Lo scrittore Honoré de Balzac faceva dire ad un suo personaggio, papà Goriot, che come ciarlatani i Tedeschi non li batte nessuno. Questa sentenza di papà Goriot avrebbe dovuto seppellire la sentenza della Corte Costituzionale tedesca che ha espresso
dubbi sulla costituzionalità del Quantitative Easing della Banca Centrale Europea.
Ma forse non era necessario papà Goriot e bastavano le evidenze. Nel 2016 il quotidiano confindustriale “Il Sole 24 Ore” riconosceva una tantum che
i maggiori vantaggi della politica di inondazione di liquidità e di acquisto indiretto di titoli pubblici operati dalla BCE erano andati alla Germania, compresi i suoi Lander.
Il Quantitative Easing è a costo zero per la Germania poiché si tratta di denaro creato dalla BCE ad hoc e inoltre è sempre la Germania ad avere i maggiori problemi bancari di credito in “sofferenza”. Deutsche Bank ha visto infatti regolarmente fallire i suoi tentativi di risolvere
la questione dei crediti non riscuotibili con lo strumento della “bad bank”.
Per fortuna c’è il “Quantitative Easing”, che si è ulteriormente allargato, al punto da aggirare la questione delle garanzie sui titoli. Oggi la BCE lancia
programmi di acquisto di obbligazioni “spazzatura” non solo degli Stati ma soprattutto di imprese. Ancora una volta è la Germania a giovarsene maggiormente.
Per non ridurre il tutto a questione di psicologia dei popoli, occorre però chiedersi il motivo di tanti commenti gravi e pensosi sulla sentenza della Corte tedesca, invece di scoprire tranquillamente il bluff della Germania. A sostenere indirettamente il bluff è arrivata persino la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, la quale, a soddisfazione degli eurocorretti, ha proferito una ridicola minaccia di procedura di infrazione per la Germania a causa della sentenza. Il punto vero però è che al gioco delle parti, alla messinscena della severa e accigliata Germania che striglia gli Stati scavezzacolli del Sud Europa, partecipano anche le oligarchie dei Paesi del Sud.
Come si fa a conciliare un’inondazione di liquidità senza precedenti nella Storia con la persistenza di quel paradiso per creditori (e inferno per debitori) che è la deflazione? Come convincere i popoli che “non ci sono i soldi” anche a fronte di una pioggia di miliardi continuamente creati dal nulla?
Occorre appunto un’operazione di pubbliche relazioni, una simulazione, uno psicodramma che giustifichi le politiche restrittive di bilancio. Le istituzioni tedesche recitano la loro parte ma anche gli altri lo fanno, poiché ciò consente alle varie oligarchie di ridefinire a proprio vantaggio i rapporti di classe all’interno dei propri Paesi. La povertà fa gerarchia, crea dipendenza, consolida la piramide sociale col cemento dell’indebitamento di massa. La povertà è un grande business, stimola il credito ai consumi e, quando poi i debitori non possono pagare, vedono pignorarsi le case, cioè ricchezza reale. Si possono persino abbindolare i potenziali debitori invogliandoli con bassi tassi di interesse, tanto ci pensa la deflazione a tenere inalterato il valore dei crediti, anzi, a farlo aumentare.
Un altro scrittore francese, Guy de Maupassant, ci ha dimostrato nel romanzo sociologico “Bel Ami” che per comprendere cosa sia, e come funzioni, il giornalismo, bisogna considerarlo una vera e propria forma di criminalità comune, connessa a quell’altra forma di criminalità comune che è la finanza. La “libera stampa” nacque in funzione delle Borse, per diffondere quelle false informazioni che avrebbero permesso di speculare sui titoli: i giornali come associazioni a delinquere finalizzate all’aggiotaggio.
Ma i media moderni possono spingersi oltre, fare aggiotaggio sociale, cioè fare in modo di speculare sul “valore” dei popoli. In Italia c’è un ceto medio (che comprende anche una parte degli operai) che possiede contanti, titoli e soprattutto immobili. Convincere un popolo di essere povero è funzionale ad impoverirlo davvero. Dall’aristocratico Massimo Giannini al gaglioffo Vittorio Feltri, tutti i giornalisti gridano all’unisono che “non ci sono i soldi”.
Bloccando per mesi ogni attività economica, il governo ha innescato la più brusca spirale deflazionistica della Storia: Questo regalo alle lobby finanziarie il governo lo ha fatto violando esplicitamente la legislazione vigente, la quale consentirebbe sì di sospendere le attività economiche per causa di forza maggiore, ma solo prevedendo contestualmente un risarcimento per le perdite subite dai cittadini e non lasciando questo risarcimento come ipotetica eventualità futura legata alla disponibilità finanziaria. Un governo che agisce dispoticamente, come un padrone assoluto dei corpi e della vita dei cittadini, può giustificare qualsiasi abuso in nome delle due finte emergenze, quella sanitaria e quella finanziaria. L’emergenza Covid ha ribadito platealmente ciò che, per la verità, era già evidente da tempo: il costituzionalismo è definitivamente tramontato. Le Corti Costituzionali (quella tedesca in primis) sono ridotte al ruolo di filodrammatiche, mentre i governi, ostaggi delle lobby e dei loro media, diventano alfieri dell’illegalità di Stato.
A emergenza Covid finita, si dovrà fare un elenco di tutte le nefandezze commesse dai governi all’ombra di quell’emergenza. C’è Macron che, mentre teneva i Francesi chiusi in casa, gli imponeva la “riforma” delle pensioni. C’è anche Conte che, approfittando dell’impossibilità di attuare proteste, disseminava l’Italia dei germi di
una nuova e più pericolosa epidemia, le antenne 5G, concedendo indiscriminatamente licenze contro ogni norma di sicurezza.
Il fascismo non era riuscito a distruggere l’idea di cittadinanza, intesa non come semplice appartenenza ad una nazione ma come vera e propria funzione di controllo del governo. C’è riuscito invece il politicorretto, con la sua criminalizzazione della fisiologica diffidenza che si deve nei confronti di ogni potere; per cui il cittadino “perfettino” non deve indulgere a “complottismi” ma affidarsi agli “esperti”. Ovviamente sono ”esperti” per i media solo quelli favorevoli al business, specialmente se il business ha risvolti militari come il 5G; mentre possono essere tranquillamente ignorati e ridicolizzati ricercatori titolati come quelli utilizzati dall’Istituto Ramazzini di Bologna, colpevoli di basarsi su riscontri sperimentali che non fanno affatto stare tranquilli circa
l’incidenza tumorale della nuova tecnologia.
L’emergenza Covid consentirà anche di convincere gli Italiani dell’opportunità di accedere ai prestiti “senza condizioni” del MES. La condizionalità in effetti c’è, visto che i trentasei miliardi a cui l’Italia può accedere sono vincolati esclusivamente a “spese sanitarie”. Ciò comporta automaticamente controlli sulla spesa pubblica. Ma il vero risultato è che l’accesso ai prestiti del MES, modifica lo status di un Paese, ne certifica ufficialmente la condizione di “povertà”, quindi di totale sottomissione. La povertà infatti fa gerarchia, crea dipendenza ed è anche il più grosso business che i ricchi abbiano mai inventato.
Ringraziamo i compagni Mario C. Passatempo e Claudio Mazzolani per la collaborazione.