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"L'abolizione dello Stato e del diritto giuridico avrà necessariamente per effetto l'abolizione della proprietà privata e della famiglia giuridica fondata su questa proprietà."

Programma della Federazione Slava, 1872
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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.

Di comidad (del 17/10/2013 @ 00:29:35, in Commentario 2013, linkato 1880 volte)
Si possono riscontrare delle costanti in tutti i casi di colonizzazione militare del territorio italiano. In ogni circostanza infatti le Regioni che "ospitano" gli impianti militari si trovano costrette a sostenere notevoli spese per supportare le basi militari con le necessarie infrastrutture. Sta succedendo in Campania, con la nuova base NATO di Giugliano, nella zona di Lago Patria, ed ovviamente capita anche per il MUOS che la US-Navy sta finendo di costruire a Sigonella. L'anno scorso il sindaco di Niscemi ha lamentato che non si è visto nulla degli aiuti al territorio contemplati nel protocollo d'intesa tra Ministero della Difesa e Regione Sicilia siglato nel 2011. Anzi, sarà la Regione Sicilia a dover sborsare finanziamenti per una serie di impianti ed infrastrutture, tra cui un eliporto, tutto questo attingendo ai fondi FAS.
I FAS, cioè i fondi del Tesoro per le aree sottoutilizzate, rappresentano un caso significativo - probabilmente solo uno dei tanti - di spesa militare occulta, cioè dissimulata sotto la veste di aiuti alle Regioni meno sviluppate. Spesso impiegati per finanziare opere idriche e di viabilità indispensabili per rendere operative le basi militari, i FAS figureranno invariabilmente nei bilanci dello Stato - e nei libri di Luca Ricolfi - come prova di quanto la spesa pubblica sia gravata dalla pigrizia delle Regioni meridionali.
La fiaba secondo cui invece sarebbero soprattutto gli Stati Uniti a dover sostenere finanziariamente l'Alleanza Atlantica, ha trovato un autorevole avallo in un discorso del 2 marzo 2010 del presidente Giorgio Napolitano. Si è trattato di un indirizzo di saluto pronunciato nella sede del Consiglio Atlantico di Bruxelles, davanti alle massime gerarchie della NATO. In quella occasione solenne, Napolitano ha caldamente invitato i governi europei ad infischiarsene della crisi finanziaria, e ad aprire, anzi a spalancare, i cordoni della borsa per sostenere tutte le spese militari che gli USA richiedono. In questo contesto, Napolitano non esitava a teorizzare esplicitamente il ruolo organico e subordinato dell'Unione Europea nei confronti della NATO, richiamandosi anche al Trattato di Lisbona.
Il discorso di Napolitano risulta interessante ed istruttivo anche per altri motivi. Anzitutto è stato pronunciato in un periodo in cui, almeno di facciata, il Buffone di Arcore sembrava occupare ancora saldamente la poltrona di Presidente del Consiglio, dato che la rivolta di Fini e l'apparizione sulla scena della "nipote di Mubarak" sarebbero avvenute solo alcuni mesi dopo. Eppure Napolitano parlava come se il vero capo del governo ormai fosse lui. La storia italiana di questi ultimi tre anni potrebbe essere riletta e reinterpretata anche solo a partire da questo documento, che ci mostra un Napolitano ben poco "garante" e tutto politico già all'inizio del 2010. Lo stesso Napolitano offriva una spiegazione di questa apparente anomalia, quando teneva a precisare che in Italia è il presidente della Repubblica a presiedere il Consiglio supremo di difesa, quindi a costituire l'interlocutore privilegiato del vero padrone, cioè la NATO. Il soprannome di NATOlitano quindi non è arbitrario o abusivo, ma assolutamente meritato. Occorre peraltro riconoscere che il Consiglio supremo di difesa è un organo di rilievo costituzionale (articolo 87), perciò coloro che vanno in brodo di giuggiole per la nostra "bellissima" Costituzione, dovrebbero ogni tanto rileggersela anche nei passi meno lirici e più crudi.
Davanti all'uditorio di Bruxelles Napolitano non è riuscito a trattenere la propria soddisfazione per il buon lavoro da lui svolto, proclamando che nulla avrebbe potuto opporsi ai progetti di espansione della NATO, dato che, almeno in Italia, non era prevedibile alcuna ondata di antimilitarismo che potesse mettere i bastoni tra le ruote. Napolitano ha usato, con cognizione di causa, la parola "antimilitarismo" e non quella di "pacifismo", segno che per lui la militarizzazione rappresenta proprio il valore da difendere. Strano allora che il nostro non si sia mai accorto che l'occupazione del Canale di Sicilia da parte delle flotte USA e NATO non abbia mai bloccato la partenza di un barcone di "migranti" (o deportati?), oppure che le occupazioni NATO non riescano ad impedire il business dell'oppio in Afghanistan, o il traffico di organi umani in Kosovo, e neppure le discariche di rifiuti tossici a Giugliano. Non è che il "valore" che si vuol difendere, consiste appunto in questo intreccio tra militarismo e business illegali?
Ma dopo una frase del genere, verrebbe voglia di rileggere non soltanto la storia d'Italia degli ultimi tre anni, ma anche tutta la storia personale di Napolitano. Davvero egli sarebbe un transfuga del comunismo, passato dal sostegno all'invasione sovietica dell'Ungheria all'adesione entusiastica alla NATO? Oppure è sempre stato un agente sotto copertura?
Una delle formule più note del "Che Fare?" di Lenin è quella secondo cui la classe operaia da sola sarebbe in grado di esprimere esclusivamente una coscienza trade-unionista, mentre la coscienza politica di classe dovrebbe essere portata dall'esterno da intellettuali rivoluzionari. Sebbene successivamente ridimensionata dallo stesso Lenin, si tratta comunque della formula più invocata per sostenere la necessità di un partito comunista a guida delle masse. Sta di fatto che in Italia il PCI non soltanto non ha portato alla classe operaia quella tanto invocata coscienza politica, ma ha finito per privarla anche della coscienza trade-unionista, per non parlare poi del seppellimento di ogni coscienza antimperialistica. Nel 1977 il PCI spinse infatti la CGIL alla svolta dell'EUR, insieme con gli altri sindacati confederali, con il risultato di offrire come massima prospettiva all'azione sindacale quella di una concertazione tra governo e parti sociali. Nello stesso anno il PCI formalizzò anche la sua accettazione della collocazione "atlantica" dell'Italia. Il punto debole della teoria del partito si è così evidenziato nella estrema facilità di infiltrare i gruppi dirigenti; ed anche Stalin, di fronte alla occupazione massonica dei partiti comunisti dell'Europa occidentale, invece del "Che Fare?", adottò piuttosto il "lasciar fare".
Altro aspetto interessante del discorso di Napolitano a Bruxelles/2010, è l'aspetto "creativo" della sua posizione di collaborazionista del colonialismo sull'Italia. Napolitano si pone cioè non come un semplice esecutore di ordini, ma esprime velleità di servitore factotum alla Figaro, capace di andare anche oltre le attese dei suoi padroni. A riguardo c'è da osservare che in questi ultimi tempi si è diffusa una nuova vulgata, secondo la quale tutte le direttive internazionali, a partire dalla famosa lettera della BCE del 5 agosto 2011, sarebbero state in realtà scritte a Roma. A Roma verrebbero elaborate anche le dichiarazioni del Fondo Monetario Internazionale sull'Italia, e sempre a Roma andrebbero ricercate le vere responsabilità del MUOS. Poco ci manca che ci si metta a cantare "der monno 'nfame Roma Capoccia".
Qui si tratta di uno dei casi in cui una mezza verità rischia di diventare una pericolosa scempiaggine. Da sempre infatti il colonialismo si basa sulla complicità attiva e "creativa" dei gruppi dirigenti locali, altrimenti meno di duecentomila Inglesi - tra soldati, affaristi e funzionari - non avrebbero potuto dominare e sfruttare più di trecento milioni di Indiani per oltre un secolo. Per "imperialismo americano" non si deve perciò intendere che gli USA siano in grado da soli di controllare tutto, ma che esiste una guerra mondiale dei ricchi contro i poveri in nome della santa causa di un welfare per ricchi; una guerra di classe nella quale però gli USA costituiscono il punto di riferimento ed il principale braccio armato di tutti i gruppi affaristici e reazionari del mondo. C'è quindi un ampio margine di manovra per i servitori, ed anche parecchie occasioni di competizione fra gli stessi servitori; ma sempre di servitori si tratta.
 
Di comidad (del 24/10/2013 @ 06:23:35, in Commentario 2013, linkato 4002 volte)
La lugubre pagliacciata allestita attorno al cadavere di Priebke, ha sortito l'effetto di attribuire anche ad un personaggio del genere l'alone di vittima e di martire. Non era però questo l'obiettivo principale dell'operazione, dato che l'isterismo così generato ha fornito il pretesto per reintrodurre in grande stile nella legislazione la criminalizzazione delle opinioni; ciò attraverso il reato di "negazionismo" nei confronti del cosiddetto "Olocausto". In molti hanno notato che, rispetto allo scopo dichiarato, la legge contro il "negazionismo" appare del tutto incongruente; anzi, essa finisce per attribuire all'opinione che si dice di voler combattere una patente di anticonformismo culturale e persino di eroismo. Sono quindi altre le opinioni che si vogliono effettivamente colpire, perciò si vedranno ben presto una legislazione ed una giurisprudenza ad hoc, che magari dilateranno la categoria di "negazionismo" a ben altri scetticismi, come quello di chi non crede alla versione ufficiale sull'11 settembre, o nega l'esistenza di Bin Laden. Lo scopo non è esclusivamente repressivo, ma soprattutto di discredito nei confronti di opinioni che vedrebbero con imbarazzo il trovarsi accomunate a "quel" negazionismo.
L'aspetto paradossale di questa vicenda sta nel fatto che l'eredità del nazismo storico è stata raccolta proprio dal sistema di dominio vigente oggi in Europa, cioè da quella Unione Europea insignita del premio Nobel per la Pace. Molti storici hanno notato che l'aspetto pionieristico e sperimentale del nazismo è consistito nell'aver applicato all'Europa metodi che erano stati tipici del colonialismo in Africa, in America ed in Australia. Ammiratore incondizionato del colonialismo anglosassone, Hitler teorizzò nel suo "Mein Kampf" l'impiego di pratiche coloniali come la deportazione, la concentrazione e lo sterminio sulle popolazioni dell'Europa dell'Est. Sino ad allora si pensava che queste tecniche fossero possibili solo in società tribali, etniche e frammentate, e fossero invece impraticabili in un'Europa in cui le società erano ben strutturate ed esistevano nazioni dotate di lingue e storie comuni.
A guardar bene, il copyright del colonialismo nazista era ancora una volta di origine anglosassone, poiché il primo a resuscitare ed usare un mito etnico a fini di destabilizzazione interna agli Stati nazionali, era stato nel 1917 il ministro degli Esteri britannico Balfour, allorché aveva inviato al banchiere Rothschild una lettera in cui si concedeva ai sionisti la possibilità di stabilire in Palestina un loro "focolare" nazionale, e ciò in riconoscimento di quanto gli Ebrei stavano facendo per aiutare Gran Bretagna e Francia a vincere la guerra mondiale in corso contro la Germania. La lettera si basava su un falso, dato che in quel periodo la stragrande maggioranza degli Ebrei europei combatteva e moriva tra le file tedesche ed austro-ungariche, ma il falso funzionò al punto che in Germania molti imputarono la sconfitta nella prima guerra mondiale agli Ebrei. Ma nel "Mein Kampf" l'Ebreo diventa qualcosa di più di una razza o etnia perfida e ostile, dato che va a rappresentare un paradigma emergenziale che può essere riapplicato a chiunque ed in ogni situazione.
Il Trattato di Maastricht del 1992 - con la sua appendice del Trattato di Lisbona del 2007 - ha ereditato e continuato questo sperimentalismo nazista, poiché ancora una volta si è trattato di trapiantare in Europa un colonialismo brutale e sbrigativo, identico a quello che il Fondo Monetario Internazionale aveva praticato per decenni in Africa, e che, sino ad allora, si credeva applicabile soltanto a Stati e società fragili, privi di tradizione amministrativa. La redenzione dell'Europa dell'Est dal cancro dello statalismo economico dopo la caduta del Muro di Berlino, ha finito così per coinvolgere anche l'Europa occidentale, che si è dovuta piegare alle stesse forche caudine delle privatizzazioni e della liquidazione del welfare, come se anch'essa fosse parte sconfitta nel dopo-Guerra Fredda. Come l'antisemitismo, anche l'anticomunismo non si indirizzava solo contro un nemico definito, ma si rivelava un paradigma generale ed onnicomprensivo, a cui nessuno poteva sfuggire e che imponeva a tutti un percorso di redenzione. La colonizzazione dell'Europa dell'Est è diventata per il FMI uno strumento per colonizzare anche l'Europa dell'Ovest, ed i modelli di riferimento erano già stati tracciati dalle multinazionali tedesche durante la seconda guerra mondiale.
Nel secondo dopoguerra l'oligarchia industrial-finanziaria della Germania era riuscita a riciclarsi pressoché in blocco, scaricando per intero le responsabilità di quanto accaduto sul "tiranno" Hitler. Il ruolo fondamentale svolto dal lobbying delle multinazionali tedesche - e dei loro partner americani -, per quanto conosciuto e documentato, è rimasto invece in ombra. Come è noto, il campo di concentramento di Auschwitz "ospitò" il più grande stabilimento chimico d'Europa, appartenente alla multinazionale tedesca IG Farben, un cartello di imprese di cui faceva parte anche la Bayer. La IG Farben era a sua volta in partnership con la Standard Oil dei Rockefeller. Al finanziamento del campo di Auschwitz in Polonia partecipò, manco a dirlo, anche la onnipresente Deutsche Bank.
La IG Farben di Auschwitz rappresentò un esempio avveniristico di "relocation" aziendale, in cui lavoravano deportati, ma anche "volontari" fatti arrivare da tutta Europa, compresa la Francia; perciò lo schiavismo palese era integrato con altre forme di reclutamento del lavoro che già anticipavano aspetti del modello attuale. Che ancora oggi la Polonia costituisca una delle mete privilegiate delle relocation aziendali, costituisce una macabra ironia della Storia.
Data la logica aziendale che presiedeva ad Auschwitz, risulta persino irrealistico ritenere che un genocidio non vi sia stato, visto che questo era pienamente conseguente alle premesse. Se, grazie alle deportazioni di massa, la materia prima umana veniva a costare meno del pasto che l'avrebbe dovuta mantenere, ne derivava, per mere ragioni di budget, la sottoalimentazione dei lavoratori e la eliminazione sistematica degli inabili al lavoro.
Si è detto spesso, retoricamente, che Auschwitz ha rappresentato il "Male Assoluto", "il Male allo stato puro", e l'uso di un termine magniloquente ed esoterico come "Olocausto" contribuisce a perpetuare questa metafisica. In realtà non esiste il "Male Assoluto", ma esiste il male, che consiste nell'asimmetria delle relazioni umane. Se nella relazione economica il lavoro costituisce la variabile "flessibile" per eccellenza, certe conseguenze criminali sono ovvie e inevitabili. Al punto in cui sono arrivati attualmente i giochi, non è più necessario nemmeno un Hitler, basta un Marchionne qualsiasi. Erano invece le tanto vituperate "rigidità" a conferire qualche simmetria, e quindi anche quel po' di equilibrio, ai rapporti aziendali.
Il nazismo viene di solito fatto passare per un nazionalismo estremo; al contrario, il nazismo anticipò i tempi anche nello spezzare le rigidità nazionali, configurando il modello che il Trattato di Maastricht avrebbe poi pienamente realizzato. Tutto deve essere "flessibile" in Europa, tranne i Trattati, perché la loro rigidità esprime gli interessi del lobbying multinazionale. Chiaramente il contesto tecnologico attuale è molto diverso, quindi i parallelismi con il passato non devono prendere la mano. Rimane comunque il fatto che l'avvento di strumentazioni come il denaro elettronico apre nuove possibilità di spezzare le antiche rigidità sociali, nazionali e territoriali. Ciò rende possibile anche il controllo e lo sfruttamento della pseudo-migrazione, cioè la forma moderna di deportazione di massa.
La nuova frontiera del business è il microcredito, di cui una delle forme suscettibili di maggiore sviluppo è il "migrant banking". Grazie ai cellulari l'inclusione finanziaria può coinvolgere agevolmente persone senza fissa dimora. L'enorme attenzione dedicata al business del migrant banking è testimoniata da un progetto cofinanziato dall'Unione Europea ed dal Ministero degli Interni italiano, ed attuato in collaborazione con una delle più grandi aziende di servizi finanziari del mondo, la Deloitte, una società di origine svizzera che però oggi ha le sue principali sedi operative a New York e Londra. Ancora una volta le istituzioni pubbliche si piegano agli interessi del lobbying privato per costruire una nuova Auschwitz, stavolta diffusa sul territorio.
 
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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