AL PROCESSO ADINOLFI, IL TRIBUNALE HA CONFESSATO
"Colpo di scena" al processo Adinolfi. Un tribunale chiaramente intenzionato a condannare senza prove, poi si è tirato indietro di fronte all'esibizione di una "prova" clamorosa, fornita dagli stessi imputati. I diritti degli imputati sono stati platealmente violati sottraendo loro la parola, ed il comunicato di Cospito è stato letto dal giudice, ma senza sottoporlo ad alcuna verifica dibattimentale, confessando così che la condanna era preconfezionata.
Di fronte ad una condanna già decisa per un'azione che non potevano aver commesso - ma che comunque approvano -, gli imputati Cospito e Gai hanno spiazzato il tribunale con una beffarda "confessione". Evidentemente Cospito e Gai avevano avuto modo di saggiare l'inconsistenza morale e la mancanza di dignità della controparte, perciò l'azzardo ha raggiunto l'effetto, mostrando ancora una volta la faccia di uno Stato che, pur provvisto di ogni mezzo per opprimere e schiacciare, risulta al tempo stesso tremebondo, sleale e bisognoso di barare allo stesso gioco di cui ha dettato le regole.
Il sarcasmo della "confessione" di Cospito forse era troppo imbarazzante, specialmente quando narrava una frase attribuita ad Adinolfi: "Bastardi, so chi vi manda!". In effetti, quando viene sparato un trafficante di scorie tossiche, sarebbe molto più sensato cercare il responsabile tra i suoi complici.
Patetico poi il commento del Pubblico Ministero, che ha ammesso che di una confessione senza pentimento non sa proprio che farsene.
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