Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Stavolta “Open” non ha potuto scaricare la colpa su Massimo Mazzucco. La NASA, l’ente spaziale americano che aveva mandato l’Uomo sulla Luna, oggi non riesce a riportare sulla Terra gli astronauti che aveva spedito sulla stazione spaziale internazionale. Chi poteva essere a combinare il pasticcio? Ovviamente la Boeing, che aveva rifilato l’ennesimo bidone al contribuente americano, cioè la capsula Starliner, che dovrebbe essere una sorta di navetta tra la Terra e l’orbita bassa ma che non è capace neanche di trasportare la spesa dal supermercato a casa. Meno male che a salvare la situazione è arrivato il “cavaliere libero e selvaggio”, il grande outsider Elon Musk, quello arrivato negli USA dal Sud-Africa per via Canada. La NASA ha affidato a lui ed alla sua azienda SpaceX il salvataggio dei due astronauti, la cui missione avrebbe dovuto durare otto giorni, ed invece resteranno bloccati in orbita per altri sei mesi, oltre i due mesi già trascorsi; ovviamente se non ci saranno altri intoppi.
Nella sua infinita saggezza “Open” sa che bisogna sempre lasciare alla gente un miliardario in cui credere; perché la salvezza ci può venire solo da un miliardario, mica da un fesso qualunque. Una volta le grandi contrapposizioni ideologiche erano intestate ai partiti ed ai loro leader, mentre oggi devi sceglierti un miliardario per il quale tifare: Soros o Trump, in base alla fittizia diatriba tra globalismo e sovranismo; per cui si può considerare l’uno il super-eroe e l’altro il “villain”, o viceversa. Il ”filantropo” George Soros è un personaggio fin troppo decifrabile: un ex collaborazionista dei nazisti, poi arruolato dalla CIA e usato come sponda esterna per fare soldi in Borsa con l’insider trading e organizzare rivoluzioni colorate. Nel 2013 Soros fu insignito del premio intitolato a Tiziano Terzani, quindi prestigioso quanto ricevere uno sberleffo; interessanti sono però le motivazioni dei componenti della giuria del premio, che sembrano ispirarsi ad una narrativa fumettistica e descrivono Soros come se fosse Bruce Wayne/Batman (che non a caso è un miliardario-filantropo, ed è infatti l’archetipo su cui si è costruita tutta l’epica rappresentazione della “miliardariomachia”).
Donald Trump è invece un personaggio più impreciso: un palazzinaro e divo televisivo che è stato strumentalmente mitizzato e demonizzato dalla cleptocrazia militare, proprio perché velleitario e quindi idoneo a convogliare una fittizia opposizione. Di autentico nella vicenda di Trump c’è solo la feroce ostilità dei gangster del clan dei Clinton, che rifiutano anche un temporaneo allontanamento dal potere, poiché comporterebbe per loro il rischio della galera. Dato che l’inconsistenza di Trump si è palesata, si è dovuto accoppiarlo ad un altro miliardario che gli facesse da rinforzo: Elon Musk; due miliardari al prezzo di uno. Purtroppo c’è molto cinismo in giro. Ci sono individui aridi secondo i quali Elon Musk svolge la funzione di mito di riserva ad uso delle masse deluse, ma in realtà, a dispetto del suo alone di anti-establishment, dipende anche lui dalla stessa mangiatoia delle altre multinazionali. Per ora infatti la notizia concreta non è che SpaceX riporterà gli astronauti a casa (aspetta e spera), bensì che l’azienda di Musk dipende anch’essa dagli appalti pubblici che ingrassano la cleptocrazia militare. Magari qualcuno credeva che Musk avesse allestito una bancarella per vendere le sue balle spaziali direttamente ai consumatori, invece SpaceX è tra i contractor delle agenzie governative della difesa e della “intelligence”. Questa dipendenza non è cominciata in nome dell’emergenza e per riparare all’ennesimo disastro di Boeing ma c’è da sempre. L’anno scorso il Pentagono ha stipulato un contratto con SpaceX per il sistema Starshield, che monitorerà le minacce provenienti dall’intero pianeta dagli innumerevoli nemici dell’America. Questo è solo l’ultimo super-contratto d’appalto, infatti il Pentagono è da anni acquirente di altri prodotti dell’azienda di Musk, come i razzi Falcon 9, utilizzati per la messa in orbita di satelliti.
Ma per Musk non ci sono solo i contratti per gli appalti governativi, arrivano anche i sussidi governativi, cioè il denaro fresco che non serve a pagare servizi, bensì svolge la sacra funzione di assistere il ricco e di incoraggiarlo a far meglio. Secondo dati ufficiali riportati dal quotidiano “Los Angeles Times”, nel 2015 le aziende di Musk avevano già ricevuto dal governo sussidi per quasi cinque miliardi di dollari (per la precisione, 4,9 miliardi). Il bello è che da anni lo stesso Musk dalla sua piattaforma tuona contro i sussidi governativi riscossi dagli altri suoi colleghi, anche se prendono sussidi meno sostanziosi di quelli che riscuote lui. Evidentemente Musk quei sussidi li vuole tutti per sé. Del resto la recita del sedicente “liberismo” funziona così, perciò capitalismo e Stato sono soltanto nomi d’arte, oppure un medesimo attore che si sdoppia in due personaggi per compiere sempre la stessa azione, cioè privatizzare il denaro pubblico. Alcuni dicono che con una paghetta di cinque miliardi dal governo, qualsiasi cialtrone sarebbe capace di fare il fenomeno; ma sono i soliti invidiosi.
Pare proprio che in questo periodo nessuno possa far peggio della Boeing. In molti ancora pensano che il gioiello tecnologico della Boeing, il mitico elicottero “Apache”, sia il simbolo della potenza americana; eppure negli ultimi tempi gli “Apache” hanno mietuto vittime soprattutto tra i propri piloti, con una serie infinita di incidenti che si è intensificata nell’ultimo anno. Nel mese scorso è rimasto ucciso un istruttore per la caduta di un “Apache”. Ma nel mese di marzo scorso già si constatavano ben tre incidenti consecutivi allo stesso tipo di elicotteri.
SpaceX ha tenuto però a farci sapere che intende mettersi sulla buona strada per insidiare i fasti di Boeing nel creare disastri. In data 11 luglio di quest’anno è stato un razzo Falcon 9 a fallire il lancio di satelliti, mettendo in difficoltà la NASA, che, come un elettore qualsiasi, a questo punto tra Boeing e SpaceX è costretta a scegliere il “meno peggio”; come se veramente si potesse saperlo in anticipo.
La gran parte del dibattito pubblico è basata su suggestioni, astrazioni ed elucubrazioni, in modo da marginalizzare le poche notizie concrete; addirittura si può determinare un fenomeno di condizionamento per il quale una parte dell’opinione pubblica diventa impermeabile a qualsiasi elemento di fatto. Un ulteriore esempio di cortina fumogena è la gestione della vicenda del disastro del panfilo Bayesian, infatti ogni giorno spunta un nuovo testimone o un nuovo video che sembrano aprire chissà quale prospettiva di indagine. In tal modo si perde di vista l’unico dato di fatto stabilito dagli “inquirenti”, e cioè che tutti gli indagati dell’equipaggio sono volati via, sono uccel di bosco, con tanto di autorizzazione della magistratura che ha concesso loro di lasciare l’Italia; perciò se ci fossero stati un crimine premeditato ed eventuali mandanti, si perderebbe ogni possibilità di farseli rivelare. Nelle fiction il poliziotto dice al sospettato di tenersi a disposizione e di non lasciare la città, ma qui siamo nella realtà e, quando ci potrebbero essere di mezzo i veri potenti, la magistratura non finge neanche di voler fare le indagini; perché anche la mera finzione potrebbe essere fraintesa e diventare rischiosa.
A scanso di equivoci, nel caso Bayesian gli “inquirenti” non hanno neppure ipotizzato il disastro doloso, nonostante il possibile movente miliardario, poiché il dolo e l’associazione a delinquere sono concetti complottisti dai quali il codice penale deve essere purgato. Se però le ipotesi di complotto vengono formulate in modo suggestivo e irrealistico, con personaggi da fumetti, allora vanno benissimo, perché sono utili a far confusione e a mettere in ombra i dettagli che contano. In tal modo si può, ad esempio, parlare di George Soros che userebbe le sue fondazioni “filantropiche” per destabilizzare e condurre le sue trame globaliste; ma la cosa essenziale è credere che lo faccia con i soldi propri; invece così non è. In risposta ad un’interrogazione del parlamentare europeo Jorge Buxadé Villalba, l’anno scorso la Commissione Europea ha ammesso di finanziare le fondazioni di George Soros. La stessa Open Society Foundation ha riconosciuto la cosa, poiché ha “minacciato” di ritirarsi dall’Unione Europea, se questa non sgancerà i fondi pubblici per sostenere le Organizzazioni Non Governative, che poi spetta appunto ai collaboratori di Soros gestire e incanalare, ovviamente per favorire la “democrazia”. Senza soldi pubblici improvvisamente si sgonfia tutta la passione di Soros per la “società aperta” (uno dei tanti “flatus vocis” messi in circolazione da Karl Popper).
Il maggiore finanziatore mondiale delle ONG è l’USAID, l’agenzia del Dipartimento di Stato americano che ha lo scopo di innaffiare di soldi la piantina del Bene in giro per il mondo. Nel 2017 si venne a sapere che tra i beneficiati dei fondi USAID c’era anche Soros; alcuni senatori repubblicani sparsero il solito fumo pseudo-ideologico e, invece di concentrarsi su come e quanto era stato versato a Soros dal governo, chiesero se l’amministrazione Obama lo avesse fatto per finanziare “agende radicali”. Del resto che Soros non sia un “privato cittadino” è dimostrato dal fatto che intrattiene rapporti ufficiali con la NATO. Nel 2000 venne ricevuto dal funzionario NATO lord Robertson per discutere l’attuazione di programmi di intervento in Europa orientale.
In questi giorni si è parlato (pochissimo) dell’ennesimo fallimento del sistema Starliner, commissionato dalla NASA alla Boeing per interrompere la dipendenza americana dalle navicelle russe Soyuz. Nel 2003 il disastro dello Shuttle aveva privato la NASA di un proprio sistema per raggiungere la stazione spaziale internazionale. Sebbene la Boeing fosse uno dei costruttori del mortifero Shuttle, fu incaricata ugualmente di concepire un nuovo sistema di trasporto tra la Terra e l’orbita bassa, lo Starliner. Come assicurazione nei confronti dell’inaffidabile Boeing, la NASA commissionò alla SpaceX di Elon Musk un sistema di trasporto alternativo nel caso l’altro non funzionasse, come in effetti è accaduto. Il dettaglio interessante sta nel fatto che la Boeing e la SpaceX ricevettero dalla NASA il finanziamento in via preventiva; e non si trattò di un semplice anticipo, ma di caricarsi l’onere della realizzazione del progetto a partire dalla ricerca. Inizialmente la Boeing ottenne 4,2 miliardi, mentre la SpaceX incassò 2,6 miliardi. Ovviamente poi i costi sono lievitati e andati fuori controllo. Fai il capitalista privato ma col denaro pubblico. In realtà Stato e capitalismo sono solo astrazioni giuridiche. “capitalismo” indica semplicemente la norma per la quale in una società (per azioni o a responsabilità limitata) comanda chi detiene la maggioranza del capitale; ma ciò non dice nulla su come funzioni sul piano economico. Tutto è avvolto nella mitologia. A sua volta lo Stato è una “persona” fittizia, mentre i soggetti reali sono quelli che fanno porta girevole tra carriere aziendali e carriere politico-istituzionali. Credere che un potere così mistificato possa avere una sua intrinseca razionalità, anche minima o inconsapevole, è puro nonsenso. La cleptocrazia militare richiede sempre maggiore spesa e quindi non può permettersi di essere efficiente.
Ciò che viene messo in ombra dal mito è la dipendenza del sedicente “capitalismo” dal denaro pubblico. Ogni tanto si viene a saperne qualcosa in più grazie ai litigi tra le multinazionali, quando il bue si mette a dare del cornuto all’altro bue. Nel 2011 la Commissione Europea aveva accusato presso il WTO la Boeing di fare concorrenza sleale alla multinazionale Airbus poiché riceveva aiuti di Stato, sia dal governo federale che dai singoli Stati americani. Dall’inchiesta venne fuori che gli aiuti di Stato li ricevevano tutte e due le multinazionali, anche se la Boeing ne otteneva effettivamente molti di più, tanto che il WTO dichiarò illegali molti contratti con la NASA; ovviamente senza effetto. In un analogo contenzioso con la multinazionale canadese Bombardier, si accertò che Boeing aveva ricevuto dal governo federale 64 miliardi in sussidi diretti, prestiti o garanzie su prestiti. Nell’arco di quindici anni la Boeing aveva anche incassato 13 miliardi dai vari Stati dell’Unione. Un assistenzialismo per ricchi così generoso potrebbe suscitare l’invidia persino dei nostrani vampiri del denaro pubblico, come gli Elkann e i Benetton.
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