che mette in rilievo il grado di gerarchizzazione e discriminazione sociale, e persino antropologica, poiché, quando il divario di reddito diventa abissale, è facile che i ricchi si percepiscano come una razza a parte. In base a quell’indicatore del reddito potranno essere valutati altri indicatori. Più scende la lancetta della quota salari, più saliranno altre lancette: ovviamente quella del reddito dei ricchi, ed anche quella che indica la quantità di menzogne necessaria per dissimulare i motivi della compressione del reddito dei più poveri. Per i poveri il loro redditometro rappresenta un criterio attendibile, un principio di realtà, con cui valutare il grado di menzogna di un sistema di potere.

Tutti i poteri mentono, ma il tasso di menzogna deve salire ogni volta che scende la quota del reddito dei poveri. Si potrebbe dire che esiste una connessione, un rapporto inversamente proporzionale, tra il redditometro e il cazzatometro: meno soldi ti danno, più cazzate ti devono raccontare per giustificarlo. La deflazione dei salari implica necessariamente l’inflazione dei cazzari, cioè dei narratori di fiabe o dei somministratori di psicodrammi (ogni riferimento al Recovery Fund o all'altrettanto fumoso “PNRR” del governo Draghi è puramente casuale).
Dalla quota salari è anche possibile capire quale lobby capitalistica stia prevalendo in un determinato momento. Salari sempre più bassi e disoccupazione sempre più estesa indicano la prevalenza della lobby dei creditori, cioè di quei gruppi finanziari che hanno il preciso interesse a scongiurare qualsiasi prospettiva inflazionistica pur di preservare il valore della moneta e quindi dei loro crediti. In questo quadro si spiegano anche i processi di deindustrializzazione e la distruzione delle reti distributive a base familiare. Il principale fattore inflazionistico infatti non è rappresentato dai salari ma dall'importazione di materie prime necessarie alla produzione. Paradossalmente il sistema certo per avere una bilancia commerciale in attivo, non è esportare di più ma importare meno materie prime, cioè deindustrializzare. Dal governo Monti in poi, l'Italia ne sa qualcosa.

La quota salari è in diretta relazione con tutta un'altra serie di fenomeni sociali e politici. Il dato che la lancetta del reddito da lavoro tende sempre più al basso, è un indizio anche sull’assetto dei rapporti internazionali e del livello di ingerenza imperialistica. Per comprimere i salari, le oligarchie locali hanno infatti bisogno di protezioni e tutele da parte di potenze straniere e di istituzioni sovranazionali come il Fondo Monetario Internazionale e l’Unione Europea. La diceria secondo cui il FMI e l’UE avrebbero abbandonato il dogma dell'austerità, rientra appunto in quelle fiabe funzionali a spostare le attese dei salariati, e dei poveri in genere, ad un indeterminato futuro. In realtà la deflazione salariale rappresenta la vera ragione sociale di quelle istituzioni sovranazionali ed il motivo per cui le oligarchie locali le adottano come sponda. L’imperialismo perciò non va inquadrato come scontro tra nazioni, ma come espressione dello scontro di classe interno, e ciò spiega il fenomeno dell'autocolonialismo, cioè della ricerca di vincoli esterni da parte dell'oligarchia italiana.

Ringraziamo Claudio Mazzolani per la collaborazione
Articolo (p)Link   Storico Archivio  Stampa Stampa
 
Pagine: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 62 63 64 65 66 67 68 69 70 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 81 82 83 84 85 86 87 88 89 90 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 135 136 137 138 139 140 141 142 143 144 145 146 147 148 149 150 151 152 153 154 155 156 157 158 159 160 161 162 163 164 165 166 167 168 169 170 171 172 173 174 175 176 177 178 179 180 181 182 183 184 185 186 187 188 189 190 191 192 193 194 195 196 197 198 199 200 201 202 203 204 205 206 207 208 209 210 211 212 213 214 215 216 217 218 219 220 221 222 223 224 225 226 227 228 229 230 231 232 233 234 235 236 237 238 239 240 241 242 243 244 245 246 247 248 249 250 251 252 253 254 255 256 257 258 259 260 261 262 263 264 265 266 267 268 269 270 271 272 273 274 275 276 277 278 279 280 281 282 283 284 285 286 287 288 289 290 291 292 293 294 295 296 297 298 299 300 301 302 303 304 305 306 307 308 309 310 311 312 313 314 315 316 317 318 319 320 321 322 323 324 325 326 327 328 329 330 331 332 333 334 335 336 337 338 339 340 341 342 343 344 345 346 347 348 349 350 351 352 353 354 355 356 357 358 359 360 361 362 363 364 365 366 367 368 369 370 371 372 373 374 375 376 377 378 379 380 381 382 383 384 385 386 387 388 389 390 391 392 393 394 395 396 397 398 399 400 401 402 403 404 405 406 407 408 409 410 411 412 413 414 415 416 417 418 419 420 421 422 423 424 425 426 427 428 429 430 431 432 433 434 435 436 437 438 439 440 441 442 443 444 445 446 447 448 449 450 451 452 453 454 455 456 457 458 459 460 461 462 463 464 465 466 467 468 469 470 471 472 473 474 475 476 477 478 479 480 481 482 483 484 485 486 487 488 489 490 491 492 493 494 495 496 497 498 499 500 501 502 503 504 505 506 507 508 509 510 511 512 513 514 515 516 517 518 519 520 521 522 523 524 525 526 527 528 529 530 531 532 533 534 535 536 537 538 539 540 541 542 543 544 545 546 547 548 549 550 551 552 553 554 555 556 557 558 559 560 561 562 563 564 565 566 567 568 569 570 571 572 573 574 575 576 577 578 579 580 581 582 583 584 585 586 587 588 589 590 591 592 593 594 595 596 597 598 599 600 601 602 603 604 605 606

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (46)
Commenti Flash (62)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenętre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (33)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


21/11/2024 @ 13:27:37
script eseguito in 63 ms