Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
La notizia secondo cui Fidel Castro sarebbe uscito definitivamente di
scena per motivi di salute, ha determinato la prevedibile ondata di
commenti, in cui si è distinta la stampa ufficiale europea e
americana, tesa a dipingere il leader cubano come un tiranno ormai
fuori dal mondo, aggrappato sino alla fine alla sua ideologia. Questa
rappresentazione propagandistica aggira però la questione
essenziale, e cioè che la popolarità di Castro in America
Latina, in particolare tra le nuove generazioni, è iniziata dopo
la fine del socialismo reale e la dissoluzione dell'Unione Sovietica, e
molto dopo il definitivo tramonto del modello di socialismo cubano,
quando i limiti umani e politici dello stesso Castro erano ormai
evidenti.
Gli anni '90, e non gli anni '60, sono stati il periodo in cui il
prestigio personale di Castro ha cominciato a costituire un elemento di
inciampo per la politica latino-americana; tanto che il papa Karol
Woytila nel 1998 fu costretto ad organizzarsi una visita a Cuba per
rifarsi una verginità di fronte all'opinione pubblica
latino-americana, essendosi troppo esposto a favore del colonialismo
statunitense con le sue prese di posizione contro Ortega in Nicaragua e
a favore di Pinochet in Cile, mollando inoltre Noriega nel 1990 a
Panama quando questi, per sfuggire ai soldati statunitensi, aveva
chiesto asilo nella Nunziatura Apostolica, cosa che gli sarebbe stata
dovuta, secondo il Diritto internazionale.
Contrariamente a quanto si vuol far credere all'opinione pubblica
europea, la popolarità di Castro in America Latina non è
dovuta ad un'attrazione ideologica del castrismo, anzi di castrismo non
si parla nemmeno più. Le giovani generazioni latino-americane
che vedono in Castro un punto di riferimento, non sanno nulla dello
"Hombre Nuevo" e di tutte le altre palle al piede di carattere
ideologico che si produssero a Cuba quaranta anni fa.
Negli anni '60 e '70 era dato per scontato che chi si opponeva
all'aggressione colonialistica, avesse come minimo il dovere di creare
il paradiso in terra, cosa che ha determinato da parte del regime
cubano una serie di stupidaggini ed efferatezze che avrebbe potuto
tranquillamente risparmiarsi.
Quel che rimane oggi di Cuba è solo l'immagine di un Paese
che ha dimostrato di poter reggere per mezzo secolo all'aggressione
militare, economica e terroristica da parte di una superpotenza
coloniale, perciò Cuba, per il resto dell'America Latina, non
costituisce un modello, bensì l'esempio della possibilità
di resistenza allo strapotere del colonialismo degli USA e delle
multinazionali.
Questa concretezza dei Latino Americani è ciò che oggi
manca ai commentatori "occidentali", i quali vorrebbero farci credere
che il ritiro di Castro dalla scena politica ponga le condizioni per
libere elezioni a Cuba e quindi per un superamento del contrasto con
gli USA. In realtà, qualunque regime vi fosse a Cuba, rimarrebbe
quanto già scritto da Thomas Jefferson più di due secoli
fa, e cioè che Cuba costituisce geopoliticamente una tappa
essenziale della espansione coloniale degli Stati Uniti verso l'America
Latina.
Sino alla rivoluzione del 1959, Cuba aveva svolto, a causa della sua
posizione a ridosso della penisola della Florida, il ruolo di ponte
dell'economia illegale statunitense. Le multinazionali sono organizzate
su un livello legale ed un altro illegale, ed è l'intreccio tra
questi due livelli a creare il maggior numero di occasioni
affaristiche. Ad esempio, il petrolio iracheno, acquistato sul mercato
illegale a meno di venti dollari, può esser rivenduto sul
mercato legale al prezzo ufficiale di cento dollari. A sua volta, il
livello illegale delle multinazionali è agganciato alle
classiche organizzazioni malavitose che svolgono una funzione di
manovalanza e di copertura.
Il Proibizionismo dell'alcol negli Stati Uniti fu imposto nel 1919
con motivazioni moralistiche da organizzazioni create dal businessman
Pierpont Morgan, ritenuto allora l'uomo più ricco del mondo; la
maggiore entità del traffico era svolta da un altro businessman
di chiara fama, Joseph Kennedy - padre del futuro presidente John
Kennedy -, anche se alla fine erano personaggi come il gangster Al
Capone a risultare evidenti all'opinione pubblica. Allo stesso modo, in
Campania è oggi la camorra a risultare in primo piano, anche se
questo "sistema" camorristico non è certamente all'altezza degli
affari che gli vengono attribuiti, come lo smaltimento dei rifiuti
tossici prodotti dalle multinazionali statunitensi, che passano
attraverso i porti militari della basi americane.
Nel momento in cui tornasse nella sfera d'influenza statunitense,
anche Cuba riprenderebbe perciò quel ruolo di Stato fantoccio
dell'affarismo criminale che già svolgeva negli anni '50.
Il mito della democrazia americana è servito da sempre a
mettere in ombra il vero problema, e cioè che monstrum
costituiscano gli Stati Uniti dal punto di vista geopolitico: un Paese
che, per posizione geografica, è in grado di minacciare,
aggredire e destabilizzare tutto e tutti, pur di realizzare i propri
scopi affaristici camuffati di idealismo, senza avere però
altrettanto da temere, grazie al suo isolamento continentale.
È l'Europa oggi a trovarsi minacciata e destabilizzata
dall'indipendenza del Kosovo, imposta da Clinton ancora prima che da
Bush. È l'Europa inoltre ad essere costretta a dover mantenere
un altro staterello fantoccio dell'affarismo criminale, un Paese privo
di vera autosufficienza economica, ma che già possiede quasi
più banche che abitanti, e che è stato definito
giornalisticamente una "Mafialand", anche se, tecnicamente, è
più una "N.AT.O.land".
È infatti la presenza delle truppe NATO a garantire in Kosovo
la zona franca per le organizzazioni criminali, e non accorgersene
costituisce lo stesso tipo di svista per cui in Campania si nota il
potere della camorra e non le tredici basi americane, come se
queste fossero una componente del paesaggio. Il Kosovo è oggi
uno specchio in cui l'Italia può intravedere molti dei suoi
stessi lineamenti.
L'imprinting dei gruppi dirigenti europei è la loro
incapacità di opporsi agli Stati Uniti, perciò essi
devono sperare che qualcun altro lo faccia per loro, riservandosi
peraltro di condannarlo ufficialmente per tanta arroganza. La
situazione paradossale è che oggi pare che siano proprio i
gruppi dirigenti europei a dolersi maggiormente del fatto che le
minacce di intervento militare in Kosovo da parte del presidente russo
Putin abbiano uno scopo puramente rituale. È molto difficile
infatti che Putin si lasci davvero distrarre dai suoi obiettivi
affaristici in un momento in cui i prezzi del suo petrolio e del suo
gas sono alle stelle, così in Europa non vi sarà nessuno
a contrastare l'ennesima offensiva colonialistica statunitense.
28 febbraio 2008
Il rinvio a giudizio del Governatore Antonio Bassolino per la gestione
dei rifiuti in Campania, costituisce la ovvia conclusione della
campagna mediatica organizzata in questi mesi, ma ciò non vuol
dire che in tale incriminazione vi sia una logica immediatamente
riconoscibile.
Perché è stato incriminato soltanto Bassolino e non i
Commissari straordinari per l'emergenza-rifiuti in Campania succedutisi
in questi tredici anni?
E in base a quale valutazione l'uomo che a quel tempo i media
nazionali e internazionali presentavano come l'autore del "rinascimento
bassoliniano", fu invece esautorato della gestione dei rifiuti?
Le contraddizioni si spiegano se si considera Bassolino per quello
che realmente è sempre stato: un uomo di paglia, un prestanome.
A metà degli anni '90, la celebrazione mediatica
dell'inesistente "rinascimento bassoliniano" servì a coprire la
privatizzazione della finanza locale operata a Napoli dallo stesso
Bassolino. Oggi il crescente prelievo fiscale esercitato dai Comuni e
dalle Regioni non è in funzione della erogazione di servizi alla
cittadinanza, ma va da un lato per i profitti delle esattorie
private, dall'altro per il pagamento degli interessi sui BOC (Buoni
Ordinari Comunali). I due lati alla fine possono essere anche lo
stesso, poiché, per il consueto gioco delle scatole cinesi, i
veri padroni delle esattorie sono spesso anche i detentori dei BOC.
Negli anni '90 i BOC del Comune di Napoli furono comunque piazzati in
tutto il mondo, soprattutto in fondi di investimento statunitensi, cosa
che procurò all'allora sindaco di Napoli grandissime lodi
mediatiche.
Un altro motivo per il quale Bassolino è stato presentato per
anni dalla stampa come un eroe, è che egli ha, silenziosamente e
progressivamente, alienato la maggior parte del patrimonio immobiliare
del Comune di Napoli a favore di agenzie immobiliari come la
Pirelli. Bassolino è stato un portabandiera delle
privatizzazioni anche nel campo della questione rifiuti, dove ha sempre
avallato l'appalto a ditte private della rimozione e dello smaltimento
dei rifiuti stessi.
Si potrebbe quindi pensare che il crollo d'immagine di Bassolino
possa esser dovuto al fatto che oggi egli sia andato in qualche modo
contro gli interessi dei gruppi affaristici che ha sempre favorito in
passato, ma non risulta nulla del genere. Il punto è che Antonio
Bassolino costituisce un capro espiatorio ideale, poiché
è un uomo prevedibile e meccanico in ogni parola ed in ogni
gesto, cioè un tipico prodotto delle scuole-quadri del Partito
Comunista Italiano degli anni '60.
Chi lo ha conosciuto quand'era dirigente del Partito Comunista a
Napoli, lo ricorda come un uomo incapace di pronunciare anche una sola
frase che non avesse ripassato e memorizzato in precedenza. La sua
funzione nel Partito era quella del poliziotto contro il dissenso
interno, un dissenso peraltro inesistente, e che egli credeva di
scorgere anche solo in un'espressione troppo pensosa, o in un look
troppo intellettuale, o persino in una frase troppo lunga. Il suo
aspetto di proletario rozzo e ruspante, i suoi modi sbrigativi e
brutali, rendevano Bassolino un castigamatti perfetto per fustigare gli
intellettualini del PCI, spesso costretti a subire da lui quella che
era la sua sceneggiata preferita: il ritiro della tessera, strappata
poi sulla faccia del malcapitato di turno.
La sua fama di "ingraiano" duro e puro conferiva al suo rigido
conformismo un alone eroico e disinteressato, perciò negli anni
'70 e '80 Bassolino rappresentava la "faccia pulita" del PCI
napoletano, in confronto ad altri dirigenti locali notoriamente con le
mani in pasta, come Geremicca. La cosa oggi può far ridere, ma
Bassolino iniziò la sua ascesa, da semplice sbirro di partito a
grande dirigente, identificandosi con la necessità di riscatto
morale della città e, in base a queste premesse, fu eletto
sindaco di Napoli e poi presidente della Regione. Che nesso c'è
fra il Bassolino "moralizzatore" e l'attuale Bassolino "amerikano",
uomo di paglia delle multinazionali americane e della U.S. Navy che
scaricano rifiuti tossici nel territorio campano?
Il nesso è evidente se si considera che il PCI adottò
dal 1976 in poi la questione morale come bandiera ideologica
totalizzante a causa dello scandalo Lockheed, partito dagli Stati Uniti
all'inizio del 1976, ufficialmente per opera della commissione
presieduta dal senatore Church. L'affare Lockheed costituì
un'operazione ideologica di portata "epocale", poiché gli Stati
Uniti cambiarono le carte in tavola al punto da far apparire a tutto il
mondo il loro colonialismo commerciale nei confronti dei Paesi
"alleati" come una questione di disonestà dei popoli da loro
colonizzati.
I governi "alleati" degli Stati Uniti che furono coinvolti nello
scandalo - Giappone, Germania, Olanda, Italia - erano accusati di aver
acquistato dalla multinazionale americana Lockheed degli aerei militari
da trasporto e di aver intascato per questo delle tangenti. In
realtà i trattati di "alleanza" degli Stati Uniti sono veri
trattati commerciali coercitivi, con i quali i Paesi "alleati" si
impegnano ad ammodernare il loro armamento rifornendosi dalle
multinazionali degli stessi Stati Uniti. Ciò spiega in gran
parte anche l'attuale smania di Bush di allargare la NATO ai Paesi
dell'ex impero sovietico, dato che a questi Paesi, insieme al trattato
di alleanza da firmare, viene fornita anche la lista delle armi che
devono acquistare dallo stesso Bush.
Lo scandalo Lockheed trasformò il colonialismo commerciale
statunitense anche in colonialismo ideologico, tanto da modificare
l'ideologia del Partito Comunista Italiano, il cui segretario di
allora, Berlinguer, arrivò a sostituire il socialismo con il
"governo degli onesti". Quindi l'evoluzione del PCI nell'attuale
Partito Democratico iniziò proprio con Berlinguer, il quale
accettò senza discutere l'idea di una superiorità morale
degli Stati Uniti.
Nessuno in Italia notò il paradosso di una superpotenza che
prima costringe i suoi alleati a diventare suoi clienti e poi li
etichetta di disonestà. Nessuno notò la contraddizione di
un capitalismo che si presenta come rapporto di mercato e poi invece si
alimenta di commesse militari senza concorrenza e di operazioni
commerciali estorte ai clienti. Nessuno notò neppure la
falsità del luogo comune secondo cui gli Stati Uniti si
accollerebbero generosamente le spese per la difesa dei loro "alleati",
come l'Italia.
La stampa e la magistratura si accanirono invece nella ricerca della
"Antelope Cobbler" - nome in codice dell'ignoto percettore di tangenti
interno al governo italiano -, senza volersi accorgere che la
"tangente" era in realtà una mancia, dato che i governi in
questione non avevano alcuna facoltà di opporsi all'acquisto
degli aerei. Neppure Aldo Moro, nel famoso discorso del 1977 alla
Camera per decidere dell'autorizzazione a procedere contro gli ex
ministri della Difesa Gui e Tanassi, si soffermò su questa
assurda pretesa statunitense di trasformare in superiorità
morale il loro colonialismo commerciale.
È chiaro che la questione dello scarico dei rifiuti tossici -
comprese le scorie nucleari dei sommergibili atomici attraccati nel
porto di Napoli - non riguarda direttamente né Bassolino,
né la camorra, ma direttamente il governo italiano, il quale
è da anni presente nell'operazione con un suo Commissario. Per
quanto servile, Bassolino non viene ritenuto in grado di occuparsene in
prima persona. Il suo ruolo attuale è appunto quello del
parafulmine su cui dirottare l'indignazione di una popolazione
costretta a subire una falsa emergenza, il cui scopo è di
reperire sempre nuove discariche da riempire con sempre nuovi rifiuti
tossici.
6 marzo 2008
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