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"La malevolenza costituisce pur sempre l'unica attenzione che la maggior parte degli esseri umani potrà mai ricevere da altri esseri umani."

Comidad
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 26/03/2009 @ 01:59:36, in Commentario 2009, linkato 1568 volte)
Le prime dichiarazioni di papa Ratzinger nel suo viaggio africano hanno fornito immediatamente ai media l’occasione per dividere l’opinione pubblica mondiale sulla questione se sia giusto o meno distribuire preservativi agli Africani per consentirgli di difendersi dall’AIDS. Ne è venuta fuori un’immagine del continente africano ridotto ad un mendicante infetto, e, davanti al suo piattino proteso, l’Occidente si interroga gravemente sul dilemma se sia giusto o meno lasciarci cadere l’elemosina di un profilattico.
Secondo alcuni commentatori, Ratzinger aveva il diritto di sostenere il proprio ruolo di magistero spirituale e di sconsigliare l’uso del preservativo. Ma in questo modo si è spacciata per una questione di libertà di opinione, quello che costituiva in realtà un pretesto per identificare ancora una volta l’Africa con la presunta emergenza AIDS. Qualunque cosa si pensi sull’attendibilità scientifica dell’AIDS, sta di fatto che questo viene presentato come una sindrome da immuno-deficienza, che, come tale, si esprime con la vulnerabilità ad altre infezioni. Ora, come si stabilisce che il fatto di aver contratto determinate malattie sia dovuto o meno alla presenza del virus HIV? O, meglio ancora, chi lo stabilisce?
Forse le multinazionali farmaceutiche che, anche a detta dei missionari cattolici, attualmente usano l’Africa come continente-cavia per i loro esperimenti? Ma non è proprio il terrore dell’AIDS a conferire alle multinazionali la giustificazione del loro attuale strapotere?
Certo, c’è anche il giudizio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il cui grado di serietà ed indipendenza dalle multinazionali farmaceutiche, si è rivelato qualche anno fa, in occasione della emergenza mondiale dell’influenza aviaria, dimostratasi poi del tutto inconsistente.
Secondo la segnalazione di Medici Senza Frontiere e di missionari cattolici, proprio in un Paese che è stato tappa del viaggio africano di Ratzinger, in Camerun, la multinazionale farmaceutica americana Gilead Sciences ha da qualche tempo avviato la sperimentazione farmacologica su vasta scala sulla popolazione, spingendosi al punto da sconsigliare l’uso del preservativo per poter meglio valutare gli effetti di un suo prodotto.
Ciò che sta facendo la Gilead non costituisce di per sé una prova indiretta delle virtù salvifiche del preservativo, che potrebbero essere state enfatizzate da altre multinazionali che ne gestiscono la produzione. È inoltre accertato che la lotta all’AIDS consente alle multinazionali farmaceutiche di sperimentare comodamente gli effetti collaterali di farmaci che hanno tutt’altre finalità terapeutiche. Sta di fatto che la coincidenza delle dichiarazioni papali con le istruzioni della Gilead, avrebbe comunque dovuto preoccupare Ratzinger e spingerlo, quanto meno, a qualche precisazione a riguardo; ma così non è stato.
Secondo le dichiarazioni rilasciate nel suo viaggio, per Ratzinger, i problemi dell’Africa derivano esclusivamente dal tribalismo e dalla corruzione, mentre le multinazionali rappresentano presenze mistiche che non possono neppure essere nominate, figuriamoci criticate o sospettate. Su pressione di alcuni vescovi, Ratzinger ha dovuto inserire nei documenti di carattere interno almeno qualche vago riferimento all’azione negativa svolta in Africa da forze internazionali; ma nelle dichiarazioni pubbliche non ha dimostrato nessuna intenzione di discutere il potere delle multinazionali farmaceutiche e delle istituzioni sanitarie internazionali che le coprono, e neppure di avanzare dubbi sul loro alone di pretesa oggettività scientifica e sul carattere disinteressato della loro ingerenza in Africa.
Un’altra istituzione sovra-nazionale, il Fondo Monetario Internazionale, ha inoltre imposto ai Paesi africani sotto il suo controllo - cioè quasi tutti - la privatizzazione dell’acqua, ed anche questa privatizzazione preoccupa i missionari cattolici, di cui però Ratzinger ha ancora una volta ignorato le denunce.
Neppure il FMI ha a che vedere con i guai dell’Africa?
Dalla fine degli anni ’90, il FMI non concede più prestiti o deroghe sui debiti ai Paesi che non accettino di privatizzare l’acqua, ed anche un Paese ex-socialista come l’Angola ha dovuto sottostare al ricatto. Quando ha fatto tappa in Angola, Ratzinger non ha speso una parola su questa situazione.
Evidentemente la privatizzazione dell’acqua rischia sì di far morire di sete e malattie milioni di Africani, ma non mette a rischio le loro anime e, a quanto pare, neppure quelle dei membri del FMI.
La privatizzazione dell’acqua costituisce un processo mondiale ormai decennale, condotto nel quasi assoluto silenzio dei media, quindi se ne sa poco o nulla. Qualche anno fa, il presentatore Paolo Bonolis volle sostenere la propria nomea di cattolico impegnato, e, nella trasmissione RAI di “Domenica in”, dedicò uno spazio alla questione della privatizzazione dell’acqua nei Paesi del cosiddetto Terzo Mondo. Pochi giorni dopo quella trasmissione, lo stesso Paolo Bonolis fu oggetto di uno scandalo su quiz truccati, pilotato dalla trasmissione Mediaset “Striscia la Notizia”. Il messaggio intimidatorio evidentemente arrivò a segno, perché né Bonolis, né nessun altro, si è più occupato della questione dell’acqua; tanto che il 6 agosto 2008 il governo Berlusconi ha potuto a sua volta africanizzare l’Italia, decidendo di privatizzare l’acqua con l’articolo 23bis della Legge 133/2008, ciò senza che nessun organo di “informazione” riportasse il fatto. Solo martedì ultimo scorso il comico Maurizio Crozza ha fatto trapelare la notizia della privatizzazione dell’acqua in Italia durante la trasmissione “Ballarò”, perciò non è da escludere che vi sia già in preparazione qualche scandalo che lo coinvolga.
La privatizzazione dell’acqua provoca l’aumento proibitivo del suo prezzo ed il conseguente ricorso delle popolazioni assetate a fonti inquinate. Quali effetti degenerativi sta comportando tutto ciò sull’igiene in Africa?
Ratzinger ha ritenuto più igienico per sé ignorare la domanda; anzi, per mettersi del tutto al sicuro si è arruolato nella guerra psicologica che le multinazionali stanno conducendo contro l’Africa, in modo da spingere sull’acceleratore della loro aggressione coloniale.
 
Di comidad (del 02/04/2009 @ 01:25:30, in Commentario 2009, linkato 1438 volte)
Uno degli aspetti più strani dell’attuale regime berlusconiano consiste nel fatto che alcuni settori di opinione pubblica si ostinano a considerare la posizione di Giulio Tremonti all’interno del governo di cui fa parte, come quella di una sorta di oppositore. In quest’ultimo anno si è consolidato un gioco delle parti mediatico fra Berlusconi e Tremonti, in cui il primo rilascia dichiarazioni di un ottimismo meschino ed irritante, mentre il secondo veste i nobili panni del critico della globalizzazione, arrivando a prendersela con sette segrete come gli “Illuminati”, che avrebbero imposto al mondo la globalizzazione stessa.
Una trasmissione televisiva come Annozero, che molti considerano acriticamente come critica nei confronti del regime, si è trasformata in un vero e proprio “Tremonti show”, in cui il ministro dell’Economia si lancia in ardite analisi degli sviluppi della crisi e degli errori passati che li avrebbero determinati; errori tra cui Tremonti annovera l’eccessiva ingerenza dei privati nella gestione dell’economia. Attraverso questo illusionismo mediatico, Tremonti continua a ricevere stima da molti antiberlusconiani, ed è persino divenuto l’oggetto di speranze di cambiamento.
In realtà prendersela con gli Illuminati è molto più comodo che chiamare la cosa con il suo vero nome, cioè Fondo Monetario Internazionale. È in quella sede che sono passate quasi tutte le scelte che poi sono state riassunte nel contraddittorio slogan della globalizzazione. Ed è sempre da quella sede che partono ancora adesso gli impulsi e le istruzioni a proseguire, nonostante la strombazzata crisi economica planetaria, nella strada delle privatizzazioni.
Mentre sui media si discute di nazionalizzare le banche, di fatto Giulio Tremonti, con il suo Decreto divenuto la Legge 133/2008, è riuscito ad imporre la privatizzazione dei patrimoni immobiliari delle Università e dei beni del Demanio dello Stato, e persino la privatizzazione della gestione delle risorse idriche, che è come dire che ha privatizzato l’acqua. Sui media che fanno ascolto e opinione, finora nessuno ha contestato a Tremonti questa sua contraddizione o, per meglio dire, questo suo atteggiamento truffaldino.
Intanto incombe anche un'altra ondata di privatizzazioni, quella dei servizi della Pubblica Amministrazione, promosse dal ministro Brunetta. Nonostante l'abietta impresentabilità del personaggio, Brunetta gode all’interno dei media di una posizione di privilegio analoga a quella di Tremonti, ed anche lui è visto da alcuni settori di opinione pubblica come qualcosa di “altro” rispetto a Berlusconi, una specie di opposizione ispirata a valori di efficienza e moralizzazione.
Il cosiddetto “federalismo fiscale” si sta risolvendo in una ulteriore privatizzazione, quella della esazione fiscale appaltata ad agenzie private regionali. Manco a dirlo, la privatizzazione della esazione fiscale è promossa da una formazione politica anch’essa presentata dai media come una sorta di opposizione interna al governo Berlusconi, cioè la Lega Nord.
Insomma, Berlusconi ha all’interno del governo da lui diretto una miriade di “oppositori”, che fanno però esattamente ciò che lui vuole, cioè privatizzare.
L’onere finanziario di questi business di privatizzazione ricade interamente sulle casse dello Stato, dato che oggi gli imprenditori privati non dispongono di “soldi veri”, e se li aspettano proprio dal governo: parola della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia.
Tutto questo accade mentre si parla di crisi economica e di misure anti-crisi. Il paradosso non può essere avvertito dalla popolazione semplicemente perché i media non ne parlano; e ciò è logico se si considera che i media appartengono tutti ai gruppi affaristici che sono interessanti al business delle privatizzazioni.
I gruppi affaristici italiani sono comunque in coda in questa ondata di business, promossi soprattutto dalle multinazionali e dal loro braccio politico, il FMI. C’è inoltre da considerare che il business dell’acqua non è comparabile con quello del petrolio. Non si tratta qui di importare una risorsa energetica alle proprie condizioni, ma di privare la popolazione di una risorsa che ha già. Non si tratta dunque di indurre ad un consumo, ma di creare artificialmente una condizione di povertà, per poterne poi ricattare la popolazione.
La privatizzazione dell’acqua implica perciò un vero e proprio racket, che sarebbe inattuabile senza un sovrappiù di violenza e di militarizzazione del territorio; quindi è improbabile che la facciata dello Stato di Diritto possa reggere di fronte alla gestione di business del genere.
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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