"
"Politically correct" è l'etichetta sarcastica che la destra americana riserva a coloro che evitano gli eccessi del razzismo verbale. "Politicamente corretto" è diventata la locuzione spregiativa preferita ovunque dalla destra. In un periodo in cui non c'è più differenza pratica tra destra e "sinistra", la destra rivendica almeno la sguaiataggine come proprio tratto distintivo."

Comidad
"
 
\\ Home Page : Articolo
LE ONG NEL BUSINESS DEL MICROCREDITO AI MIGRANTI
Di comidad (del 27/04/2017 @ 01:45:17, in Commentario 2017, linkato 7208 volte)
Dopo le dichiarazioni del vicepresidente della Camera ed esponente del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, sulle responsabilità delle Organizzazioni Non Governative nel traffico di migranti, sono immediatamente cominciate sui media le esegesi alternative sul documento dell’agenzia europea Frontex che aveva dato origine a quelle stesse dichiarazioni. La parola d’ordine è “minimizzare”, ricondurre il rapporto Frontex al rango di lamentela per le inevitabili agevolazioni per il traffico di migranti che l’attività “umanitaria” delle ONG involontariamente determinerebbe. In questo senso si esprime, ad esempio, il quotidiano “La Repubblica”.
Nulla di più prevedibile di questa levata di scudi dei media a favore delle ONG, se si considera che le stesse ONG, le fondazioni ed in genere il settore del cosiddetto “non profit” (ovvero della non tassazione), con il loro imperialismo “umanitario” svolgono un ruolo decisivo, e complementare al ruolo delle multinazionali, sia nella circolazione internazionale dei capitali, sia nella destabilizzazione dei Paesi attraversati da quella circolazione. L’ultima “manovrina” del governo Gentiloni riconferma tra i suoi provvedimenti persino una “immunizzazione” dall’IVA già decisa lo scorso anno a beneficio delle ONG; ciò a riprova del potere lobbistico del “non profit” ad alibi umanitario.

La guerra è un effetto, una conseguenza diretta, della mobilità dei capitali, ma la povertà ne costituisce invece la precondizione essenziale. I capitali non possiedono alcuna vitalità economica intrinseca e la loro circolazione può esercitarsi soltanto in condizione di vantaggio assoluto nei territori che vanno a conquistare. Per questo motivo è così importante che esistano agenzie sovranazionali come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale che impongano ai governi politiche di austerità, di privatizzazione dei servizi pubblici e di vincolo di bilancio in nome di un illusorio “sviluppo” futuro: è la pauperizzazione forzata dei popoli a conferire potere contrattuale agli investimenti esteri.
L’analisi economica del capitalismo può arrivare solo sino ad un certo punto, oltre il quale diventa fuorviante, poiché il capitalismo va analizzato soprattutto come fenomeno criminale. Oggi il linguaggio moralistico è diventato pervasivo, perciò anche il termine “criminale” rischia di essere interpretato in questo senso morale. In realtà il capitalismo è criminale nel senso tecnico-giuridico del termine, in quanto si basa sulla svalutazione preventiva e fraudolenta di ciò che va a saccheggiare, sia il lavoro, sia i beni immobili, sia le attività produttive. La migrazione, ad esempio, viene presentata o come fuga dalle guerre (ed in parte è vero) o come fuga da condizioni economiche insopportabili. Questo quadro viene spesso corredato da ipocrite recriminazioni sui Paesi sviluppati che non aiuterebbero abbastanza i Paesi sottosviluppati.

Di fatto sono invece i vincoli imposti ai governi dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale ad imporre la disoccupazione; e questa stessa disoccupazione non serve solo ad abbassare i salari di chi ancora lavora, ma costituisce la materia prima per business finanziari come i prestiti in funzione della migrazione. In un Paese come il Bangladesh i “migration loans” costituiscono un business che avviene alla luce del sole, con agenzie come BRAC, specializzate nei prestiti ai lavoratori disoccupati per finanziare la loro migrazione. Popoli che vengono considerati ai margini dello sviluppo, risultano in effetti integrati pienamente nel circuito dei “servizi” finanziari. BRAC agisce non solo in Asia ma anche in Africa, dove evidentemente fa un buon lavoro, viste le masse africane che spinge alla migrazione. Non ci si sorprenderà infine di sapere che BRAC è una Organizzazione Non Governativa che ostenta finalità umanitarie. Il coinvolgimento delle ONG nella migrazione va quindi ben oltre la quisquilia segnalata da Frontex sulle relazioni illecite con i famigerati scafisti.

Il microcredito non è un “servizio” finanziario per chi vuole migrare, ma costituisce una vera spinta alla migrazione poiché per il disoccupato quel prestito rappresenta l’unica risorsa disponibile per coprire esigenze personali e familiari. Il microcredito ai migranti è uno di quei business “poveri” in cui sono coinvolte le grandi multinazionali finanziarie, a dimostrazione che la povertà è la fondamentale materia prima del capitalismo. Più si è poveri, più facilmente si diventa vittime del microcredito, cosicché la migrazione si rivela come uno dei comparti sociali più finanziarizzati. Si tratta di un business finanziario a basso rischio in quanto composto da milioni di piccoli prestiti; persino i casi di insolvenza rientrano nel business tramite il business collaterale delle agenzie di recupero crediti.
In uno studio del Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sulla Immigrazione (FIERI) del 2013 proprio sul tema del sovraindebitamento dei migranti, è stata concentrata la ricerca sulla comunità filippina in Italia, scoprendo così che la situazione è drammatica: dopo essersi indebitati per poter emigrare, si continua ad indebitarsi per coprire i debiti, all’infinito. Lo studio si conclude proponendo come “terapia” al sovraindebitamento dei migranti l’offrire loro prestiti in condizioni di “maggiore tutela”.
Quindi si prospetta altro indebitamento.
Niente di strano se si considera che il FIERI è finanziato da fondazioni bancarie, prima di tutte la Compagnia di San Paolo. Ciò che poteva apparire come una ricerca finalizzata ad alleviare dei disagi sociali, era in effetti tutt’altro, cioè un’analisi di marketing per individuare un “target” per i propri servizi finanziari. Il “non profit” delle fondazioni private esiste solo in funzione di maggiore profit.
Articolo Articolo  Storico Archivio Stampa Stampa

Cerca per parola chiave
 

Titolo
Aforismi (5)
Bollettino (7)
Commentario 2005 (25)
Commentario 2006 (52)
Commentario 2007 (53)
Commentario 2008 (53)
Commentario 2009 (53)
Commentario 2010 (52)
Commentario 2011 (52)
Commentario 2012 (52)
Commentario 2013 (53)
Commentario 2014 (54)
Commentario 2015 (52)
Commentario 2016 (52)
Commentario 2017 (52)
Commentario 2018 (52)
Commentario 2019 (52)
Commentario 2020 (54)
Commentario 2021 (52)
Commentario 2022 (53)
Commentario 2023 (53)
Commentario 2024 (46)
Commenti Flash (62)
Documenti (30)
Emergenze Morali (1)
Falso Movimento (11)
Fenêtre Francophone (6)
Finestra anglofona (1)
In evidenza (33)
Links (1)
Manuale del piccolo colonialista (19)
Riceviamo e pubblichiamo (1)
Storia (9)
Testi di riferimento (9)



Titolo
Icone (13)


Titolo
FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


21/11/2024 @ 17:25:07
script eseguito in 32 ms