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"La distruzione di ogni potere politico è il primo dovere del proletariato. Ogni organizzazione di un potere politico cosiddetto provvisorio e rivoluzionario per portare questa distruzione non può essere che un inganno ulteriore e sarebbe per il proletariato altrettanto pericoloso quanto tutti i governi esistenti oggi."

Congresso Antiautoritario Internazionale di Saint Imier, 1872
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IL LOBBYING DELLE BANCHE DIETRO LA FLEXSECURITY
Di comidad (del 29/12/2011 @ 01:34:45, in Commentario 2011, linkato 6493 volte)
Un po' alla volta il governo Monti sta smentendo il suo presunto stile istituzionale, lasciandosi andare alle provocazioni tipiche di chi non abbia intenti trasparenti. La sortita del ministro Elsa Fornero sull'abolizione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, non solo ricalca le performance a cui ci aveva già abituato il suo predecessore Sacconi, ma ha seguito anche un rituale ormai scontato nei minimi dettagli.
Dopo le ovvie reazioni dei sindacati, il ministro ha esibito infatti il consueto vittimismo arrogante. Nelle sue esibizioni televisive, la Fornero ha fatto venire in mente le parole di fra Cristoforo che descrivono l'atteggiamento del potente malintenzionato: "Può adirarsi che tu mostri sospetto di lui, e, nello stesso tempo, farti sentire che quello di che tu sospetti è certo: può insultare e chiamarsi offeso, schernire e chiedere ragione, atterrire e lagnarsi, essere sfacciato e irreprensibile."
L'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori in sé non ha nulla a che vedere con la cosiddetta flessibilità dato che si trova nel Titolo II, che tratta "della libertà sindacale", cioè stabilisce le modalità di reintegro nel posto di lavoro nei casi di chiaro intento discriminatorio per motivi sindacali, politici o religiosi, previsti all'articolo 15. Nello stesso Titolo II c'è anche l'articolo 17, che fa divieto ai padroni di costituire sindacati di comodo, un articolo che non risulta sia mai stato applicato. [1]
L'attacco all'articolo 18 ha quindi una valenza pretestuosa e propagandistica, che implica in effetti un attacco alla stabilità del rapporto di lavoro, cioè mira all'istituzione della cosiddetta "flexsecurity": una precarizzazione di massa. I lobbisti cantori della flexsecurity - fra cui si distingue per zelo l'onnipresente Pietro Inchino - promettono mirabilie, tra le quali la certezza per il lavoratore di guadagnare di più; ma si tratta di retorica priva di pezze d'appoggio.
Nei suoi progetti di legge, Inchino arriva sino a proporre un preavviso al licenziamento che potrebbe giungere ad un massimo di dodici mesi, e poi corsi di formazione, ricollocazioni, ecc.; il tutto in base ad una figura idealizzata di imprenditore, previdente, preveggente e premuroso. Non si capisce poi perché il padronato dovrebbe accettare davvero tutti questi vincoli al licenziamento visto che, in base alla Legge 223 del 1991 sulla mobilità, può già disfarsi dei lavoratori come e quando vuole. [2]
Non è un caso che Confindustria dia il suo entusiastico appoggio allo slogan della flexsecurity, ma poi si guardi bene dal prendere impegni precisi. In base al grado di concretezza che esibisce nelle sue argomentazioni, Inchino avrebbe potuto spingersi anche a promettere ai lavoratori che la flexsecurity possa far ricrescere i capelli. [3]
A quanto se ne sa, il governo Monti vorrebbe spacciare la flexsecurity come provvedimento per la "crescita", ma l'unico risultato certo della flexsecurity prospettato sinora, riguarda il vincolare la vita del lavoratore a delle "card", così descritte in un articolo su "La Stampa" dello scorso anno: "Smart card. (...) la “flex security card”, una smart card con microchip, che consente l’ingresso nel mondo dei servizi di orientamento e contiene i dati personali crittografati e un borsellino elettronico ricaricabile (e-valet) per acquisti di servizi di “life long learning”, cioè di orientamento e di apprendimento continuo."[4]
Insomma, si sta parlando di un servizio di carte di credito obbligatorie, che rappresenterebbero l'unico filo di continuità nel rapporto lavorativo; un business delle carte di credito ovviamente gestito dalle banche. Le banche sono universalmente odiate e disprezzate, ma è l'infanzia della politica a misurare il potere reale sulla base del consenso o della popolarità. La potenza ideologica del lobbying bancario sta invece nella sua capacità di dissimularsi, cioè nel creare i fantasmi di emergenze (il default, la rigidità del lavoro, ecc.), per presentare la soluzione al "problema" sempre e solo dal punto di vista degli interessi delle banche, lasciando però questi interessi in ombra o sullo sfondo. I lobbisti delle banche si celano fra le persone più insospettabili ed in tutti gli anfratti delle istituzioni.
Ipotesi complottiste? No, parola del Tesoro statunitense: "Il Dipartimento del servizio di gestione finanziaria del Tesoro (FMS) ha designato Comerica Bank come suo agente finanziario a una nuova iniziativa per dare a milioni di americani unbanked la possibilità di utilizzare una carta di debito prepagata per la ricezione di sicurezza sociale e altri pagamenti delle prestazioni federali. Il "Direct Express ®" carta offre un'alternativa più sicura e più conveniente per assegni cartacei. Comerica Bank è stata selezionata, in parte, a causa della sua esperienza di emittente della carta prepagata per milioni di beneficiari di prestazioni, in particolare per i programmi di governo statale." [5]
Si trattava di distribuire denaro pubblico, perciò il Tesoro statunitense avrebbe potuto istituire, con minori costi, una propria card; ma nel 2008 il Tesoro ha deciso lo stesso di riconvertire l'assistenza per i poveri in assistenza a favore dei ricchi. Insomma, alla fine sono sempre i poveri a dover versare l'elemosina ai ricchi. La beneficiata nella circostanza è Comerica Bank, un grosso e secolare istituto di credito texano, che ha la sua sede centrale a Dallas.[6]
Potrebbe essere lo spunto per una nuova serie televisiva di "Dallas". I discendenti di J.R., invece di occuparsi del business del petrolio, si dedicherebbero a quello che si prospetta come il maggiore business degli anni 2000: lo sfruttamento della crescente miseria.

[1] http://www.dplmodena.it/statuto_dei_lavoratori.htm
[2] http://www.lavoro.gov.it/NR/rdonlyres/0ADB71B0-289C-4ADD-AE82-7BAC28013AF2/0/19910723_L_223.pdf
[3] http://www.pietroichino.it/?p=17835
[4] http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=302&ID_articolo=62&ID_sezione=686&sezione
[5] http://translate.google.it/translate?hl=it&langpair=en%7Cit&u=http://www.fms.treas.gov/news/press/financial_agent.html
[6] http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://www.comerica.com/&ei=-yf4TqOONMOg4gTricmNCA&sa=X&oi=translate&ct=result&resnum=1&ved=0CC8Q7gEwAA&prev=/search%3Fq%3Dcomerica%2Bbank%26hl%3Dit%26rlz%3D1W1ACAW_itIT338%26prmd%3Dimvns
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FEDERALISTI ANARCHICI:
il gruppo ed il relativo bollettino di collegamento nazionale si é formato a Napoli nel 1978, nell'ambito di una esperienza anarco-sindacalista.
Successivamente si é evoluto nel senso di gruppo di discussione in una linea di demistificazione ideologica.
Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana dal 1984.


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