Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
Pochi giorni fa il Presidente del Consiglio di un governo democraticamente eletto, Prodi, è stato costretto ad umiliarsi pubblicamente in Parlamento per discolparsi dall'accusa di voler intervenire in questioni di affari della telefonia. Il segretario dei DS Fassino, nella stessa occasione, ha dovuto dare assicurazioni che non è nel programma di governo alcun proposito di sottrarre le decisioni economiche al "Mercato".
Nell'ultima legge finanziaria, il governo Prodi ha introdotto in modo strisciante, con il pretesto della lotta all'evasione fiscale, delle norme che estendono e rafforzano il potere delle banche su ogni transazione in denaro, e ciò mentre il governo rinuncia ad esercitare qualsiasi controllo sulle banche stesse.
Lo svuotamento del mito democratico non può risultare più plateale, ciò proprio nel momento in cui la democrazia stessa è divenuta un oggetto sacro da imporre all'adorazione del mondo. Agli inizi del '900 un ministro liberaldemocratico, Nitti, poteva istituire un monopolio di Stato delle assicurazioni, l'INA. L'intervento in economia lo avevano praticato senza problemi i governi liberali, e ciò in un contesto comunque segnato dallo strapotere delle corporazioni finanziarie e industriali.
Il problema è che oggi il cosiddetto Occidente non è più quello di un secolo fa, quando era costituito da Stati in competizione tra loro. Oggi la sigla "Occidente" è l'insegna di oligarchie internazionali che possono sfuggire ad ogni controllo, criminalizzando qualsiasi istanza critica. L'islamofobia ha sostituito l'anticomunismo come collante ideologico, con la differenza sostanziale che l'Unione Sovietica era un soggetto reale, mentre l'Islam costituisce soltanto uno spauracchio propagandistico.
Le oligarchie scontano opposizioni locali ed anche relative sconfitte, come in Libano e, pare, anche in Afganistan, ma l'assenza di un vero avversario sembra configurare una situazione storicamente impensabile, in cui ogni progetto di dominio affaristico non si deve più misurare con la normale prudenza.
Anche le potenze in grado di svolgere un ruolo antagonistico sembrano infatti assecondare tale dominio in vista dei vantaggi immediati che gliene derivano: la Russia, che è una delle maggiori produttrici di materie prime, ha potuto risolvere i suoi problemi finanziari grazie all'aumento dei prezzi del petrolio causato dalla guerra in Iraq; la Cina è potuta divenire a sua volta oggi il maggiore creditore degli Stati Uniti.
In queste condizioni, le formule propagandistiche possono ormai sostituire il pensiero, e la menzogna perde il riferimento con una realtà che dovrebbe rovesciare. Oggi l'islamofobia è un mestiere remunerativo.
Un Magdi Allam tre anni fa ancora recitava la particina dell'islamico moderato e faceva da punching-ball a Giuliano Ferrara nelle sue trasmissioni di wrestling opinionistico; da quando Allam ha invece adottato le formule dell'islamofobia "Neocons", è assurto ai vertici del divismo e della carriera. Un Vittorio Feltri viene mantenuto nell'illusione di essere il direttore di un quotidiano, che non legge nessuno, soltanto per giustificare la sua onnipresenza di commentatore razzista.
In questa situazione la difficoltà di fare opposizione non deriva da un'illimitata potenza materiale del dominio, quanto dalla tendenza a rimanere nell'ambito degli schemi propagandistici ufficiali e nei falsi scenari che essi prospettano. Ci si continua a chiedere, ad esempio, se i movimenti islamici costituiscano un potenziale alleato nei confronti delle aggressioni degli Stati Uniti, della NATO e di Israele. Il problema sarebbe invece quello di demistificare questa falsa identità islamica, dimostrando ai vari movimenti di resistenza al colonialismo che l'Islam non è, e non è mai stato un soggetto politico. Ed il falso soggetto islamico non è neppure un'invenzione recente, ma un fantasma ricorrente nella storia cosiddetta occidentale.
Nel 778 a Roncisvalle, l'esercito di Carlo Magno fu attaccato dai Baschi e in quella battaglia morì il famoso paladino Orlando. Eppure nella propaganda, sia medievale che moderna, i Baschi vennero trasformati in Saraceni, cioè in Islamici. Non solo gli scrittori ufficiali, ma anche il teatro siciliano dei pupi, hanno tramandato per secoli al popolo questa falsa versione dei fatti storici.
Spesso in passato l'etichetta "Islam" è stata usata per sintetizzare artificiosamente delle istanze anticolonialistiche diverse, che avevano in comune soltanto di essere anticolonialistiche. Ciò ha avuto però anche le sue eccezioni. L'imperialismo britannico in India utilizzava mercenari mussulmani, quindi proponeva l'immagine di un Islam "buono" in contrasto con i cattivissimi Indù, tanto che persino un Salgari, che non era certo un anglofilo, si beveva tutte le panzane propagandistiche degli Inglesi sulla setta induistica degli strangolatori Thug.
L'Islam "buono" è stato quindi una costruzione propagandistica quanto quello "cattivo". Il punto è che l'Islam in genere, inteso come soggetto, è una costruzione propagandistica del colonialismo.
Comidad, 5 0ttobre 2006
Tra i provvedimenti legati alla ultima legge finanziaria, uno ha riscosso pareri negativi da tutti i commentatori: l'assunzione a tempo indeterminato di circa ventimila precari della Scuola. Il motivo di tale riprovazione unanime è stata la presunta non necessità delle assunzioni, dato che gli studenti sarebbero in diminuzione. Non soltanto questa affermazione non ha alcun riscontro statistico, ma non tiene neppure conto del fatto che attualmente non viene garantito neppure il limitatissimo obbligo scolastico vigente, per cui sia l'evasione scolastica che la dispersione non ricevono alcun contrasto. Negli ultimi anni è stata persino diffusa ad arte la voce infondata secondo cui la riforma Moratti avrebbe abolito l'obbligo dopo la terza media, con la conseguenza di migliaia di mancate iscrizioni alla scuola superiore di secondo grado, ed anche di non dare avvio alle procedure di recupero dell'evasione da parte delle scuole.
In questo, come in altri casi, la comunicazione ufficiale ha proceduto per automatismo: assumere dei lavoratori a tempo indeterminato è comunque visto come un atto colpevole, che non può avere altro che sordidi fini elettoralistici. L'uditorio viene perciò abituato a non aspettarsi dimostrazioni, ma a dare per scontate le premesse del messaggio propagandistico.
Analogamente, nessun dubbio si è registrato fra i commentatori ufficiali di ogni estrazione circa la realtà delle intenzioni aggressive della Corea del Nord, per cui non si è esitato ad accodarsi a Bush nella condanna dei test nucleari nordcoreani, come se non fosse proprio Bush colui che in questi anni ha effettivamente dimostrato non solo intenzioni, ma anche azioni aggressive. Mentre i paventati rapporti del governo nordcoreano con il terrorismo e con l'Iran appaiono solo ipotesi chimeriche, è invece documentato che sia Al Qaeda che Ahmadinejad hanno svolto il ruolo di collaboratori degli Stati Uniti.
È interessante anche osservare che sia l'indignazione per le assunzioni che quella per la bomba non sembrano preludere a sbocchi pratici. Le assunzioni nella Scuola si faranno lo stesso, mentre la Corea del Nord difficilmente subirà un attacco, proprio perché la bomba ce l'ha; eventuali sanzioni dell'ONU, ammesso che la Cina le consenta, rimarrebbero una formalità, dato che la Corea del Nord continuerebbe ad essere rifornita di merci e tecnologie dalla stessa Cina.
In queste occasioni la propaganda del "laico" Occidente non vuole altro che ribadire che un tabù è stato violato. C'è un rituale di indignazione da compiere e ci sono dei criminali da additare.
Il filosofo Max Stirner - di cui proprio quest'anno ricorre il bicentenario della nascita - è stato, volutamente, frainteso come un ideologo del delitto. In realtà Stirner voleva dire che chiunque al di fuori della cerchia dei privilegiati cerchi di soddisfare un proprio interesse, sta violando un recinto sacro e per questo incorre automaticamente nella criminalizzazione. Il precario che aspira ad un lavoro stabile è un nemico dell'Occidente quanto il dittatore che vuole farsi l'atomica.
Per questo motivo, occorre stare attenti ad accondiscendere alla criminalizzazione del dittatore nordcoreano, perché ci si sta facendo trascinare nello stesso meccanismo propagandistico per cui viene criminalizzata l'aspirazione ad un lavoro stabile, alla pensione o all'assistenza sanitaria gratuita. Questo discorso verrà automaticamente frainteso dai sostenitori del sacro come un invito ai precari a schierarsi con i dittatori e a vedere in loro degli alleati. Ovviamente non è così. Si tratta soltanto di capire che quando si accetta di partecipare ai coretti di condanna contro i dittatori, si sta facendo del collaborazionismo.
Comidad, 12 ottobre 2006
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