A distanza di dieci anni dallo scoppio della bolla speculativa dei mutui ipotecari “subprime” negli USA, molti osservatori guardano con preoccupazione allo svilupparsi di altre “bolle”, invariabilmente collocate nell’ambito dei business “poveri”. La bolla dei mutui “subprime” non era basata su un business soltanto povero, ma poverissimo, se si considera che negli Stati Uniti la parola “casa” non indica un edificio di mattoni e cemento armato, bensì intelaiature in legno con pannelli prefabbricati appiccicate sopra, roba che una tromba d’aria si porta via come niente. Solo che, in quella circostanza, le case non furono portate via agli abitanti da un tornado ma dalle banche. Lo scoppio della bolla, in definitiva, non portò troppo male alle banche, ma solo alle vittime delle loro truffe finanziarie. Poco male, visto che già venti milioni di americani vivono “stabilmente” in roulotte e camper: se accadesse in Russia sarebbe un crimine di Putin, ma succede negli USA, perciò i media ci narrano che si tratta di uno stile di vita e di una scelta di libertà.
Oggi le bolle sotto osservazione sono soprattutto quelle del credito al consumo e del credito studentesco. In particolare,
i debiti degli studenti statunitensi - e non solo statunitensi - hanno toccato vette non più ripagabili. Per compensare i creditori si dovrà pensare a forme aggiornate di schiavizzazione a vita dei laureati.
L’ex ministro tedesco dell’Economia, il famigerato Wolfgang Schauble, si è aggiunto recentemente al coro degli osservatori preoccupati di fronte a questa nuova
lievitazione incontrollata (?) del debito privato. D’altra parte le parole di Schauble, più che indicare vera preoccupazione, fanno trapelare l’aspettativa fiduciosa di un’occasione per imporre un’ulteriore stretta finanziaria. Instancabile cantore delle virtù germaniche, Schauble fa la predica morale agli altri per assolvere se stesso ed i governi tedeschi da ogni responsabilità per il boom del debito privato.
In realtà la deflazione salariale è stata inasprita proprio in Germania all’inizio degli anni 2000. La rincorsa alla precarizzazione del lavoro ed alla compressione dei salari è stata un fenomeno mondiale, ma il modello da imitare lo fornì il governo del socialdemocratico Schroeder con il “Piano Hartz”, al quale si ispirò anche la nostrana Legge 30/2003, spacciata abusivamente dal governo del Buffone di Arcore come “Legge Biagi”, per porla sotto la protezione dell’icona di una vittima del terrorismo.
Non c’è da stupirsi del solito “tradimento della sinistra”, poiché da quasi due secoli circolano versioni mistificate e ultra-reazionarie del socialismo che lo riducono ad una “etica sociale”, in base alla quale si ritiene che la forza-lavoro non appartenga a ciascun singolo lavoratore ma alla società nel suo insieme. Questo falso “socialismo” concepito come un debito dell’individuo nei confronti della società, costituisce una riedizione sotto vernice “progressista” della servitù della gleba, un modello del tutto funzionale agli interessi della finanza.
Il nesso tra taglio dei salari e necessità di rivolgersi alla finanza per poter accedere ai consumi tramite l’indebitamento, non richiede infatti particolari sforzi di comprensione. I “virtuosi” come Schauble perciò non possono sottrarsi al fondato sospetto di aver operato per favorire i business finanziari “poveri” come il credito al consumo, con le relative “bolle”.
I business finanziari poveri sono disastrosi per i poveri, ma lucrosissimi per i ricchi che ci investono. Nel 2010 se ne accorse persino un quotidiano di establishment come il “New York Times”, che pubblicò
una particolareggiata inchiesta a riguardo. Si è scoperto così che un business povero come il microcredito ha portato alla rovina Paesi come il Messico e la Nigeria. (3)
Non a caso Messico e Nigeria sono anche i Paesi da cui parte il maggior numero di migranti, poiché emigrare rappresenta l’unica speranza - peraltro anch’essa fallace - di ripagare i “micro debiti”, i quali, nel frattempo, grazie alla lievitazione degli interessi, sono diventati macrodebiti. Sette anni dopo l’inchiesta del “New York Times” il microcredito viene lanciato anche in Italia, usando come cavie persino i terremotati. Allora l’esperienza non ha insegnato nulla? No, ha insegnato, eccome.
La finanziarizzazione infatti serve a schiavizzare i poveri, soppiantando i rapporti sociali tradizionali ed esimendo le oligarchie dal doversi costituire un radicamento sociale e territoriale: ad un finanziere basta un computer per dominare il mondo, o almeno questa è l’illusione. È chiaro infatti che la società è “liquida” solo sino ad un certo punto e le “Open Society” alla Soros possono esercitare la propria influenza solo grazie alla copertura del potere intimidatorio e manipolatorio della NATO e della CIA. Sta di fatto però che il credito e l’indebitamento mirano a scalzare tutti i sistemi di mediazione sociale e politica, riducendo partiti e sindacati a mere agenzie di lobbying. Le bolle speculative trovano così il proprio corrispettivo nelle bolle oligarchiche che le hanno create.