Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Si è stabilita una nuova moda, per la quale ogni personalità politica o istituzionale deve condire i suoi discorsi con inesorabili denunce dello strapotere della finanza globale, che, da "servizio nei confronti della produzione", è diventata scopo in sé e funzione primaria. Una volta pronunciata l'astratta denuncia, si può tornare tranquillamente ad obbedire alle banche.
Il caso più clamoroso di questa schizofrenia, è dato dalla questione dell'inserimento dell'obbligo del pareggio di bilancio nella Costituzione. Strano che nessun costituzionalista abbia sentito il bisogno di chiarire che una tale norma è di per sé incostituzionale, poiché uno Stato che accetti di trasformare il pareggio di bilancio da scelta politica in norma vincolante, si consegna in ostaggio ai propri creditori. Tanto vale affermare chiaramente che la sovranità appartiene alle banche.
Ma la contraddizione non è solo tra il dire ed il fare, è anche interna al discorso. Persino Mario Monti, durante la trasmissione "Che tempo che fa" ha recitato la sua litania sulla necessità di ridimensionare il potere della finanza, senza però chiarire come si sia stabilito questo potere, e che cosa abbia indotto i governi a compiere le scelte che hanno finanziarizzato tutte le relazioni economiche e sociali. Ma forse Monti non aveva bisogno di dirlo, dato che è proprio lui uno dei maggiori rappresentanti di quel lobbying bancario che si è insinuato in ogni ambito delle istituzioni. Non è affatto dimostrato che il governo del Tanghero di Arcore sia stato abbattuto da una trama della finanza globale, né si comprenderebbe il motivo di tanto sforzo; mentre è invece dimostrabilissimo che dal 1994 tutti i governi italiani siano stati sotto il controllo diretto di poteri finanziari internazionali. Ci si riferisce, tanto per iniziare, a Lamberto Dini, del Fondo Monetario Internazionale, che fu ministro del Tesoro del primo governo Berlusconi, e poi egli stesso Presidente del Consiglio. Poi basta scorrere i nomi di Romano Prodi, Gianni Letta e Mario Monti, tutti e tre consulenti di Goldman Sachs; ancora si può ricordare Mario Draghi, anche lui di Goldman Sachs, nominato governatore della Banca d'Italia dal secondo governo Berlusconi. Ed infine una citazione anche per Giuliano Amato, il quale, a posteriori, ci ha rivelato il suo legame con Deutsche Bank.
La forza del lobbying delle multinazionali non consiste nella strategia, nella pianificazione o nella lungimiranza, ma semplicemente nella onnipresenza e sulla ripetitività dello schema, per cui può cambiare l'ordine dei fattori, ma il prodotto non cambia. Lo schema coloniale si applica indifferentemente a tutti i Paesi, e senza troppe varianti. Niente di strano quindi che anche uno Stato africano come la Nigeria, nel marzo del 2010, si sia adeguato alla disciplina lobbistica, inserendo nel governo un esponente di Goldman Sachs. La Nigeria è vicina.[1]
La notizia che Goldman Sachs abbia occupato anche il governo nigeriano, quindi non costituisce uno scoop; anzi sarebbe uno scoop la notizia contraria. Nulla di strano neppure nella notizia che Robert Zoellick, ex vicepresidente di Goldman Sachs, ex vicesegretario di Stato con Bush, ed attualmente presidente del Gruppo Banca Mondiale, abbia espresso apprezzamento per il fatto che, nel luglio 2011, la direttrice generale della Banca Mondiale, Ngozi Okonjo-Iweala, sia tornata a far parte del governo nigeriano in qualità di ministro delle Finanze. La notizia è sul sito della Banca Mondiale.[2]
Quindi non bastava Goldman Sachs, ci voleva anche quell'altra sua longa manus che è la Banca Mondiale. Appena arrivata, Okonjo-Iweala ha messo sotto ricatto il governo presentando una lettera di dimissioni, che poi deve essere stata ritirata, dato che risulta ancora lei il ministro delle Finanze in carica. Nella lettera Okonjo-Iweala consigliava al governo di raccomandarsi a Dio. Molto professionale.[3]
Oggi la Nigeria è sulle prime pagine dei quotidiani per la vicenda delle aggressioni islamiche nei confronti dei cristiani; ma nel 2008, la notizia era che la Nigeria si trovava nel pieno di un disastro ecologico nel delta del fiume Niger, provocato dalla multinazionale Exxon. Ma il Delta del Niger è una zona troppo ghiotta per le corporation e non manca nessuno: Total ed Eni, Exxon-Mobil, Shell, Chevron-Texaco, StatOil, e naturalmente BP. La maggior parte del petrolio nigeriano va a finire negli USA; le immense riserve di gas del paese sono state bruciate con trivellazioni maldestre ed esplosioni che hanno devastato il paese. Secondo stime approssimate per difetto, più di 400 milioni di litri di petrolio sono finiti nel delta. La manutenzione degli impianti è fatta in economia; così, quando ci sono delle perdite, le compagnie se la cavano parlando di sabotaggio. Tutte le corporation assoldano truppe paramilitari che, con la scusa di difendere gli impianti dai sabotaggi, aggrediscono la popolazione in modo sistematico; villaggi di migliaia di persone sono stati costretti alla fuga dai mercenari.[4]
La popolazione nigeriana, stimata in centocinquantacinque milioni di abitanti, è costretta a vivere nella miseria, mentre la Nigeria è l'ottavo o nono paese esportatore al mondo di petrolio. Uno dei disastri ambientali più recenti è stato provocato dalla Shell, i cui manager hanno attribuito la rottura di alcune tubature ai "ladri" (forse era un velato riferimento a se stessi).
L'altra notizia era che le autorità nigeriane non riuscivano ad assumere alcun provvedimento per controllare l'estrazione del petrolio, e ciò a causa dell'attività di lobbying della British Petroleum.[5]
Il governo nigeriano ha preso invece altri provvedimenti, oltre quelli di imbarcare Goldman Sachs e Banca Mondiale nel governo. Va registrata infatti l'istituzione di un fondo federale per far fronte alla volatilità dei prezzi del petrolio; attorno a queste risorse finanziarie si è scatenato il lobbying di Goldman Sachs e di JP Morgan per ottenere la concessione della gestione del fondo. La stampa africana ne ha diffuso con preoccupazione la notizia, sottolineando le resistenze che questa prospettiva aveva suscitato in Nigeria nell'ottobre dello scorso anno.[6]
L'altra misura assunta dal governo, anzi direttamente dal ministro delle Finanze Okonjo-Iweala, è molto "montiana"; riguarda infatti l'aumento del prezzo dei carburanti, che sta causando in Nigeria un movimento di protesta sindacale molto acceso ed esteso. Sulla questione il ministro delle Finanze ha concesso un'intervista ad Al Jazeera.[7]
Solo che adesso, a proposito della Nigeria, non si parla più di disastri ecologici causati dalla Exxon o dalla Shell, né del lobbying di BP, Goldman Sachs e JP Morgan, né del protettorato imposto dalla Banca Mondiale, e neppure del grande movimento di protesta sindacale, ma della guerra civile fra musulmani e cristiani, e di prospettiva di secessione del Paese tra sud cristiano e nord islamico. Tutto questo lobbying e l'invio di un'emissaria di Zoellick, chissà perché, non hanno portato bene alla Nigeria. Del resto, che c'è di meglio di un conflitto etnico-religioso per neutralizzare un movimento di protesta sindacale?
L'indispensabile complemento del lobbying è infatti la psywar, la guerra psicologica: non basta infiltrare un Paese, bisogna confondergli le idee creandogli falsi nemici. Guarda caso, la CIA aveva previsto che le cose non sarebbero andate bene per la Nigeria. Cinque anni fa, un rapporto della CIA profetizzava che la Nigeria non aveva più di dieci anni di vita come Stato unitario. Anche questa notizia è stata ripresa dalla stampa africana in questi giorni di guerra civile in Nigeria.[8]
Ovviamente il rapporto della CIA aveva un mero scopo scientifico, e non sarebbe lecito sospettare di nessuna azione della stessa CIA nel fomentare la guerra civile in Nigeria. Neppure è concesso ipotizzare che tutti quei mercenari al servizio delle multinazionali abbiano qualcosa a che vedere con le aggressioni.
[1] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.independent.co.uk/news/world/africa/goldman-sachs-chief-included-in-nigerias-new-cabinet-1927001.html&ei=MzMdT5DFK7GM4gSPwKGLDQ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=4&sqi=2&ved=0CEgQ7gEwAw&prev=/search%3Fq%3Dnigeria%2Bgoldman%2Bsachs%26hl%3Dit%26biw%3D1280%26bih%3D606%26prmd%3Dimvns
[2] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://web.worldbank.org/WBSITE/EXTERNAL/NEWS/0,,contentMDK:22958186~pagePK:64257043~piPK:437376~theSitePK:4607,00.html&ei=kKQdT43DKa754QTpqfnMDQ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=3&ved=0CDoQ7gEwAg&prev=/search%3Fq%3DNigeria%2BWorld%2BBank%2Bzoellick%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26biw%3D960%26bih%3D507%26prmd%3Dimvns
[3] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.wazobiareport.com/reports/Ngozi-Okonjo-Iweala-resigns-after-inspecting-federation-accounts
[4] http://234next.com/csp/cms/sites/Next/Home/5258469-146/The_mercenaries_take_over__.csp
[5] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.guardian.co.uk/world/2010/may/30/oil-spills-nigeria-niger-delta-shell&ei=Y0IcT8isAajd4QSkl7yFDQ&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=2&ved=0CDMQ7gEwAQ&prev=/search%3Fq%3Dexxon%2Bbp%2Bnigeria%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns
[6] http://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&langpair=en%7Cit&rurl=translate.google.com&u=http://allafrica.com/stories/201110261085.html&usg=ALkJrhjh23E41pPOjG2-wFhirpQEBxdRDg
[7] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://africaunchained.blogspot.com/2012/01/nigerias-finance-minister-ngozi-okonjo.html
[8] http://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=it&prev=/search%3Fq%3Dnigeria%2Bcia%2Ballafrica%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns&rurl=translate.google.it&sl=en&u=http://allafrica.com/stories/201201120484.html&usg=ALkJrhj57n0jBNGRd7f2nS6TFBCRl-4BqA
Il caso della monnezza campana è la prova dell’inconsistenza del mito occidentale della democrazia e dello Stato di Diritto. La nostra classe politica se l’è presa con il presidente brasiliano Lula perché questi non aveva voluto credere ad una sentenza che assegnava a Cesare Battisti la patente di un Padre Pio del terrorismo, dotato del dono dell’ubiquità; e ciò in ragione del fatto che ad emettere quella sentenza era stato il tribunale di un “Paese democratico”.
Si è accertato però che, nel caso della monnezza, democrazia e Stato di Diritto non svolgono alcun ruolo. Sino ad oggi le nostre Autorità non si sono neppure degnate di elargire ai cittadini lo straccio di una “versione ufficiale” su cosa stia accadendo in Campania. Insomma, la monnezza sta peggio dell’11 settembre.
In base a quali motivazioni ufficiali, ben prima che l’emergenza si materializzasse, il governo Prodi decise negli anni ‘90 di istituire un commissariato di governo per l’emergenza rifiuti in Campania?
Perché alcune discariche in Campania rimangono inutilizzate mentre se ne individuano di nuove a ridosso di centri abitati e di falde acquifere? Che fine ha fatto l’inceneritore di Acerra? Funziona o non funziona?
Quanto a trasparenza, anche la tanto decantata Europa si dimostra essere una manica di buffoni. Nonostante i ricorrenti ammonimenti al nostro governo, con tanto di minacce di multe, sinora la Commissione Europea non si è scomodata a pretendere dal nostro governo una relazione sulle cause dell’emergenza-rifiuti in Campania. Il governo italiano quindi non viene invitato nemmeno a prendersi il disturbo di dover mentire.
Meno male che Silvio c’è. Senza le sue fanfaronate sui trenta giorni, dieci giorni, tre giorni, per risolvere l’emergenza-rifiuti, a quest’ora non avremmo avuto neppure il conforto di una bugia. Sola certezza che ci rimane è la militarizzazione della monnezza campana. La Legge 123/2008, reperibile sul sito della Camera, all’articolo 2 comma 4, dichiara: “I siti, le aree e gli impianti comunque connessi all’attivita’ di gestione dei rifiuti costituiscono aree di interesse strategico nazionale, per le quali il Sottosegretario di Stato provvede ad individuare le occorrenti misure, anche di carattere straordinario, di salvaguardia e di tutela per assicurare l’assoluta protezione e l’efficace gestione.”
Ed al comma 5 ammonisce: “Fatta salva l’ipotesi di più grave reato, chiunque si introduce abusivamente nelle aree di interesse strategico nazionale ovvero impedisce o rende più difficoltoso l’accesso autorizzato alle aree medesime è punito a norma dell’articolo 682 del codice penale.”
E poi, al comma 7, stabilisce: “Al fine di assicurare piena effettività agli interventi ed alle iniziative occorrenti per fronteggiare l’emergenza in atto nella regione Campania, il Sottosegretario di Stato è assistito dalla forza pubblica ed a tale fine le autorità di pubblica sicurezza e le altre autorità competenti garantiscono piena attuazione alle determinazioni del Sottosegretario medesimo. Il Sottosegretario di Stato richiede altresì l’impiego delle Forze armate per l’approntamento dei cantieri e dei siti, per la raccolta ed il trasporto dei rifiuti, nonché il concorso delle Forze armate stesse unitamente alle Forze di polizia, per la vigilanza e la protezione dei suddetti cantieri e siti.” Ma protezione da chi? Dalla “camorra”, oppure dai cittadini?
Un’altra legge ancora, la 26/2010 -reperibile sul sito del Parlamento –, che pure sanciva la “fine”(?) dell’emergenza-rifiuti in Campania, all’articolo 5 comma 1, infine ribadisce: “Per le finalità di cui agli articoli 2, 3 e 4, è autorizzata la salvaguardia e la tutela delle aree e dei siti di interesse strategico nazionale mediante l’impiego delle Forze armate nel limite di duecentocinquanta unità, anche con i poteri di cui all’articolo 2, comma 7-bis, del decreto-legge n. 90 del 2008, sulla base di apposito piano di impiego predisposto trimestralmente dalla articolazione militare della unità operativa. Agli oneri conseguenti si provvede nel limite delle disponibilità delle contabilità speciali di cui all’articolo 2, comma 2.”
Insomma, l’emergenza viene considerata finita, ma la militarizzazione rimane. C’è da qualche parte un brandello di interrogazione parlamentare su tutti questi movimenti di truppe e relativi segreti militari? Non risulta. La Commissione Europea, per caso, ha chiesto chiarimenti a riguardo? Macché! E meno male che c’è la democrazia!
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Pubblicato su Umanità Nova n°24 - luglio 2011
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