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"La distruzione di ogni potere politico è il primo dovere del proletariato. Ogni organizzazione di un potere politico cosiddetto provvisorio e rivoluzionario per portare questa distruzione non può essere che un inganno ulteriore e sarebbe per il proletariato altrettanto pericoloso quanto tutti i governi esistenti oggi."

Congresso Antiautoritario Internazionale di Saint Imier, 1872
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Di comidad (del 25/04/2020 @ 21:39:09, in Commentario 2020, linkato 4495 volte)
1. Il diluvio di dati, cifre e sondaggi che ci vengono quotidianamente propinati intorno alla questione del Covid19, rende praticamente impossibile farne una valutazione che abbia una qualche connessione con la realtà.
Anche ammettendo che qualche cifra abbia un senso, i ragionamenti che le accompagnano sono piuttosto deboli.
Secondo gli 007 statunitensi, sembra ormai certo che le autorità cinesi:
- Abbiano fatto partire il contagio da un laboratorio di Wuhan, forse a causa di un errore negli esperimenti sui pipistrelli;
- Abbiano volutamente tenuta nascosta l’estrema pericolosità del virus;
- Abbiano fornito cifre fasulle sulle persone realmente decedute nel contagio della regione dell’Hubei;
- Abbiano fornito cifre fasulle anche sulla eliminazione del contagio da Wuhan;
- Abbiano manipolato più volte le metodologie del conteggio dei dati.
Questi sospetti diventano quasi certezze per il fatto che la Cina è un paese con una dittatura comunista, dove vige un regime autoritario, dove la comunicazione viene rigidamente controllata e censurata, dove il controllo sui cittadini è assoluto.
Il Messaggero; Il Fatto quotidiano; La Stampa

Per fortuna, nel libero occidente non c’è bisogno di nessun 007 per sapere che le autorità inglesi:
- Hanno affermato che non c’era alcun problema, mentre il virus si diffondeva;
- Hanno proposto l’immunità di gregge per combattere una eventuale diffusione del virus;
- Hanno fornito cifre fasulle sulla diffusione del contagio;
- Hanno fornito cifre fasulle sui decessi;
- Hanno manipolato le metodologie di conteggio dichiarando solo i decessi ospedalieri;
- Continuano a fornire dati manipolati o parziali.
Questi sospetti diventano quasi certezze, se si tiene conto che Il Regno Unito è una democrazia liberale, dove vige un regime democratico, dove la comunicazione viene rigidamente controllata ma per il bene dei cittadini, dove il controllo assoluto sui cittadini sembra essere di loro gradimento (Cambridge analytica).
Il Messaggero; ansa.it; wikipedia/Cambridge Analytica

Naturalmente la manipolazione delle cifre riguarda anche altri Paesi, come l’Italia o la Francia, dove a intermittenza vengono inseriti i decessi nelle case di cura, i deceduti che risultano positivi post mortem, ma morti per altre patologie e così via. La Francia, ad esempio, ha un tasso di mortalità annuo più basso di quello italiano, inferiore all1%; comunque nel 2017 la Francia ha superato la soglia dei seicentomila decessi, quindi segnalare ventiduemila vittime del covid non ha alcun senso se non rapporti quella cifra con la media di circa cinquantamila decessi che hai ogni mese. Sembra che in Francia l'informazione sia soggetta a spinte contrastanti, da un lato minimizza dall'altro enfatizza.
Le Figaro
Si potrebbe dire che l’unica cosa che i sistemi di dominio siano in grado di creare in laboratorio, siano i dati fasulli.

2. Ci dicono che questo virus è tanto più pericoloso in quanto non conosce frontiere e non fa distinzione di classi sociali e di razza. Eppure, eppure negli USA la grande maggioranza delle vittime del contagio appartiene alle classi più povere e agli afroamericani, meglio se entrambi. Alcuni studiosi hanno definito il virus in questione un virus “opportunista”. Si potrebbe dire anche razzista e classista, almeno in USA?
Il Fatto quotidiano
Fra gli altri fenomeni della pandemia in USA, c’è stata la vendita in brevissimo tempo di quasi tre milioni di armi ai cittadini. Nello stesso tempo sono andate a ruba tonnellate di carta igienica, ormai introvabile nei supermercati. Forse gli arguti 007 statunitensi potrebbero trovare una relazione tra i due eventi.
wired.it

3. I vari governi stanno già pensando alla fase 2, anche quelli che non hanno cominciato la fase uno. Una fase che, ci dicono gli esperti, andrà affrontata con molta prudenza per cercare di limitare i rischi di un eventuale contagio di ritorno. Una parte della popolazione sarà dunque costretta a rispettare una serie di restrizioni. Fra coloro che dovranno essere tenuti sotto osservazione, ci dovrebbero essere:
- Coloro che presentano l’insieme dei sintomi del cv19 e che risultano positivi al tampone;
- Coloro che presentano solo alcuni sintomi, ma sono positivi al tampone;
- Coloro che sono asintomatici ma risultano comunque positivi al tampone;
- Coloro che presentano i sintomi ma non sono positivi al tampone;
- Coloro che sono parzialmente guariti dal contagio;
- Coloro che sono totalmente guariti dal contagio; ma non hanno sviluppato anticorpi;
- Coloro che hanno avuto contatti con persone affette da cv19;
- Coloro che hanno avuto contatti con le persone affette e poi guarite;
- Coloro che hanno avuto contatti con persone asintomatiche, ma positive al tampone;
- Coloro che hanno superato i 65 anni;
- Coloro che sono affetti da patologie affini.

Il resto della popolazione, se ne rimane un po’, potrà godere di una certa libertà di movimento.
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Le provocazioni del governo olandese nei confronti dell’Italia, presentata come Paese di allegri spendaccioni, hanno suscitato l’ovvia reazione di ricordarsi del bue che dice cornuto all’asino. Le dimensioni abissali del debito privato olandese avevano già determinato all’epoca di Draghi un carteggio/contenzioso tra il governo olandese e la Banca Centrale Europea.
All’immagine dell’Olanda come Paese stra-indebitato possono aggiungersi altri corollari poco edificanti, come l’Olanda paradiso fiscale o come l’Olanda narco-Stato, dato che questo Paese è il primo esportatore di droghe sintetiche, secondo la denuncia di un sindacato di polizia olandese.
Ma forse questo tipo di contestazioni, pur legittime, non coglie il nocciolo del problema. Lo scorso anno il “Corriere della Sera” dedicò ampio spazio ad un’intervista al ministro dell’Economia olandese. La tesi del ministro olandese consisteva in un raffronto tra l’indebitamento pubblico dell’Italia e la sua ricchezza privata, soprattutto immobiliare. Il ceto medio italiano è infatti il più benestante del mondo ed anche il meno indebitato. Il ministro concludeva che una tassa patrimoniale potrebbe portare in Italia un riequilibrio tra debito pubblico e ricchezza privata.
Si ricorre spesso alla metafora del guardare il dito invece della Luna che il dito sta indicando. In alcuni casi però si indica la Luna proprio per distrarre dal dito. Il dito da cui non distrarsi, in questo caso è proprio il ”Corriere della Sera”. Il giornale “borghese” per antonomasia, il giornale dell’establishment, usava il ministro olandese come sponda per lanciare la proposta della tassa patrimoniale. In Italia, e proprio in Italia, c’è un’oligarchia finanziaria scontenta del fatto che il nostro ceto medio sia poco indebitato, tanto più che ci sarebbe parecchio patrimonio immobiliare da saccheggiare a spese di nuovi debitori.
Sarebbe un’interessante partita di giro (o presa in giro): spillare quattrini al ceto medio col fisco in nome dell’emergenza, trasformare quei soldi in aiuti statali alle banche in nome della stessa emergenza e poi riprestare il tutto alle famiglie, sperando che le insolvenze possano essere felicemente risolte con un’ondata di pignoramenti di immobili.
La “sinistra”, come al suo solito, si assume il ruolo del parafulmine. Il PD ha cominciato a proporre una sorta di contributo straordinario da parte di chi percepisce redditi più alti, in modo da assistere "chi ne abbia bisogno". La destra ha avuto quindi buon gioco a gridare al pericolo in vista della tassa patrimoniale.
Si tratta del gioco consueto della propaganda di destra che impugna la bandiera della riduzione fiscale contro la “via fiscale al socialismo”. Anche in questa circostanza si potrebbe ridurre il tutto al gioco del bue che dice cornuto all’asino, ricordandosi che fu proprio un governo del Buffone di Arcore a fondare Equitalia. Il punto vero però è un altro. La cosiddetta “sinistra” è un’appendice ideologica della destra, una sua proiezione.
Pare infatti abbastanza ingenuo porre il problema delle disuguaglianze nei termini di costringere il ricco Epulone della parabola del Vangelo di Luca a ridistribuire parte dei suoi averi al povero Lazzaro. Il dato vero invece è che nei prossimi mesi già è prevista una pioggia di liquidità a favore degli Epuloni, cioè le banche e le maggiori imprese. Come è sempre successo in base ai canoni dell’assistenzialismo per ricchi, gli aiuti elargiti dallo Stato alle banche in gran parte si tradurrebbero in acquisto di titoli di Stato, in particolare BTP; in tal modo lo Stato diverrebbe ulteriormente debitore nei confronti delle banche, tramite gli stessi soldi che lo Stato ha in precedenza regalato alle banche. Sembra il MES: ti do dei soldi in modo che tu me li presti, così divento tuo debitore.

Tutto questo gioco non ha alcuna motivazione economica ma si regge esclusivamente sulla mistificazione. Non è infatti assolutamente spiegato, né spiegabile, il motivo per cui oggi il governo italiano avrebbe bisogno di mettere tasse o di indebitarsi con i BTP o con i mitici Coronabond. L’inflazione è attualmente sotto lo zero e il prezzo del petrolio è sui venti dollari, quindi non c’è nessun rischio di deficit della bilancia commerciale. Dall’anno scorso il prezzo del petrolio è crollato dell’80%. Il governo potrebbe uscire dall’euro senza alcuna difficoltà e stamparsi tutti i soldi che vuole. Quelli che ci ammonivano che non avremmo più potuto comprare petrolio se fossimo usciti dall’euro, dove sono finiti? Dove sarebbe il problema di avere una moneta debole quando il prezzo del petrolio, e di tutte le altre materie prime, è così basso?
La Brexit ha anche reso meno netta l’identificazione tra l’UE e la NATO, perciò una liquidazione dell’euro potrebbe trovare un ombrello britannico. L’unico Paese che si ritroverebbe in difficoltà per una fine dell’euro, oggi è proprio la Germania. Se si esce dalle suggestioni e si guarda ai dati reali, con il prezzo del petrolio sui venti dollari il potere contrattuale e di interdizione della Germania nei confronti dell’Italia e di altri Paesi europei, è attualmente azzerato. Se si considera anche la situazione del sistema bancario, si riscontra che i rapporti di forza in Europa sono addirittura invertiti rispetto a dieci anni fa. I due maggiori malati del sistema bancario europeo sono infatti tedeschi: Commerzbank e Deutsche Bank. Il maggiore azionista di Commerzbank è il governo tedesco, cosa che non ha impedito ai conti della banca di precipitare in questi anni.
Lo scorso anno è anche fallito il tentativo di fusione tra i due grandi malati del sistema bancario tedesco, poiché gli azionisti non hanno voluto saperne di sborsare soldi a sostegno dell'operazione. L’unica prospettiva a questo punto, sia per Commerzbank sia per Deutsche Bank, è il salvataggio pubblico. È vero che le regole europee non valgono per la Germania ma solo per gli altri, sarà però comunque un salvataggio costoso.

Il governo tedesco oggi non sarebbe in grado di minacciare un bel nulla ad uno Stato che decidesse l’uscita dall’euro o, più modestamente, di farsi una moneta autonoma a circolazione interna come i certificati di credito fiscale, consigliati all’Italia non solo da esperti autoctoni ma anche dall’economista americano James Kenneth Galbraith.
Non esistono motivazioni economiche per l’arroganza tedesca e per il servilismo italiano e non si tratta neppure di ricorrere alla psicologia dei popoli. Il fatto è che l’economia è solo un’utile astrazione, una valutazione delle risorse materiali e finanziarie, mentre i veri soggetti concreti in campo sono le lobby e i business. Nel momento in cui in Italia si vogliono ridefinire i rapporti di classe a spese del ceto medio da proletarizzare e depredare, è scontato che le oligarchie finanziarie italiane cerchino sponde all’estero e quindi enfatizzino la potenza della Germania davanti all’opinione pubblica italiana. Tutti i media italiani sono stati chiamati a sostenere la finzione ed anche i “trasgressivi” della rivista “Limes” sono stati riallineati per l’occasione.
Si crea una simulazione della legge del più forte e si estorce sottomissione in base a quella simulazione. All’inizio si induce l’opinione pubblica a prendersela con i cattivissimi tedeschi, salvo poi convincerla che sì, i tedeschi sono cattivi, ma che alla fin fine hanno pure ragione a non fidarsi di noi. Nel gioco rientra anche l’asse Lombardia/Baviera: davanti all’opinione pubblica del Nord la colpa di una patrimoniale potrà essere scaricata sui presunti "mantenuti" del Meridione, passando facilmente dal risentimento antitedesco ai sogni secessionisti di abbraccio con la Baviera.
Giuseppe Conte non aveva perciò alcuna necessità di andare ad umiliarsi davanti alla Merkel; era invece la Merkel ad avere bisogno di quella sceneggiata per puntellare il proprio mito traballante. Ciò non vuol dire che il Presidente del Consiglio partecipi consapevolmente alla mistificazione. A Conte si può applicare quella diceria che circola nei Palazzi di Giustizia: non c’è bisogno di dire avvocato stupido, basta dire avvocato. Conte si attiene a ciò che i suoi presunti “tecnici” gli fanno credere. Si tratta per lo più non di tecnici dell’economia ma della suggestione, cioè lobbisti esperti di pubbliche relazioni. Gli stessi media ne sono affollati.
La potenza mediatica è essa stessa una componente dei rapporti di forza e può servire a dissimulare altri punti deboli dell’assetto di potere, che altrimenti risulterebbero evidenti. La Germania non ha più un potere di ricatto ma, grazie ai media, si può far credere che ce l’abbia ancora. Da qui l’importanza dei lobbisti camuffati da economisti. Si tratta sempre della formula mediatica degli “esperti” che si atteggiano ai papà e mamma che rinfacciano al figlio quanto fa schifo lui e quanto sono bravi gli altri. Potrà funzionare finché le debolezze della Germania non risulteranno troppo evidenti.

Ringraziamo il compagno Claudio Mazzolani per la collaborazione e le segnalazioni.
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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