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""Napoli" è una di quelle parole chiave della comunicazione, in grado di attivare nel pubblico un'attenzione talmente malevola da congedare ogni senso critico, per cui tutto risulta credibile."

Comidad
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 20/11/2012 @ 01:17:43, in Commentario 2012, linkato 2121 volte)
Adesso anche le ministre Cancellieri e Severino possono vantare il loro caso "nipote di Mubarak". Infatti il rapporto del Raggruppamento dei Carabinieri per le investigazioni "scientifiche" sul presunto "rimbalzo" dei lacrimogeni sulla facciata del Ministero della Giustizia, può certamente fare il paio in fatto di spudoratezza con quel voto parlamentare che sancì solennemente l'illustre parentela di Ruby. Ad un anno di distanza dall'inizio del suo mandato, si deve dunque constatare che Mario Monti non è riuscito a tenere fede neanche al suo impegno di "sobrietà", visti i tanti episodi farseschi che hanno contrassegnato l'esperienza del suo governo.
Purtroppo non esiste un monopolio italiano della cialtroneria, come sta dimostrando la triste vicenda dei cugini d'Oltralpe. Chi sperava che il nuovo presidente francese, François Hollande, potesse rappresentare una discontinuità rispetto al nefasto Nicholas Sarkozy, oggi non solo dovrebbe rimanere deluso, ma addirittura pietrificato. A differenza di Obama, il presidente Hollande non si è giovato di un alone mitologico in grado di affascinare le masse e di annullare i dati di fatto. Molte persone, letteralmente, non vogliono sapere nulla del denaro delle lobby che controllano Obama, o della sua Kill List, o della truffa di Medicare.
Ci si comincia invece già a rammaricare della scarsa determinazione che Hollande sta dimostrando nell'opporsi alla politica finanziaria imposta dal governo tedesco; ma la rinuncia francese alla propria indipendenza riguarda anche aspetti più decisivi. Come Sarkozy aveva fatto da battistrada per l'aggressione alla Libia, oggi Hollande sta agendo da testa di legno del Dipartimento di Stato USA per ciò che riguarda la questione siriana. Forse è ancora presto per stabilire se Hollande sia un mistificatore, oppure un impasto di velleitarismo ed ignavia. Sta di fatto che il suo attivismo anti-Assad vorrebbe dare l'impressione di un'iniziativa autonoma, mentre invece sta ricalcando punto per punto l'agenda dell'emiro del Qatar; quello stesso Qatar che in questi giorni è sede di un devoto pellegrinaggio/accattonaggio da parte di Mario Monti.
Nell'agosto scorso Hollande aveva annunciato che avrebbe offerto il suo riconoscimento diplomatico ad un governo siriano costituito dagli oppositori di Assad. Dopo la riunione degli anti-Assad in Qatar, questo governo si è formato, ed ora Hollande ha proclamato che lo riconosce come unica autorità legittima della Siria. Il primo atto di questa "autorità legittima" è stato quello di proclamare che non vi sarà alcun negoziato con Assad, quindi la guerra continua senza esclusione di colpi. Tanto c'è Hollande ad additare Assad come l'unico cattivo, mentre la questione dell'effetto destabilizzante dei soldi e dei mercenari del Qatar e dell'Arabia Saudita, non viene neppure considerata, come se non esistesse. Il tutto viene condito da continue minacce francesi di aggressione alla Siria, con i più vari pretesti. Anche la prospettiva di uno scontro con la Russia - partner commerciale di primaria importanza per la Francia - viene ignorata da Hollande in nome dei superiori interessi della NATO.[1]
A completare il quadro ci sono gli affari della multinazionale francese Total con il Qatar. In premio delle bravate di Hollande, la Total si è vista rinnovare con un accordo venticinquennale il contratto per lo sfruttamento di un giacimento. L'emiro Al Thani è assurto così al ruolo di grande elemosiniere dell'Europa, e ciò spiega la crescente piaggeria nei suoi confronti. Ci si è, giustamente, scandalizzati per i baciamani a Gheddafi; ma quelli erano eccessi personali del Buffone di Arcore, mentre negli affari la Libia agiva da socio alla pari. Oggi invece l'emiro Al Thani può permettersi di entrare nell'economia e nella finanza dell'Italia e dell'Europa con l'atteggiamento del padrone, poiché agisce in concerto con la NATO e con le multinazionali finanziarie sia britanniche che statunitensi.[2]
Il rientro a pieno titolo della Francia nella NATO, voluto nel 2009 da Sarkozy, costituisce una di quelle date cruciali del calvario della colonizzazione europea, come la caduta del Muro di Berlino o la fine dell'Unione Sovietica. La relativa indipendenza militare francese rappresentava infatti l'ultimo residuo di equilibrio di potenza a livello internazionale. Gli effetti di questo nuovo fattore di squilibrio non si sono fatti attendere. La cosiddetta "austerità", cioè il dominio incontrastato degli interessi della grande finanza, è stato il principale tra questi effetti. Non bisogna dimenticare che il Consiglio Atlantico della NATO costituisce la principale agenzia di lobbying delle grandi multinazionali finanziarie. Tra gli sponsor ufficiali del Consiglio Atlantico non ne manca nessuna, da Goldman Sachs, a Deutsche Bank a JP Morgan, ecc., ecc. La NATO perciò è esattamente come il Fondo Monetario Internazionale, con in più le bombe.
Il recente appello internazionale per fermare la guerra in Siria, è stato espresso certamente da motivazioni generose, ma invocare un negoziato per arrivare alla democrazia, mentre la NATO e le monarchie del Golfo sono del tutto determinate ad eliminare Assad, finisce per fare il gioco della NATO e delle monarchie. La democrazia è un'astrazione, mentre il denaro e le bombe non lo sono. In certi proclami, la politica estera sembra il luogo dei valori astratti, dimenticando che non sono le teorie economiche a determinare le scelte economiche, ma i rapporti di forza interni ed internazionali. I processi di colonizzazione, anche se localizzati, hanno sempre effetti globali. Senza la colonizzazione industriale della Polonia e della Serbia, non sarebbe stato possibile a Marchionne attuare i ricatti di Pomigliano e Mirafiori. Anche la colonizzazione della Siria esporrà l'Europa ad ulteriori ricatti energetici e finanziari. [3]
Hollande non soltanto non ha fatto nulla per sanare lo squilibrio di potenza, ma sta portando questa sudditanza francese nei confronti della NATO ad un livello che sembrava impensabile persino ai tempi del servilissimo Sarkozy. La Francia, in passato, non aveva mai approfittato più di tanto della propria indipendenza militare, basti pensare all'atteggiamento ambiguo del presidente Chirac di fronte all'aggressione statunitense contro l'Iraq del 2003; un'aggressione contrastata da Chirac in termini puramente retorici. Ma questa indipendenza allo stato latente era sufficiente per innervosire gli USA al punto da riempire di spunti di propaganda antifrancese i film ed i telefilm hollywoodiani dell'epoca. Oggi per la propaganda dei film statunitensi i Francesi sono di nuovo dei bravi ragazzi, ma ciò non basta a salvare la Francia da ben altri attacchi. Pochi giorni fa il settimanale britannico "The Economist" ha definito la Francia come la "bomba ad orologeria dell'Europa", esponendola come bersaglio delle prossime speculazioni finanziarie. Anche i Francesi sono in lista per essere spennati. [4]
Una NATO che ormai può permettersi di fare quello che vuole al suo esterno, può fare ciò che vuole anche al suo interno. Ogni volta che un cosiddetto "dittatore" viene eliminato, ciò significa che i rapporti di forza internazionali si sono ulteriormente spostati a favore degli interessi finanziari rappresentati dal Consiglio Atlantico.
La Merkel, come leader, non è certo più autonoma di Hollande. Ma la Merkel ha alle sue spalle il FMI (diretto da una "francese" come Christine Lagarde!) e gli interessi delle multinazionali finanziarie. Hollande può anche invocare la "crescita" nei vertici europei, ma intanto si dà la zappa sui piedi, poiché sta rinunciando all'unico potere contrattuale che il suo paese potrebbe vantare nei confronti della potenza finanziaria tedesca, e cioè l'indipendenza militare della Francia, che è pur sempre la terza potenza nucleare del mondo.

[1] http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=168753
http://www.agi.it/estero/notizie/201211171224-est-rt10047-siria_hollande_vede_capo_opposizione_ci_sara_ambasciatore
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.ogj.com/articles/2012/11/total-qatar-extend-al-khalij-agreement.html&prev=/search%3Fq%3Dtotal%2Bqatar%26hl%3Dit%26prmd%3Dimvns&sa=X&ei=-5OoUOXJM9HMsgaMkIGIDQ&ved=0CEUQ7gEwAw
[3] http://www.antimperialista.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2251:appello-internazionale-per-fermare-la-guerra-in-siria&catid=28:siria-cat&Itemid=116
[4] http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-11-16/francia-contro-economist-175620.shtml?uuid=AbSSpZ3G&fromSearch
 
Di comidad (del 29/11/2012 @ 01:06:35, in Commentario 2012, linkato 2218 volte)
I centoundici morti della fabbrica di Ashulia in Bangladesh ci danno concretamente il senso di cosa sia la modernità nelle relazioni industriali auspicata dal governo Monti. Per un residuo di dignità sindacale, Susanna Camusso si è rifiutata di apporre la sua firma al cosiddetto accordo sulla produttività annunciato la settimana scorsa. Il testo dell'accordo, dopo un'enunciazione retorica sull'importanza della contrattazione collettiva, di fatto la liquida a favore della contrattazione di secondo livello, cioè quella aziendale. In pratica è un suicidio del sindacalismo confederale; un suicidio che coinvolge la stessa Confindustria, che sino a qualche anno fa era ancora uno dei maggiori potentati italiani, mentre oggi ha poco a che fare con l'industria, ed è ridotta ad una delle tante agenzie di lobbying dei poteri finanziari. Un lobbismo di "secondo livello", o addirittura meno.
Lo scopo del cosiddetto accordo è di confinare la contrattazione collettiva nell'ambito della mera ritualità, trasformando le contrattazioni aziendali in ricatti caso per caso nei confronti dei lavoratori. L'accordo non colpisce solo il lavoro, ma va a mettere in difficoltà lo stesso sistema della piccola e media impresa, che, senza contratti collettivi, si troverà sempre più esposta al sindacalismo giallo controllato dalle malavite locali, a loro volta più o meno tutte irretite da poteri sovranazionali, dalla NATO alle compagnie multinazionali. Risulta sempre più chiaro che il vero contenuto degli slogan sulla "produttività", la "flessibilità" e la "modernità" riguarda il controllo criminale sull'economia, una criminalità che trova i suoi centri dirigenti e le sue protezioni nelle grandi agenzie internazionali, come l'Organizzazione Mondiale per il Commercio (WTO), il Fondo Monetario Internazionale e la stessa ONU, come ha dimostrato la vicenda del traffico di organi umani in Kosovo.
Il complotto forse non esiste, ma le associazioni a delinquere ("criminal conspiracy", in inglese), invece esistono eccome. Del resto, quando si mettono in discussione le relazioni sociali fondamentali come l'occupazione, l'istruzione, le pensioni e la sanità, su cos'altro può fondarsi una società se non sul crimine organizzato?
Anche in Spagna il primo ministro Rajoy si affretta ad affossare quel che rimane dello Statuto dei Lavoratori vigente, che verrà rivisto al ribasso per permettere l'assunzione di personale ricattabile e sottopagato. Ciò per attirare i famosi "investimenti internazionali". C'è in atto un piccolo accordo con l'azienda di Stato francese Renault, ma il piatto forte riguarda il gioco d'azzardo, con la costruzione di una "Eurovegas" da parte del magnate internazionale del settore, Sheldon Adelson. Secondo alcuni commentatori Adelson può essere considerato una sorta di redivivo Meyer Lansky, il boss del gioco d'azzardo a Las Vegas negli anni '60, la cui figura fu adombrata nel personaggio di Hyman Roth del film "Il Padrino- Parte Seconda". [1]
Sino a qualche anno fa la Spagna era considerata dai media come una locomotiva economica dell'Europa, un modello da imitare. La Guerra di Spagna sembrava un ricordo vago e lontano, una follia ideologica da lasciarsi alle spalle; roba utile giusto per i film di Ken Loach. Oggi invece la Spagna si trova nuovamente ad essere bersaglio di un'offensiva colonialistica; ed ancora una volta l'aggressione coloniale dall'esterno trova i suoi referenti ed i suoi punti di appoggio nelle oligarchie interne.
La tecnica del furto delle case dei poveri attraverso finanziamenti e mutui truffaldini da parte delle banche, aveva conosciuto un notevole sviluppo in Spagna, ma questa tecnica era stata inventata e messa a punto con successo negli USA. Questa truffa immobiliare presenta come controindicazione il fatto che, dopo aver spolpato fino all’osso la popolazione più povera, gli speculatori e le banche siano costretti a rifilarsi bidoni reciprocamente, oppure a ricorrere all’aiuto soccorrevole dello Stato. Così, mentre il governo Rajoy scatena gli ufficiali giudiziari, gli sfratti per morosità sui mutui crescono in modo esponenziale, i procedimenti di pignoramento dal 2008 ad oggi sono arrivati a 350.000 secondo dati ufficiali, e il fenomeno dei suicidi per chi perde il lavoro o la casa ha raggiunto un livello endemico. Il tutto mentre il numero di abitazioni invendute e vuote in Spagna ha superato il milione di unità.
La ricetta di Rajoy per risolvere la "crisi" è stata la solita: i "tagli lineari", cioè riduzione delle deduzioni fiscali, riduzione dei fondi per la Scuola, la ricerca scientifica, la salute e la disoccupazione; e, contemporaneamente, rifinanziamento con soldi pubblici degli istituti di credito che hanno mandato in malora l’economia spagnola con le loro truffe. Qui il governo spagnolo perde la sua durezza e si intenerisce fino a promettere alle banche ben sessanta miliardi di euro. Ma il fatto che la "crisi" sia uno slogan/pretesto per creare povertà e che la povertà sia un business, diventa ancora più chiaro se si pensa che, in un paese ridotto allo stremo, la manovra finanziaria prevede incredibili incentivi per il gioco d’azzardo.
Mentre l'opinione pubblica spagnola viene distratta dalle velleità secessioniste della Catalogna, ecco come Rajoy ha pensato di giocare veramente le sue carte. Sheldon Adelson aveva posto precise condizioni per il faraonico progetto di Eurovegas, che il governo Rajoy si è affrettato ad accettare. Dopo un tira e molla con la Catalogna, si è deciso finalmente che Eurovegas sorgerà nelle vicinanze di Madrid con sei casinò, dodici resort, nove teatri e cinema, e tre campi da golf; un bel progetto per chi deve tirare la cinghia. In effetti gli incentivi del governo permetteranno di dedurre le perdite al gioco dalle vincite, mentre l’Ibi (l'Ici spagnola) per le case da gioco otterrà esenzioni fino al 95%. Roba da fare invidia alla Chiesa Cattolica nostrana.
Non c'è dubbio che Adelson porterà in Spagna una ventata di nuova moralità, visto che per i suoi casinò di Macao il magnate risulta già coinvolto in inchieste che riguardano rapporti con la mafia cinese e lo sfruttamento della prostituzione. Il magnate sarebbe anche un magnaccia.[2]
Ma si tratta di marachelle, di birichinate, ed alla fine si scoprirà che la colpa è tutta dei Cinesi; e magari ci si dirà pure che l'FBI si è ricordata improvvisamente di questi peccatucci solo perché Adelson aveva dato i suoi finanziamenti elettorali a Romney invece che ad Obama. Queste inchieste dell'FBI in effetti sanno molto di cortina fumogena, di espediente per placare quella parte di opinione pubblica che fa fatica a digerire personaggi come Adelson. Il vero problema infatti è un altro. Non si capisce perché debba esistere un "magnate" del gioco d'azzardo. Quali competenze, quali capacità manageriali, quali know-how, sarebbero necessari per impiantare un casinò? Mica è uno stabilimento della Volkswagen.
Gestire il gioco d'azzardo in realtà non richiede nessuna competenza; semmai la "competenza" consiste nell'accaparrarsi questa gestione, cioè nell'impedire materialmente ad altri di soffiarti l'affare. Non per niente il gioco azzardo in passato o era un affare del crimine organizzato, oppure era un monopolio dello Stato. Oggi capita però che lo Stato ed il crimine organizzato si mettano d'accordo per gestire insieme il business; ed è appunto il caso del "cartello" (o "criminal conspiracy"?) Rajoy-Adelson.

[1] http://ansamed.ansa.it/ansamed/it/notizie/rubriche/cronaca/2011/11/09/visualizza_new.html_641915733.html
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.huffingtonpost.com/2012/06/29/sheldon-adelson-prostitution_n_1638439.html&prev=/search%3Fq%3Dsheldon%2Badelson%2Bprostitution%26hl%3Dit%26tbo%3Dd%26biw%3D1440%26bih%3D809&sa=X&ei=IOyxUI3JEMj5sgaejoHgAw&ved=0CFsQ7gEwBQ
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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