L’apparato mediatico si era attivato per liquidare la manifestazione berlinese del 29 agosto scorso contro il lockdown e il “distanziamento sociale” nei termini del politicamente corretto, cioè come un’adunata di “negazionisti”, complottisti, terrapiattisti e nazisti. Ciò in sé non costituirebbe un dato molto rilevante, poiché solo in base ad una visione ingenua si potrebbe pensare alla possibilità di un potere disposto a confrontarsi col dissenso in termini aperti.
In realtà tutti i poteri, anche i micropoteri più informali e insignificanti, possono ammettere il dissenso solo in astratto, salvo poi ricorrere alla ridicolizzazione ed alla criminalizzazione non appena si esercita in concreto. Non esistono poteri buoni e neanche poteri mezzo-cattivi; la pericolosità di un potere è data dalla potenza materiale in termini militari, finanziari e mediatici che è in grado di esprimere. Ogni emergenza diventa una cordata di affari e dietro all’emergenza-Covid si è formata una coalizione di interessi che va dalle multinazionali finanziarie sino a quelle farmaceutiche e del digitale. Siamo quindi di fronte ad una notevole “potenza di fuoco” che è in grado di spaventare le masse molto più del Covid; tanto che molti ormai ostentano la loro mascherina anche fuori dagli orari di obbligo, solo per allontanare da sé qualsiasi sospetto di essere dei “negazionisti”.
L’aspetto curioso nel tentativo mediatico di esorcizzare il dissenso nei canoni consolidati del politicamente corretto, è che evidentemente non ci si aspettava che gli organizzatori della manifestazione berlinese fossero in grado di contrapporre ai media addirittura un’icona del politicamente corretto, cioè Robert Kennedy Junior, il figlio del senatore assassinato a Los Angeles nel 1968.
La sorpresa è stata del tutto fuori luogo, dato che oggi il liberalismo/occidentalismo, nella moderna versione del politicorretto, rappresenta l’ideologia unica e dominante, tanto che neppure le opposizioni vi sfuggono. Nei canoni del politicorretto rientra anche il fatto che Robert Kennedy Jr. sia un miliardario, come Soros e Trump, poiché i miliardari che “vanno incontro al popolo” sono i nuovi “santi” della religione politicorretta. Oggi il loro miliardario di riferimento non ce l’hanno solo i globalisti e i “sovranisti” ma anche gli oppositori che vorrebbero non farsi ingabbiare in quella fittizia dicotomia.
I media hanno cercato di correre ai ripari in modo un po’ goffo, presentando Robert Jr. come lo scemo di famiglia. Risulta però davvero poco realistico che un Kennedy, cioè
un esponente dell’oligarchia statunitense (per quanto in standby), potesse partire per parlare dal palco di Berlino senza delle garanzie sulla qualità e quantità del pubblico che avrebbe dovuto trovarsi davanti e, soprattutto, senza delle coperture all’interno dell’establishment statunitense. Del resto il fatto che le autorità tedesche siano state costrette a smentirsi ed a concedere la manifestazione, indica che qualcosa nei rapporti di forza si è modificato. Il politicorretto prevede infatti la possibilità di schierarsi dalla parte del più debole, ma soltanto nel caso che il debole abbia già uno molto forte alle spalle.
Con vibrante oratoria in tipico stile kennediano, Robert Jr ha detto al suo pubblico ciò che questo voleva ascoltare, dandogli anche in pasto i soggetti più sputtanati nella vicenda Covid per i loro sfacciati conflitti di interessi: Bill Gates, Anthony Fauci e Big Pharma. Robert Jr. ha detto però anche ciò che interessava a lui ed all’establishment USA, quando ha fatto riferimento al discorso pronunciato da suo zio John a Berlino il 26 giugno del 1963. Il senso di quel discorso del ’63, rivolto ai Russi ma anche ai Tedeschi, era piuttosto chiaro. Dire “sono un cittadino di Berlino”, per bocca di un presidente USA, significava: qua ci stiamo e qua rimaniamo. Il senso delle parole di Robert Jr., rivolte al governo tedesco, non era molto diverso. Magari quel senso è sfuggito a coloro che erano in piazza a Berlino ed ai media, ma sicuramente non è risultato oscuro ai veri destinatari.
L’emergenza Covid è partita dalla Regione Lombardia, con lo scopo evidente di accelerare l’integrazione del Nord Italia nell’orbita tedesco-bavarese. A colpi di insulti e fatti compiuti
i biogolpisti della Regione Lombardia hanno forzato la mano al governo Conte, che sino a febbraio era apparso molto riluttante a proclamare il lockdown, anche se successivamente ci ha preso fin troppo gusto.
Le oligarchie del Nord Italia, eredi storiche dei vecchi “austriacanti” dell’800, sono infatti le prime vessillifere del colonialismo tedesco, con lo scopo di creare un’aggregazione delle Regioni “ricche” dell’Europa. Non era difficile prevedere che
l’istituzione dell’Eusalp, la macroregione alpina a guida bavarese e che integra il Nord Italia, avrebbe sortito effetti destabilizzanti.
A proposito di destabilizzazione, anche il Recovery Fund, i cui effetti di “aiuto” sono praticamente nulli, va in realtà nella direzione della crescente dipendenza dalla Germania, alla quale, nella fiaba ufficiale, spetterebbe la missione di salvare l’Italia dal disastro economico dovuto al lockdown. L’emergenza Covid è stata quindi un episodio di guerra imperialistica “a bassa intensità”, attuata cioè con strumenti di boicottaggio economico e di guerra psicologica.
Tramite Robert Kennedy Jr. l’oligarchia statunitense ha lanciato però un monito per “raffreddare” le velleità neo-imperialistiche della Germania e dei suoi zelanti alleati del Nord Italia, che devono sempre ricordarsi di chi comanda davvero in Europa. Non a caso l’emergenza Covid è sempre più sotto
tutela della NATO, che ha già irreggimentato le strutture sanitarie italiane per ciò che riguarda i test diagnostici.
Ringraziamo Mario C. “Passatempo” e Cassandre per le segnalazioni.